11/09/2025
SE AVESSI UN SOLO ESAME DA FARE, SAREBBE QUELLO DELL'OMOCISTEINA
Immagina di avere davanti a te un unico biglietto per controllare lo stato di salute del tuo corpo. Un solo esame, niente pacchetti infiniti, niente batterie complicate di analisi. Quale sceglieresti?
La mia risposta è chiara:
L'omocisteina!
E ora ti spiego perché questo esame, spesso trascurato o addirittura ignorato, è uno dei più potenti strumenti di prevenzione che abbiamo a disposizione. Non parliamo di un dettaglio secondario, ma di un indicatore che può salvare letteralmente la vita, se interpretato e gestito nel modo corretto.
Ma per prima cosa ti spiego che cos’è l’omocisteina. L’omocisteina è un amminoacido, cioè una piccola molecola derivata dalle proteine. Non la assumiamo direttamente dal cibo, ma si forma nel nostro corpo durante il metabolismo della metionina, un amminoacido essenziale che introduciamo attraverso alimenti come carne, pesce, latticini, legumi e cereali.
Il corpo, in condizioni ottimali, gestisce l’omocisteina in due modi principali:
1. Metilazione (ciclo della metionina): Qui l’omocisteina viene “riciclata” e trasformata nuovamente in metionina grazie all’aiuto del folato attivo (5-MTHF) e della vitamina B12 (metilcobalamina). È un po’ come chiudere un cerchio...l’omocisteina torna alla sua forma originaria e il sistema rimane in equilibrio.
2. Transulfurazione (ciclo della cistationina): In questa via l’omocisteina viene convertita in cisteina, grazie all’intervento della vitamina B6 (piridossal-5-fosfato). Da qui il corpo può produrre glutatione, il più potente antiossidante intracellulare.
Questi due sentieri sono come due strade parallele che impediscono all’omocisteina di accumularsi. Ma se mancano i cofattori vitaminici, o se ci sono alterazioni genetiche che rallentano gli enzimi, l’omocisteina resta nel sangue e si innalza.
Cosa succede quando l’omocisteina è alta? Un livello elevato di omocisteina non è solo un numero su un foglio, è un segnale biologico di danno e di squilibrio. Vediamo cosa accade a livello molecolare:
- Danno endoteliale: L’endotelio è il rivestimento interno dei vasi sanguigni, una barriera delicata che regola la circolazione, l’elasticità vascolare e la coagulazione. L’omocisteina in eccesso diventa tossica per queste cellule, aumentando lo stress ossidativo e riducendo la produzione di ossido nitrico, fondamentale per mantenere le arterie dilatate e flessibili.
- Aumento dell’ossidazione: L’omocisteina promuove la formazione di radicali liberi. Questi, a loro volta, ossidano LDL e colesterolo, rendendoli molto più pericolosi. Non è tanto il colesterolo totale il problema, ma cosa gli accade sotto attacco ossidativo.
- Irrigidimento vascolare e aterosclerosi: L’endotelio danneggiato diventa terreno fertile per depositi di grassi e placche aterosclerotiche. È così che aumenta il rischio di infarto e ictus.
- Pro-coagulazione: L’omocisteina stimola i fattori della coagulazione, rendendo il sangue più “appiccicoso”. Questo spiega perché chi ha omocisteina alta ha un rischio aumentato di trombosi.
- Neurotossicità: Nel cervello, l’omocisteina agisce come eccitotossina, stimolando in eccesso i recettori del glutammato (NMDA). Questo porta a stress neuronale e contribuisce a declino cognitivo, demenza e Alzheimer.
- Effetti sul DNA e sull’invecchiamento: L’omocisteina non smaltita correttamente altera il processo di metilazione del DNA, cioè la capacità di “accendere e spegnere” geni in risposta all’ambiente. Questo ha conseguenze su infiammazione cronica, invecchiamento precoce e rischio oncologico.
Tutto questo per dire che quando l’omocisteina sale, il corpo entra in uno stato di pericolo silenzioso, che tocca cuore, cervello e cellule.
La maggior parte dei laboratori indica come “normali” valori fino a 12–15 µmol/L. Ma la letteratura scientifica ci mostra che oltre 9 µmol/L il rischio cardiovascolare comincia ad aumentare, e l’ottimale sarebbe mantenersi tra 7 e 9 µmol/L.
