27/01/2018
LA TEORIA DELLA MENTE: COS’E’ E COME POSSIAMO INSEGNARLA A BIMBI E RAGAZZINI CON AUTISMO
La “Teoria della mente” (Theory of Mind ToM) si riferisce all’abilità di inferire gli stati mentali degli altri, ovvero, i loro pensieri, credenze, desideri, e intenzioni. Con questo termine ci si riferisce anche all’abilità di usare queste informazioni per interpretare ciò che le altre persone dicono, dando significato al loro comportamento e prevedendo ciò che faranno in futuro. La possibilità di comprendere correttamente cosa passi per la mente di un’altra persona ci permette di comprendere il comportamento altrui, dando un senso alle azioni che osserviamo anche se gli altri non le spiegano direttamente. Ci rende degli interlocutori in grado di intuire le intenzioni implicite di un messaggio e di prevedere il comportamento degli altri. Ci consente di crearci delle aspettative e di verificarle, nonché di adattare il nostro comportamento in base all’interlocutore. La teoria della mente è l’abilità che ci permette di costruire relazioni sociali significative con altre persone perché ci “sintonizza” con loro.
Studi recenti evidenziano una notevole presenza di differenze individuali nello sviluppo di quest’abilità. La teoria della mente è acquisita generalmente in bambini con sviluppo tipico dall’età di tre anni fino a cinque sei. Quando i bambini sviluppano il linguaggio iniziano a parlare di azioni in termini di stati mentali.
Dai 18-30 mesi circa, i bambini a sviluppo tipico si riferiscono a diversi stati mentali quali emozioni, desideri, credenze, pensieri, finzioni, etc. A 3-4 anni circa i bambini sanno risolvere situazioni che comportano false credenze di primo ordine.
Ma cos’è una “falsa credenza”? Facciamo un esempio:
1)Luigi e Maria si trovano insieme nella loro cameretta;
2) Luigi conserva un cioccolatino nel cassetto del suo comodino e poi esce dalla stanza;
3) Maria resta da sola nella cameretta e in assenza di Luigi prende il cioccolatino dal cassetto e lo nasconde dentro una scatola;
3) Luigi ritorna nella cameretta e vuole mangiare il suo cioccolatino.
Un bimbo che ha sviluppato una teoria della mente alla domanda risponderà nel cassetto perché riconosce che Luigi penserà che il cioccolatino è ancora dove l’ha riposto, e che quindi lo cercherà nel cassetto anche se ora non c’è più. I bimbi con autismo generalmente a questa domanda rispondono che Luigi cercherà il suo cioccolatino dentro la scatola perché è l’ultima azione che hanno visto e non riescono a “mettersi nei panni” di Luigi che era assente quando Maria ha spostato il cioccolatino e quindi che non ha visto Maria effettuare lo spostamento del cioccolatino dal comodino alla scatola. Dai 6 anni in poi si sviluppa nei bambini a sviluppo tipico la capacità di risolvere compiti di falsa credenza di secondo ordine.
Facciamo un altro esempio:
1) due sorelline, Sara e Zoe litigano perché vogliono giocare entrambe con la bambola;
2) la mamma sentendole litigare decide di prendere la bambola e riporla dentro l’armadio;
3) la mamma esce dalla stanza insieme a Sara;
4) Zoe rimasta sola nella stanza, prende la bambola dall’armadio e la nasconde dentro la cesta dei giocattoli; dietro le sue spalle c’e Sara che guarda la sorellina di nascosto dall’uscio della porta. Zoe non si accorge che Sara la vede;
5) arriva a casa la cuginetta che chiede a Sara di giocare con la bambola. In questa situazione, la domanda di falsa credenza di primo ordine è: Zoe pensa che Sara l’abbia vista mentre spostava la bambola? La domanda di falsa credenza di secondo ordine è: Zoe in che posto pensa che Sara manderà la cuginetta a cercare la bambola? In questo caso è richiesto un pensiero più complesso di meta rappresentazione: “io penso che tu pensi che X pensi Y”! Anche in questo caso, i bimbi con autismo che presentano un deficit nella teoria della mente hanno difficoltà a risolvere questo compito. Questa difficoltà ha come conseguenza l’incapacità di prevedere il comportamento degli altri, di sintonizzarsi con loro mettendosi “nei loro panni” o come dicono gli inglesi “nelle loro scarpe” e quindi di costruire relazioni amicali significative.
Il deficit della teoria della mente si manifesta nell’incapacità di capire i fraintendimenti, l’ironia, di ingannare o capire l’inganno, di accedere al significato delle metafore, doppi sensi, ed al significato nascosto e non letterale delle parole. I bimbi con autismo danno una spiegazione “letterale” di tutto ciò che accade loro intorno. Se un bimbo dice “acqua in bocca” il bambino con autismo lo interpreterà come “devo mettermi l’acqua in bocca” anziché “devo mantenere il segreto e non dirlo a nessuno”. Pertanto il training deve prevedere anche l’insegnamento di queste abilità.
La teoria della mente non si sviluppa spontaneamente in bimbi con autismo ma possiamo insegnarla.
Vi presentiamo alcuni esempi per iniziare un training sulla teoria della mente che non vogliono rappresentare la “regola” ma solo una guida generale che poi va sempre “cucita su misura” sul bambino a seconda del “livello di funzionamento”.
- Insegnare al bambino a riconoscere le espressioni delle emozioni (felicità, tristezza, rabbia, paura) in visi riprodotti mediante disegni schematici e nelle fotografie reali. ESEMPIO: Porre di fronte al bambino le immagini delle emozioni e domandargli: “dov’è felice”? “Dov’è triste?” oppure “dammi spaventato”, “dammi arrabbiato”.
