Marcella Agnone - Psicologa Psicoterapeuta

Marcella Agnone - Psicologa Psicoterapeuta Servizi di sostegno al benessere e al cambiamento

06/08/2025
03/08/2025

La verità è che ogni volta che dici “non ce la faccio” e qualcuno ti risponde “io sono qui con te”, una parte di te cambia.
Si rialza.
E quella parte, piano piano, diventa più grande del resto.

31/07/2025

Dormire non sempre è una cosa semplice, così avere qualche piccolo consiglio, può aiutare. Spesso le persone che soffrono d'insonnia sono persone che hanno difficoltà a consolarsi. A volte perché è accaduto qualcosa di grave nella loro vita, altre volte perché, semplicemente, non sanno consolarsi e quindi, una volta che il sonno si interrompe o non arriva, o arriva troppo presto il risveglio, non sanno più cosa fare. E l'estate non è la stagione migliore per dormire perché è vero che ci sono le vacanze ma è anche vero che c'è più luce, più caldo, più zanzare. C'è tutto di più

Ogni notte è una notte nuova: non andare a letto pensando che sarà un tormento come la notte precedente. Non serve se non a farti andare a letto in agitazione.
Il sonno è un processo che non può essere forzato, per cui sforzarsi di dormire di più può essere controproducente.
Lascia perdere il sonno ideale: di fatto è una preoccupazione inutile che può essere una interferenza con il lasciar andare che induce il sonno.
Non giudicare: è facile considerare negativamente l'essere svegli e positivamente il dormire perché questo può nutrire il processo di avversione che è responsabile dell'insonnia.
Riconoscere e accettare la tua insonnia può essere più importante del combatterla. Se non riesci a dormire considera l'ipotesi che sia meglio alzarsi che passare lunghi periodi di tempo svegli a letto.
Abbi fiducia nella capacità del tuo corpo di autoregolare il ritmo sonno/veglia e cerca di non interferire con troppi stimolanti o calmanti. Considera che il tè, oltre che il caffè, può indurre insonnia e che l'alcool è responsabile di molti disturbi del sonno.
Sii paziente con la qualità e quantità del tuo sonno. Ricordati che l'intolleranza aiuta l'insonnia!
Un periodo di insonnia prolungato crea disagi e disturbi secondari. Rivolgiti a un professionista di fiducia, valuta la melatonina, prima dei sonniferi. Valuta l'esercizio fisico di mattina e non di sera. Valuta di affrontare di giorno, i problemi che ti tormentano di notte.

© Nicoletta Cinotti 2025 Il programma di Mindful self-compassion
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Piccoli tips.
29/07/2025

Piccoli tips.

Quando due galassie collidono, non è uno scontro, è una danza.Una danza lunghissima, che può durare miliardi di anni.Nul...
18/07/2025

Quando due galassie collidono, non è uno scontro, è una danza.
Una danza lunghissima, che può durare miliardi di anni.
Nulla resta com’era.
Non è un impatto violento, come immaginiamo.
All’inizio si sfiorano appena. Poi, a poco a poco, le orbite si deformano, le stelle si trascinano a vicenda, le nubi di gas si fondono, esplodono, si ricompongono. Nascono nuove stelle. Altre muoiono.
Ogni stella cambia traiettoria.
Ogni forma si riconfigura.

Non c’è urto, ma metamorfosi.
Non si torna mai indietro.

Alla fine, se mai esiste una fine, resta una sola galassia nuova, diversa, nata dalla collisione.

Anche gli incontri tra esseri umani a volte sono così.
Ogni volta che ci lasciamo attraversare, anche solo per un istante, qualcosa in noi cambia orbita.
Forse ci sposta il modo in cui qualcuno ci guarda.
Forse ci incrina una parola, o un silenzio.
Forse ci apre un gesto che ci mostra un pezzo di mondo che non vedevamo.

Si può sentire confusione, vertigine, bellezza.
A volte dolore.
Perché essere due galassie in collisione è anche faticoso.
Richiede di lasciar andare parti di sé.
Di sopportare l’ignoto, l’instabilità, il caos.
Ma può anche voler dire generare qualcosa di nuovo.
Una forma che prima non esisteva.

E allora forse non c’è da temere troppo le collisioni.
Forse alcune sono inevitabili.
Forse alcune sono fertili.

Non tutti gli incontri ci travolgono.
Non tutti ci fondono.
Ma nessuno, se autentico, ci lascia davvero come ci aveva trovato.

E forse questa è la verità più semplice e più difficile da accettare:
che siamo fatti per essere trasformati.
Che non possiamo difenderci dall’effetto gravitazionale dell’altro,
senza trasformare qualcosa della nostra stessa identità.

Ma può anche voler dire diventare qualcosa che, da soli, non avremmo mai saputo immaginare.

17/07/2025
16/07/2025

Truth ... 🤔



📸 Visualize Value

Parlare di intenzionalità comunicativa significa entrare in una zona sottile e potentissima del funzionamento umano: lo ...
15/07/2025

Parlare di intenzionalità comunicativa significa entrare in una zona sottile e potentissima del funzionamento umano: lo spazio tra ciò che si vuole dire, ciò che si dice davvero e ciò che viene compreso. In questo spazio si gioca una gran parte della complessità delle relazioni.

