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10/09/2020
10/09/2020
Colonna vertebrale: le regole per prevenire i difetti posturaliTenere lontani scoliosi e dorso curvo con corretti stili ...
06/10/2017

Colonna vertebrale: le regole per prevenire i difetti posturali
Tenere lontani scoliosi e dorso curvo con corretti stili di vita si può, ma bisogna iniziare a educare i bambini fin da piccoli. Ecco i consigli del chirurgo.
In questo articolo, il pediatra ci spiega come lo sport rappresenti la migliore terapia contro i cosiddetti paramorfismi muscolari. Correggere gli atteggiamenti posturali errati sin da piccolini è indispensabile per evitare "disastri" maggiori nell'adolescenza e nell'età adulta. Ecco con quali sport e discipline.

L’attività sportiva ha un ruolo importante anche come mezzo per correggere anomalie e deficit di sviluppo dell’organismo del bambino.

Infatti, essa offre un rilevante contributo alla prevenzione o alla progressiva correzione di quegli atteggiamenti viziati o anomali della postura (paramorfismi) causati da scarso sviluppo delle masse muscolari.
Paramorfismi e difetti di postura dei bambini

In genere iniziano intorno ai 5 – 6 anni e, se non vengono corretti, possono portare anche a deformazioni permanenti. I paramorfismi più frequenti sono

le cosiddette scapole alate,
le spalle spioventi,
la scoliosi correggibile (non quella vera),
il dorso curvo, il dorso piatto,
l’addome espanso con un’eccessiva sporgenza del fondo schiena.

Oltre alle anomalie posturali, altre situazioni fisiche nei bambini traggono giovamento dall’intervento correttivo di specifiche attività sportive.

Tra queste l’obesità, la magrezza, la sottigliezza degli arti superiori e inferiori.
Quale attività fisica si consiglia per la cura e la prevenzione delle anomalie della postura?

Essendo i paramorfismi prevalentemente limitati alle parti superiori del corpo consiglio sport completi quali:

nuoto
pallavolo
pallacanestro
canottaggio
ginnastica posturale se il paramorfismo è particolarmente spiccato.
Per l’obesità sono consigliabili sport di movimento, che fanno cioè sudare e inducono ad accelerare i movimenti. Sconsigliato il nuoto che ingrossa ulteriormente, non fa sudare e non accelera di certo i movimenti
Per la magrezza, la sottigliezza degli arti, il nuoto è, invece, lo sport ideale.

Sport bambini: obbligo educativo o o gioco e divertimento?

Spesso quando consiglio alle mamme di avviare allo sport i loro bambini, mi sento rispondere che “tra la scuola e tutte le altra attività sociali della loro giornata non trovano tempo per altro“.

Non vi nascondo che mi arrabbio, soprattutto se vedo nel bambino (e questo un pediatra attento lo può notare dai 4 anni) la possibilità che si sviluppino quelle anomalie fisiche di cui ho parlato. Ed allora, dopo un’intemerata contro la scuola e tutti gli altri impegni dei bambini, impongo lo sport come terapia.

Dicendo alla mamma “Consideri il suo bambino come malato di anomalie fisiche che devono essere curate con una terapia da somministrare 3 volte alla settimana!!“.

Una attività sportiva seria e soprattutto efficace deve essere svolta almeno 3 volte alla settimana. E se non vengono fatti tutti i compiti e studiate tutte le lezioni, vi consiglio di dire alle maestre che una scoliosi rovinerà il vostro bambino per tutta la vita ed una lezione non studiata può essere recuperata in poco tempo.
I banchi e gli zaini sono i colpevoli della postura dei bambini?

In casi di anomalie strutturali chiamare in causa le cattive posizioni assunte sui banchi di scuola o portare la cartella e zainetti troppo pesanti. (E’ il leitmotiv di inchieste dei media tutte le volte che inizia la scuola). Ho molti dubbi in proposito. Infatti tali anomalie si evidenziano solo nei bambini con scarsa muscolatura ed il tempo passato sui banchi è molto limitato rispetto al resto della giornata.

