L'Atelier della Pedagogista di Lucia Vichi

L'Atelier della Pedagogista di Lucia Vichi "Gli alberi non crescono tirandoli per le foglie" Myrtha Hebe Chokler https://padlet.com/vichilucia/z65xgps8j16r5mie

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🌱LACRIME CHE VOLANO VIA“Piangere non è la causa del dolore, è la liberazione del dolore.”Magda Ge**er💡Quanto è difficile...
24/09/2025

🌱LACRIME CHE VOLANO VIA

“Piangere non è la causa del dolore, è la liberazione del dolore.”
Magda Ge**er

💡Quanto è difficile per noi adulti restare presenti davanti al pianto di un bambino/a?
💡Quanto istintivamente cerchiamo strategie per distrarlo, zittirlo, bloccarlo?
💡Quanto ci risulta faticoso ascoltare alcune frequenze di pianto?
💡Quante volte lo giudichiamo come inutile, esagerato, “senza senso”?
💡Quante volte lo evitiamo con l’indifferenza perché lo percepiamo noioso, pesante, scomodo?

🌱Il pianto è un linguaggio primordiale. Non è solo la comunicazione di un bisogno immediato (fame, sonno, disagio), ma anche un modo per liberare tensioni accumulate, scaricare stress, ritrovare equilibrio.
🌿È un processo biologico che coinvolge il sistema nervoso autonomo: se accolto e contenuto da una presenza rassicurante, diventa regolazione emotiva e co-regolazione.

🫀 Per l’adulto, però, il pianto infantile può essere un riattivatore di antiche ferite. Ci riporta alle nostre lacrime di bambini, che forse non hanno trovato mani e braccia capaci di accogliere. Così, istintivamente, cerchiamo di farlo tacere: non perché “non ci importa”, ma perché non sappiamo reggere quel dolore rispecchiato in noi.

📌 Etimologia della parola PIANGERE: dal latino plangĕre, “percuotere con rumore”, battersi la fronte, battersi il petto dal dolore. Il pianto è un atto di scarico corporeo ed emotivo: il corpo che vibra, si muove e si libera.

🧠 Perché allora il pianto di un neonato o di un bambino dovrebbe essere ridotto a “capriccio”, vizio, scenata da interrompere?
🌱Il pianto non è un nemico da combattere: è un invito a connettersi, un segnale di fiducia, un appello alla relazione e all’ascolto profondo.

🫀 Accogliere il pianto significa diventare co-regolatori: il nostro corpo calmo, la voce pacata, l’abbraccio e le mani a nido donano al bambino/a la certezza che non è solo nel suo dolore, che può attraversarlo e superarlo in sicurezza. Insieme.

🪷 Il pianto di un bambino è liberazione del dolore.
🪴 Come adulti consapevoli, abbiamo il dovere e la responsabilità di accoglierlo senza giudizio. Per riuscirci, dobbiamo prima imparare ad abbracciare il nostro dolore, quello del bambino che siamo stati, riconoscendo le lacrime che non hanno mai trovato ascolto.

✨Accogliere un bambino/a che piange non è viziarlo: è “insegnargli” che le emozioni sono umane, che possono essere attraversate e che la relazione autentica non ha paura delle lacrime.

Atelier della Pedagogista

🌱AMORE CON DEBITO“I miei figli non mi devono nulla per i miei sacrifici.E' stata tutta una mia scelta.Volevo dare il mio...
23/09/2025

🌱AMORE CON DEBITO

“I miei figli non mi devono nulla per i miei sacrifici.
E' stata tutta una mia scelta.

Volevo dare il mio corpo per allattare e portarli.
Volevo dare a loro tutto il mio tempo ed energie.
Ho sempre voluto metterli al primo posto.
Volevo confortarli durante tante notti insonni
e cambiare tutti i pannolini mentre si agitano.
Volevo mettere da parte alcuni dei miei sogni per concentrarmi su di loro,
per essere il loro tutto.

Perché come genitore
Voglio sostenere il loro viaggio sulla terra
e che sappiano che non sono mai soli
perché sarò al loro fianco o, nel loro subconscio, amandoli.

E voglio che siano felici sopra ogni cosa nella mia vita.
Li amo così tanto.

