08/02/2024
“.. Ho perso molto, il mio lavoro, ho perso i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se il dolore mi porgesse, anche, degli inaspettati doni … Ogni individuo, ognuno di noi, ognuno di voi, è unico, irripetibile e a suo modo infinito … Quando tutto crolla e resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più. Io sono quel che sono, noi siamo quel che siamo. E come intuisce Kant alla fine della Critica della ragion pratica, il cielo stellato può continuare a volteggiare nelle sue orbite perfette. Io posso essere immerso in una condizione di continuo mutamento, eppure sento che in me c’è qualcosa che permane. Ed è ragionevole pensare che permarrà in eterno. Io sono quel che sono. Voglio andare fino in fondo a questo pensiero: se le cose stanno davvero così, cosa mai sarà un giudizio dall’esterno? Voglio accettare il nuovo Giovanni … Com’è liberatorio essere sé stessi!” (Giovanni Allevi, 07/02/2024).