Centro clinico di psicoterapia

Centro clinico di psicoterapia Il centro clinico offre differenti interventi di cura alla persona: consulenza-diagnosi-sostegno psicologico,psicoterapia individuale, di coppia, di gruppo

Dott. Irene Nuzzo psicoterapeuta gruppoantropoanalista individuale e di gruppo
Dott. Laura Miccichè, psicoterapeuta sistemico relazionale, psicoterapeuta familiare,terapeuta accreditata per EMDR
Dott. Maria Luisa Traina psicoterapeuta gruppoanalista individuale e di gruppo

17/09/2025

La vera intimità la si raggiunge
quando due persone condividono,
ciascuna, la verità di sé stessa con l'altra.
Non è da tutti,
non è per tutti.
L'intimità è una conquista vicendevole,
lenta e graduale.
Somiglia ad un assedio delicato.
È rimanere accampati sotto le mura altrui
senza tentare di espugnarle.
A luccicare al sole
non sono le lance e gli scudi,
ma teiere d'argento.
Un invito a sedersi su cuscini di seta,
l'uno di fronte all'altro,
ciascuno a parlare di sé.
La vera intimità è quando due persone
si espongono l'un l'altra
in maniera vulnerabile.
Non è da tutti, non è per tutti.
L'intimità non è da tutti
perché l'intimità è avere cura,
l'intimità è cura,
è l'arte del curare.
La paura di essere feriti,
spesso spinge ad indossare una corazza,
a mantenersi superficiale, distante.
La paura di essere giudicati
spesso impedisce di sperimentare
se, dietro la maschera dell'altro,
esista la compassione.
La paura di essere venduti
al mercato degli inciuci
fa indossare la maschera
più sorridente e silente
che si possiede.
L'intimità non è per tutti
perché avere cura dell'intimità dell'altro
è un gesto di amore,
il più nobile
perché spoglio di egoismo,
di sessualità, di possesso.
È fatto principalmente
di silenzio e ascolto.
Ti offro un tè e tu mi parli di te.
Mi offri un tè ed io ti parlo di me.
Io ti ascolterò in silenzio,
tu farai altrettanto.
E quando le parole si faranno amare
io mi limiterò a porgerti
una zolletta di zucchero.

(Veronica Fortunati)

Immagine: Opera di Duy Huynh - "Selfless Devotion"

12/09/2025

Tutti vogliamo che le cose restino uguali, a volte, anche accettando di vivere nell'infelicità, perché abbiamo paura dei cambiamenti, delle cose che vanno in frantumi.
L'unica sola trappola è lo stare attaccati ad ogni singola cosa, facendoci rimanere fermi e bloccati in una realtà che non ci appartiene più.
Le rovine sono un dono. La distruzione è la via per la trasformazione. Anche in qualcosa di eterno, le trasformazioni saranno sempre presenti.
È questo l'unico modo per evolvere, per crescere e andare avanti. Non esistono altre possibilità.
Dobbiamo accettare ogni singolo cambiamento, anche se questo, comporterà un cambiamento radicale, a volte drastico o che ci farà soffrire.
Ci saranno sempre scelte da fare, strade da prendere e strade da lasciare.
Siamo in una continua evoluzione, in un perenne cambiamento evolutivo.

Se sei abbastanza coraggioso da lasciarti dietro tutto ciò che è familiare e confortevole, e che può essere qualunque cosa, dalla tua casa ai vecchi rancori, e partire per un viaggio alla ricerca della verità, sia esteriore che interiore; se sei veramente intenzionato a considerare tutto quello che ti capita durante questo viaggio come un indizio; se accetti tutti quelli che incontri, strada facendo, come insegnanti; e se sei preparato soprattutto ad accettare alcune realtà di te stesso veramente scomode, allora la verità non ti sarà preclusa.

(Elizabeth Gilbert - da “Mangia, Prega, Ama”)

Immagine: Opera di Vincent van Gogh - "Lavender Fields with a Rising Sun"

02/09/2025
Quello che nessuna scuola di psicoterapia ti insegnaNon l’ho imparato nei master, né nei convegni internazionali, né nei...
09/08/2025

Quello che nessuna scuola di psicoterapia ti insegna

Non l’ho imparato nei master, né nei convegni internazionali, né nei libri di tecnica.
L’ho capito una notte di molti anni fa, in una stanza senza orologi, con una donna seduta davanti a me che tremava come se la sua pelle non fosse più un posto sicuro.
Non c’era divano di design, niente aromaterapia, nessuna luce calda studiata ad arte. Solo due sedie, un silenzio spesso e il coraggio disperato di chiedere aiuto.
Non avevo strumenti miracolosi, avevo solo la mia presenza. E ho scoperto che, a volte, è abbastanza.

