Dott.ssa Annamaria Pipitò Psicoterapeuta

Dott.ssa Annamaria Pipitò Psicoterapeuta PSICOLOGA CLINICA, NEUROPSICOLOGA. PSICOTERAPEUTA SISTEMICO RELAZIONALE FAMILIARE

Laureata presso l'università di Palermo con la votazione di 108/110, con specializzazione in neuroscienze. Specializzata in PSICOTERAPIA presso Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Sistemico-Relazionale-Familiare C.S.R.M con votazione 30/30. Prendo in carico soggetti con difficoltà, relazionali, lavorative, difficoltà di adattamento, disturbi d'ansia e dell'umore, crisi familiari e di coppi

a; in possesso di un master in psicologia giuridica. Tratto, inoltre, soggetti con cerebro-lesioni gravi, ritardo cognitivo, disabilità fisica e/o intellettiva. Si riceve presso studio associato il lunedì e il giovedí pomeriggio, previo appuntamento telefonico. Potete lasciare un messaggio privato con numero di telefono, nome, cognome, età e motivo della richiesta di consulto e verrete ricontattati nel più breve tempo possibile.

LA TECNICA DEI QUATTRO ELEMENTI PER LA RIDUZIONE DELLO STRESSA tutti può succedere che, nel corso della giornata, si acc...
25/03/2025

LA TECNICA DEI QUATTRO ELEMENTI PER LA RIDUZIONE DELLO STRESS

A tutti può succedere che, nel corso della giornata, si accumuli lo stress.
Quando abbiamo il controllo delle nostre reazioni riusciamo ad affrontare la vita meglio di quando sono le reazioni eccessive a dominarci. Abbiamo quindi bisogno di monitorare noi stessi e di fare ciò che occorre per tornare allo stato neutro, quando lo stress minaccia di travolgerci. Dato che molti di noi hanno la sensazione che andare al lavoro sia come entrare in una zona di guerra, inserirò una sequenza di tecniche originariamente destinata agli abitanti dei territori colpiti da attacchi terroristici. A causa del costante livello di ansia e ipervigilanza dovuto a quelle pericolose circostanze, i suggerimenti prevedono l'uso di promemoria quotidiani. Ritengo che le procedure siano valide per chiunque viva elevati livelli di stress.
Talvolta, quando ci blocchiamo in una routine stressante, ci dimentichiamo di ricorrere all'automonitorizzazione e alle tecniche di rilassamento, pur sapendo quanto siano importanti nei momenti di disagio. Se anche voi tendete a farvi assorbire dagli impegni, per riuscire a ricordarvene potete indossare un braccialetto colorato o applicare un adesivo sul cellulare o sul computer, o mettere una foto sulla scrivania. Ogni volta che vedrete uno di questi prmemoria, guardatevi dentro per verificare come vi sentite. Se avvertite in voi un disagio, usate le tecniche illustrate di seguito finché esso non diminuisce.
La sequenza dei quattro elementi (terra, aria, acqua, fuoco) serve a esaminare il corpo dai piedi
alla testa.
• Terra: radicamento, sicurezza nel presente/nella realtà: prendetevi un minuto o due per 'atterrare' ed essere qui e ora. Posizionate entrambi i piedi a terra e percepite la sedia che vi sostiene. Guardatevi intorno e notate tre cose nuove. Cosa vedete? Cosa sentite?
• Aria: respirazione per la centratura: potete usare il vostro esercizio di respirazione preferito. Un'altra possibilità consiste nell'inalare l'aria attraverso il naso contando quattro secondi, trattenerla per due secondi e infine espirare per quattro. Fate una dozzina circa di respiri lenti e profondi come quello descritto.
• Acqua: calmi e controllati per passare alla risposta di rilassamento: verificate se avete saliva in bocca. Per produrne di più muovete la lingua in senso circolare e immaginate il gusto di un limone (o del cioccolato). Quando si è ansiosi o stressati, spesso la bocca 'si secca', perché lo stress è una risposta di emergenza, implicata nelle situazioni di 'attacco o fuga', che consiste in parte nel bloccare il sistema digestivo. Sembra quindi plausibile che, quando si comincia a produrre la saliva, venga riattivato il sistema digestivo e, con esso, la risposta di rilassamento associata. Si tratta di una teoria usata per spiegare perché si offre acqua o tè o una gomma c masticare alle persone che hanno avuto un'esperienza difficile. Se non riuscite a produrre saliva, avviate il processo bevendo un sorso d'acqua.
• Fuoco: illuminate il percorso della vostra immaginazione: richiamate al mente l'immagine di un luogo in cui vi sentite al sicuro o qualche altra risorsa positiva. In quale parte del corpo l'avvertite?

