Studio di Psicologia e Psicoterapia - Palermo

Studio di Psicologia e Psicoterapia - Palermo Attraverso l'attività libero professionale presso il mio studio privato effettuo
- attività di psi .

Il mio studio aderisce.Per info : 334.3592059Corso Calatafimi 981
20/07/2024

Il mio studio aderisce.
Per info : 334.3592059
Corso Calatafimi 981

Il mio studio ADERISCE Corso Calatafimi 981Cell 334.3592059
12/07/2024

Il mio studio ADERISCE
Corso Calatafimi 981
Cell 334.3592059

Sono state pubblicate le graduatorie del bonus psicologico: sul sito dell’INPS è ora possibile verificare, per chi ne ha fatto richiesta, se si è beneficiari o meno. Gli aventi diritto potranno usufruire del contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia.

Ricordiamo che le graduatorie sono state stilate tenendo in considerazione l’ISEE e, in caso di parità del valore, l’ordine cronologico di presentazione delle domande.

Ecco la procedura per verificare se si ha diritto al bonus:
•⁠ ⁠accedere al sito www.inps.it e nel campo di ricerca digitare “bonus psicologo”;
•⁠ ⁠selezionare il risultato “Contributo per sostenere le spese relative a sessioni di psicoterapia – Bonus psicologo”;
•⁠ ⁠cliccando su “Utilizza il servizio” si accede alla propria area e, una volta autenticati, si può visionare l’esito della richiesta.

Chi ne ha diritto potrà visionare l’importo del contributo, che dovrà essere impiegato entro 270 giorni dalla pubblicazione delle graduatorie.

Per verificare se si è beneficiari 👇🏻
https://www.inps.it/it/it/dettaglio-scheda.it.schede-servizio-strumento.schede-servizi.contributo-per-sostenere-le-spese-relative-a-sessioni-di-psicoterapia-bonus-psicologo.html

25/05/2024

Sento ormai di essere l’ultima psicologa sul pianeta Terra - ma forse nell’intero Sistema Solare - a non aver speso due parole cercando di cavalcare l’onda mainstream, molto fuffosa e molto collusivamente markettara, del narcisismo patologico e/o delle relazioni tossiche.
La verità è che non ho mai creduto che ci fosse qualcosa di interessante o di così innovativo e inaspettato da dire al riguardo.
Nel mio studio ho incontrato in continuazione pazienti con partner o ex partner stronzi/e, che ne hanno combinate di tutti i colori.
Tradimenti con le giustificazioni più surreali, innamoramenti folli a velocità supersonica, scelte prese sull’onda della completa irrazionalità, convivenze fulminee, ricatti emotivi di ogni tipo, atti mancati (i miei preferiti, quelli che si fanno sgamare perché non sanno come uscirne), ghosting, orbiting, il tormento delle allusioni nelle storie sui social, veri e propri ritorni dall’aldilà dopo secoli di sparizione (un must del periodo di lockdown), e-mail furibonde, persino qualche serenata vecchio stile chitarra in collo.
Quando arrivano in terapia questi pazienti sono pieni di dolore, smarrimento, confusione, ferite nuove che spesso si accumulano su ferite vecchie, le aprono, le aggravano, le infettano e devastano tutto l’organismo.
Spesso sembrano pieni di rabbia e frustrazione, ma il più delle volte ci si accorge rapidamente che sono pieni di paure.
Di rimanere soli, di essere sbagliati, di non essere abbastanza, di non poter ambire a qualcosa di meglio, di non meritarlo, persino che sia questo che gli riserva il destino.
Ci sono circostanze in cui il lavoro di un terapeuta deve essere necessariamente incisivo e deciso.
Succede quando c’è un rischio di sopravvivenza, fisico e/o psichico o quando sono coinvolte persone che non hanno possibilità di scegliere la sorte di cui perire (tipicamente i figli, quelli già esistenti, ma anche quelli che si ipotizzano, come piccoli messia attraverso cui ci si illude di cambiare le carte in tavola).
Sono quelle situazioni in cui al significato di quelle paure si arriverà poi, prima c’è da portare in salvo il paziente, portarlo via da una casa che va a fuoco.
Poi, però, occorre capire cosa ha reso così affascinante e attraente l’idea di condividere una casa con una persona che ama giocare con gli accendini e la benzina.
Nella retorica mainstream sulle cosiddette relazioni tossiche questo passaggio è quasi sempre omesso.
Semplicemente ci sei tu e poi c’è lo stronzo/a da cui ti devi allontanare a ogni costo.
Così si elencano le red flags, si fanno i corsi per allontanarsi dal/dalla narcisista di turno, si etichetta tutto in modo lineare, chiaro, ridotto all’osso.
Il problema diventa solo ‘come riconoscere quelli/quelle che ti prendono in giro’.
Come se interrogarsi su quali parti di noi ci hanno portato in questo grosso guaio a Chinatown sia un tabù, un automatico scivolamento verso la condivisione di colpe e responsabilità che mette tutti sullo stesso piano.
Il rischio è avallare una vera e propria resistenza sia clinica sia ‘culturale’ intorno a un patto implicito tra pazienti e terapeuti, basato sull’impossibilità del terapeuta di tollerare dentro di sé istintivi pensieri di sconcerto (‘ma come hai fatto a non accorgerti che era un/a cojone?’) per non parlare delle risonanze con le storie del terapeuta, magari andate male per ragioni non troppo dissimili, e sulla necessità dei pazienti di direzionare tutte la frustrazione fuori da sé.
Col risultato di aiutare le persone a staccarsi da relazioni disfunzionali, ma non aiutarle a costruire dentro di sé lo spazio per accogliere relazioni diverse, più funzionali.
Uno spazio che non può dipendere solo dalla capacità di schivare lo stronzo/a di turno, ma anche dall’idea di noi stessi, dalla nostra capacità di provare amore, compassione, pazienza, tolleranza verso i nostri bisogni, desideri, mancanze, passioni, contraddizioni.
Solo così possiamo imparare ad andare oltre la ricerca della persona giusta e ambire ad avere ‘la relazione giusta’.