Gli esseri umani non comunicano solo con le parole. Anzi, spesso le parole sono la parte meno affidabile. Il tono, il ritmo, la postura, lo sguardo e persino i silenzi costruiscono un discorso parallelo, che può rinforzare o smentire quello verbale. Quando qualcuno dice “ciao” con un tono basso, uno sguardo sfuggente o un sorriso accennato, quel saluto non è più un semplice ciao. Porta con sé uno stato d’animo, una storia non detta, forse un messaggio emotivo che sta cercando di farsi spazio.

L’intenzionalità comunicativa risiede proprio in questo livello implicito. È ciò che si vuole trasmettere anche quando non lo si dice, e a volte proprio quando non lo si può dire. Può essere un invito alla vicinanza, una richiesta d’ascolto, un bisogno di protezione o un tentativo di mantenere il controllo. Ma il punto è che chi ascolta non sempre coglie l’intenzione, o la coglie in modo deformato, sulla base della propria storia, delle proprie paure, dei propri filtri.

Questo rende la comunicazione umana profondamente fallibile e allo stesso tempo profondamente creativa. Fallibile perché spesso ci si fraintende, ci si ferisce senza volerlo, si resta soli pur avendo tentato di avvicinarsi. Creativa perché ogni volta che due menti cercano di incontrarsi in questo campo intersoggettivo, costruiscono un ponte che non esisteva prima.

La frase semplice di un saluto può così diventare un segnale di disponibilità, di distanza, di sarcasmo, di amore, di ambivalenza. Una stessa parola, mille sfumature.

In terapia, lavorare su questa intenzionalità latente significa accorgersi dei messaggi impliciti che il paziente lancia, delle contraddizioni tra il detto e il non detto, del modo in cui entra in relazione senza necessariamente spiegarlo. Ma significa anche riconoscere le proprie risposte, ciò che il terapeuta sente o fa passare tra le righe.

Per cogliere queste sfumature, il terapeuta ha bisogno di una competenza sottile: saper ascoltare con tutto sé stesso, anche dove le parole non arrivano. Non si tratta di “sapere di più”, ma di lasciarsi attraversare da ciò che emerge, restando in ascolto anche del proprio controtransfert come possibile via d’accesso a ciò che l’altro non riesce ancora a dire.

A VOLTE INCIAMPO IN ME STESSONei gesti che non mi riescono.Nei pensieri che non riesco a fermare.Nei vuoti che provo a r...
15/07/2025

A VOLTE INCIAMPO IN ME STESSO

Nei gesti che non mi riescono.
Nei pensieri che non riesco a fermare.
Nei vuoti che provo a riempire
facendo finta di non vederli.

Mi perdo nei dettagli.
In quella parola che avrei voluto dire meglio.
Nel messaggio cancellato tre volte.
Nel silenzio che pesa più di mille frasi.

Non sempre so cosa voglio,
ma sento con estrema precisione
quello che mi manca.

Non so lasciar andare.
Mi affeziono anche alle crepe.
Alle cose che avrei potuto aggiustare,
se solo fossi stato più forte.
O meno me.

Mi viene difficile
chiedere aiuto senza sentirmi un peso.
Stare in mezzo agli altri
senza sentirmi fuori posto.
Credere che qualcuno resti,
anche se non lo inseguo.

Mi confondo.
Tra ciò che sono
e ciò che ho imparato a essere per piacere.
Tra ciò che sento
e ciò che penso di dover sentire.

Ma poi, a volte,
succede una cosa piccola, quasi invisibile.
Mi guardo con occhi più calmi.
Non migliori. Solo meno severi.

E capisco che non è vero
che devo farcela sempre.
Che stare in piedi
anche solo un po’ meno storto di ieri,
può essere già abbastanza.
Che volersi bene, ogni tanto,
non è farcela sempre.

È restare con sé
senza più voler fuggire.

-Michele Lanotte

A VOLTE INCIAMPO IN ME STESSO

Nei gesti che non mi riescono.
Nei pensieri che non riesco a fermare.
Nei vuoti che provo a riempire
facendo finta di non vederli.

Mi perdo nei dettagli.
In quella parola che avrei voluto dire meglio.
Nel messaggio cancellato tre volte.
Nel silenzio che pesa più di mille frasi.

Non sempre so cosa voglio,
ma sento con estrema precisione
quello che mi manca.

Non so lasciar andare.
Mi affeziono anche alle crepe.
Alle cose che avrei potuto aggiustare,
se solo fossi stato più forte.
O meno me.

Mi viene difficile
chiedere aiuto senza sentirmi un peso.
Stare in mezzo agli altri
senza sentirmi fuori posto.
Credere che qualcuno resti,
anche se non lo inseguo.

Mi confondo.
Tra ciò che sono
e ciò che ho imparato a essere per piacere.
Tra ciò che sento
e ciò che penso di dover sentire.

Ma poi, a volte,
succede una cosa piccola, quasi invisibile.
Mi guardo con occhi più calmi.
Non migliori. Solo meno severi.

E capisco che non è vero
che devo farcela sempre.

Che stare in piedi
anche solo un po’ meno storto di ieri,
può essere già abbastanza.

Che volersi bene, ogni tanto,
non è farcela sempre.
È restare con sé
senza più voler fuggire.

Indirizzo

Palermo
90100

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