Studio di Psicologia e Psicoterapia - Dott.ssa Gabriella Papadia

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Studio di Psicologia e Psicoterapia - Dott.ssa Gabriella Papadia Consulenza Psicologica - Sostegno e Supporto Psicologico - Psicoterapia
Adolescenti e Adulti

25/09/2025

Relazione tossica: segnali che non vanno ignorati

In un’epoca in cui il terreno delle relazioni affettive è sempre più insidioso, diventa fondamentale avere strumenti chiari e pratici per distinguere una relazione sana da una relazione malevola e potenzialmente pericolosa. Solo riconoscendo i segnali e stabilendo confini netti possiamo proteggerci da dinamiche manipolatorie e preservare la nostra libertà emotiva.

Ecco una guida pratica per capire a che punto siete

Quando parliamo di dipendenza affettiva o di relazioni tossiche, non ci riferiamo semplicemente a “litigi” o a “momenti difficili”. Parliamo di dinamiche relazionali che consumano, svuotano e imprigionano la persona, spesso senza che se ne renda pienamente conto.

Ecco alcuni tratti caratteristici che dovrebbero far scattare un campanello d’allarme:

1. Oscillazioni estreme di comportamento
• Fasi di idealizzazione (love bombing, attenzioni continue, promesse eccessive) seguite da svalutazioni, critiche e silenzi punitivi.
• La persona si sente costantemente sulle montagne russe emotive.

2. Senso di colpa indotto
• Ogni problema della coppia viene ribaltato: la responsabilità è sempre tua.
• Ti senti in dovere di “aggiustare” tutto, mentre l’altro non mette mai in discussione se stesso.

3. Isolamento progressivo
• Ti viene fatto notare che amici, familiari o colleghi “non ti capiscono”, fino a farti sentire che solo il partner è davvero vicino.
• I legami sociali si assottigliano, rendendoti più dipendente dall’altro.

4. Controllo sottile (o palese)
• Messaggi continui, richieste di sapere sempre dove sei, con chi, cosa fai.
• Commenti gelosi mascherati da “attenzione” o da “amore profondo”.

5. Autostima erosa
• Ti senti meno sicura/o, meno capace, meno attraente rispetto a quando è iniziata la relazione.
• Le critiche, anche velate, hanno minato la percezione che hai di te.

6. Ansia costante
• Vivi in allerta, temi il prossimo scatto d’ira, la prossima sparizione, la prossima accusa.
• La serenità è sostituita da un senso perenne di instabilità.

7. Dipendenza emotiva
• Nonostante la sofferenza, ti sembra impossibile staccarti.
• Pensi continuamente che senza quella persona non potresti farcela.

Se riconosci più di uno di questi elementi nella tua relazione, è il momento di fermarti e riflettere seriamente.

Una relazione sana non si fonda sul terrore di perdere l’altro, ma sulla libertà reciproca di crescere e stare bene.

Domande da farsi in una relazione che forse è tossica
1. Mi sento davvero libera/o di esprimere chi sono o sto sempre attenta/o a non far arrabbiare o deludere il mio partner?
2. Da quando vivo questa relazione, la mia autostima è cresciuta o è stata progressivamente erosa?
3. Quante volte mi sento in colpa per cose che, oggettivamente, non dipendono da me?
4. Mi sto isolando da amici, familiari o passioni che prima erano importanti per me?
5. Provo più ansia, paura e insicurezza che serenità e gioia quando penso alla mia relazione?
6. Se immagino il mio futuro con questa persona, vedo possibilità di crescita e benessere, o vedo una gabbia sempre più stretta?

Se anche solo due o tre risposte tendono verso la seconda opzione (paura, colpa, isolamento, svalutazione), è un forte segnale che la relazione sta diventando malsana e potenzialmente distruttiva.

