08/11/2025
Era giovane, trentadue anni, endometriosi diagnosticata da cinque. Dolore costante, cicli invalidanti, una vita scandita da antidolorifici e permessi dal lavoro.
Mi aveva cercato dopo aver letto che l'osteopatia poteva aiutare. Io, pieno di sicurezza da giovane professionista, le avevo spiegato il mio approccio: viscerale, fasciale, dolce ma efficace.
Dopo tre sedute, nessun miglioramento significativo. Lei continuava a tornare, fiduciosa. Io iniziavo a dubitare.
Alla quinta seduta le ho detto: "Guarda, forse non sono la persona giusta per te. Magari hai bisogno di un approccio diverso, di un altro professionista."
Lei mi ha guardato e ha detto: "Tu sei la prima persona che mi tocca senza farmi sentire rotta. Il dolore migliorerà o no, ma io per la prima volta mi sento ascoltata. E questo, per me, vale tutto."
Quel giorno ho capito una cosa: a volte il nostro lavoro non è risolvere. È accompagnare. È creare uno spazio dove il dolore possa essere visto, nominato, rispettato.
Non sempre guariamo. Ma possiamo sempre prenderci cura.
Sei mai stato curato senza essere ‘’guarito’’? Cosa hai sentito?