22/02/2024
🔴🔴🔴 IL MEDICO DEVE TORNARE A PREOCCUPARSI SOLO DI GUARIRE IL SUO PAZIENTE e il paziente affidarsi al medico con la sicurezza che tutto il meglio verrà fatto per lui. Al diavolo: performance, obiettivi, bilanci. LA SALUTE NON È E NON POTRÀ MAI ESSERE UN PRODOTTO COMMERCIALE.
Un mio fermo convincimento che ho ribadito durante la prima puntata della rubrica "L’ALTRA FACCIA DELLA SALUTE" della quale sarò ospite fisso e che va in onda su Umbria Tv, all’interno del programma "L’aperitivo", il giovedì alle 12.30 e in replica alle 17.30. Una puntata durante la quale ho parlato di etica medica e di come questa sia cambiata nel corso del tempo, indipendentemente dalla volontà degli attori principali (medico/paziente), ma sulla spinta dell’evoluzione del contesto giuridico-sociale e del sistema gestionale aziendalistico della sanità. Tutto ciò ha indotto una considerevole, anche se forse poco apparente, mutazione della relazione tra i due determinando una vera e propria CRISI DI FIDUCIA, il grande guaio del sistema salute. Nel tempo si è passati da un rapporto paternalistico a un rapporto di diritto fino a un rapporto commerciale. Fuffa? Tutt’altro, prima il medico prendeva le sue decisioni senza di fatto ascoltare il paziente ma in scienza e coscienza si adoperava al meglio mettendosi a disposizione per ottenere un risultato clinico: rapido, dolce e duraturo. Per ottenere questo il medico agiva contro la malattia come in uno stato di guerra senza risparmio di colpi (spesa), ma solo con l’obiettivo della guarigione. Successivamente nell’epoca dei diritti universali si è introdotta la difesa dei diritti del cittadino (sacrosanta) che ha trasformato questo rapporto in un rapporto di diritto paritario, il medico deve ascoltare il parere del paziente sul suo operato, attenersi alle sue opinioni, al suo consenso, far calzare le sue scelte sullo stile di vita e sulle prospettive future dell’individuo. Questo ha creato (in alcuni medici) un freno enorme nella libertà di azione, con una sequenza di riflessioni e preoccupazioni che producono l’adozione di comportamenti sanitari non utili allo scopo di cura ma a difendere il proprio operato . Al paziente di contro ha comportato il bisogno di informarsi per poter discutere con il medico del proprio stato con il rischio di raccogliere notizie non veritiere e confondenti. Nel malato ha prodotto inoltre una nuova condizione quella di responsabilità nella scelta terapeutica. Tutto ciò in uno stato di malattia che di fatto determina uno stato di fragilità psicologica che a sua volta può ulteriormente indurre all’errore. Mentre ancora si stava affrontando questo nuovo rapporto sopraggiunge una nuova variabile ben più insidiosa: il profitto dell’azienda sanitaria che ha trasformato il paziente in cliente da soddisfare più/oltre che curare e convincere a spendere il suo budget personale nell’azienda territoriale. Al medico il compito di orientare la propria azione di cura, con l’attenzione alla spesa a favore del profitto aziendale.
Questi gli elementi che hanno destabilizzato uno dei più antichi rapporti di fiducia basato su uno sguardo, una parola, una stretta di mano. Sono cambiati i tempi? No sono cambiate le regole e lo sono in peggio.