Combinando tutti e quattro gli elementi, rammentate a voi stessi che potete continuare ad avvertire in questo momento la sicurezza dei piedi che poggiano a terra,, sentirvi centrati mentre inspirate ed espirate, sentirvi calmi e controllati man mano che producete sempre più saliva, e, infine, che potete lasciare che il fuoco illumini il percorso
della vostra immaginazione, per richiamare alla mente un’immagine del luogo in cui vi sentite al sicuro o di un ricordo in cui vi siete senti
bene riguardo a voi stessi.
Molti sono così concentrati sugli impegni di lavoro o di casa che non si rendono conto d quanto si stiano esaurendo. Pensano: "Oh, mi prenderò cura di me più in la". Ma l'effetto dello stress sul sistema immunitario, su quello cardiaco e su ari istemi del nostro corpo è al tempo munitario, su quello cardiaico. Sarebbe opportuno ricordare che la vita è una maratona, non una corsa veloce. E che, per giunta, può essere una maratona piacevole.

F. Shapiro

17/03/2025

Fermiamo i maltrattamenti e gli abusi nei confronti dei bambini

“Vorrei,  non vorrei”Molte persone dicono che, pur cercando, sembra che non riescano a trovare nessuno interessato a una...
09/03/2025

“Vorrei, non vorrei”

Molte persone dicono che, pur cercando, sembra che non riescano a trovare nessuno interessato a una relazione seria. Ci sono quelle secondo cui il matrimonio può andare bene per gli altri, ma non per loro, perché semplicemente "non ci credono". Quando si cerca di approfondire il discorso, non di rado raccontano quanto sia stata infelice la vita di coppia dei genitori, per cui non vogliono rinchiudersi in quel tipo di prigione. Chi poi ha vissuto la sofferenza del divorzio dei genitori non vuole correre il rischio: purtroppo, credono che la storia sia destinata a ripetersi, il che è probabile se quella storia resta ignorata, ma non è detto che sia vero. Possiamo imparare dagli errori dei nostri genitori, e anche annullare il danno che è derivato dal dover crescere nel dolore. Perfino se abbiamo avuto una precedente relazione fallimentare, possiamo imparare dai nostri stessi sbagli e fare scelte migliori.

Non sentitevi in imbarazzo a chiedere aiuto. I programmi televisivi spesso mostrano gioie e dolori della ricerca dell'amore, ma non si soffermano mai a spiegare o mettere in luce tutte le difficoltà che si incontrano quando ci si riesce. Se nel corso della vostra crescita non avete imparato a stare in una relazione, forse può esservi utile la lettura di un libro, la partecipazione a un corso o l'aiuto di un terapeuta. Saper stare in coppia non è un'abilità innata. Dovremmo impararlo dai genitori, ma questi non possono insegnarci ciò che non sanno nemmeno loro. Eppure, per amore dei nostri figli e delle altre persone cui vogliamo bene, dobbiamo impararlo. In fin dei conti, perché ci sia una sana relazione occorre essere due adulti emotivamente sani.

Bambini “al sicuro” diventano adulti sicuriOggi parleremo degli stili di attaccamento illustrando un paio di casi come e...
28/02/2025

Bambini “al sicuro” diventano adulti sicuri

Oggi parleremo degli stili di attaccamento illustrando un paio di casi come esempio.