Quindi non mi devono niente.
Perché non mi hanno chiesto di fare niente di tutto questo.
E' stata tutta una mia scelta.
E non cambierei mai nulla.”
✍️:

🌱Queste parole aprono uno spazio prezioso di consapevolezza.
❗️Spesso, nella nostra cultura, i sacrifici dei genitori vengono trasformati in un “debito” che i figli e le figlie dovrebbero restituire con obbedienza, gratitudine eterna o rinunce personali e sacrifici.
🌿Ma l’infanzia non dovrebbe mai essere caricata di questo peso.

🌱 I bambini e le bambine non hanno chiesto di ve**re al mondo.

🌱 È stata una scelta degli adulti. Talvolta consapevole, talvolta no.
Ogni gesto di cura – dal corpo donato nell’allattamento, alle notti insonni, alle rinunce personali, agli investimenti economici, … – appartiene alla responsabilità e alla libertà dell’adulto, non a un obbligo a cui i figli/e devono compensare.

🤍 Quanti noi adulti sentono nel cuore il peso della ricompensa?
🤍 Quanti noi adulti si sentono obbligati ad eseguire le richieste dei propri genitori per “non deluderli”?
🤍 Quante volte, da bambini, abbiamo sentito che il nostro valore dipendeva da quanto “ripagavamo” i sacrifici dei nostri genitori?
🤍 Quali frasi risuonano ancora dentro di noi come richieste implicite di ricompensa: “Con tutto quello che ho fatto per te…”?
🤍 Ci accorgiamo di quanto queste eredità pesino ancora sulle nostre scelte di adulti, genitori o educatori?
🤍 Riusciamo a distinguere tra la gratitudine autentica e quella che nasce dalla paura di deludere?

⛓️‍💥 Educare con consapevolezza significa allora liberare l’amore da ogni logica di scambio.
Non “Ti curo, quindi tu mi devi qualcosa” o “Ti dò vita così un giorno tu ti prenderai cura di me”, ma: “Ti curo perché ti amo, e perché come genitore scelgo di essere per te base sicura e sostegno nel tuo viaggio sulla terra”.

🌱 Questo non toglie valore alla gratitudine che i figli e le figlie, crescendo, potranno naturalmente sentire. Ma la gratitudine autentica nasce quando non è pretesa né dovuta, quando non si trasforma in colpa o catena invisibile.

🌿 L’amore genitoriale più profondo non chiede nulla in cambio. È radice che nutre, non corda che trattiene.
È libertà donata, non debito imposto.

Atelier della Pedagogista

🤍🖤❤️💚Oggi sciopero, scegliendo il silenzio qui. Per tutte quelle persone, anche piccole, a cui sta venendo tolta la voce...
21/09/2025

🤍🖤❤️💚

Oggi sciopero, scegliendo il silenzio qui.
Per tutte quelle persone, anche piccole, a cui sta venendo tolta la voce, la vita.

🌱 La motricità libera: lasciare che il neonato si muova con i propri tempiSpesso, con i piccolissimi, ci chiediamo:“Devo...
21/09/2025

🌱 La motricità libera: lasciare che il neonato si muova con i propri tempi

Spesso, con i piccolissimi, ci chiediamo:
“Devo fargli fare ginnastica e esercizi di stimolazione?”
“Quando devo aiutare mio figlio a sedersi?”
“Devo spingerlo a camminare prima che cada?”

Le riflessioni pedagogiche della Dott.ssa Anna Szanto-Feder ci aiutano a fare chiarezza: la motricità libera è fondamentale per lo sviluppo autentico, sereno e autonomo del bambino e della bambina.

Cosa significa
🌱 Non si impongono posture: il bambino/a non viene seduto, messo in piedi o fatto camminare prima che lo faccia da solo.
🌱 Si favorisce l’esplorazione spontanea, il movimento libero in un ambiente sicuro dove i piccolissimi possano muoversi, cadere, rialzarsi.
🌱 L’adulto assume una posizione di accompagnamento, osservando, predisponendo lo spazio, offrendo materiali stimolanti, ma senza forzare.
🌱 Ogni bambino/a ha il suo ritmo. Rispetto e pazienza sono la chiave.

Perché è utile
🌱 Aiuta lo sviluppo motorio in maniera sana, senza pressioni che possono generare dipendenza o blocchi.
🌱 Rafforza l’autostima: il bambino/a scopre da sé di che cosa è capace.
🌱 Favorisce la fiducia anche nell’ambiente circostante e negli adulti: vede che c’è qualcuno che lo osserva, che lo protegge, ma che gli dà spazio e fiducia.
🌱 Promuove autonomia motoria e sensoriale.

