Dott.ssa Rita Stabile Psicologa Psicoterapeuta Adleriana

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🌺 25 novembre – Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donneLa violenza nelle relazioni non...
25/11/2025

🌺 25 novembre – Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

La violenza nelle relazioni non riguarda soltanto i gesti visibili.
Esiste anche una violenza silenziosa, fatta di controllo, svalutazione, isolamento emotivo e riduzione progressiva dello spazio personale.

In una prospettiva adleriana, ogni forma di violenza mina il sentimento sociale, la possibilità di sentirsi parte, di contribuire, di vivere relazioni basate sulla cooperazione e sulla dignità reciproca.

In terapia, uno dei compiti più delicati è aiutare a riconoscere ciò che spesso è stato normalizzato:
la paura, l’adattamento forzato, la rinuncia a sé, la fatica quotidiana di “non disturbare”.

La violenza non è mai un conflitto “alla pari”:
è un rapporto di potere che limita la libertà psicologica e la possibilità di vivere pienamente i propri compiti di vita.

Nessuna donna dovrebbe essere sola,
ogni storia merita ascolto e protezione.
Il lavoro clinico può essere uno spazio in cui ritrovare voce, valore e possibilità.

21/11/2025

Ansia e sentimento di inferiorità: un orientamento adleriano.

Il sentimento di inferiorità, nella teoria adleriana, non è un difetto né una diagnosi.
È una condizione umana fondamentale, che può diventare una spinta alla crescita oppure trasformarsi in una fonte di sofferenza quando si irrigidisce in vissuti di inadeguatezza.

In alcuni percorsi terapeutici, l’ansia può essere compresa come una risposta all’anticipazione di situazioni nelle quali la persona teme che la propria presunta inferiorità possa essere esposta, valutata o giudicata.
Non si tratta necessariamente di un rischio reale, quanto di una percezione interna che orienta pensieri, emozioni e comportamenti.

In questa prospettiva, l’ansia non è considerata solo come un ostacolo, ma come un movimento finalizzato a proteggere il senso di valore personale.
Può evitare l’ingresso in contesti vissuti come competitivi, esposti o caratterizzati da aspettative elevate.

Il processo terapeutico non mira a rimuovere il sentimento di inferiorità, ma a esplorarne la funzione soggettiva e relazionale:
quali esperienze, esplicite o implicite, contribuiscono a costruire questa percezione?
Quali ideali, confronti o narrazioni personali ne rafforzano la presenza?

✨ Quando questa comprensione diviene più chiara, può aprirsi la possibilità di un movimento diverso: non più difendersi dall’incontro con l’altro, ma partecipare alla relazione, senza che il valore personale dipenda dal confronto costante.

19/11/2025

🌿 Ansia e idealizzazione di sé: una prospettiva adleriana

In alcuni percorsi clinici, l’esperienza ansiosa può essere collegata alla presenza di un ideale di sé molto elevato, rispetto al quale la persona percepisce uno scarto difficile da colmare.
Questo ideale non coincide necessariamente con aspettative esterne, ma può essere legato alla propria storia interiore, a modelli precoci di valore, o al desiderio di mantenere una certa posizione nelle relazioni significative.

In una prospettiva adleriana, la tensione verso un ideale non è di per sé patologica: può rappresentare una forza creativa, orientata alla crescita.
Diventa fonte di sofferenza quando l’ideale assume una funzione rigidamente compensatoria, nella quale il valore personale viene condizionato dal raggiungimento di risultati percepiti come imprescindibili.

L’ansia, in questi casi, può essere compresa come un movimento protettivo, finalizzato a evitare situazioni in cui la distanza dall’ideale potrebbe emergere in modo doloroso.
Non si tratta di attribuire colpa alla persona, ma di riconoscere il significato soggettivo di tale funzionamento.

La domanda di lavoro terapeutico può allora trasformarsi da:
“Come faccio a non sentire più ansia?”
a una formulazione più esplorativa:
“Quale ideale sto cercando di servire attraverso questa ansia?”

✨ Quando questo ideale può essere guardato con maggiore flessibilità, diventa possibile sviluppare forme di auto-valutazione più realistiche e coerenti con il proprio movimento di vita.

18/11/2025

Ansia e orientamento al compito di vita: una lettura adleriana.

Il termine ansia raccoglie un insieme eterogeneo di vissuti e manifestazioni corporee, cognitive e relazionali.
In una prospettiva adleriana, non viene considerata soltanto come una reazione da eliminare, ma come un movimento soggettivo che può segnalare una difficoltà nell’affrontare uno o più compiti di vita (vita lavorativa, intimità, relazione sociale).

L’ansia può emergere quando la persona percepisce una distanza tra ciò che ritiene di dover essere e ciò che si sente in grado di sostenere. In tal senso, può essere letta come una risposta finalistica, orientata – spesso in modo non consapevole – a evitare il rischio percepito di fallimento, rifiuto o perdita di valore personale.

🧠 La domanda clinica, in questa cornice, non è soltanto:
“Come posso ridurre l’ansia?”
bensì:
“In quale direzione l’ansia mi impedisce o mi invita a muovermi?”

L’attenzione è posta sul possibile significato relazionale dell’esperienza ansiosa: quali aspettative, quali ideali di sé, quali timori rispetto all’incontro con l’altro contribuiscono a costruire questa risposta?