- Insegnare al bambino ad identificare le emozioni causate da situazioni. Si richiede al bambino di prevedere come si sentirà un personaggio in un dato contesto rappresentato in un immagine. ESEMPIO: presentare al bambino la foto di un bimbo che cade dalla bicicletta e si fa male; si chiede al bambino di scegliere tra le quattro foto delle emozioni primarie (felicità, tristezza, paura, rabbia) come si sente il bambino in quella situazione.
- Insegnare al bambino ad identificare le emozioni (felicità e tristezza) causate dal fatto che il desiderio di una persona si avveri o meno. Utilizzare anche in questo caso un supporto visivo. ESEMPIO: il bambino desidera il gelato, il papà gli compra il gelato. Come si sente il bambino? Oppure il bambino desidera andare sulle giostre, il papà lo porta dalla nonna. Come si sente il bambino?
- Insegnare che le emozioni sono causate da opinioni. Al bambino si richiede di interpretare di seguire una sequenza di tre figure e di prevedere l’emozione provata dal personaggio a seconda del fatto che pensi che il suo desiderio si sia realizzato o meno. ESEMPIO 1:situazione reale: il papà ha comprato a Zoe per il suo compleanno la casetta di Peppa Pig; opinione: Zoe pensa che per il suo compleanno riceverà la casetta di Peppa Pig; conclusione: il papà di Zoe gli regala la casetta di Peppa Pig per il suo compleanno. Domanda: Come si sentirà Zoe? Felice o Triste? ESEMPIO 2: situazione reale: la mamma ha preparato per pranzo la pasta con le verdure; opinione: Zoe pensa che la mamma ha cucinato per lei il suo piatto preferito: cotoletta e patatine fritte! Domanda: come si sente Zoe? conclusione: la mamma presenta per pranzo a Zoe la pasta con le verdure. Domanda: Come si sentirà Zoe? Felice o Triste!
- Insegnare al bambino gli STATI INFORMATIVI: 1) PROSPETTIVA VISIVA SEMPLICE: comprendere il fatto che persone diverse possono vedere cose diverse. Si possono utilizzare una serie di immagini diverse con una figura su entrambi i lati. Prendiamo un’immagine che raffigura per esempio in un lato il cane e dall’altro lato una palla e si chiede al bambino: cosa vede lui e che cosa vede l’operatore. 2) PROSPETTIVA VISIVA COMPLESSA: comprendere non solo ciò che le persone vedono ma anche come le persone vedono le cose. Si preparano tante immagini che piacciono al bambino e si chiede al bambino la posizione di un oggetto raffigurato nell’immagine che entrambi vediamo ma da una prospettiva diversa. Si chiede al bambino: “quando io guardo la figura, il gatto è diritto o è alla rovescia? E tu come lo vedi?3) COMPRENSIONE DEL PRINCIPIO : capire che le persone sanno solo le cose che hanno sperimentato direttamente o indirettamente (udito o sentito). Per esempio, nascondiamo un oggetto che il bambino non può vedere e poi chiediamo al bambino di descrivere l’oggetto nascosto che lui non ha visto. Poi facciamo vedere l’oggetto e gli chiediamo di descriverlo. PREVEDERE AZIONI SULLA BASE DI CIO’ CHE UNA PERSONA SA: si richiede al bambino, per esempio, di prevedere le azioni di una persona in base a dove una persona crede che si trovi un dato oggetto. Spiegare al bambino che le persone possono avere false credenze. Facciamo il famoso esempio degli smarties. Il bambino, insieme ad un amico, viene condotto in una stanza con la promessa che l’adulto mostrerà loro il contenuto di una scatola. All’amico, però, viene anche detto di aspettare il suo turno fuori dalla porta. All’interno della stanza viene mostrata al bambino una scatola di Smarties. Si chiede al bambino che cosa pensa che ci sia nella scatola. Il bambino risponde Smarties. A questo punto gli si mostra che in realtà si sbaglia e che la scatola contiene una matita. Entra il suo amico a cui verrà mostrata la scatola: il bambino deve dire cosa si aspetta che l’amico pensi ci sia nella scatola. “Secondo te il tuo amico cosa penserà che ci sia qui dentro?”
- 4) COMPRENDERE LE FALSE CREDENZE: si richiede al bambino di prevedere le azioni di una persona in base a dove quella persona erroneamente crede che un dato oggetto si trovi (vedi esempi precedenti sulla falsa credenza di primo e di secondo ordine).
Ai bambini con autismo a seconda del grado di funzionamento è possibile insegnare vari livelli della teoria della mente. Durante la nostra esperienza clinica abbiamo insegnato a molti bimbi e ragazzi con autismo ad interpretare gli stati mentali, a capire le opinioni errate, a capire la differenza tra realtà e apparenza, a capire la falsa credenza, a comprendere il fraintendimento, l’ironia, l’inganno, le metafore e i modi di dire. Sviluppare queste abilità ha ridotto i comportamenti problema di questi ragazzini in frequenza, intensità e durata migliorando anche le relazioni interpersonali. La capacità di “mettersi nei panni dell’altro” consente infatti a questi ragazzini di comprendere che spesso le aspettative possono anche non avverarsi a causa di eventi che non sempre riusciamo a controllare. Per esempio, papà non mi compra la pista delle macchinine perché costa troppo e non possiamo permettercela!