09/08/2021
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Le polemiche sul doping accompagnano le principali manifestazioni sportive, e non hanno fatto eccezione le olimpiadi di Tokyo conclusesi oggi, al punto che gli atleti russi non hanno potuto gareggiare se non sotto la dicitura di un neutrale "Russian Olympic Committee" a causa di uno scandalo dovuto all'intromissione manipolatoria del governo nei controlli che ha comportato la squalifica della Russia.
Il cosiddetto "doping di stato" non è però una novità.
Il caso più tristemente celebre è quello della Germania Est, che dal 1966 costrinse i propri atleti ad assumere sostanze illegali atte ad accelerare il metabolismo e la sintesi di proteine, aumentare l'accrescimento della massa muscolare, migliorare la prestazione atletica: steroidi anabolizzanti come il testosterone e il metandienone, ormoni della crescita, persino anfetamine.
Il farmaco più diffuso aveva il nome commerciale di Turinabol, prodotto come molti altri dalla Jenapharm, azienda farmaceutica finanziata dallo stato tedesco-orientale apposta per questo programma e indirettamente controllata dalla polizia segreta, la Stasi.
Il programma, coordinato dal dr. Manfred Höppner, fu intenso e pervasivo. Già alle olimpiadi di Monaco del 1972 (più note per un tragico attentato terroristico) la Germania Est fece incetta di medaglie e la propaganda di regime pubblicizzò il fatto come un grande successo di una piccola nazione socialista contro le grandi potenze.
Negli anni successivi si notarono non solo gli improvvisi exploit nelle prestazioni, ma anche preoccupanti cambiamenti psicofisici negli atleti, con conseguenze a lungo termine: problemi al fegato, cardiovascolari, articolari, sbalzi d'umore, squilibri ormonali, per le atlete femmine anche vari processi di mascolinizzazione (irsutismo, cambio di voce ecc.).
Il caso più celebre è forse la nuotatrice Rica Reinisch, che soffrì dolori mestruali acuti (i suoi ovari erano costantemente infiammati e ingrossati) e due aborti spontanei. Il pesista Roland Schmidt fu uno dei tanti a subire un anomalo sviluppo delle mammelle (ginecomastia) richiedendo interventi chirurgici.
Non sempre gli sportivi erano consapevoli degli effetti collaterali. Quando lo erano erano spesso costretti/e ad assumere quelle sostanze contro la loro volontà. Non ci si poteva rifiutare. Chi come Kornelia Ender si rifiutò venne esclusa dalle squadre e boicottata sportivamente. La velocista Ines Geipel ha raccontato che "non eravamo persone, eravamo oggetti".
Negli anni '80 le somministrazioni vennero fatte di nascosto, con la complicità di medici e allenatori.
Con la caduta del muro di Berlino, molti fascicoli vennero desecretati e furono condotti processi in cui testimoniarono campioni storici del paese, che già avevano denunciato in pubblico gli abusi subiti. Molti raccontarono che per loro il più grande tradimento fu però il non avere mai avuto l'opportunità di misurarsi onestamente e vincere senza imbrogliare.
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Foto: Werner Schulze/Ullstein