Quando i genitori sono sintonizzati sui loro bambini, si può dire che si trovano sulla loro stessa lunghezza d’onda. Ciò rappresenta uno stile di attaccamento “sicuro“. Durante i primi anni di vita, queste connessioni contribuiscono perfino al pieno sviluppo cerebrale del bambino, predisponendolo in tal modo ad acquisire la capacità di restare calmo nei momenti di stress e di relazionarsi bene con gli altri. Il bambino piange e cerca il contatto con i genitori che rispondano con amore e cure. Il contatto oculare e l’interazione tra genitore e bambino è come una danza nella quale entrambi si muovono allo stesso ritmo. Questa interazione sintonizzata, che dura tutta l’infanzia e nella quale madre e padre vanno incontro ai bisogni emotivi del figlio, diventa per quest’ultimo fondamento di un sicuro senso di sé e garanzia della riuscita di future relazioni.
Naturalmente, c’è una varietà di fattori che possono far deragliare questo percorso verso il benessere e la felicità. Ma nascere in una famiglia capace di garantire questo clima e un buon inizio.
Purtroppo alcuni genitori sono incapaci di stabilire una sintonia emotiva con i loro figli. Queste situazioni di mancanza di sintonizzazione emotiva sono chiamate “stili di attaccamento insicuro“ e viene stimato che si presentino nel 35% dei casi circa. Per esempio, per vari motivi dovuti al modo in cui essi stessi sono stati allevati e alle loro successive esperienze di vita, alcuni genitori si trovano a disagio di fronte alla vicinanza fisica e trovano difficile esprimere l’affetto e altre forti emozioni. Quando i figli piangono o tendono loro le braccia, spesso automaticamente si chiudono e li respingono.
Joan, per esempio riferì di aver visto un video, girato quando aveva 10 anni, che perfino adesso, che ne aveva 40, la turbava moltissimo. C’era la madre seduta e Joan che si avvicinava per darle un bacio. La madre per evitare il bacio si scostava lateralmente e all’indietro più volte. La madre, inoltre, non l’abbracciava mai né le diceva: “ti voglio bene” in quanto, secondo lei, essere troppo affettuosi era “dozzinale”. Un giorno, per caso, Joan la sentì dire che le piacevano i neonati, ma non i bambini. Facevano troppe domande. Così, crescendo, Joan imparò a non chiedere né a cercare di ricevere conforto dalla madre o dal padre, che la trattava allo stesso modo. Crebbe sentendo che non poteva essere amata e tenendo le proprie emozioni per sé. Dal momento che non si aspettava mai che qualcuno andasse incontro ai suoi bisogni, non c’era alcun motivo di esprimerli. Si potrebbe dire che i suoi genitori avevano uno stile di “attaccamento evitante“ e che c’erano buone probabilità che anche Joan con i propri figli avrebbe esercitato una funzione genitoriale simile.
Ecco come le cose si trasmettono da una generazione all’altra. I genitori di Joan l’avevano cresciuta nel modo in cui erano stati allevati a loro volta. Si preoccupavano delle sue necessità fisiche, ma non di quelle emotive. Tuttavia non c’era malizia né necessariamente mancanza di amore nel loro comportamento. Lo stile genitoriale che li caratterizzava era solo una risposta automatica che ricalcava perfettamente quella dei propri genitori e quella dei fratelli verso i loro figli. Credevano semplicemente che fosse naturale: il modo in cui le cose dovevano andare.

Un altro stile di attaccamento insicuro è quello “preoccupato“: le inquietanti esperienze di vita dei genitori spesso si intromettono nella loro vita ed essi diventano eccessivamente ansiosi o collerici. A volte rispondono ai bisogni dei figli, ma quando viene innescato il loro “materiale“ la sintonia svanisce. I figli possono imparare che devono essere molto insistenti per far sì che i propri bisogni vengano soddisfatti. Possono diventare ansiosi, pretenziosi, appiccicosi ed eccessivamente dipendenti.
Fondamentalmente insicuro, questo stile si ripresenterà nelle relazioni che stabiliranno in seguito nella loro vita.

La rimanente categoria è l’attaccamento “disorganizzato“, in cui i ricordi del trauma e dell’abuso subiti dai genitori stessi vengono passati ai figli attraverso comportamenti spaventosi come smorfie, scoppi di rabbia, trattamento rude e botte o mediante comportamenti ansiosi quali trasalimento o espressioni spaventate/spaventanti. Questi bambini si ritrovano in un legame in cui proprio la persona dalla quale vorrebbero correre per ottenere conforto e al tempo stesso la fonte della loro ansia. Quando arrivano all’età della scuola elementare, possono esercitare forme di controllo e punizione nei confronti dei genitori, gridando, urlando ordini o venendo colti da crisi di nervi se non si fa a modo loro. Altri bambini con lo stesso retroterra possono apparire congelati o depressi, interiorizzare l’ansia e manifestare un comportamento “perfetto“ nel tentativo di non scontentare nessuno. Fondamentalmente, come negli altri casi di attaccamento insicuro, il vissuto dei genitori ricade sulla generazione successiva.
Tuttavia, anche in questo caso, ciò non indica necessariamente una mancanza d’amore. I genitori spesso diranno che sono stati motivati solo dal desiderio di far sì che i figli crescano nel modo giusto. Nondimeno, i loro modi di esercitare la funzione genitoriale consistono spesso in risposte automatiche, che derivano da come essi stessi sono stati cresciuti e che vengono scatenate dalle azioni dei figli.
Fortunatamente, gli stili di attaccamento insicuro sono reversibili, a patto che intervengano esperienze positive con insegnanti, allenatori, coetanei e, quando è necessario, si faccia ricorso alla terapia.

