11/12/2023
QUELLA MACCHINA CHE MI BLOCCAVA IL PASSAGGIO...E MIO PADRE
"L'altra volta quando sono uscito dalla seduta c è mancato poco che litigassi con uno per la strada...aveva parcheggiato davanti alla mia macchina, sono stato costretto ad aspettarlo, mi è montata una rabbia incredibile...quando è arrivato pretendeva pure di avere ragione...non so cosa mi abbia trattenuto".
Questo mi racconta M. all'inizio di un nostro incontro.
Mi colpiscono ancora piu delle parole i suoi occhi, e il tono della sua voce. Era chiaro che sentisse di aver subito una giustizia enorme, nettamente più grande di quella inflitta da chi gli aveva bloccato il passaggio.
Conosco M. da un po e non è difficile per me immaginare l origine di quella rabbia così forte, quasi ancestrale.
"Quando nella tua vita ti sei sentito bloccato come in quei minuti in macchina?"
La risposta è arrivata come un lampo: "Con mio padre, sempre. Lavoravo con lui e non andava mai bene nessuna delle mie iniziative, dovevo solo stare dove lui decideva, comandava lui".
"E come hai fatto a rimanere con lui per tanti anni in quella situazione?", gli ho chiesto io.
"Mi riecheggiano in testa da quando ero ragazzo le sue parole, senza di lui non avrei mai combinato niente di buono, non valevo niente".
Ecco la manipolazione tossica, che ha letteralmente bloccato M. per anni.
Quanta rabbia ha ingoiato sin da quando era un ragazzo...e come avrebbe potuto fare diversamente? Come avrebbe potuto distaccarsi da un ambiente tanto nocivo e fare la sua strada, se il messaggio che aveva ricevuto lo inchiodava ad una sua presunta inettitudine?
Non c e mai stato alcun canale per la sua rabbia e la sua frustrazione.
"E ormai che ci posso fare? Mio padre ha più di ottant'anni".
E così, ogni situazione nella quale si sente bloccato, ostacolato, comandato da qualcun altro, diventa per M. la valvola di sfogo di tutto ciò che negli anni, e ancora oggi, continua ad accumulare.
Legittimare quella rabbia e convogliarla in una modalità socialmente accettabile è la nostra sfida terapeutica: il piccolo M. ha ancora il diritto di guarire le sue ferite!