23/09/2025
20/09/2025

Una buona parte della seduta di Consiglio dell’Ordine degli Psicologi della Regione Sicilia del 19/09/2025 è stato dedicato a ciò che sta succedendo a Gaza negli ultimi giorni, per non parlare degli anni precedenti.
Sarebbe stato impossibile fare diversamente, perché ciò che accade adesso ci riguarda molto da vicino, in primo luogo in quanto esseri umani, ma anche direttamente come professionisti della salute mentale pubblica.
Abbiamo ritenuto necessario un approfondimento, in continuità con le azioni e la linea comunicativa portate avanti da questo Ordine, nelle ultime settimane.
Durante la seduta del Consiglio, ci siamo collegati online con il dottor Mohammad
Mansur, che vive e lavora tra Nazareth e Haifa e il dottor Alberto Mascena, entrambi direttamente impegnati professionalmente con la popolazione di Gaza da vari anni.
Ascoltare chi è in diretto contatto con il territorio è indispensabile, soprattutto perché la situazione che si è determinata non è facilmente comprensibile con le nostre abituali categorie.
Pensare dopo Gaza, per utilizzare il titolo del libro di Franco Berardi Bifo, è un esercizio a cui tutti dobbiamo prepararci, perché ciò che sta accadendo è uno di quegli eventi che spostano drasticamente la linea di senso e di pensabilità delle cose.
E non riguarda soltanto le persone coinvolte direttamente, ma l’umanità tutta.
In un senso molto radicale, soprattutto per le ricadute che questo ha già e avrà sulla salute mentale di tutti, nuove generazioni in particolare.
Le categorie di trauma o post trauma non sono categorie utilizzabili per comprendere ciò che attraversa quelle persone e quei luoghi, come i colleghi preziosamente ci hanno confermato.
L’esposizione prolungata ad eventi così distruttivi e non terminati oltrepassa le categorie del trauma, e non abbiamo ancora a disposizione nessun termine e nessuna categoria per rendere pensabile la sopravvivenza della mente in queste condizioni. Le dovremo creare.
E come Ordine non possiamo non porci la questione di avviare iniziative di senso, in sinergia con le organizzazioni già attive da anni, non agendo soltanto sull’onda di una, pur comprensibile, rivolta emotiva.
Ci sono infinite cose che si possono fare e dobbiamo e possiamo studiare rapidamente il modo migliore per farle. Ieri è stato un primo inizio, rapidamente ne compiremo altri, perché non c’è più tempo e perché non possiamo stare a guardare.
E dobbiamo anche cominciare a studiare come prenderci cura dell’onda che investe anche noi e i nostri ragazzi.
Non abbiamo ancora deliberato nessuna iniziativa specifica, ma abbiamo tracciato la strada da percorrere, grazie al confronto con i colleghi che conoscono da vicino la realtà di Gaza, che si sono messi a disposizione per affiancarci e che ci hanno chiarito cosa può essere più utile e realistico fare, nell'immediato e in prospettiva futura.

12/09/2025

“Capii che invece desideravo trovare modi di esprimere i miei pensieri vaganti per condividerli col paziente, ma senza influenzarlo, senza metterlo in allarme o provocare in lui eccitazione erotica o confusione. Con questo modo di procedere, che aveva lo scopo di favorire un arricchimento del materiale e un funzionamento più esteso dei processi inconsci, sia nel paziente che nell’analista, sentivo che potevo utilmente preparare il paziente a introiettare qualità mentali analitiche nei suoi oggetti interni e aiutarlo a essere capace di autoanalisi quando la struttura della sua personalità si sarebbe modificata tanto da renderla possibile”.

Donald Meltzer

Per informazioni scrivere in DM.
08/09/2025

Per informazioni scrivere in DM.

"Non è il terapeuta che guarisce. È la relazione che cura".IRVIN D. YALOM
08/09/2025

"Non è il terapeuta che guarisce.
È la relazione che cura".

IRVIN D. YALOM

02/09/2025
19/08/2025

«Fare psicoterapia è una cosa seria. Vuol dire affidare i propri dubbi e bisogni a un’altra persona competente, formata a questo scopo e che ha a cuore la tutela del paziente».

In un’intervista a La Stampa, la Presidente del CNOP, Maria Antonietta Gulino, avverte che i chatbot terapeutici non possono sostituire l’incontro umano tra psicologo e paziente. «L’Intelligenza artificiale non ha i requisiti. Per cui non solo è inutile, ma può addirittura causare un peggioramento del disagio».