Ciò che in primo luogo giova è riconoscere come i problemi che osserviamo in noi stessi e negli altri possano basarsi su questo tipo di esperienze non elaborate risalenti all’infanzia. Oppure può esserci utile dare un’occhiata alle nostre reazioni automatiche, poiché potrebbero avere effetti duraturi sui nostri figli. Forse pensiamo: “beh, io non sono mai stato picchiato e non picchierò i miei bambini“. Tuttavia anche le parole possono provocare danni a lungo termine.
Per esempio, la terapeuta di Michael, parlando di lui, diceva che soffriva di una delle peggiori forme di depressione che avesse mai visto. Aveva un’autostima molto bassa e praticamente nessuna motivazione nella vita. I genitori non lo avevano mai picchiato, ma lui ricordava che spesso il padre gli affidava qualche incarico, come pulire a fondo il cortile, per poi ragionarlo con smorfia disgusto e commenti del tipo: “oh, è tutto quello che sei riuscito a fare?”.

Molte persone si sentono depresse, o guardando le caratteristiche e le reazioni che gli rendono infelici pensano: “i miei genitori erano così e anch’io sono così da che mi ricordo. Deve essere una questione genetica“. Ma questa non è l’unica spiegazione possibile. Ricordatevi che l’influenza dei genitori agisce sui figli fin dall’inizio, come ha agito su di essi quella dei loro genitori. Perfino quando sono implicati i fattori genetici, la ricerca indica che le esperienze positive possono offrire un importante contributo. Qualunque sia il motivo, scoprirlo non ha a che fare con l’attribuzione di una colpa, ma con la liberazione. Qualsiasi cosa accaduta nell’infanzia ha contribuito a forgiare la persona che oggi siamo. Da bambini non avevamo nessuna possibilità di controllo sulle situazioni, né di scelta, ma, quando si adulti, le cose stanno diversamente.

Tratto da F. Shapiro
Lasciare il passato nel passato

24/12/2024
Né con te, né senza di teLe coppie in stallo Il legame coniugale si fonda su un originario ed originale consenso. É una ...
29/11/2024

Né con te, né senza di te
Le coppie in stallo

Il legame coniugale si fonda su un originario ed originale consenso. É una relazione volontaria (almeno in apparenza, inizia e si mantiene volontariamente); è una relazione durevole (implicitamente o esplicitamente, si imposta come permanente); è una relazione orientata al raggiungimento di obiettivi comuni (sessuali, genitoriali, sociali, di mutuo appoggio, ecc.) da conquistare unendo le forze (intellettive, affettive, morali, culturali, economiche e sociali) e valorizzando le differenze in tempi brevi o lunghi, secondo le varie tappe del ciclo vitale della coppia; è una relazione che si imposta come esclusiva (i due coniugi si reputano reciprocamente capaci e sufficienti a raggiungere obiettivi comuni e si accordano nell’escludere terzi dalla loro intimità e dal loro diritto di autodecisione per quel che concerne i problemi della coppia e della famiglia nucleare che ne deriva).