13/03/2024

Il tradimento non è solo un esercizio di sessualità a bassa definizione, io penso che abbia una sua dignità e soprattutto che non debba essere giudicato da figli adulti che, nel condannarlo, pensano di più alla loro quiete perduta che al percorso anche drammatico in cui chiunque di noi, a un certo punto della sua vita, può venirsi a trovare. Tradire un amore, tradire un amico, tradire un'idea, tradire un partito, tradire persino la patria significa infatti svincolarsi da un'appartenenza e creare uno spazio di identità non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica e vera. Nasciamo infatti nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato e a tutti quelli che dopo di loro sono venuti, un giorno sappiamo dire: "Non sono come tu mi vuoi". C'è infatti in ogni amore, da quello dei genitori, dei mariti, delle mogli, degli amici, degli amanti a quello delle idee e delle cause che abbiamo sposato, una forma di possesso che arresta la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all'interno di quel recinto che è la fedeltà che non dobbiamo tradire. Ma in ogni fedeltà che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c'è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze, troppa incapacità di amare se appena si annuncia un profilo d'ombra. Eppure senza questo profilo d'ombra, quella che puerilmente chiamano "fedeltà" è l'incapacità di abbandonare lidi protetti, di uscire a briglia sciolta e a proprio rischio verso le regioni sconosciute della vita che si offrono solo a quanti sanno dire per davvero "addio". E in ogni addio c'è lo stigma del tradimento e insieme dell'emancipazione. C'è il lato oscuro della fedeltà che però è anche ciò che le conferisce il suo significato e che la rende possibile. Fedeltà e tradimento devono infatti l'una all'altro la densità del loro essere che emancipa non solo il traditore ma anche il tradito, risvegliando l'un l'altro dal loro sonno e dalla loro pigrizia emancipativa impropriamente scambiata per "amore". Gioco di prestigio di parole per confondere le carte e barare al gioco della vita. Il traditore di solito queste cose le sa, meno il tradito che, quando non si rifugia nella vendetta, nel cinismo, nella negazione o nella scelta paranoide, finisce per consegnarsi a quel tradimento di sé che è la svalutazione di se stesso per non essere più amato dall'altro, senza così accorgersi che allora, nel tempo della fedeltà, la sua identità era solo un dono dell'altro. Tradendolo l'altro lo consegna a se stesso, e niente impedisce di dire a tutti coloro che si sentono traditi che forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino. Sembra infatti che la legge della vita sia scritta più nel segno del tradimento che in quello della fedeltà, forse perché la vita preferisce di più chi ha incontrato se stesso e sa chi davvero è, rispetto a chi ha evitato di farlo per stare rannicchiato in un'area protetta dove il camuffamento dei nomi fa chiamare fedeltà e amore quello che in realtà è insicurezza o addirittura rifiuto di sapere chi davvero si è, per il terrore di incontrare se stessi, un giorno almeno, prima di morire, con il rischio di non essere mai davvero nati.