Il fascino della disponibilità 24 ore su 24, osserva Gulino, è solo apparente: «Quando si fa psicoterapia anche l’attesa è importante nella ricerca della risposta a un bisogno. La richiesta immediata di un riscontro non è sempre positiva. Spesso lo psicoterapeuta non dà risposte, ma accompagna a rimanere nel dubbio».

A preoccupare è soprattutto il rischio di banalizzare i vissuti dei più giovani: «Le frasi fatte, ripetute e un po’ consolatorie, quasi come fossero pacche sulla spalla, non servono a risolvere un disagio.»

L’intelligenza artificiale, sottolinea la Presidente, non va demonizzata: «Abbiamo un gruppo di lavoro che si occupa di IA e nuove tecnologie per studiare come possiamo utilizzarla e integrarla nei percorsi terapeutici».

Per il CNOP la priorità rimane una: aumentare la presenza di psicologi e psicoterapeuti nel servizio pubblico, evitando che la diffusione dei chatbot crei un nuovo digital divide tra chi deve accontentarsi di servizi digitali insoddisfacenti e chi può permettersi un percorso privato.

Per leggere l'intervista 👉🏻 https://www.lastampa.it/cronaca/2025/08/19/news/psicoterapia_intelligenza_artificiale_psicologa_gulino-15274875/amp/

https://www.facebook.com/share/19oJHwb6sB/
14/08/2025

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Me lo dice in seduta una donna di quarant’anni.
Madre di 3 figli. Professionista competente.
Con un dubbio che la divora da sempre: “Sono sbagliata?”

E no, non lo è.
Ma se per tutta la vita hai cercato approvazione e hai ricevuto solo giudizi travestiti da consigli, è normale dubitare di te stessa.

Questa è la ferita invisibile che lascia una madre narcisista covert: non ti urla addosso, non ti picchia, non ti insulta.
Ti confonde.

Ti dice di essere lì per te, ma quando ti avvicini, ti punge. Finge di offrirti una mano, ma nel frattempo ti giudica.
Ti fa sentire amata, a patto che resti piccola.
O che fai quello che lei ti dice.
Solo come vuole lei.

E così impari a dubitare del tuo sentire.
A chiedere scusa anche quando hai ragione.
A pensare che il problema sei tu.

E ti ritrovi, a quarant’anni, ossessionata dal senso del dovere, sempre impegnata a fare la cosa giusta, a non deludere, a meritarti un affetto che non dovrebbe avere condizioni.
Perché da piccola ti hanno insegnato che l’amore va guadagnato.
E che se sbagli, resti sola.

Il paradosso è che ti convinci di non essere mai abbastanza, proprio per rimanere legata a chi ti ha insegnato che senza di lei, non saresti nessuno.

Ma oggi quella donna, in seduta, sta imparando una cosa nuova.
Che essere figlia non significa essere sottomessa.
Che rompere il legame tossico non è mancanza di amore, è finalmente rispetto per sé.
E che certi consigli non erano consigli.
Erano spine, travestite da fiori.

Il mio articolo per OPRS - Ordine Psicologi Sicilia Grazie ai colleghi per il supporto e per il sostegno.
07/08/2025

Il mio articolo per OPRS - Ordine Psicologi Sicilia
Grazie ai colleghi per il supporto e per il sostegno.

“Ho riflettuto sulla violenza di certe dinamiche con cui sono cresciuta, dal silenzio punitivo al dover distruggere me stessa per essere amata. Fa male, ma sto facendo mie le parole che ci siamo dette nella scorsa seduta. Tanto quanto ho imparato ad odiarmi, adesso sto imparando ad amarmi” (dai ...

31/07/2025

🌊 Ci vediamo a Settembre.

C'è sempre tempo per capire
C'è sempre tempo per cambiare.

25/07/2025

"Lo spazio analitico è uno spazio co-costruito, in cui si forma un terzo elemento: né dell’analista né dell’analizzando, ma frutto della loro presenza reciproca. È lì che può emergere qualcosa di nuovo, qualcosa che prima non c’era."

Andreas Giannakoulas

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