Alcuni esempi pratici per pensare l’ambiente
🌿 Preparare uno spazio sul pavimento (un tappeto grande, semi rigido), privo di ostacoli pericolosi, dove il bambino possa muoversi dalla postura supina.
🌿 Evitare l’utilizzo totalizzante nel tempo di veglia di dispositivi che “costringono” il corpo (seggiolini, altalene musicali, ovetti, babywearing) se non necessari.
🌿 Proporre oggetti vari (dimensioni, pesi, forme), materiali semplici, non giocattoli, che stimolino la capacità di afferrare, spingere, rotolare.
🌿 Lasciar sperimentare cadute, perdite d’equilibrio, senza interve**re subito, ma garantendo un basso rischio di pericolosità (es. Togliere tavolini in vetro, tv, …).
🌿 Essere pazienti: non tutti i bambini e le bambine raggiungono gli stessi traguardi motori e posturali nello stesso ordine o alla stessa età. Bisogna saper attendere.

Le sfide per l’adulto
🧠 Restare “a guardare” senza interve**re o insegnare può risultare difficile, soprattutto in culture adulto-centriche.
🧠 Resistere ai continui consigli commerciali e social su strumenti per la prima infanzia (es. Palestrine, tappeti tummy time, caschetti, ginocchiere, guinzagli, pettorine, altalene musicali, …).
🧠 È fondamentale garantire sicurezza: l’ambiente va controllato, gli oggetti pericolosi rimossi, i rischi ridotti.
🧠 Alcune esigenze del piccolissimo (salute, sviluppo fisico, condizioni particolari) possono richiedere approcci integrati o consigli medici.

🫀 Accogliere la motricità libera vuol dire avere fiducia nel piccolissimo, nel suo corpo, nel suo ritmo. Significa offrire spazi, materiali, amore incondizionato e rispetto, più che insegnare esercizi o posture.
🌱 È un invito a rallentare, osservare, e permettere che la crescita arrivi spontaneamente: le posture motorie hanno vita nel tempo del bambino, non in quello dell’adulto.

✨ Vuoi approfondire questo tema (ed altri legati alla prima infanzia)?
Ho dedicato un webinar esclusivo sulla motricità libera, disponibile nel Gruppo Abbonati dell’Atelier della Pedagogista.
👉 Se desideri accedere alla registrazione e ricevere contenuti pedagogici riservati, puoi entrare anche tu nel Gruppo:
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Dott.ssa Lucia Vichi
Atelier della Pedagogista

✨ NEONATI E SVILUPPO MOTORIO AUTONOMO ✨🌱 Sabato 20 Settembre, ore 16:30 – Gruppo AbbonatiI bambini e le bambine non hann...
18/09/2025

✨ NEONATI E SVILUPPO MOTORIO AUTONOMO ✨
🌱 Sabato 20 Settembre, ore 16:30 – Gruppo Abbonati

I bambini e le bambine non hanno bisogno di essere “stimolati” o “insegnati a camminare”.
Abita già in loro un impulso profondo e naturale al movimento, che fiorisce se trova tempo, spazio, libertà e fiducia.

🌿 Nel webinar approfondiremo:
• la motricità libera secondo Emmi Pikler,
• le sequenze naturali dello sviluppo motorio,
• il ruolo dell’adulto e dell’ambiente.

🫀 Un incontro per scoprire come lo sviluppo motorio non sia solo questione di corpo, ma anche di fiducia, autoregolazione e crescita interiore.

📌 L’appuntamento è riservato agli abbonati del Gruppo Atelier della Pedagogista.

🌱 Se non riesci ad esserci in diretta non preoccuparti: tutti i webinar restano disponibili anche in differita, così potrai seguirli quando vuoi. Esprimendo sempre le tue riflessioni, esperienze, domande all’interno del Gruppo.

🔗 Per entrare nel cerchio pedagogico e partecipare:
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Dott.ssa Lucia Vichi
Atelier della Pedagogista

⭐ ESSERE GENITORI DI SÉ STESSI « Avere figli reali non ci trasforma in genitori.La genitorialità è un fatto interiore di...
18/09/2025

⭐ ESSERE GENITORI DI SÉ STESSI

« Avere figli reali non ci trasforma in genitori.
La genitorialità è un fatto interiore di maturazione e non dipende dall’avere o meno figli ».
Gabriella Tupini

❗️Avere figli e figlie non basta per diventare genitori.
‼️ E non basta nemmeno avere cura dei figli degli altri o di persone altre.
E, allo stesso modo, non avere figli non rende un adulto meno o mancante.

