Dott.ssa Alessia Foronchi Psicologa clinica

Dott.ssa Alessia Foronchi Psicologa clinica Sono una Psicologa Psicoterapeuta specializzata presso la SFPID di Bologna.

L'importanza, l'impegno ed il piacere della formazione continua
12/10/2024

L'importanza, l'impegno ed il piacere della formazione continua

06/05/2023

: LUI.

20/01/2023

Accogliamo con favore le intenzioni del ministro della Salute Orazio Schillaci che, nel suo intervento alla Camera in risposta ad una interrogazione dell’on. Lupi, ha annunciato l’intenzione di avviare ogni utile e necessario approfondimento sul tema dello psicologo di base per un provvedimento nazionale.
Di recente diverse Regioni hanno provveduto autonomamente a disciplinare questo servizio, adesso però è arrivato il momento di una legge nazionale per il rafforzamento della rete pubblica di prevenzione e cura del benessere psicologico.
Per approfondire 🔽
https://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=110377

12/01/2023

Ci occupiamo costantemente del sistema carcerario italiano e ci sembra doveroso farlo anche oggi, dopo aver letto su la Repubblica le parole di Maria Luisa Malato, direttrice della più grande casa circondariale palermitana. Oltre a sottolineare l'importanza dei contatti tra comunità esterna e contesto penitenziario, ribadisce la necessità di una maggiore presenza di psicologi per occuparsi di problematiche che altrimenti non sarebbero in grado di affrontare. Un bisogno ancor più impellente se consideriamo gli 84 suicidi dell’anno appena trascorso, che rappresentano il numero più alto a partire dal 2000.
L’inserimento in pianta stabile di psicologi negli istituti penitenziari è fondamentale per lavorare sulla prevenzione del disagio mentale e per poter incidere sulle cause di fatti così gravi.

29/10/2022

Nei giorni scorsi è stato firmato un protocollo d’intesa con l’amministrazione penitenziaria che si articola su tre campi d’azione: individuare le modalità di intervento per il benessere del personale dell’amministrazione penitenziaria; rispondere all'emergenza sociale delle morti per suicidio nelle carceri; ridefinire ruolo e modalità di selezione e impiego degli psicologi esperti ex art 80 che dia dignità e stabilità ad un lavoro specializzato e importante nell’ottica generale di prevenzione sociale.
Per portare a termine queste azioni, che rispondono a emergenze quotidiane che l’amministrazione penitenziaria si trova ad affrontare, sarà istituito un tavolo di confronto.
Per approfondire 🔽
https://www.psy.it/firmato-il-protocollo-di-intesa-fra-cnop-e-dap.html

