18/07/2025
Specchio, specchio delle mie brame…
Ve la ricordate la matrigna di Biancaneve? Bella, vanitosa, crudele. Incapace di amare, incapace di vedere l’altro. Concentrata solo su se stessa, chiusa in un’ossessione narcisistica che la rende cieca, sorda, insensibile. Ecco: è questa la malattia profonda del narcisismo. Un ego talmente grande da non lasciare spazio a nessun altro. Un vuoto travestito da potenza.
Il mito di Narciso ce lo racconta benissimo. Rifiuta chiunque lo ami – compresa la povera ninfa Eco, che per il dolore perde tutto, tranne la voce. E alla fine, punito da Nemesi, Narciso si innamora della sua immagine riflessa nell’acqua. La guarda, la desidera, la venera… Finché capisce che quel ragazzo che lo fissa non esiste, è solo lui stesso. E muore.
Un’icona tragica, che ci parla di qualcosa di molto attuale: quando si ama solo un ideale di sé, si resta soli. Quando l’altro serve solo a specchiarci, ad ammirarci, a confermare che siamo perfetti, non è amore. È ego con un travestimento romantico. La psicoanalisi lo sa: il narcisismo è l’opposto della relazione. Perché rifiuta la differenza. Perché non tollera la critica. Perché vive la realtà come un attentato al proprio ideale. E allora che ci stai a fare in coppia, se l’altro non può mai essere altro da te? Se ogni sua parola è una minaccia? Se ogni suo limite ti offende?
I narcisi non vogliono davvero essere amati. Vogliono essere ammirati. E se non ti metti nella posizione giusta – quella dell’applauso costante – sei fuori. Ma attenzione: sotto quel narcisismo spesso c’è una ferita. Una mancanza profonda, una frattura nel riconoscimento.
E allora si rincorre un sé ideale, si costruisce una maschera. Si fa di tutto per non essere visti davvero. Perché essere visti davvero fa paura. Perché magari – sotto la superficie – ci si sente “meno”: meno belli, meno intelligenti, meno capaci, meno degni.
Ma è proprio lì che nasce la possibilità di una relazione autentica: nell’accettazione del proprio “meno”. Perché anche l’altro ha il suo “meno”. E quando due fragilità si riconoscono senza pretendere di guarirsi a vicenda, nasce qualcosa che somiglia all’amore.
La relazione vera non è fatta di specchi. È fatta di presenza. È fatta di accoglienza. È fatta di due persone “meno” – che insieme, però, valgono di più.
Michela Marzano