🌱La genitorialità non coincide con il “fare”, con i gesti quotidiani di cura, ma è prima di tutto un fatto interiore di maturazione.

🌱 Diventare genitori significa, prima ancora che per un altro essere umano, diventarlo per sé stessi.
Saper riconoscere le proprie ferite, abbracciarle, farsi nido per accogliere le proprie ombre, prendersi cura del proprio bambino interiore, imparare a proteggersi, nutrirsi e ripararsi. Solo così possiamo davvero accogliere e accompagnare l’Altro, l’infanzia.

🫀 Non è la biologia a determinare la genitorialità, né l’aver cura di altri, ma la qualità della relazione primaria con noi stessi.
🧡 Si è genitori quando si diventa base sicura per il nostro Sé adulto (e bambino), specchio empatico, regolatore emotivo. E questo ruolo può essere incarnato non solo da madre o padre, ma da chiunque, con presenza autentica, si faccia carico di un legame di cura.

🌿 La genitorialità è anche un atto sociale: ogni adulto è chiamato a custodire il mondo dei bambini e delle bambine, proteggendo l’infanzia come tempo sacro, di massima spiritualità, opponendosi a ogni forma di violenza educativa e anagrafica.

🫀 Educare, allora, significa testimoniare adultità. Non perfezione, ma autenticità: la capacità di chiedere scusa, di riparare emotivamente, di ascoltare, di tollerare e stare nelle emozioni proprie e altrui.

🌿 Un adulto che diventa genitore di sé stesso porta ai bambini/e un messaggio prezioso: crescere è un percorso continuo, fatto di cura e trasformazione reciproca. Senza età. Senza confini.

Atelier della Pedagogista

🌿 NON SOLO AMBIENTAMENTO: LA CURA OGNI GIORNO 🌿❗️ Spesso pensiamo all’ambientamento come al momento più delicato del per...
17/09/2025

🌿 NON SOLO AMBIENTAMENTO: LA CURA OGNI GIORNO 🌿

❗️ Spesso pensiamo all’ambientamento come al momento più delicato del percorso educativo. Ed è vero: è il primo tempo/spazio in cui bambini, bambine e famiglie si affidano alla comunità educativa, si aprono al sociale, al “fuori casa”.
‼️ Ma la verità è che non basta concentrarsi solo su quei primi giorni: la responsabilità dell’adulto nell’essere circuito di connessione e sintonizzazione corporea — che calma e co-regola bambini e famiglie — attraversa ogni giorno dell’anno educativo.

🌱 Essere regolatori emotivi
Ogni nostro gesto, azione, sguardo e postura può diventare regolatore o, al contrario, “minaccioso” e destabilizzante.
Accogliere il pianto, riconoscere la fatica, calmare la corsa frenetica che spesso abita i servizi significa offrire a bambini e famiglie un contesto in cui sentire sicurezza interna. Non servono molte parole: basta la presenza autentica, il corpo che trasmette ascolto, uno sguardo che testimonia “Vedo la tua fatica, ci sono”.

🌱 Comunità educante
Essere comunità educante non vuol dire organizzare attività per riempire le famiglie di lavoretti (e i muri) o i quaderni di schede. Significa diventare adulti capaci di rispettare ciò che bambini e famiglie sentono, anche quando è difficile.
Vuol dire non “strappare” un bambino dalle braccia del genitore, non minimizzare le emozioni con frasi come “Dai, tra poco smette”, “Appena giri l’angolo non piange più”. Significa scegliere di restare, accogliere, reggere insieme e farsi regolatori.

🌱 Giudizi e minacce sottili
Quando ci lasciamo scivolare in frasi giudicanti (“Non piangere”, “Sei capriccioso”, “Così non mangerai mai”, “Se non stai buono allora…”), rischiamo di toccare in profondità le strutture di sicurezza e autostima del bambino e del genitore.
Sbagliare può capitare a tutti, ma se la relazione diventa costantemente giudicante, rischia di lasciare tracce invisibili. Perché ogni parola che porta vergogna o svalutazione pesa molto più di quanto immaginiamo.