12/10/2022

Sul narcisismo

Freud parla per la prima volta di Narcisismo nel 1910, in una nota che aggiunge ad un passaggio de I tre saggi della sessualità del 1905. In questa nota Freud vede il narcisismo come quella condizione in cui un soggetto, omosessuale, viene a sentirsi amato come è amato dalla propria madre(pag 459)
Nel 1914, Freud si cimenta in un’opera particolarmente impegnativa, Introduzione al Narcisismo, ma che non lo soddisferà mai abbastanza.
In questo lavoro Freud organizza il suo discorso sul narcisismo attraverso quello sulla libido dell’Io: fa del narcisismo un destino della libido , facendolo ruotare intorno a tre variabili: l’Io in quanto variabile dipendente dalle altre due: l’Ideale - nelle due declinazioni dell’Io Ideale e dell’Ideale dell’Io - e l’Oggetto. Più l’Io investe sull’Oggetto, più lo rende grandioso, più lo idealizza e più impoverisce sé stesso, e viceversa.
L’Io è qui descritto da Freud come un organismo dotato come di propaggini digitiformi sulla loro superficie, che possono ora spingersi verso l’esterno ora retrarsi di nuovo(p. 445)
La libido funziona allo stesso modo: appartiene all’Io e va verso l’oggetto, ma può anche ritornare di nuovo sull’Io che viene investito al posto dell’oggetto. Parliamo dunque di libido dell’Io sia nel senso oggettivo, quando ricade di nuovo sull’Io, sia nel senso soggettivo, quando partendo dall’Io si dirige verso l’oggetto.
Il narcisismo che ritroviamo dunque in Introduzione al Narcisismo è in relazione alla teoria della libido e di come essa si ripartisce tra l’Io e i suoi oggetti di investimento. Freud descrive in maniera molto meticolosa le diverse condizioni psicopatologiche, e della vita quotidiana, nelle quali si realizzano le condizioni del narcisismo: le psicosi , il dolore fisico , l’ipocondria e la vita amorosa.In questo scritto Freud parla ora di Ideale dell’Io, ora di io Ideale, ma in effetti si tratta di due concetti diversi. Seguendo anche la lettura che ne fa Lacan, possiamo riconoscere in Freud il riferimento all’Io Ideale quando l’Io viene trattato come l’oggetto ideale con cui il soggetto si identifica sul piano immaginario, e vedere l’Ideale dell’Io come quel principio ispiratore e armonizzante con cui il soggetto si identifica invece sul piano simbolico.
Il narcisismo è dunque quella condizione dell’essere che può realizzarsi solo a patto che non vi siano differenze tra l’Io e l’oggetto , tra sé e l’altro, vale a dire attraverso identificazioni reciproche e speculari , condizione cui l’essere umano tende naturalmente: non esiste situazione più basilare e ricercata tra gli esseri umani come quella del narcisismo, in quanto riproduce l’armonia della identificazione primaria con la madre e con il modo attraverso cui ella ci ha amati. Esiste dunque un narcisismo di base, costitutivo e fisiologico della persona, che presiede alla cura e all’amore di sé .
Il narcisismo, dunque, comporta anche benessere e armonia, ed è per questo che, spesso, per far funzionare le cose, per ottenere la pace, gli esseri umani cercano soluzioni narcisistiche , fanno in modo cioè di adattarsi tra di loro, di cancellare le differenze intersoggettive, illudendosi, in questo modo, di realizzare quelle condizioni di armonia che le relazioni narcisistiche sembrano garantire in quanto sottomesse all’ideale dell’Io. Occorre però che l’ideale dell’Io funzioni come un significante unificatore e rassicurante, affinché le traballanti relazioni narcisistiche, che di per sé tendono invece verso l’aggressività, mantengano la loro coesione pacificante, almeno fino a quando l’Ideale dell’Io non cada, non venga meno. Se l’Ideale dell’Io viene meno, allora il narcisismo è pronto a mostrare l’altro suo volto, quello che, piuttosto che alla vita, spinge alla distruttività e alla morte. Bisogna riconoscere con Green che, effettivamente, esistono un Narcisismo di vita e un Narcisismo di morte. cit(A. Green. Narcisismo di vita e narcisismo di morte)
Anche le nevrosi presentano dunque un aspetto narcisistico e d’altra parte Freud ha messo in evidenza il vantaggio secondario che il nevrotico trae dal piacere di lamentarsi senza posa. Ogni sofferenza nevrotica comporta dunque una quota di narcisismo, perché essere nevrotici significa, per Freud, non sapere che cosa si desidera, e un tale vuoto di sapere, come anche Lacan ci ricorda attraverso tutto il suo insegnamento, oltre che fonte di sofferenza, è anche causa di grande instabilità nel soggetto, una instabilità molto difficile da sopportare e che di conseguenza può spingere a soluzioni narcisistiche , sintomatiche, di difesa, tattiche. Il narcisismo dunque, nell’accezione freudiana, è una posizione tattica del soggetto, un modo per tenersi, per sostenersi, per affrontare meglio il disagio della propria esistenza nevrotica , o il disagio esistenziale o anche quello proprio della condizione umana in generale. Insomma, uno stato nevrotico, ma anche ogni situazione di precarietà o di disagio soggettivo può disporre ad un disordine narcisistico, ed è per questo che ritroviamo il narcisismo, soprattutto oggi, come il modo prevalente di essere dell’uomo post-moderno in rapporto a sé e agli altri.