Sono invece sicuro che, se non viene attuato nessun provvedimento, i paramorfismi peggiorano e così al dorso piatto si associa progressivamente una scoliosi, il dorso curvo infantile (quello che induce i genitori a dire la classica frase “stai dritto con le spalle”) si trasforma in un dorso curvo fisso con successivo schiacciamento di alcune vertebre ecc.

Bambini, ecco perché i piedi possono girarsi all'internoDall'antiversione femorale a un'anca debole: le possibili cause ...
04/10/2017

Bambini, ecco perché i piedi possono girarsi all'interno
Dall'antiversione femorale a un'anca debole: le possibili cause del problema

Non sempre i bambini nascono con i piedi perfetti. A volte le loro piccole dita possono puntare verso l'interno, facendoli apparire storti sin dal momento del primo respiro dei piccoli; altre volte i piedini iniziano a puntare verso l'interno quando il piccolo inizia a camminare, facendolo cadere spesso. Fortunatamente nella maggior parte dei casi nessuno di questi problemi è grave, tanto che per risolverli basta l'intervento precoce del medico dopo la nascita o, addirittura, lasciare che il tempo faccia il suo corso; solo raramente può essere necessario ricorrere ad analisi più approfondite (una radiografia), all'uso di tutori o a interventi chirurgici. Saranno i medici a rassicurare la maggior parte dei genitori sulla risoluzione spontanea della situazione o a indirizzarli verso i trattamenti più adeguati. Ma cosa potrebbe aver generato il problema? Ecco quattro possibili cause.



1. L'antiversione femorale. Il caso più frequente – che può riguardare fino al 10% dei bambini – è quello in cui le dita dei piedi sono rivolte verso l'interno a causa di una rotazione del femore. Questa condizione, detta antiversione femorale, riguarda soprattutto i piccoli di età compresa tra i 3 e i 10 anni, che a causa del problema tendono a sedersi con le ginocchia rivolte verso l'interno. In genere la situazione tende a risolversi spontaneamente entro gli 8 anni di età; se ciò non avvenisse sarebbe bene rivolgersi a un ortopedico.



2. Il metatarso varo. E' la causa più frequente fra i bambini più piccoli, che possono sviluppare il problema a causa della posizione assunta nel grembo materno (ad esempio perché podalici o per il poco liquido amniotico a disposizione). In questo caso il piede assume la forma di una mezzaluna, con i talloni normali e le punte rivolte verso la parte centrale del piedino. La situazione può essere risolta facilmente dal medico. Eventualmente ai genitori può essere raccomandato di cercare di raddrizzare delicatamente il piede del bambino qualche volta al giorno, ma sembra non esserci ancora un accordo sull'utilità di queste manovre.



3. La torsione tibiale interna. Altre volte è la tibia ad essere ruotata verso l'interno, un problema che può anche portare il bambino ad avere anche le gambe storte. Più comune nei piccoli tra 1 e 3 anni di età, in genere non si tratta di una condizione evidente alla nascita, ma può diventarlo quando i bimbi iniziano a camminare. Nemmeno in questo caso è necessario un intervento, a meno che il problema persista fino ai 9-10 anni, quando invece i medici potrebbero ritenere opportuno intervenire chirurgicamente.



4. La debolezza di ossa, muscoli o tendini. Infine, le dita dei piedi possono puntare verso l'interno a causa di debolezza di una delle componenti dell'apparato muscoloscheletrico, ad esempio (soprattutto nelle bambine) delle ossa dell'anca. Se durante lo sviluppo queste strutture si rafforzano adeguatamente anche il problema ai piedi tende a scomparire.

