Neuropsicomotricista Drago

Neuropsicomotricista Drago .E.

20/07/2025

Poche gocce nasali di ossitocina, somministrate dalla nascita, per una settimana, potrebbero bastare per prevenire patologie come la sindrome di DiGeorge. E si ipotizza che potrebbe essere utile anche per altre patologie che colpiscono lo sviluppo neurocognitivo. Infatti, l’ossitocina, nota anche come l’ormone del parto, perché stimola le contrazioni dell’utero e favorisce l’allattamento, è in grado di riparare i difetti della barriera ematoencefalica, scudo del cervello contro le sostanze dannose, che risulta compromesso in alcuni disturbi psichiatrici e del neurosviluppo. A rivelarlo è uno studio internazionale dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e di Genova, coordinato da Francesco Papaleo, direttore del gruppo di ricerca Genetics of Cognition, con il supporto della Fondazione Telethon e appena pubblicato sull’importante rivista Brain.

L’articolo completo su Salute

“Vaccini: l’alluminio non aumenta il rischio di malattie autoimmuni, del neurosviluppo o di allergie”.https://www.repubb...
19/07/2025

“Vaccini: l’alluminio non aumenta il rischio di malattie autoimmuni, del neurosviluppo o di allergie”.

https://www.repubblica.it/salute/dossier/vaccini/2025/07/15/news/vaccini_alluminio_non_aumenta_rischio_di_malattie_autoimmuni_neurosviluppo_allergie-424732039/?ref=fbppr&fbclid=IwQ0xDSwLoEPRleHRuA2FlbQIxMQABHgK1wcSQfUHMspiuc6y9xe4ARJOtMBus4_1yJGZ-1rNipwQF8IjH6EGnEMx0_aem_LVSSg07eC2XrfCGu3ycw9g

La nuova conferma arriva da uno studio danese su più di un milione di bambini. I risultati sono pubblicati su Annals of Internal Medicine

Per i bimbi affetti da Paralisi Cerebrale Infantile, un libro per raccontare la diversità.Non si può solo lavorare sul c...
05/07/2025

Per i bimbi affetti da Paralisi Cerebrale Infantile, un libro per raccontare la diversità.
Non si può solo lavorare sul corpo, ma si deve considerare anche la psiche.

29/06/2025

I miei figli hanno età molto diverse – diciannove, dodici, nove e tre anni e mezzo – e questa forbice generazionale mi ha permesso di osservare da vicino l’evoluzione del rapporto tra giovani e tecnologia negli ultimi vent’anni. Per parlare con loro e non come loro, mi sono informata: ho seguito corsi sull’algoritmo e ho studiato strumenti e processi. Nel 2020, quando ho visto “The Social Dilemma”, ho reagito con turbamento: testimonianze di ex dipendenti di Big Tech descrivevano scenari inquietanti di manipolazione e sfruttamento digitale. «Se non stai pagando per il prodotto, allora sei il prodotto». Il documentario mostrava come i social network sono progettati per catturare l’attenzione degli utenti, modificare i loro comportamenti e generare dipendenza. L’algoritmo non si limita a suggerire contenuti: ci osserva, anticipa i nostri desideri, le nostre ricerche, ci spinge a restare connessi.

Tuttavia, percepivo un’assenza nella narrativa: si dipingeva l’utente come vittima passiva di questo sistema, ma si tralasciava il ruolo attivo — e responsabile — dei genitori o degli insegnanti, ad esempio. Noi adulti contiamo ancora, grazie alla nostra capacità educativa e alle scelte che compiamo. Non ci siamo chiesti forse abbastanza cosa sarebbe successo dopo l’abuso di connessione durante il lockdown imposto dalla scuola come unico modo per restare connessi e allenati con i programmi scolastici. Sembrava un bene, ma lo era davvero?

L’opinione di Francesca Barra sul nuovo numero de L’Espresso

17/06/2025
07/06/2025

La violenza verbale sui bambini può lasciare cicatrici tanto profonde quanto quella fisica ⤵

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