09/09/2025
In quel momento apparve il bimbo volpe al nido.
«Buon giorno», disse la piccola educatrice.
«Sono qui», rispose una voce, «sotto la gonna di mamma…»
«Chi sei?»
«Un bimbo che inizia il nido.»
«Vieni a giocare con me?»
«Non posso: non sono ancora ambientato.»
«Che vuol dire ambientamento?»
«È una cosa da molto dimenticata: vuol dire creare legami.»
«Creare legami?»
«Certo. Finora tu non sei per me che un adulto tra centomila; e io per te un bimbo. Ma se mi farai ambientare, avremo bisogno l’uno dell’altra: tu sarai per me unica al mondo, e io sarò per te unico al mondo.»
«Comincio a capire», disse la piccola educatrice.
«La mia vita è monotona», riprese il bimbo volpe. «Ma se farai un bel ambientamento, riconoscerò un rumore di passi diverso dagli altri: gli altri mi fanno nascondere, il tuo mi farà uscire dalla tana.
Vedi i campi di grano? Il grano non mi dice nulla; ma i tuoi capelli sono color dell’oro: quando mi avrai ambientato, amerò il vento nel grano.»
Tacque. «Per favore… ambientami bene.»
«Che cosa bisogna fare?»
«Bisogna essere molto pazienti. Ti siederai un po’ lontano; ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla: le parole sono una fonte di malintesi. Ogni giorno potrai sederti un po’ più vicino.»
Dovresti tornare sempre alla stessa ora», disse il bimbo volpe. «Se vieni tutte le mattine alle otto, dalle sette comincerò a essere felice; se vieni quando capita, non saprò a che ora prepararmi il cuore. Ci vogliono i riti.»
«Che cos’è un rito?»
«È ciò che rende un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora diversa dalle altre ore.»
Così la piccola educatrice ambientò il bimbo volpe.
Dopo tre anni, quando la partenza fu vicina:
«Ah!», disse la piccola educatrice, «piangerò.»
«È colpa mia?»
«È vero», disse lei.
«Ma piangerai?»
«È certo.»
«E allora che ci guadagni?»
«Ci guadagno il colore del grano» rispose, «e il tuo passo nel corridoio.»
«Si vede bene solo col cuore; l’essenziale è invisibile agli occhi», sussurrò il bimbo volpe.
«E tu diventi responsabile per sempre di ciò che hai addomesticato», aggiunse.
«Io sono responsabile dei miei bambini», ripeté la piccola educatrice.
Danilo Casertano