Non è stato il giorno in cui ho ricevuto il mio primo attestato che sono diventato psicoterapeuta.
È stato il giorno in cui ho smesso di voler “aggiustare” le persone per imparare a stare con loro, anche quando non c’era nulla da fare se non restare.

La psicoterapia che amo è nata così: in stanze piccole, con la paura che si poteva toccare con mano, e con la fiducia che qualcuno ti concede solo quando gli dimostri che non scapperai.
Non importano i protocolli, i test standardizzati o le mode del momento. Quello che conta è sapere che, quando il mondo dell’altro sta crollando, tu sei lì.

Nei manuali ti insegnano le tecniche, i modelli, i protocolli. Ma nessuno ti dice che ci saranno sedute in cui l’unica cosa che potrai offrire sarà un fazzoletto, o il permesso di piangere senza sentirsi sbagliati.
Nessuno ti dice che ti porterai a casa frammenti delle storie che ascolti: frasi, sguardi, respiri interrotti… e che a volte ti sveglierai di notte pensando a come sta quella persona.

Ho un cassetto pieno di biglietti, disegni, piccoli oggetti che i pazienti mi hanno lasciato. Non hanno valore per il mondo, ma per me sono il promemoria che ogni storia che ho ascoltato ha lasciato un segno.
E che anche se non puoi salvare tutti, puoi provare. Sempre.

La verità è che nessuna università ti prepara al momento in cui un paziente ti guarda e ti dice: “Non ce la faccio più”.
Nessuno ti spiega come restare in quella frase senza riempirla di consigli prematuri, come sopportare il peso di una pausa che sembra infinita.
Eppure è lì, in quell’istante sospeso, che capisci di essere nel posto giusto: presente, umano, vivo.

Perché la psicoterapia non è (solo) far star meglio le persone.
È onorare il loro dolore, restare accanto mentre imparano a respirare di nuovo, credere in loro anche quando loro non ci riescono.
È sapere che, quando usciranno da quella porta, forse non sarà cambiato tutto… ma qualcosa sì.

Non puoi guarire ogni ferita.
Ma puoi fare in modo che nessuno debba affrontarla da solo.
E questo, per me, vale più di qualunque teoria.

Enrico Chelini

🤗
07/08/2025

🤗

🤙😎🫵
07/08/2025

🤙😎🫵

Quando incontriamo qualcuno che ci entra velocemente dentro dovremmo prima chiederci se ci fa del bene o ci sta aspirand...
06/08/2025

Quando incontriamo qualcuno che ci entra velocemente dentro dovremmo prima chiederci se ci fa del bene o ci sta aspirando energia.

Perché il nostro Bambino Interiore si sta accontentando di stare appiccicato a qualcuno che rappresenta (per talune caratteristiche) il genitore rifiutante, egoriferito, abbandonico etc
Vuole proprio restargli accanto ed aspettare. Aspettare ossessivamente, con tanta sofferenza!

Si può anche passare tutta la vita in questo intreccio, senza crescere e Vivere sul serio: si resta sotto "incantesimo" e sotto "rischio".
Il rischio di perdersi (depressione).
Il rischio di attaccarsi ai figli come fossero dei baby-sitter rovinando loro l'esistenza.
Il rischio di avvicinarsi a pericoli veri e propri (inganni, tradimenti etc)
Il rischio di non conoscere il Senso della propria Dignità: orribile...!!
Il rischio di ammalarsi fisicamente e principalmente di malattie croniche (come se la psiche fosse d'accordo nel creare uno stato di disagio 'fisso' anche nel corpo, così si potrà essere accuditi a lungo da qualcuno).

I rapporti sani hanno delle caratteristiche ben precise, non sono interpretabili poi così tanto!

Quelli insani comportano troppi rischi. Spesso inesorabili.

Il tempo passa e rischiamo di invischiarci fino al punto di non trovare più il bandolo della matassa, sentendo di esser diventati impotenti e destinati all'infelicita' affettiva.
Probabilmente siamo all'oscuro del nostro problema!

Indirizzo

Largo Montalto 7
Palermo
90144

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