02/05/2024
🧠 Durante il periodo del lutto, gli ormoni dello stress, come il cortisolo, aumentano e avviene un cambiamento nell'attivazione di alcune aree cerebrali, come i gangli basali, situati nella parte inferiore del cervello. Questi sono coinvolti nella definizione delle nostre abitudini e contribuiscono a determinare la ricompensa e il piacere che otteniamo dalle relazioni; inoltre codificano il nostro senso di vicinanza e attrazione per gli altri. Per questo hanno un ruolo nel modo in cui reagiamo alla separazione dai nostri cari: un’iperattività di quest’area può spingerci a cercare l'altro attraverso comportamenti di ricerca e tentativi di riavvicinamento.
Esiste inoltre una certa sovrapposizione tra le aree del cervello coinvolte nella rappresentazione di noi stessi e quelle coinvolte nelle rappresentazioni dei nostri cari. Il nostro cervello non riesce a distinguere del tutto sé stessi dagli altri, perciò può esserci una sorta di confusione tra il punto in cui finiamo noi e inizia l’altra persona, soprattutto nelle relazioni intime. Per questo la perdita di una persona significativa può farci sentire come se una parte di noi stessi fosse stata portata via, rendendoci difficile riconoscere chi siamo dopo la perdita.
Infine, nel cervello si può verificare una disconnessione tra le aree della memoria episodica (che registrano gli eventi e ci informano che la persona non c’è più) e le aree della memoria semantica (che registrano le informazioni contestuali sulla nostra vita e ci informano che la persona persa è una parte prevedibile della nostra esistenza quotidiana).
Conoscere questi cambiamenti cerebrali può aiutarci a capire che l’elaborazione di un lutto richiede del tempo e che dobbiamo essere compassionevoli con noi stessi durante questo fondamentale processo.
👉 Leggi l'articolo https://www.stateofmind.it/2024/04/lutto-cambiamenti-cerebrali/