🌱 Il cibo come relazione
Mangiare non è solo nutrizione: è relazione, è regolazione.
Se un bambino rifiuta il cibo, spesso non è “perché non ha fame”, ma perché non ha ancora fatto esperienza del cibo come nutrimento affettivo e relazionale. Mentre mangiamo insieme, ci prendiamo cura dei legami. Dove mangiamo? E quale vibrazione emana lo spazio in cui si condivide questo momento?
Al contrario, se a tavola usiamo minacce velate (“Se non mangi…”), colpevolizzazioni (“Guarda che gli altri hanno già finito”), forzature o correzioni continue (“Stai seduto bene”, “Non ti muovere”), non stiamo creando uno spazio di regolazione, ma di controllo.

🌱 La responsabilità professionale
Fare l’educatrice, l’educatore o il docente non significa replicare ruoli familiari (mamma, nonna, babysitter…). Significa assumere una responsabilità professionale, che richiede formazione continua e la capacità di mettersi in discussione ogni giorno.
Non possiamo permetterci di sminuire, giudicare, semplificare. È nostro compito fermarci, riflettere e scegliere consapevolmente di essere adulti che regolano, accolgono e sostengono.

🌿 Perché la fiducia non si costruisce solo nei progetti di accoglienza: si costruisce ogni singolo giorno, attraverso gesti, parole e atmosfere.
La fiducia è un seme prezioso: non si dà mai per scontata, nemmeno quando una famiglia ha già deciso di affidare a noi il proprio bambino o la propria bambina. È un seme da curare, con delicatezza, responsabilità e rispetto quotidiano.

Atelier della Pedagogista

✨ NEONATI E SVILUPPO MOTORIO AUTONOMO 🌱 Sabato 20 Settembre, ore 16:30 – Gruppo AbbonatiI neonati non hanno bisogno di e...
15/09/2025

✨ NEONATI E SVILUPPO MOTORIO AUTONOMO
🌱 Sabato 20 Settembre, ore 16:30 – Gruppo Abbonati

I neonati non hanno bisogno di essere stimolati per rotolarsi, camminare, gattonare. Non hanno bisogno che ci sia un adulto ad insegnare come muoversi.

Ogni bambino e bambina porta in sé un impulso naturale al movimento, una spinta neurobiologica che fiorisce se l’ambiente è sicuro, ricco di tempo, possibilità e libertà.

🌿 Nel webinar parleremo di:
• Motricità libera secondo Emmi Pikler: il bambino come protagonista del proprio sviluppo.
• L’importanza delle posture naturali e delle sequenze spontanee di movimento.
• Come l’adulto può sostenere senza anticipare, controllare o ostacolare.

🫀 Muoversi con autonomia significa porre le basi neuro motorie per crescere con fiducia, sicurezza posturale e competenza.

📌 L’appuntamento è riservato agli abbonati del Gruppo Atelier della Pedagogista.

🔗 Per entrare nel cerchio pedagogico e partecipare:
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Dott.ssa Lucia Vichi
Atelier della Pedagogista

🌿 SCUSARSI CON I BAMBINI: NON UMILIAZIONE, MA RELAZIONE 🌿Perché tanti adulti fanno fatica a chiedere scusa ad un bambino...
15/09/2025

🌿 SCUSARSI CON I BAMBINI: NON UMILIAZIONE, MA RELAZIONE 🌿

Perché tanti adulti fanno fatica a chiedere scusa ad un bambino e bambina in seguito ad un errore?
Spesso perché da piccoli gli adulti hanno imparato che scusarsi significava sentirsi deboli o umiliati. Sono cresciuti in contesti educativi in cui l’obbedienza al potere era richiesta e l’errore punito, non compreso. Anzi, se sbagliavi eri un bambino sbagliato.
Per questo, oggi, ammettere di aver sbagliato può sembrare una perdita di autorità.

🧠 Dal punto di vista educativo sappiamo invece che:
🌱 la riparazione emotiva è fondamentale: ogni volta che “cadiamo” – alzando la voce, perdendo la pazienza, reagendo con durezza e potere – possiamo ricucire il legame affettivamente;
🌱 i bambini/e non hanno bisogno di adulti perfetti, ma di adulti autentici, capaci di riconoscere sempre più i propri errori e riparare;
🌱 chiedere scusa non è debolezza, ma forza autentica, perché insegna che si può cadere e rialzarsi restando in relazione.