Il matrimonio non è un fatto che si limita a due persone, anche se, all’inizio, ciascuno dei due è convinto di aver intrapreso una relazione totale ed esclusiva con il proprio partner.
I due coniugi arrivano pieni di attese e speranze nella loro nuova casa. Hanno trasferito lì tutte le loro cose, abiti, oggetti, libri, gioielli, ecc. Ma ciascuno di loro si porta dietro, segretamente, un ulteriore bagaglio: tutti i valori di vita, i modi di sentire e di comportarsi, i criteri pedagogici, in una parola lo stile appreso nella propria famiglia d’origine . La loro presunzione reciproca è che questo stile sia sufficiente non solo a se stessi, ma anche e soprattutto al loro coniuge. Sono certi di nutrire per l’altro una sollecitudine tenera, che sarà accolta con riconoscenza: insieme collaboreranno con entusiasmo a costruire un mondo tutto loro, fondato su quello stile. Tuttavia, succede quello che entrambi non si attendevano: l’altro non è affatto disposto a vestire acriticamente i panni preparati per lui e per la nuova famiglia, anzi ne ha pronti di diversi ed estranei e pretende a sua volta di farli indossare al coniuge. Ne consegue una lotta fatta di scontri e di riconciliazioni, di accordi e di disaccordi, nel corso della quale entrambi cercano di determinare lo stile della nuova famiglia, secondo i propri criteri di vita.
È la battaglia per il terzo stile, confronto che non avrà mai fine nel succedersi delle tappe del ciclo vitale della coppia e della famiglia. Lungo gli anni questo “sapere di essere meglio dell’altro“ non cessa mai, anche quando si crede di aver rinunciato a certe pretese. È ciò che accade quando la coppia passa da una tappa all’altra del ciclo vitale, come ad esempio l’arrivo di un bimbo in una giovane coppia. Questo evento riscatenerà la lotta e le pretese reciproche nel confronto sui criteri alimentari, sullo stile educativo, sulle preoccupazioni igieniche e di salute, sulla diversa quantità di attenzioni reciproche sulle mille altre cose ancora. Ma il problema si ripresenta anche in una coppia più anziana quando, ad esempio, esce di casa l’ultimo figlio o i due si trovano a dover accudire un nipotino momentaneamente loro affidato. Il terzo stile non sarà mai pienamente raggiunto e accettato dalla coppia. Può incarnarsi davvero solo nei figli, che apprendendo dall’uno o dall’altro ciò che sembra utile per la propria vita, elaborano un terzo stile che a loro volta si porteranno dietro nella loro coppia.

La forza che ciascuno dei due coniugi mette in campo per affermare le proprie aspettative sull’altro e per ridimensionare quelle dell’altro su di lui permette loro di affrontare il faticoso processo di de-illusione attraverso il quale ridimensionano le loro aspettative totalizzanti ed elaborano aspettative reciproche più realistiche. È solo la forza dell’altro, infatti, che è capace di bloccare le pretese e imporre il confronto con le proprie. Ed è questo che permette ad una coppia di affrontare la vita insieme in modo più appagante. Accettare il partner come “diverso da me” e quindi come arricchente per il più mondo, con un atteggiamento di curiosità, di complicità, di rispetto, permette di avere una qualità della vita migliore.

La coppia in stallo non è riuscita a percorrere le tappe del processo di de-illusione, ma continua a nutrire reciprocamente aspettative totalizzanti, mettendo alla gogna il partner tutte le volte che non fa qualcosa esattamente come se l’aspetta. In una guerra costante che vedrà sempre giudice e imputato.
Questo fatto ha effetti devastanti sui figli, che si ritroveranno implicitamente costretti a prendere le parti dell’uno o dell’altro genitore, in questa guerra di potere, per stabilire “chi ha ragione“.

Se siete in coppia e state vivendo un conflitto per il potere potete essere aiutati nel processo di de-illusione.

22/07/2024

Perché si è sposato se era già "sposato"?
Quindici anni fa mi sono dedicato allo studio del femminismo e ho anche pubblicato ricerche con un focus di genere. Una delle frasi più ricorrenti era che la donna era il sesso debole, uno stigma millenario.

Oggi mi trovo di fronte a questa immagine di un uomo nel giorno del suo matrimonio, che parla da sola, e ciò che vedi è più frequente di quanto possiamo immaginare. Il finale della storia si ripete vita dopo vita, matrimonio dopo matrimonio: la moglie finisce per sembrare l'amante di fronte a una suocera possessiva e dominante che finisce per sembrare o desiderare essere la "moglie" del proprio figlio...

Quindi la domanda è: perché si è sposato se era già "sposato"?

Bert Hellinger ha la risposta: "Perché una coppia abbia successo, ciascuna delle parti deve abbandonare la propria famiglia non solo nel senso esterno, ma anche interno. Ciascuno deve abbandonare i principi validi nella famiglia d'origine per elaborare con il partner nuovi principi che si adattino a entrambe le famiglie. Solo così la coppia potrà vivere una relazione intima su questo nuovo piano."