01/12/2014

l sollievo che viene dal freddo
Alcune manovre vengono eseguite pressoché sistematicamente senza magari interrogarsi troppo sulla loro efficacia. Un buon esempio è l'applicazione del freddo, o meglio del ghiaccio, in caso di contusioni, strappi e traumi muscolo scheletrici vari. La crioterapia, così la si definisce in ambito anglosassone, conosce anche diverse declinazioni, nel senso che si va dall'applicazione di cubetti di ghiaccio avvolti in un panno (o in un sacchetto dipvc) fino ai dispositivi a circolazione di acqua fredda che, oltre a refrigerare la parte, consentono di applicare una certa compressione. Infine, quando si tratta di mobilizzare le articolazioni, spesso il freddo viene abbinato all'esecuzione di esercizi specifici. Gli effetti dell'applicazione del freddo sono almeno due: ridurre la percezione del dolore e diminuire il versamento di fluidi, cioè il gonfiore, grazie all'azioneischemica. A questi si può aggiungere anche la capacità di "sciogliere i muscoli", in quanto questi vedono una ridotta capacità di rimanere contratti a basse temperature. Inoltre, oltre che ai traumi veri e propri, l'uso del freddo si applica anche al recupero dopo interventi ortopedici, in particolare quelli relativi ad articolazioni e legamenti.

Un conto il dolore, altro il gonfiore
Prove, però, non ce ne sono, o meglio ben pochi studi hanno affrontato rigorosamente la crioterapia a confronto con il placebo o con altri mezzi. Per stabilire che cosa si può affermare con certezza, è stata condotta una revisione di tutti gli studi pubblicati finora e dedicati all'impiego di ghiaccio e affini sia per i traumi dei tessuti molli sia in caso di intervento chirurgico. Gli studi dovevano poi presentare risultati in termini di dolore, gonfiore e mobilità. Va detto che il raccolto non è stato abbondantissimo (circa una ventina di studi condotti adeguatamente) e dedicati più che altro alla crioterapia post-operatoria che ai traumi di legamenti e muscoli (17 studi a 5). Venendo all'efficacia, effettivamente sul dolore l'effetto c'è e, almeno in alcune occasioni, associando la compressione, l'effetto analgesico aumenta. Il confronto con la riabilitazione, però, è abbastanza ambiguo visto che l'applicazione del freddo non migliora il risultato, anche se eseguire gli esercizi tenendo l'arto immerso nel ghiaccio è più efficace che farlo con applicazione di calore. Non serve invece abbinare freddo e stimolazione elettrica.

Poche regole
Più ridotto, se pure c'è, l'effetto sulla mobilità e il gonfiore. In pratica secondo gli autori della revisione per diminuire il dolore senza ricorrere ad analgesici o in aggiunta a questi, la vecchia borsa del ghiaccio ha un senso. Anche se osservano che non si hanno dati sulle situazioni in cui al ghiaccio si ricorre più di frequente, come gli strappi muscolari e le contusioni tipiche dello sport. Soprattutto, mancano indicazioni su come, quando e per quanto tempo usare il ghiaccio.
Insomma serve ma non si può dire come: nel dubbio meglio averlo a portata di mano sui campi da gioco. Anche se gli effetti collaterali sono pochi o assenti, in alcuni casi è meglio non ricorrervi: per esempio quando l'infortunato è privo di coscienza, quando ha problemi gravi di circolazione o non è in grado di percepire il freddo. In ogni caso, quando la parte perde di sensibilità è il caso di interrompere l'applicazione.

Lividi e botte in settimana bianca,occhio al vademecum dello sciatore.La stagione sciistica è ormai nel pieno e come ogn...
03/11/2014

Lividi e botte in settimana bianca,
occhio al vademecum dello sciatore.
La stagione sciistica è ormai nel pieno e come ogni anno gli appassionati affollano le piste per la settimana bianca o anche solo per il week-end. Spesso ci si improvvisa però provetti sciatori passando direttamente dalla scrivania dell’ufficio agli sci senza un’adeguata preparazione. Aumentano il rischio di piccoli e grandi incidenti: dolori muscolari e articolari (oltre il 65%), distorsioni (23,5%), ematomi (14%) ferite ed escoriazioni (12%).