Il lavoro terapeutico non consiste quindi nel considerare l’ansia come un errore della persona, ma nell’esplorare la funzione che essa svolge nella sua organizzazione di vita: protezione da un compito ritenuto troppo gravoso, richiesta implicita di supporto, tentativo di orientare l’ambiente relazionale.

✨ Quando tale funzione diventa più comprensibile, la persona può gradualmente sviluppare modalità alternative, più flessibili e coerenti con il proprio progetto di vita e con il proprio sentimento sociale.

10/11/2025

Il perfezionismo come tentativo di equilibrio.

Essere precisi, attenti, responsabili è spesso considerato un punto di forza.
Ma quando ogni errore diventa una minaccia, e ogni risultato non è mai abbastanza,
quel bisogno di controllo può trasformarsi in una gabbia.

Nell’ottica adleriana, il perfezionismo non è solo una tendenza caratteriale:
è una strategia per mantenere il senso di valore personale.
Dietro l’ideale di perfezione, spesso c’è la paura di essere giudicati o di non sentirsi all’altezza.

In terapia, il lavoro non è “abbandonare” la precisione,
ma riconoscere l’intento che la sostiene.

Quando quel bisogno trova ascolto, la tensione si allenta,
e ciò che prima era rigidità diventa cura, impegno, autenticità.

✨ Non serve essere perfetti per sentirsi degni.
Serve solo riconoscere il proprio valore, anche nell’imperfezione.

Il senso di colpa e la ricerca di significato.Il senso di colpa è un’esperienza che accompagna molti percorsi di crescit...
07/11/2025

Il senso di colpa e la ricerca di significato.

Il senso di colpa è un’esperienza che accompagna molti percorsi di crescita.
Può manifestarsi come una voce interiore che giudica, come un peso o come la sensazione di aver deluso qualcuno — sé stessi o gli altri.

La colpa non è solo un’emozione scomoda,
ma un segnale che parla del nostro modo di stare in relazione.
Ci ricorda quanto teniamo ai legami e quanto desideriamo sentirci parte di qualcosa di più grande di noi.

In terapia, non si tratta di “liberarsi” del senso di colpa,
ma di comprenderne la funzione personale:
capire se ci sta aiutando a crescere o se, al contrario, ci tiene fermi in un ideale irrealistico.

Solo riconoscendone il significato, la colpa può trasformarsi in responsabilità:
una spinta verso la riparazione, l’autenticità e la libertà interiore.

27/10/2025

La sofferenza tende a isolarci, a farci credere che “nessuno può capire”.
Eppure, proprio nella relazione si trova la possibilità di cambiare.

👥 Nella prospettiva adleriana, la salute psicologica nasce dal sentimento sociale:
la capacità di sentirsi parte, di contribuire, di condividere.

In terapia, la relazione diventa uno spazio dove sperimentare un modo diverso di stare in contatto:
più autentico, più libero, più umano.
Ci si ritrova dentro una relazione che accoglie e comprende.

24/10/2025

Ogni sintomo ha un significato.

In psicoterapia non si lavora per “togliere” un sintomo,
ma per comprendere cosa vuole comunicare.

L’ansia, la rabbia o la tristezza non sono solo disfunzioni da correggere.
Sono tentativi di adattamento, segnali di un equilibrio che cerca una nuova forma.

🧠 In un’ottica adleriana, il sintomo è sempre inserito nella storia della persona:
ha uno scopo, un messaggio, un senso da scoprire.

Quando iniziamo a chiederci “a cosa serve ciò che sento?”
anziché “come faccio a farlo sparire?”,
inizia il vero lavoro terapeutico.

✨ Comprendere è il primo passo per trasformare.

23/10/2025

Le emozioni non sono un problema da risolvere.

Molte persone arrivano in terapia dicendo:
“Vorrei non provare più ansia.”
“Vorrei smettere di essere triste.”

Ma le emozioni non vanno eliminate — vanno comprese.
Sono messaggeri, non ostacoli.

🪶 In psicoterapia impariamo ad ascoltarle,
a leggere ciò che vogliono dirci,
a lasciare che ci guidino verso ciò che conta davvero.

Le emozioni diventano allora alleate preziose,
e non più nemiche da zittire.

💬 Non serve cancellare ciò che provi.
Serve imparare ad accoglierlo.

22/10/2025

🌿 Quando chiedere aiuto non è debolezza, ma consapevolezza

Molte persone arrivano in terapia dopo aver resistito a lungo, pensando di “dovercela fare da sole”.

Ma la psicoterapia non è un segno di fragilità.
È una scelta di responsabilità verso sé stessi.

È il momento in cui si smette di sopravvivere
e si inizia a vivere in modo più autentico,
riconoscendo i propri limiti e le proprie risorse.

🗝️ Ogni parola, in terapia, può aprire uno spazio nuovo:
di comprensione, di possibilità, di libertà.

💬 Chiedere aiuto è un atto di coraggio,
e spesso è il primo passo verso un cambiamento reale e duraturo.

✨ Prendersi cura della propria mente è un gesto d’amore verso sé stessi.

04/09/2025

L’ansia spesso nasce dal bisogno di avere tutto sotto controllo.
Quando questo desiderio diventa eccessivo, può trasformarsi in una prigione fatta di paure e tensione.
La terapia offre uno spazio in cui imparare a lasciare andare ciò che non possiamo dominare e riscoprire fiducia in noi stessi e nella vita.

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