09/07/2025
🎬 “Il diavolo veste Prada” e il rischio di distorcere le narrazioni relazionali
Mi è capitato di leggere questo articolo sul celebre film “Il diavolo veste Prada”:
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in cui viene definito “tossico” il personaggio di Nate, il fidanzato di Andy.
Un’etichetta oggi abusata, appiccicata con troppa disinvoltura ad ogni relazione che finisce o a ogni partner che esprime un disagio.
La dinamica tossica del film è senza dubbio quella tra Andy e Miranda.
Andy è una giovane donna spinta a snaturarsi, a sacrificare sonno, affetti, vita privata e valori in nome di un ideale di successo che giustifica ogni cosa.
Nate non è perfetto, ma non manipola, non controlla, non impone. A un certo punto si rende conto che Andy sta diventando qualcun altro, e si allontana. Succede. Restare accanto a una persona che non ti vede più, solo per non ostacolarne la carriera, quello sì che sarebbe stato davvero tossico. Non ogni rottura è segno di tossicità. Una relazione non diventa tossica solo perché finisce.
-Tossico è chi ti fa sentire nulla senza di lui o lei.
-Tossico è un sistema che ti chiede di annullarti e per il quale non sei mai “abbastanza”.
Come psicologa, credo sia fondamentale usare con attenzione parole come “tossico” o “narcisista”. Non tutto ciò che è doloroso è patologico.
Chi scrive di relazioni ha una responsabilità: raccontarle con onestà, senza forzature ideologiche o slogan facili.
Il primo film (2006) ci aveva lasciato in sospeso, con troppe domande sul futuro di Andy. Dopo aver conosciuto il meglio e il peggio del mondo della moda, lascia la rivista di Miranda Priestly per lavorare in un quotidiano. Nel sequel non è ancora chiaro che ruolo avrà: Miranda tornerà, disposta a tutto per salvare la propria carriera, ora minacciata dalla sua ex assistente Emily, diventata dirigente di un gruppo del lusso. Novità anche nel cast: Kenneth Branagh sarà il marito di Miranda. Nella sceneggiatura, però, non c’è spazio per Nate Cooper, il cuoco fidanzato di Andy nel primo film.
Il personaggio, pur marginale, era sufficiente a risultare sgradito. Niente ritorno di fiamma, quindi. Andy ha fatto troppa strada per cadere di nuovo nei suoi giochetti. Nate non era un fidanzato sano, e la sua assenza è ben accolta. A differenza di Miranda, che lascia comunque il segno, lui rappresenta uno stereotipo tossico, superato tanto sullo schermo quanto nella vita.
Il suo limite? Non saper accettare il cambiamento di Andy. Non riesce a starle dietro, le rema contro, la vuole riportare su un percorso sicuro – per lui. Non è di supporto in un momento cruciale per lei. Persino Adrian Grenier, l’attore che lo interpretava, ha criticato il suo lato patriarcale e immaturo.
Nate vuole il controllo, si sente perso quando Andy cambia. È egoista: lei prova a salvarlo, ma lui non riesce a vederla per ciò che è diventata. “Sono la stessa persona, solo con vestiti più belli”, dice lei. “A me piacevano quelli vecchi”, replica lui, aggrappato a un’immagine rassicurante.
Se avesse avuto più pazienza, avrebbe visto Andy lasciare quel mondo, dopo aver capito che non le apparteneva. Ma non c'è spazio per chi non accetta l’evoluzione altrui. Qualcosa di “diabolico” c’era anche in lui. E non ne sentiremo la mancanza.
di Giusy Dente