"Introduzione al Narcisismo (1914)."

10/10/2022

10 ottobre - Giornata mondiale della salute mentale

L'agire collettivo, le numerose iniziative promosse, i congressi, l'impegno politico per favorire alla popolazione italiana l'accesso alle sessioni di psicoterapia e psicologia, sono tutti segnali volti a mettere fine allo stigma e alla discriminazione dei disturbi mentali. Ma c'è ancora molto da fare per "Rendere la salute mentale e il benessere di tutti una priorità globale”.

In Italia l'Istat stima che quasi quattro milioni di persone soffrano di disturbi psichici, ma meno della metà viene diagnosticata e che solo 1 paziente su 3 ottiene cure adeguate. Molti non ne parlano con nessuno. La vergona, il giudizio, il senso di colpa, il difficile accesso alle cure, ma anche il pregiudizio sulla professione sono i grandi limiti nell'opinione pubblica.

L'Ordine degli Psicologi e delle Psicologhe delle Marche e tutti i nostri colleghi lavorano quotidianamente per mantenere alta l'attenzione sulla prevenzione della salute mentale.

02/10/2022

L'Ideale dell'Io

L'Ideale dell'Io è uno dei concetti più complessi e controversi della psicoanalisi, continuamente intrecciato con quello di Super-Io. L'Ideale dell'Io è il modello cui l'Io vuole aderire, senza mai riuscirci completamente, proprio perché si tratta di un ideale. Sigmund Freud introduce l'espressione ''Ideale dell'Io'' nel 1914 in Introduzione al narcisismo, collegandolo al narcisismo e all'illusione della perfezione narcisistica della prima infanzia. Quando il bambino si rende conto di non essere in grado di corrispondere a tale modello perfetto, tenta di recuperarlo appunto come ideale. Dunque l'Ideale dell'Io è l'erede del narcisismo originario, alimentato da libido narcisistica, che si origina in epoca precoce preedipica, mentre il Super-Io è l'erede del complesso di Edipo e svolge le sue funzioni normative, protettive e punitive prevalentemente sotto l'egida dell'aggressività. Entrambi originano dalla dimensione relazionale del bambino con i genitori o di chi si prende cura di lui, in una rete di identificazioni e di reciproci rispecchiamenti (fase dello specchio in Lacan). In età adulta, se l'Io non si adegua ai dettami del Super-Io, subisce l'attacco intrapsichico punitivo e prova colpa; se invece si discosta dal modello dell'Ideale dell'Io, prova vergogna. Freud descrive così il processo della rimozione:
«Gli investimenti oggettuali vengono abbandonati e sostituiti dall'identificazione. L'autorità paterna o parentale introiettata nell'io vi costituisce il nucleo del Super-io, il quale assume dal padre la severità, perpetuando il suo divieto dell'incesto, e garantendo così l'io contro il ritorno degli investimenti oggettuali libidici» (Il tramonto dell'Edipo, cit pag 30)
Freud in L'Io e l'Es, capitolo L'Io e Il Super-Io (Ideale dell'Io) introduce delle novità riguardo l'oggetto perduto e la sostituzione che avviene attraverso un'identificazione. E tale identificazione partecipa, significativamente, alla formazione dell'Io e contribuisce a ciò che viene chiamato carattere. Spiega come con il crollo del complesso d'Edipo l'investimento oggettuale della madre che deve essere abbandonato, possano comparire o un'identificazione con la madre o un rafforzamento dell'identificazione con il padre.
(Psicoanalisi e dintorni)

27/09/2022

23 settembre 1939: moriva Sigmund , un uomo da ricordare per la sua attitudine a cercare domande più che dare risposte.