Secondo un’indagine promossa da Anifa, l'Associazione Nazionale dell’Industria Farmaceutica dell’Automedicazione, oltre il 70% degli Italiani dichiara di aver “avuto a che fare” con un imprevisto nel praticare attività sportive. È importante sempre prepararsi, per dare la possibilità al fisico di sopportare al meglio il carico di lavoro richiesto durante l’attività sciistica. Quando si programma la famosa settimana bianca è bene iniziare un allenamento costante e graduale almeno 2 mesi prima, in modo da ridurre al minimo i rischi dei traumi tipici dello sciatore.



Necessario un po’ di stretching qualche minuto prima di affrontare le piste. Non ci sono limiti d’età per praticare lo sci. Si può iniziare già a 4 anni e proseguire tutta la vita sempre che non si soffra di patologie cardiovascolari, polmonari o dell’apparato muscolo-scheletrico. Vietato invece alle donne in gravidanza per rischio cadute. Usare prudenza scegliendo le piste più adatte alle proprie capacità tecniche, non eccedere con il cibo durante il pranzo ed evitare bevande alcoliche, fattori che pregiudicano la reattività muscolare e la concentrazione.



Non pretendere troppo da se stessi: è provato che il maggior numero d’incidenti avviene nelle ultime ore di attività a causa della stanchezza. È importante imparare a “leggere” alcuni indicatori di fatica, quali l’affanno, l’astenia, o debolezza e un rallentamento della velocità di reazione.



In caso di distorsioni, strappi e slogature - particolarmente frequente nello sciatore la distorsione al ginocchio - tenere l’articolazione a riposo per evitare di aumentarne l’infiammazione. Applicare una borsa con il ghiaccio e usare localmente prodotti (pomate, creme, unguenti) a base di antinfiammatori non steroidei, i FANS diclofenac, naprossene, ibuprofene, che oltre alle loro proprietà antinfiammatorie sono anche in grado di calmare il dolore. Se il dolore è spiccato può essere utilizzato, per brevi periodi di tempo, lo stesso tipo di farmaci in automedicazione per via orale (diclofenac, naprossene, ibuprofene, ketoprofene).



Le cadute possono provocare ematomi (i classici lividi). I più frequenti e leggeri tendono a risolversi spontaneamente nel giro di pochi gironi. Nei casi più seri, per accelerare il “riassorbimento” del sangue fuoriuscito dai vasi sanguigni e quindi migliorare la circolazione venosa superficiale, possono essere usati farmaci di automedicazione a base di escina, oxerutina, irudina, eparina sodica, eparan solfato, sulfomucopolissaccaridi. In caso di ferite ed escoriazioni, pulire accuratamente la parte con acqua fredda e sapone aiutandosi con garze sterili (mai con cotone idrofilo) procedendo dalla lesione verso l’esterno per non sporcare ulteriormente la ferita. Dopo la pulizia si può applicare un disinfettante, preferibilmente non alcolico, a base di clorexidina, cloro, iodio e iodopovidone, acqua ossigenata, mercurio. Proteggere la ferita con garza sterile e cerotti.



Ci sono anche prodotti cicatrizzanti (disponibili anche sotto forma di garze medicate) che accelerano la cicatrizzazione e svolgono un’azione antibatterica. Se la ferita non guarisce, ma tende ad arrossarsi, a gonfiarsi eccessivamente e a far male o se, addirittura, si osservano delle striature rossastre che risalgono dalla ferita, probabilmente c’è un principio di infezione. In questi casi disinfettare ancora la ferita e sottoporsi all’esame del farmacista o del medico.



Se la ferita non guarisce, ma tende ad arrossarsi, a gonfiarsi eccessivamente e a far male o se, addirittura, si osservano delle striature rossastre che risalgono dalla ferita, probabilmente c’è un principio di infezione. In questi casi disinfettare ancora la ferita e sottoporsi all’esame del farmacista o del medico. Usare sempre gli occhiali per proteggere gli occhi non solo dal sole ma anche dal vento. In caso di piccole irritazioni si possono usare colliri anticongestionanti, se la situazione è un po’ più seria si possono usare colliri antibiotici o disinfettanti (iodopovidone, benzalconio cloruro, clorexidina).