In un contesto del genere non ci sono colpevoli ma responsabili, perché nella maggior parte dei casi quella suocera è una donna che si è svalutata a tal punto da rimanere intrappolata in un matrimonio disfunzionale con un uomo che non l'ha valorizzata o dignificata come donna. Per questa ragione, ha finito per riversare la sua frustrazione interferendo e pretendendo di gestire la vita dei figli maschi, in una nefasta trasposizione di ruoli...

Oggi, grazie a molti anni di terapia, preparazione, sviluppo personale, ma soprattutto decisione e determinazione per essere madre di un maschio che un giorno sarà anche marito di un'altra donna, sono profondamente grata di non avere ancorato quel modello mentale di possesso malsano su di lui...

Uno dei grandi poteri che ha l'essere umano è quello della scelta, e non è mia responsabilità ciò che gli altri scelgono o permettono, ma come donna e come madre è mia responsabilità scegliere di non essere né quella moglie, né quella suocera, né quella madre dominante, controllante, invadente…

Per una vita sana di coppia, per più uomini felici, pieni, indipendenti, potenti e liberi da modelli dominanti, e per più donne che riconoscono il loro valore perché solo così potranno scegliere uomini pieni e indipendenti emotivamente.

Autore: Maru Abreu

16/07/2024

Il caldo e la depressione possono essere collegati. Perché ciò accade? E come combattere la depressione estiva? Tutto in questo articolo.

“Un lungo viaggio nella cura della mente”.L. Cancrini mentore insostituibile❤️
28/06/2024

“Un lungo viaggio nella cura della mente”.

L. Cancrini mentore insostituibile❤️

06/06/2024

Qual è la definizione di assertività? E perché è importante essere assertivi? Esempi, frasi ed esercizi di un comportamento assertivo

03/06/2024

Identifica le frasi comuni del dipendente affettivo e scopri come promuovere relazioni più sane.

17/03/2024

L’ambivalenza emotiva

Ci sono momenti in cui pensiamo che dovremmo sentirci solo in un modo. Possiamo pensare che le emozioni contrastanti siano un cattivo segno, che non possiamo prendere una decisione se siamo ambivalenti. Questo fa parte del nostro perfezionismo emotivo: cercare il massimo, il meglio o la certezza assoluta. Ma le emozioni contrastanti sono parte della vita.
Avrai emozioni contrastanti sul tuo migliore amico, e lui proverà emozioni contrastanti su di te.
Lo stesso può essere vero con un partner: ambivalenza reciproca. Provi emozioni contrastanti sul tuo lavoro, su dove vivi, sui tuoi desideri per qualcuno, persino sul tuo prossimo pasto. Le emozioni contrastanti non significano che qualcosa non va; significano che sei aperto e onesto sui pro e i contro dell’esperienza della vita. Questo perché la vita non è bianca o nera. La vita è piena di rumore.
La vita è complessa e cambia continuamente. Ogni scelta comporta compromessi, lati positivi e negativi. Non c’è scelta che non si possa mettere in discussione in un altro momento. Spesso veniamo dirottati e fuorviati nel cercare una conclusione, una certezza e la chiarezza, ma la vita comporta conflitto, confusione e cambiamento. È come una sinfonia che viene riscritta ogni giorno: la melodia suona un po’ familiare, ma le note cambiano. Anche i musicisti cambiano. L’ambivalenza fa parte del realismo emotivo, del vivere nel mondo reale fatto di complessità, fluidità e apertura.

Il realismo emotivo, in opposizione al perfezionismo emotivo, implica che dobbiamo essere pronti per l’intera gamma di emozioni, che non saremo sempre felici e che tutti noi affronteremo delusioni, persino disillusioni. Mi riferisco al perfezionismo esistenziale, il che significa che le nostre vite non saranno esattamente come vogliamo che siano.
Significa che avremo amici che ci deluderanno, così come noi deluderemo loro.
Significa che la vita comporta rischi, compromessi, l’andare d’accordo con le persone che non ci piacciono.
Possiamo pensare al perfezionismo emotivo come una parte del perfezionismo esistenziale. Con il perfezionismo emotivo vogliamo che le nostre emozioni siano felici, buone e chiare. Con il perfezionismo esistenziale non solo vogliamo che le emozioni siano sempre piacevoli, ma vogliamo che tutti gli aspetti della nostra vita siano buoni, che siano all’altezza delle nostre aspettative esigenti e spesso irrealistiche.

Indirizzo

Palermo

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