Umberto Galimberti
Selezionato da Massimo Sartorato

  # 👉 Pubblicata la circolare n.34 del 15-02-2024 dell’INPS in merito al Bonus Psicologo.✅ La domanda per l’anno 2023 po...
16/02/2024

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👉 Pubblicata la circolare n.34 del 15-02-2024 dell’INPS in merito al Bonus Psicologo.
✅ La domanda per l’anno 2023 potrà essere presentata a decorrere dal 18 marzo 2024 fino al 31 maggio 2024.
Stanziati 10 milioni di euro per l’anno 2023 (erogabili nel 2024).
Il beneficio, a decorrere dall’anno 2023, è riconosciuto ai soggetti in possesso, al momento della presentazione della domanda, dei requisiti di seguito descritti:
• residenza in Italia;
• valore ISEE in corso di validità, ordinario o corrente, ai sensi dell’articolo 9 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n. 159, non superiore a 50.000 euro.
Le soglie sono le seguenti:
a) con un valore ISEE inferiore a 15.000 euro, l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 1.500 euro per ogni beneficiario;
b) con un valore ISEE compreso tra i 15.000 e i 30.000 euro, l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 1.000 euro per ogni beneficiario;
c) con un valore ISEE superiore a 30.000 e non superiore a 50.000 euro, l’importo del beneficio, fino a 50 euro per ogni seduta, è erogato a concorrenza dell’importo massimo stabilito in 500 euro per ogni beneficiario.
A partire dall’anno 2023, il beneficiario ha 270 giorni di tempo, decorrenti dalla data di pubblicazione del messaggio, comunicante il completamento delle graduatorie e l’adozione dei provvedimenti, per usufruire del Bonus in oggetto e delle sessioni di psicoterapia utilizzando il codice univoco attribuito.
Qui link alla circolare: https://bit.ly/3HZe0p0

16/02/2024

Allenarsi a lasciare andare sentimenti, luoghi, case, libri, amici, abiti, amanti, figli.
Mi pare che una prima parte della vita sia dedicata tutta all'agguantare, al ghermire, all'appassionarsi, al divorare, mentre un'altra, la seconda, serve ad allentare la stretta, a smettere di inseguire la vita, a guardare le cose pacificamente andare via.

Mi stupisco di questa emozione che una volta avrei giudicato male, perché rinunciare è qualcosa che non ho mai voluto comparisse nel mio vocabolario personale.
Eppure l'ho sempre saputo - saputo ma mai sentito veramente - che solo ciò che torna ti appartiene, ciò che se ne va, se ne doveva andare.

Imparare a «lasciare», a lasciare andare. Non esiste nulla di più importante.
Riconosco a questo verbo persino più valore, oggi, dell'allungare la mano e afferrare.
Non lo credevo possibile, ma lo si può davvero imparare.

-Laura Imai Messina-

15/02/2024

𝗔𝗶 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶. 𝗖𝗶 𝘀𝗼𝗻𝗼 𝗰𝗼𝘀𝗲 𝗱𝗮 𝗱𝗶𝗿𝗲.

𝐶𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑐𝑜𝑠𝑒 𝑑𝑎 𝑑𝑖𝑟𝑒 𝑎𝑖 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑖 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖. 𝐶𝑜𝑚𝑒 𝑎𝑑 𝑒𝑠𝑒𝑚𝑝𝑖𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑓𝑎𝑙𝑙𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑜 𝑒́ 𝑢𝑛𝑎 𝑔𝑟𝑎𝑛𝑑𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑖𝑡𝑎̀.
𝑆𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑎𝑑𝑒 𝑒 𝑐𝑖 𝑠𝑖 𝑟𝑖𝑎𝑙𝑧𝑎. 𝐷𝑎 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜 𝑠’𝑖𝑚𝑝𝑎𝑟𝑎. 𝑁𝑜𝑛 𝑑𝑎 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜.