Ricordarsi che in montagna il rischio scottature è maggiore che in spiaggia: quindi usare sempre protezioni solari e in caso di necessità non dimenticare di utilizzare un antistaminico e cortisteroidi a bassa madia potenza. Coprire la testa, orecchie e gola per proteggersi dal freddo e dal vento.

Sole e mare non servono solo per abbronzarsi e trovare refrigerio alla calura estiva. I due elementi, da soli o combinat...
28/08/2014

Sole e mare non servono solo per abbronzarsi e trovare refrigerio alla calura estiva. I due elementi, da soli o combinati, hanno un effetto benefico su alcune malattie. Sull’artrosi una malattia degenerativa della cartilagine articolare (cioè il “cuscinetto” che protegge l’osso), che provoca un dolore molto forte quando si muove l’articolazione. In questo caso, il sole svolge una funzione benefica sotto due aspetti: da un lato allevia i sintomi della malattia, dall’altro ne rallenta l’evoluzione. Il caldo dei raggi solari, infatti, permette ai muscoli di rilassarsi, attenuando la sensazione di dolore. Non solo: lo stesso calore migliora la circolazione del sangue, a tutto vantaggio di un rallentamento del processo di degenerazione della cartilagine.
L’osteoporosi è una malattia che provoca una diminuzione della massa ossea e rende quindi l’apparato scheletrico più fragile. Colpisce soprattutto le donne, con l’arrivo della menopausa. Anche in questo caso, una vacanza al mare può risultare particolarmente benefica: il sole, infatti, stimola nell’organismo la produzione di vitamina D, fondamentale perché fa aumentare l’assorbimento intestinale del calcio contenuto negli alimenti e il suo fissaggio nelle ossa. Per semplificare: senza la vitamina D, è più difficile la formazione di nuovo osso.

Scrocchiarsi le dita fa male o no?Cerchiamo di capire se estendere e ti**re le articolazioni delle mani, fino a fare rum...
29/07/2014

Scrocchiarsi le dita fa male o no?
Cerchiamo di capire se estendere e ti**re le articolazioni delle mani, fino a fare rumore, può provocare problemi alla salute.

L’indice, il medio, ma anche il mignolo, il pollice… Quando si tratta di far scrocchiare le dita delle mani, non c’è dito che sfugga a uno dei gesti più diffusi tra gli adolescenti. Ma tutto questo estendere, contorcere e ti**re le articolazioni, può far male alla salute? Cerchiamo di scoprirlo insieme.



A cosa serve far scrocchiare le dita

Anzitutto chiariamo una cosa: scrocchiarsi le dita non serve né a rendere più fluide le mani (per esempio di un pianista o di altri musicisti) né a rimettere in esercizio le articolazioni. Si tratta soltanto di un gesto che ha effetti psicologici, un modo per esorcizzare ansia, insicurezza, stress. Ecco perché è così tipico degli adolescenti. Del resto, nei giovani i tessuti delle articolazioni sono più elastici e si prestano più facilmente a essere sollecitati in questo modo, flettendosi e contorcendosi.

Nessun effetto positivo, dunque, ma neanche problemi di salute per le articolazioni.



Perché scrocchiare le dita fa rumore

A che cosa è dovuto il suono provocato dall’estensione delle dita? All’interno delle articolazioni c’è il liquido sinoviale, una pellicola fluida, prodotta dalla membrana sinoviale, che agisce come lubrificante. Quando la posizione dell’articolazione cambia, per esempio per una flessione molto estesa, si modifica anche il volume dell’articolazione stessa: questo comporta un cambiamento della pressione del liquido sinoviale.
Quando questa pressione diminuisce, i gas che vi sono contenuti in soluzione si separano e si raccolgono in bolle: il formarsi di queste bollicine corrisponde al rumore che tutti conosciamo.

Questo spiega anche perché, una volta prodotto il rumore caratteristico, prima di poterlo sentire di nuovo bisogna aspettare un po’: i gas devono infatti avere il tempo di riformarsi sotto forma di bolle.



