11/03/2018
Il “mio” genitore Alienante.
Il genitore Alienante è una persona disturbata, subdola, il più delle volte affetta da narcisismo, capace nella società di vivere da camaleonte ed apparire una persona “normale” sul lavoro e nelle amicizie, è in casa che i suoi disturbi hanno libero sfogo, maniaco del Controllo Assoluto per tutto ciò che crede essere di sua proprietà: casa, coniuge, figli, l’alienante decide, ordina, maniaco dell’apparire e del far apparire anche coniuge e figli impeccabili agli occhi della società; maniaco dell’ordine, della pulizia, del controllo, umore instabile, chiuso, anaffettivo, incapace di provare empatia, ha un attaccamento morboso verso figli che vuole seguire personalmente in tutto e per tutto già dalla nascita e ancor prima della separazione, credendo di essere l’unico in grado di accudirli. In casa applica nei confronti del partner un vero e proprio “mobbing familiare” conosciuto anche come gaslighting:
“...un crudele comportamento manipolatorio messo in atto da una persona abusante per far si che la sua vittima dubiti di se stessa e dei suoi giudizi di realtà, cominci a sentirsi confusa, creda di stare impazzendo.
Il gaslighter, così viene definito colui che mette in atto tale manipolazione mentale, fa credere alla vittima di stare vivendo in una realtà che non corrisponde alla realtà oggettiva, la fa sentire sbagliata, mina alla base ogni sua certezza e sicurezza, in sostanza agisce su di lei un vero e proprio lavaggio del cervello. La ricerca dimostra che nella stragrande maggioranza dei casi la vittima e il gaslighter sono relazionalmente vicini, quasi sempre partner o parenti stretti.
Il comportamento di gaslighting attraversa tre fasi fondamentali:
1) Incredulità: la vittima non crede a quello che sta accadendo nè a ciò che vorrebbe farle credere il suo “carnefice”
2) Difesa: la vittima inizia a difendersi con rabbia e a sostenere la sua posizione di persona sana e ben “piantata” nella realtà oggettiva
3) Depressione: la vittima si convince che il manipolatore ha ragione, getta le armi, si rassegna, diventa insicura e estremamente vulnerabile e dipendente.
Esistono tre categorie fondamentali di manipolatore:
1) il bravo/a ragazzo/a che sembra avere a cuore solo il bene della vittima ma in realtà antepone ad ogni altra cosa i propri bisogni
2) l’adulatore/trice che attua la manipolazione in maniera strategia lusingando la vittima
3) l’intimidatore/trice che utilizza il rimprovero continuo, il sarcasmo, l’aggressività diretta
Lo scopo del comportamento di gaslighting, comune alle tre categorie di manipolatori, è ridurre la vittima a un totale livello di dipendenza fisica e psicologica, annullare la sua capacità di scelta e responsabilità.
Si tratta di una grave forma di perversione relazionale che rende le vittime talmente assuefatte e dipendenti da essere nella maggior parte dei casi inconsapevoli rispetto a ciò che sta loro accadendo. La violenza si cronicizza non appena la vittima entra nella fase depressiva, quella in cui si convince della ragione e anche della bontà del manipolatore (che si prende cura di lei, la capisce, la sostiene) che non a caso è spesso addirittura idealizzato. Ecco che si crea così il paradosso, in cui la vittima idealizza il proprio carnefice.
Proprio per quanto detto finora è difficile che chi è vittima del gaslighter si renda conto della situazione perversa in cui vive e chieda aiuto, cosa ancor più vera se si pensa che essa diventa così dipendente da isolarsi anche a livello sociale per la paura di essere inadeguata o giudicata pazza. Più spesso la richiesta di aiuto o la capacità di far “aprire gli occhi” alla vittima arriva da chi le sta intorno, altri familiari, amici o colleghi. E’ allora che può e deve iniziare il percorso di ricostruzione della propria identità, della fiducia e del senso di sè che porti a liberarsi da una relazione perversa e dolorosa...”(Dott.ssa Benedetta Mulas) Psicologo e Psicoterapeuta a Cagliari
È molto difficile sfuggire al controllo di un narcisista del genere e ancor di più dall’abuso del gaslithing, quando ciò avviene, si arriva alla separazione ed il narcisista evolve in “ALIENANTE “ usando gli unici mezzi che possono colpirci: figli e denaro. Proprio con l’intento di portarci via l’amore dei figli e il sostentamento economico. Il più delle volte purtroppo ci riesce, grazie all’attuale modello giuridico ed all’evidente inadeguatezza dei servizi sociali in termini di competenza e tempistica di intervento; ed ecco che l’alienante riottiene la propria rivincita e riacquista il “controllo”.
Da questo momento Iniziano quindi lunghe battaglie legali, la separazione nella maggior parte dei casi si tramuta in Giudiziale con richieste economiche palesemente esagerate e assurde, si finisce in mano a servizi sociali che non sono quasi mai capaci di distinguere chiaramente tutti i campanelli di allarme che portano all’Alienazione genitoriale. Eppure ogni caso di Alienazione genitoriale ha sempre marcatori comuni: ostruzione nelle visite del genitore non collocatario, denigrazione del genitore agli occhi del figlio, nasce così il rifiuto senza motivazioni reali e l’alienante si nasconde dietro ai figli facendo finta di non capirne i motivi e di non poterli obbligare se non vogliono, poi arrivano insinuazioni, calunnie, falsi racconti, false denunce. Nei figli esplode un vero conflitto interno con senso di lealtà verso il genitore Alienante da cui ormai dipende in tutto e sensi di colpa verso il genitore che viene allontanato senza motivi. Il tutto condito da Continue richieste di soldi immotivate e/o non dovute e/o non giustificate e di ripicche di ogni genere se queste non vengono concesse. Il genitore Alienante finge a parole di essere collaborativo a ricostruire rapporto tra figli ed ex coniuge, ma i fatti dicono tutto il contrario. Eppure sembra un mistero come gli operatori non riescano a capire certe dinamiche, anzi spesso prendono le parti del genitore abusante. Finche dopo anni ed una famiglia dilaniata magicamente viene a galla là verità, ma ormai è tardi...i tribunali lasciano la collocazione dei figli con il genitore Alienante, narcisista, disturbato che li manipola e condannano, invece, il genitore Alienato ad attendere anche tutta una vita che i figli tornino a cercarlo.
Paolo Manfrè