Significa che una persona con 11 µmol/L, che magari riceve un referto con scritto “nella norma”, in realtà sta già camminando su un filo sottile. Ecco perché insisto, la vera prevenzione non è accontentarsi dei range di laboratorio, ma conoscere i valori ottimali, che sono quelli che proteggono davvero la salute.
L’aspetto affascinante è che l’omocisteina non è solo un indicatore di rischio cardiovascolare. È un marker sistemico, che racconta molto della funzionalità generale del corpo. Un livello alterato può riflettere:
- Carenze di vitamine del gruppo B
- Difficoltà epatiche nel riciclo dei metaboliti
- Stress ossidativo cronico
- Polimorfismi genetici
- Squilibri del microbiota intestinale (che influisce sulla produzione e assorbimento di vitamine)
In un solo valore si concentra la fotografia di interi sistemi biologici.
Molte persone scoprono di avere omocisteina alta nonostante una dieta equilibrata. La spiegazione, spesso, sta nei polimorfismi genetici.
- MTHFR (metilen-tetraidrofolato reduttasi): Questo enzima è cruciale per trasformare l’acido folico in metilfolato, la forma attiva che serve per riciclare l’omocisteina. Chi ha polimorfismi del MTHFR (come C677T o A1298C) lavora a regime ridotto e accumula più facilmente omocisteina.
- MTR e MTRR: Questi geni regolano la metionina sintasi e la sua rigenerazione. Alterazioni qui riducono la capacità di “riciclare” l’omocisteina.
- CBS: La cistationina beta-sintasi regola la via della transulfurazione. Varianti in questo gene possono disturbare la trasformazione in glutatione.
Questi polimorfismi non sono una condanna, ma spiegano perché alcune persone abbiano bisogno di forme metilate e attive delle vitamine per abbassare l’omocisteina.
La strategia per riportare i valori entro i limiti ottimali si basa su alcuni pilastri:
1. Vitamine nella forma giusta
- B9: metilfolato (non acido folico sintetico)
- B12: metilcobalamina o idrossicobalamina
- B6: piridossal-5-fosfato
2. Cofattori aggiuntivi
- Colina e betaina (presenti in barbabietola, spinaci, quinoa) supportano la metilazione.
- Magnesio e zinco aiutano gli enzimi coinvolti.
3. Stile di vita
- Stop al fumo, che aumenta ossidazione e rigidità vascolare.
- Riduzione di alcol e zuccheri semplici, che peggiorano l’infiammazione.
- Movimento regolare, che stimola la circolazione e abbassa lo stress ossidativo.
4. Microbiota
Un intestino sano assorbe meglio le vitamine. In caso di disbiosi, anche la gestione dell’omocisteina diventa difficile.
Quando pensiamo a prevenzione, spesso ci fermiamo a colesterolo e glicemia. Ma la realtà è che un livello corretto di omocisteina è un fattore protettivo ben più potente:
- Cuore e vasi sanguigni: Studi hanno mostrato che abbassare l’omocisteina riduce la progressione delle placche aterosclerotiche e il rischio di eventi cardiovascolari.
- Cervello e memoria: Valori alti sono correlati a demenza, Alzheimer e declino cognitivo. Intervenire in anticipo significa proteggere il cervello nel tempo.
- Gravidanza: L’omocisteina alta aumenta il rischio di aborti spontanei, preeclampsia e difetti del tubo neurale. Monitorarla è fondamentale nelle donne in età fertile.
- Longevità: Perché invecchiare in salute significa mantenere attivi i processi di metilazione e di protezione antiossidante.
Se davvero vogliamo cambiare la traiettoria delle malattie croniche, dobbiamo guardare oltre i soliti parametri. Quante vite potrebbero essere salvate se ogni persona, una volta l’anno, facesse l’esame dell’omocisteina?
Quanti maIori, infarti e ictus evitati, quante famiglie risparmiate dal dolore, quanti anziani protetti dal declino cognitivo?
La risposta non la troveremo nelle pubblicità di farmaci, ma in una medicina che vede i campanelli d’allarme prima che suonino troppo forte.
Monitorare l’omocisteina significa fare vera prevenzione, quella che può salvare la vita.
XO - Patrizia Coffaro