Scrocchiarsi le dita da anziani

Una volta passata l’adolescenza, di solito passa anche il motivo alla base della mania di scrocchiarsi le dita. Ma se questo tic compare o si trascina fino all’età avanzata, quali conseguenze può avere?

A differenza dei giovani, gli anziani che si fanno scrocchiare le dita corrono qualche rischio: a quell’età, infatti, è meglio evitare di sollecitare troppo le articolazioni delle dita che, con il passare degli anni, sono più esposte al processo degenerativo dell’artrosi.

Il grande pubblico li ha conosciuti per la prima volta grazie a Mario Balotelli, che durante gli ultimi Europei di calci...
10/07/2014

Il grande pubblico li ha conosciuti per la prima volta grazie a Mario Balotelli, che durante gli ultimi Europei di calcio li ha esibiti sulla schiena durante un'esultanza rimasta famosa. Parliamo dei "Taping", i cerotti grossi e colorati che sono in grado di ridurre il dolore, accelerare il processo di guarigione dei tessuti, correggere le funzioni muscolari e l'allineamento delle articolazioni (attraverso specifiche applicazioni da parte di medici e terapisti specializzati).
Il loro uso non è soltanto analgesico e riabilitativo: tanti atleti professionisti li indossano per esaltare le potenzialità muscolari e migliorare le performance sportive.
Ideati alla fine degli anni 70 in Giappone, si sono evoluti (kinesio taping) e in seguito perfezionati grazie all'agopuntore australiano David Blow, che nel 2003 ha introdotto in Italia il taping neuromuscolare.

Come funzionano
Questa fasce elastiche adesive non rilasciano farmaci. Nella tecnica neuromuscolare viene sfruttata un'azione biomeccanica, data dal nastro elastico e dal movimento corporeo: grazie all'effetto di decompressione nei punti del corpo da trattare, viene favorita una migliore circolazione sanguigna e linfatica nell'area di applicazione e viene svolta su muscolatura e articolazioni un'azione simile a quella della fisioterapia, riducendo dolore e infiammazioni, e stimolando la capacità di auto guarigione dei tessuti.
I colori dei cerotti non hanno una funzione importante: l'azione principale è garantita dalle diverse modalità di applicazione, che cambiano a seconda della condizione clinica del paziente.
A cosa servono
In una prima fase della loro "esistenza", i Taping venivano impiegati soprattutto nella medicina sportiva dopo un infortunio muscolare o articolare; oggi si stanno ormai diffondendo anche nei reparti di fisioterapia degli ospedali, dove si usano nella riabilitazione di tendinopatie, operazioni alla spalla, fratture.

Gli altri usi
Non ci sono ancora prove scientifiche validate sull'efficacia in caso di dolori mestruali, anche se al recente Congresso internazionale di taping neuromuscolare a Roma è stato presentato uno studio pilota italiano, condotto dagli osteopati Francesco Starita e Davide Bongiorno su una ventina di persone, che evidenzia miglioramenti dei sìntomi in pazienti con patologie ginecologiche, urogenitali e gastrointestinali.

Dove si trovano
I Taping si possono acquistare anche su Internet. Ma, anche se non sono farmaci, è molto meglio evitare di comprarli tramite questo tipo di canali di vendita: un loro uso scorretto potrebbe peggiorare la situazione anziché migliorarla.

Come si applicano
È il medico dello sport, l'ortopedico o il fisioterapista a stabilire quanti cerotti vanno applicati al paziente, dove e per quanto tempo, in funzione dell'obiettivo da raggiungere e delle condizioni di salute del paziente.
In genere, i tapìng vanno mantenuti per almeno 24 ore, dopo di che possono essere tolti anche senza l'aiuto dello specialista.

Le controindicazioni
I cerotti sono controindicati in caso di trombosi, tumori, flebite, infezioni, ulcerazìoni cutanee, edema da insufficienza cardiaca.

