07/06/2025
🔷 La psicologia dello schiavo
Un capitolo intenso tratto dal mio libro "Rapsodia in (p)si", una riflessione necessaria su ciò che, ancora oggi, chiamiamo libertà.
Questa è la storia di Maruska, ed è anche un viaggio nella comprensione del dolore umano, della forza, e del potere dell’ascolto.
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Ho pensato molto all’opportunità di dedicare un capitolo alla sindrome della psicologia dello schiavo. Ho immaginato e temuto tuttavia che la trattazione dell’argomento potesse apparire desueta e fuori contesto. Gli schiavi, nella rappresentazione collettiva attuale della cultura occidentale, sono percepiti come figure appartenenti a epoche remote, non certo presenze tipiche del terzo millennio. Anch’io, in qualche modo e fino a qualche tempo fa, condividevo questa percezione; d’altra parte, anche all’interno del mio microcosmo professionale, il mio studio di psicoterapia, nessuna simile figura era mai transitata, nessuno “schiavo” aveva mai chiesto sostegno psicologico.
Tante perplessità, fino al giorno in cui Maruska bussò alla mia porta.
➡️ Maruska ha 22 anni quando il fidanzato, rumeno come lei, la convince a raggiungerlo in Italia. Con fiducia decide di seguire l’amore della sua vita in un paese straniero, nel quale lui e una comune amica le hanno trovato un lavoro ben pagato come baby sitter. Tutto è pronto per partire, voltare pagina e iniziare una nuova vita.
🔸 Quando Maruska arriva in Italia, trova l’amica comune, una sua ex vicina di casa a Bucarest, a prenderla all’aeroporto di Palermo. Del suo fidanzato nessuna traccia.
Scopre ben presto una realtà diversa da quella che aveva immaginato: come lei stessa racconta, viene da subito “buttata in strada”. La disperazione di Maruska è fortissima, nel suo angolo di marciapiede scoppia in lacrime, sente tutto il peso del tradimento subito dall’uomo che ama.
🔸 La costringono a lavorare, giorno e notte, racconta.
Quando un giorno prova a scappare, viene subito ritrovata e costretta a tornare a lavorare.
Quella di Maruska è una storia vera, triste ma a lieto fine: ad aprile incontra una donna che arriva in macchina sul marciapiede dove lavorava e le parla. Le chiede “come stai?”. È una domanda che Maruska risente dopo tanto tempo, il primo contatto davvero umano. Dopo qualche visita, la donna la convince a scappare con lei per rifugiarsi in una casa d’accoglienza.
🔸 I responsabili della casa d’accoglienza vedono giorno dopo giorno Maruska rifiorire ma percepiscono ancora aperte le ferite accumulate nel tempo. Queste ferite devono essere curate, perché l’anima di Maruska deve essere curata e perché Leo deve essere curato.
🔸 I responsabili della casa d’accoglienza inviano Maruska al mio studio. E' la prima volta che accolgo una ragazza costretta alla prostituzione. Mi sono chiesto: "Da dove parto? Quale mai può essere la psicologia di una donna costretta alla prostituzione? Come mai in venti anni di carriera non è mai arrivato un caso simile?”
🔸 Tante domande, alla fine un’unica soluzione: l’ascolto. Un’accoglienza aperta ma discreta... “Posso solo imparare da questa ragazza”, ho pensato. Ho ascoltato profondamente quella ragazza, quel racconto, ho accolto, ed è stata la cosa migliore che potessi fare... forse l’unica, terapeutica, per una giovane donna che in fondo non cercava altro che accoglienza e uno spazio protetto.
🔸Mi racconta tutta la sua vita ma soprattutto l’ultimo periodo, il più tormentato.
Mi dice che ha tante ferite e che le vuole curare... mi dice anche che ha imparato tanto da quella terribile esperienza e in generale dalla vita: ha imparato che nel mondo c’è tanto male, tanto odio ma anche tanto amore... come quello offerto dagli ospiti e i professionisti della casa d’accoglienza dove oggi risiede.
🔸 Grazie al racconto di Maruska ho potuto comprendere profondamente il suo vissuto; al contempo, attraverso la mia accoglienza e l’ascolto, Maruska stessa ha potuto elaborare i propri traumi e conflitti.
Tanta emotività è emersa, gestita, anche durante le sedute.
📖 Questa storia ha contribuito anche alla nascita di una piccola poesia... in una notte, appena in una notte (non poteva non nascere in una notte) fluida, spontanea, “tutta insieme”, nasce "No(t)tata"📜 di Riccardo Gaglio
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Sono un'opera unica, di museo, pregiata
finita per strada, abbandonata,
e dopo il tramonto mi spoglio, che sia... no(t)tata.
Sono distrutta: costretta, ristretta, schiacciata
tra il peso del buio e qualche lercia guardata: no(t)tata.
Davanti a un muro sto in mezzo alle altre,
ognuna una storia, ognuna una scoria
e contro la gente che ci pensa scaltre
bramiamo un affetto, non orgia e baldoria
Il senso fanciullo, leggero e giocoso,
memorie... d'incanto riprendo d'istinto
la luce del sogno, chimera fatata
si spegne d'un colpo: chiamata, no(t)tata.
Rifuggo lo sguardo di chi passa e ripassa
Rispondo alle ingiurie di chi se la spassa,
spengo il brusio avido di un fascio eccitato
e riaccendo la voce di chi m'abbia mai amato...
Diceva: preziosa, radiosa, armoniosa
oggi il meglio che arriva è ba*****ca rugosa.
Quasi senza speranza di uscir di prigione
d'un tratto rintraccio la mia soluzione:
la grande nemica da cui provo a sottrarmi
diventa riparo in cui rifugiarmi.
Nottata da oggi io stessa divengo
un messaggio d'amore sul muro dipingo:
"Nottata vi augura di cuor buon lavoro"
le altre, leggendo, avranno ristoro.
Sul muro così rimane mia traccia
la notte, nemica, finalmente mi abbraccia
in lei mi trasformo, spengo la luce,
in quel muro per sempre la ferita si ricuce.
.. vado via, la mia sorte?
Tragica o gioiosa? Misteriosa o rivelata?
In quel muro sarò davvero e per sempre... no(t)tata.
✨ Questa e altre storie, nel mio libro:
📗 "Rapsodia in (p)si – storie di fragilità umana e resilienza"
📍 Edizioni Antipodes
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