
02/05/2022
A Ragusa Ibla, nell'architettura sacra della chiesa domenicana di San Vincenzo Ferreri (oggi Auditorium comunale), trova la sua pienezza artistica Forest Lux l'installazione che unisce opere di Rosa Mundi alla musica di Mario Bajardi. Entrambi gli Artisti lavorano sui filamenti di memoria, visiva e sonora, sulle forme fondamentali e sul concetto d'infinito. Nei cerchi delle Sfere armillari si raccoglie così l'intero trascorrere cosmico e il dialogo con la chiesa mette in evidente relazione lo scorrere rotatorio del tempo con l'improvvisa verticalità della Salvezza.
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A Ragusa nella città barocca rinata dopo il disastroso terremoto del 1693 che in un giorno di gennaio distrusse l’intero abitato dimezzando la popolazione, un’artista presente all’attuale Biennale di Venezia installa una serie di sette opere accompagnandole da un filo evanescente di musica. Rosa Mundi e Mario Bajardi presentano Forest Lux, un evento d’arte in quella che fu la chiesa di un importante convento domenicano, oggi trasformata in auditorium ma legato nel nome all’oratore apocalittico Vincenzo Ferreri, confratello santo nell’Ordine dei predicatori. L’allestimento è curato dal critico d’arte Andrea Guastella.
Nella navata le sfere armillari di Rosa Mundi s’inseriscono nel ritmo delle partiture architettoniche: sono macchine tridimensionali, realizzate con i cerchi secolari di botti di rovere, prese dalle cantine di un castello piemontese, poco sopra le Langhe, nel Monferrato. Questi intrecci di antico metallo sono velati da pellicole trasparenti, su cui appaiono immagini di animali senza tempo - le meduse - frammenti di civiltà, statue, corpi, colonne, cavalli. Dietro queste impalpabili figure filtra la luce, o meglio, appare. Il nome degli oggetti si rifà a strumenti di calcolo e previsione cosmica ma anche questo è solo una traccia del succedersi nel tempo. L’arte di Rosa Mundi ha una profonda e sincera dimensione sacra: racchiude l’intero arco del tempo, dagli elementi basilari che edificano e danno forma, nell’infinitamente piccolo, all’intero universo alla conclusione, già sottesa nell’atto del creare, dell’incontro con un mondo di luce. Tra la geometria dei principi e l’abbagliante sfolgorare della salvezza, esiste un trascorrere di corpi e di materia, di ere geologiche e civiltà millenarie, d’idee e di opere che nonostante l’intrinseca bellezza sono solo un succedersi di ombre raccolte nei cerchi delle sfere.
Perché il cerchio non è una sezione ma la rotazione di un raggio, e il raggio non è un mezzo diametro ma il lato di un quadrangolo all’incrocio col proprio asse intorno a cui gira. Queste Sfere armillari sono il concretarsi del tempo, il quadrato simbolico che si fa cilindro e quindi totalità: l’intero ha un principio e una fine, un’alfa e un omega, racchiude il tutto ma allo stesso tempo è racchiuso nell’essenza inconoscibile che l’ha generato e che attraverso se stessa, attraverso la luce, lo permea e lo svela. E’ così importante avere posto questa installazione nel tempio dei padri domenicani, la cui identità cristocentrica svela la salvezza, l’ingresso nella luce, lo spezzarsi del ritmo altrimenti inarrestabile della rotazione geometrica. Il dramma necessario dell’Iscariota, il tradimento, il deflagrare improvviso della salvezza che diventa così possibilità concreta e ricongiunge la fine con l’inizio dando pienezza e significato all’intera creazione è qui, a Ragusa, reso evidente nella chiesa conventuale dell’Ordo fratrum praedicatorum che completa il ciclo altrimenti eterno e immutabile delle Sfere.
Quanto è contenuto nelle immagini, è solo traccia di materia che si ricompone in forme differenti, ciclo obbligato in assenza di salvezza. Ciclo e allo stesso tempo cerchio, in cui si rimescolano i sedimenti della storia: allo stesso modo la musica di Mario Bajardi, sostenuta da un ritmo e potenzialmente infinita è la naturale e limpida forma sonora del loro infinito ruotare. Le Sfere armillari e la loro voce, la chiesa - ora auditorium - e il suo significato sacro di passione e liberazione dalla schiavitù della vita fisica diventano così un’opera unica, di valore escatologico e struggente bellezza.
Ben lo ha colto il Curatore, Andrea Guastella, evidenziando il significato profondamente individuale che Forest Lux può indurre in chi la percorre: “I più curiosi cercheranno in questo incontro tra luce e suono un significato mentale: né esplicitamente visivo, né esplicitamente musicale. Leggeranno avidamente le didascalie alla ricerca di informazioni biografiche, contestuali. Dichiareranno con voce ferma che il senso dell’opera risiede in questo o in quel particolare, magari postulando che la musica sia ispirata dalle immagini, o che le ultime rielaborino una qualche percezione suggerita dalla musica. Il che, in un certo senso, è vero. Ma si tratta della classica verità superficiale che veicola un senso più profondo. Musica e luce, come Eco e Narciso sono amanti impossibili, che non si possono incontrare. Una volta entrati nella foresta, tanto l’una quanto l’altra susciteranno negli ignari (e fortunati) visitatori un senso di spaesamento che potrà sì indurli a cercare appiglio in qualche dato positivo, ma potrà anche liberarli, indirizzandoli a percorrere un sentiero personale. E se pure, a dispetto dell’evidenza, le sfere armillari li convincessero dell’esistenza di un percorso preordinato – la vista, si sa, è stata sempre ritenuta un prolungamento del cervello, come la visione fotografica è stata scambiata, quando non lo è affatto, per un’affidabile copia del reale – la musica, con le sue apparenti incertezze, i suoi abbandoni, i suoi stridori e dissonanze, svelerà loro che le immagini, come Rosa Mundi sa benissimo, dipendono solo dal Punto di vista”.
Massimiliano Reggiani
con la collaborazione di Monica Cerrito
Forest Lux
Rosa Mundi e Mario Bajardi
Auditorium San Vincenzo Ferreri, Ragusa Ibla
dal 20 aprile al 3 maggio 2022