16/09/2022



Si è svolta al ministero della giustizia una riunione tra la Sottosegretaria di Stato On. Anna Macina e il Presidente del CNOP David Lazzari.
Al centro della discussione il punto sui bisogni psicologici negli istituti penitenziari, anche alla luce delle proposte avanzate dal CNOP sulla necessità di potenziare le risorse psicologiche per i detenuti e il personale.
Si è preso atto della creazione e dello stato di attuazione del fondo per il supporto psicologico al personale della polizia penitenziaria di 1milione di euro e dello stanziamento di 2,7milioni di euro per il potenziamento degli esperti ex art.80, con un aumento di quasi il 50%.
Come CNOP ci siamo occupati in maniera costante del tema carcerario, compresa la questione dei suicidi.
L’impegno comune è quello di arrivare ad un protocollo d’intesa sui principali temi: la revisione delle modalità di reclutamento e una maggior presenza di professionisti nei penitenziari.
L’aver stanziato nuovi fondi è un segnale importante di attenzione da parte del ministero.

29/05/2022

🔴 Bonus Psicologo - ALERT!

1) Il testo non è ancora pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Per il momento tutti i documenti che girano informalmente sono da considerarsi bozze.

2) Le domande di accesso al beneficio da parte degli utenti, le disponibilità dei professionisti e la finestra di tempo nella quale presentare le domanda, probabilmente tramite la piattaforma INPS, scatteranno alla pubblicazione del decreto in Gazzetta Ufficiale, non prima.

3) Al momento nessuna piattaforma ufficiale è ancora pronta . Tutti i siti e link che stanno circolando attualmente sono da ritenersi iniziative private non riconducibili in nessun modo né ad INPS né al ministero della salute

24/05/2022

Ci capita spesso all’interno della terapia, forse anche sin dalle prime sedute, che i pazienti ci chiedano consiglio sul lavoro, sui figli, sull’amore. Arrivano incerti e dubbiosi, come se una nebbia impedisse loro di vedere la scelta che loro sanno, nel profondo, essere quella giusta. Si rivolgono a noi insistendo e attendendo la soluzione a questa tempesta di dubbi, come se lo psicologo fosse un dispenser di pillole di vita, che contiene 1000 e 1 soluzioni per tutti i tipi di problemi e per tutti i tipi di pazienti. E questa soluzione in qualche modo esiste, ma non come risposta immediata e unilaterale, bensì come percorso e messa in discussione continua del paziente che, in questo modo, si renderà autonomo, adulto, in grado di scegliere.

Pensiamo che accettare di dare un consiglio, all’interno di una terapia, può essere espressione di un rapporto parziale, realizzato a metà, se rispondiamo guardando unicamente a come il professionista agirebbe in una determinata situazione. Non considerare l’unicità, la storia, il vissuto profondo di chi ci parla, è mettere se stessi al posto dell’altro, e intralciare in qualche misura la sua ricerca alla scoperta di sé.

Rifiutare di dare consigli non vuol dire sottrarsi al rapporto di terapia e non aiutare il paziente, ma allontanarsi da dinamiche che ci impediscono di vedere lui e la sua storia.

Significa permettere all’altro, attraverso il rapporto costruito, di ritrovare dentro di sé un desiderio, di comprenderlo e di ascoltarlo, e poter così tornare a sentire una spinta chiara che porterà spontaneamente a intraprendere una strada piuttosto che un’altra.

Essere psicologo per noi vuol dire aiutare il paziente a ritrovare la propria strada, essere una guida valida e affettiva che permetta di tornare a sentire e di dare un senso ai propri desideri. In questo modo, per il paziente sarà possibile cambiare, scegliere nuove vie, nuovi percorsi. Saper dare importanza anche alle piccole richieste comuni, è comprendere le tante realtà profonde che l’essere umano esprime.

Essere Psicologo significa vedere e riempire di significato queste realtà per permettere al paziente di fare altrettanto e poter, così, continuare a percorrere la propria strada, unica, chiara e sempre nuova.

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