Problemi alla schiena per 1 italiano su 4Colpa dei tacchi e delle maxi borse, ma anche del mouse, di come si sta seduti ...
12/06/2014

Problemi alla schiena per 1 italiano su 4
Colpa dei tacchi e delle maxi borse, ma anche del mouse, di come si sta seduti in auto e di tanti altri fattori negativi

Quelli che lavorano troppo al computer. Quelli che guidano col sedile troppo disteso, quelle che alternano tacchi da 12 cm e più a “ballerine” rasoterra… Il popolo degli italiani con il mal di schiena è facilmente individuabile: tutti, in un modo o nell’altro, fanno qualcosa di sbagliato per la salute della colonna vertebrale. Risultato: un italiano su 4 ha problemi di vario tipo collegati alla schiena: colpo della strega o torcicollo, gomito del tennista o dito a scatto, tendiniti, infiammazioni...

Si può soffrire di lombalgia per motivi diversi, perché si usano tacchi troppo alti o si abusa del mouse, o perché si tiene il telefono stretto tra le spalle. L´importante è individuare la causa e la soluzione è meno difficile di quanto si possa pensare.



Cause del mal di schiena

“Sempre più spesso a creare problemi muscolo-scheletrici sono movimenti che facciamo ogni giorno senza dare loro importanza, come l´uso prolungato del mouse o lo scorrere le pagine del palmare", avverte Riccardo Minola, responsabile dell´Unità operativa di ortopedia-sezione II all´Istituto clinico Sant´Ambrogio di Milano. “Ma non dobbiamo pensare al solo ambito lavorativo. Fattore scatenante nelle donne può essere la posizione mantenuta quando ci si stira i capelli oppure la moda di tenere la borsetta, anzi dei borsoni, all´avambraccio invece che a tracolla”.

E per gli uomini? “A quelli che vogliono evitare problemi lombari, il consiglio è di togliere il portafoglio dalla tasca dei pantaloni quando ci si siede alla scrivania o al posto di guida”.



Chi soffre più di mal di schiena

Cinque, dunque, gli identikit dei nuovi italiani afflitti da mal di schiena e dolori osteo-articolari:

LO STAKANOVISTA - Incurvato 8 ore al giorno alla scrivania, è incurante delle semplici norme per rendere ergonomica la propria postazione di lavoro: evitare che le spalle e il tronco siano sempre contratti e protesi in avanti. Invece è importante anche scaricare il peso della schiena sullo schienale e poggiare entrambi i piedi a terra.
LA MODAIOLA - Le scarpe alla moda mettono quasi sempre a rischio la funzionalità del piede. Chi sceglie le calzature tenendo in considerazione solo fattori estetici, rischia di incorrere in diverse patologie: borsite dell´alluce (l´infiammazione della tasca di tessuto che circonda l´articolazione del dito), dolore alle ossa del metatarso, affaticamento dei muscoli della gamba e della schiena…
IL PILOTA MAL SEDUTO - Chi è costretto a passare lunghi periodi alla guida acquisisce spesso comportamenti viziati che possono portare a spiacevoli ripercussioni sull´apparato muscolo-scheletrico.
IL TECNO-MANIACO - Oltre al rischio di incorrere nella sindrome del tunnel carpale, il patito di pc, smartphone & Co.
rischia ossa e articolazioni anche quando usa il computer portatile in treno, sul letto o sul divano, assumendo posizioni dannose per polsi e colonna vertebrale.
LA MULTITASKING - Le donne hanno una tendenza a eseguire più di una mansione nello stesso momento: col telefono stretto tra spalle e capo, rispondono a un’e-mail o spingono il carrello della spesa. Risultato? Un guaio serio per i muscoli del collo.

La lussazione della spalla, quel problema che si verifica quando una spalla "esce" dalla sua collocazione naturale provo...
06/06/2014

La lussazione della spalla, quel problema che si verifica quando una spalla "esce" dalla sua collocazione naturale provocando un dolore forte e la sensazione di avere un braccio penzoloni nel vuoto, è molto più comune di quanto non si pensi. Basta un movimento anche semplice, ma diverso e più brusco del solito. La spalla, infatti, è l'articolazione più mobile del corpo, dunque anche quella più facile a "saltare".

