22/02/2025
Dalle mie esperienze e da ciò che arriva presso il mio studio con i pazienti, scaturisce una riflessione che da un pó di tempo mi porto come spunto di domanda. In che modo stanno cambiando le relazioni e in che modo stiamo contribuendo noi ad accettare questo?
Stiamo normalizzando il modo attuale del prendersi cura e dello stare in relazione; stiamo normalizzando gesti e modalità "perchè non si può dire" perché subentra il concetto del "diamo tempo".
L'amore è spontaneità no retroflessione.
È 'normale' oramai che una persona sparisca o meglio, utilizzando un gergo nuovo, ghosta l'altro pur di non prendersi le responsabilità di dire come stanno le cose, cosa sente e cosa non vuole.
L'amore ha bisogno di verità non di menzogna.
Stiamo normalizzando il non provare emozioni quando stanno alla base dello scambio e delle relazioni, di qualsiasi natura esse siano.
Viversi parlando delle scomodità perché è così che si costituisce una coppia.
Stiamo normalizzando il conoscere una persona attraverso un'app piuttosto che guardarla negli occhi e parlarle solo perché ti piace e l'hai notata in mezzo alla folla. L'amore ha bisogno di contatto non dello stare connessi.
Stiamo normalizzando che si può stare in una relazione senza sentirsi ma postando delle storie perché conta ciò che facciamo vedere, apparire felice ma sentirsi infelici. L'amore non si scrive, si sente!
Stiamo normalizzando il concetto di tempo quando poi, dietro, se ci pensiamo bene, non c'è un tempo per abbracciare, amare, donare, chiamare una persona: se senti di farlo questo sta nella spontaneità ed è anche con essa che si crea l'amore e si sta in relazione.
Fare qualcosa perché si SENTE si dice. Ma utilizziamo il giusto termine? SENTIAMO?
Siamo in una costante liquida, più facile lasciare andare tutto anziché prendere,trattenere,curare, coltivare, far crescere.
Il sentimento che, personalmente, considero più bello o più importante, è quello corrisposto.
Emerge un aspetto che intimorisce: LA RESPONSABILITÀ CHE SI HA QUANDO CI SI INNAMORA. Il nostro bene dipende anche dall'altra persona, così come il bene dell'altro dipende anche da noi ma non tutti sono disposti ad accettare questo compito. Viviamo in un mondo dinamico un cui le nostre reazioni e relazioni sono "a consumo" ma l'amore non deve soddisfare un bisogno bensì deve rappresentare un cammino,sostegno, un legame solido. Ritorniamo dunque alla qualità non alla quantità.
Siamo in una fase in cui molti vanno in terapia ma, da terapeuta, ripeto e sottoscrivo che, lo scopo della terapia non è solo identificarsi nel e col proprio io ma includere e rispettare anche i bisogni dell'altro.
Lo dico sempre ai miei pazienti che sì, si ascoltano i propri bisogni ma non si va in terapia per diventare egoisti. C'è spesso un "io..io.. io" ma realmente quanto siamo disposti a parlare del "noi".
Basti pensare che del noi si parla anche nella relazione tra amici, in famiglia. Non c'è il soggetto da solo ma incluso in un ambiente dalla quale da o prende.
Riflettiamo su ciò che stiamo prendendo in questo mondo e come viviamo.
Quello che mi auguro, ascoltando le storie, ha a che fare col fermarsi,sentire e non accontentarsi. Mi auguro che , lo stare con l'altro rappresenti sempre un valore aggiunto,qualcuno che ci sia sempre anche quando non c'è!
Riflettiamo sulle nostre relazioni e sul nostro modo di accettare compromessi.
L'amore è una cosa semplice, o c'è o non c'è, o si sente o non si sente.
Il tempo è relativo, il sentire è oggettivo.