𝐶ℎ𝑒 𝑐𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑖 𝑠𝑖̀, 𝑒 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑖 𝑛𝑜. 𝐸 ℎ𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑣𝑎𝑙𝑜𝑟𝑒.
𝐸 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑑𝑜𝑙𝑜𝑟𝑒 𝑠𝑖 𝑠𝑢𝑝𝑒𝑟𝑎.

𝐷𝑜𝑣𝑟𝑒𝑚𝑚𝑜 𝑑𝑖𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑐𝑖 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑛𝑒̀ 𝑣𝑖𝑛𝑡𝑖 𝑛𝑒̀ 𝑠𝑐𝑜𝑛𝑓𝑖𝑡𝑡𝑖, 𝑒 𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑒̀ 𝑢𝑛𝑎 𝑙𝑜𝑡𝑡𝑎.
𝐷𝑜𝑣𝑟𝑒𝑚𝑚𝑜 𝑑𝑖𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑡𝑡𝑖𝑣𝑒𝑟𝑖𝑎 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑒𝑑 𝑒̀ 𝑑𝑒𝑛𝑡𝑟𝑜 𝑜𝑔𝑛𝑢𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑛𝑜𝑖. 𝐷𝑜𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑒𝑟𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑔𝑒𝑠𝑡𝑖𝑟𝑙𝑎.

𝐷𝑜𝑣𝑟𝑒𝑚𝑚𝑜 𝑑𝑖𝑟𝑒 𝑎𝑖 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑠𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑚𝑎𝑙𝑒. 𝐿𝑎 𝑠𝑜𝑓𝑓𝑒𝑟𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑐𝑖 𝑠𝑝𝑖𝑛𝑔𝑒 𝑖𝑛 𝑎𝑣𝑎𝑛𝑡𝑖. 𝐸 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑎 𝑜 𝑝𝑜𝑖 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎.

𝐷𝑜𝑣𝑟𝑒𝑚𝑚𝑜 𝑑𝑖𝑟𝑒 𝑎𝑖 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑖 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑢𝑐𝑐𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑒 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑓𝑒𝑙𝑖𝑐𝑖 𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜. 𝐴𝑛𝑧𝑖, 𝑓𝑜𝑟𝑠𝑒, 𝑙𝑜 𝑠𝑎𝑟𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑢̀.

𝐵𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑎 𝑑𝑖𝑟 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑖 𝑠𝑝𝑜𝑠𝑒𝑟𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑓𝑎𝑟𝑎𝑛𝑛𝑜 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖, 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑓𝑒𝑙𝑖𝑐𝑖 𝑙𝑜 𝑠𝑡𝑒𝑠𝑠𝑜.

𝐶ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑚𝑜𝑛𝑑𝑜 ℎ𝑎 𝑏𝑖𝑠𝑜𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑙𝑜𝑟𝑜 𝑖𝑚𝑝𝑒𝑔𝑛𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑛𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑢𝑛 𝑙𝑢𝑜𝑔𝑜 𝑏𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑖𝑛 𝑐𝑢𝑖 𝑠𝑜𝑠𝑡𝑎𝑟𝑒.

𝐶ℎ𝑒 𝑙𝑎 𝑝𝑜𝑣𝑒𝑟𝑡𝑎̀ 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑒 𝑑𝑜𝑏𝑏𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑓𝑎𝑟𝑐𝑒𝑛𝑒 𝑐𝑎𝑟𝑖𝑐𝑜.

𝐴𝑖 𝑓𝑖𝑔𝑙𝑖 𝑑𝑜𝑣𝑟𝑒𝑚𝑚𝑜 𝑑𝑖𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑎𝑛𝑑𝑎𝑟𝑒 𝑙𝑜𝑛𝑡𝑎𝑛𝑜. 𝑀𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑙𝑜𝑛𝑡𝑎𝑛𝑜. 𝐷𝑜𝑣𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑙𝑖 𝑣𝑒𝑑𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑝𝑖𝑢̀.
𝐸 𝑐ℎ𝑒 𝑛𝑜𝑖 𝑠𝑎𝑟𝑒𝑚𝑜 𝑞𝑢𝑖. 𝑄𝑢𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑣𝑜𝑔𝑙𝑖𝑜𝑛𝑜 𝑡𝑜𝑟𝑛𝑎𝑟𝑒.
Fonte: Web

22/12/2023

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09/09/2023

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