Cerchiamo allora di capire come capire quando si verifica una lussazione, cosa si può fare subito da soli e quando invece è fondamentale ricorrere al pronto soccorso. E scopriamo infine come recuperare dall'infortunio e quali sono i casi in cui è necessario l'intervento chirurgico.

Basta un movimento anche semplice, ma diverso e più brusco del solito. All'improvviso, si ha la sensazione che il braccio sia finito fuori dalla sua normale collocazione nella spalla e si avverte un dolore molto forte: insomma, vi è uscita la spalla. Tecnicamente, i medici parlano di lussazione ed è un infortunio assai più frequente di quello che si immagini. La spalla, infatti, è l'articolazione più mobile del corpo, dunque anche quella più facile a "saltare".

Il meccanismo di questa articolazione è complesso e fatto di tanti elementi molto delicati. Quando uno di questi meccanismi cede, parliamo dei legamenti che fanno da "tiranti" per mantenere il braccio ben saldo all'interno dell'articolazione, la spalla esce: può capitare per una caduta, per un colpo forte, per un trauma in generale.

In realtà, se i legamenti della spalla sono troppo lenti (come accade soprattutto nelle donne molto giovani e dal fisico poco atletico), la probabilità che la lussazione si verifichi anche per un movimento qualunque, è alta. Così come a rischio sono anche le persone con una muscolatura particolarmente indebolita perché non si è mai fatto troppo sporto perché si è smesso di farlo dopo averlo praticato per tanto tempo.

La spalla è uscita: come regolarsi nell'immediato? La prima cosa da fare è "ridurre" la lussazione. In termini medici, significa riportare la spalla al più presto nella sua collocazione naturale, in modo da evitare danni ai nervi, ai legamenti e alle strutture ossee.

A volte, può bastare fare da soli, ma spesso bisogna invece correre al pronto soccorso per consentire ai medici di effettuare l'operazione correttamente, grazie a manovre particolari che conoscono solo loro. A quel punto, si rende comunque necessaria una visita dall'ortopedico, così come diventa molto importante non muovere il braccio finché lo specialista non lo avrà controllato.

In concreto, ecco come regolarsi in caso di lussazione della spalla.



1) Mantenete la calma e restate fermi: agitandosi, il dolore cresce e diminuisce la possibilità che la testa dell'omero ritorni al suo posto da sé. Cercate di rilassarvi respirando lentamente e profondamente.



2) Inclinate il corpo in avanti, cosicché il braccio lussato penzoli nel vuoto: spesso basta questo semplice movimento per far rimettere a posto la spalla da sola (si parla in questo caso di "autoriduzione").



3) Se la lussazione si autoriduce, bloccate subito il braccio al collo: può bastare anche un foulard, ma deve sorreggere il gomito e mantenere il braccio piegato e bene aderente al torace.

La spalla lussata, anche una volta rimessa a posto, può continuare a provocare dolore. Niente di cui preoccuparsi, è un fatto assolutamente normale. Basta solo conoscere i modi per ridurre il fastidio o il male.



1) La borsa del ghiaccio. Il freddo ha un effetto antidolorifico: per po-tenziarne i benefici, basta applicarlo sulla zona lussata per 10-15 minuti, ripetendo l'operazione 4-5 volte al giorno. Se preferite un cold pack (la tasca di gel che si fa raffreddare in congelatore), non va dimenticato l'asciugamano per proteggere la pelle dal contatto diretto con la fame di gelo.



2) Gli antidolorifici. Se il dolore è troppo forte e persistente, chiedete aiuto all'ortopedico o anche al medico di famiglia: quasi certamente vi prescriverà un farmaco antinfiammatorio a base di nimesulide, acido acetilsalicilico o ibuprofene. Entro tre giorni il dolore dovrebbe ridursi sensibilimente, se non scomparire del tutto.

Indirizzo

Passignano Sul Trasimeno
06065

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Lunedì 08:30 - 19:30
Martedì 08:30 - 19:30
Mercoledì 08:30 - 19:30
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