🫀 Riparare emotivamente significa dire al bambino/a:“Anche se ho sbagliato, resto con te. La nostra connessione è più importante del mio errore.”

🧠 Eppure, esiste anche l’altro lato della medaglia:
🌱 spesso i bambini e le bambine vengono forzati a dire “scusa” nei litigi con i pari, come se bastasse una parola per chiudere il conflitto. Non può essere un passivo insegnamento. In questo modo lo scusarsi perde valore e diventa un atto imposto, svuotato di senso; deve essere “esempio adulto”;
🌱 allo stesso tempo, ci sono adulti che chiedono “scusa” continuamente, come se portassero sulle spalle uno zaino invisibile di colpe. Cresciuti con l’idea di essere “in difetto”, finiscono per sentirsi sempre mancanti.

🌿 Né il silenzio della non-riparazione né l’abuso dello scusarsi costruiscono relazioni sane. La via autentica è un’altra: modellare il coraggio della riparazione. Riparare una caduta che si ripete sempre meno, poiché dietro si innesca un processo di consapevolezza.
Una pedagogia consapevole si fonda proprio su questo: sull’esserci incondizionato dell’adulto, capace di restare nella relazione affettiva con bambini e bambine anche quando cade, anche quando sbaglia. Crescendo.

Atelier della Pedagogista

🌱 AGGRAPPARSI NON È UN CAPRICCIO 🌱“Il bambino si aggrappa all’adulto per cercare di calmare la propria agitazione fisica...
14/09/2025

🌱 AGGRAPPARSI NON È UN CAPRICCIO 🌱

“Il bambino si aggrappa all’adulto per cercare di calmare la propria agitazione fisica, abbassando i livelli di sostanze chimiche dello stress. Con un simile comportamento cerca di attivare le sostanze chimiche cerebrali necessarie per stimolare una sensazione di benessere. Quando vostro figlio vi si aggrappa, non fa i capricci e nemmeno il ‘mammone’: semplicemente si sente in pericolo e cerca il vostro aiuto. Aggrappandosi a voi tenta di modificare l’equilibrio chimico emozionale nel suo cervello per ripristinare sensazioni più calme e positive.”
M. Sunderland

🫀 Durante il periodo di ambientamento capita spesso di osservare bambini e bambine che si stringono forte o che si “aggrappano” all’adulto. Questo gesto non è un segnale di debolezza né un ostacolo alla crescita: è un comportamento biologicamente programmato, una strategia innata di regolazione con funzione “anti-stress”.

👉 Dal punto di vista neuroscientifico, il contatto con la figura di riferimento aiuta a ridurre i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e a favorire la produzione di ossitocina e serotonina, sostanze che calmano, rassicurano e promuovono benessere. In altre parole, l’abbraccio, il contatto fisico — pelle a pelle, respiro con respiro — e la vicinanza dell’adulto agiscono come un vero e proprio “farmaco naturale” che regola il sistema nervoso autonomo del bambino/a.

🧠 La teoria polivagale ci ricorda che quando il bambino/a vive una sensazione di pericolo — che può emergere da un cambiamento nei rituali quotidiani, una vacanza, l’ambientamento, la percezione di emozioni contrastanti negli adulti, limiti incoerenti o poco chiari… — il suo sistema nervoso può attivare risposte di allarme (pianto, agitazione, opposizione, ricerca di contatto, crisi emozionali intense).

🚨 Attenzione però: sentirsi in pericolo non equivale automaticamente a vivere un trauma. Pensiamo a noi adulti: se un’auto ci taglia improvvisamente la strada, il corpo reagisce con paura e allarme (il cuore accelera, il corpo suda, il respiro si modifica, ci spaventiamo, ci arrabbiamo). È una reazione fisiologica naturale. Non significa che restiamo traumatizzati: il corpo ha semplicemente attivato un segnale di allerta e ha poi bisogno di calmarsi.

🌿 Per i bambini e le bambine, la via principale di regolazione emotiva è l’adulto. Aggrapparsi, stringere, cercare vicinanza è il modo con cui ristabiliscono equilibrio chimico ed emotivo, affidandosi al regolatore esterno che in quel momento è il genitore o l’educatore.

🌳 Accogliere questi gesti senza giudizio significa rispettare un bisogno evolutivo fondamentale e offrire al bambino/a le basi sicure per sviluppare, con il tempo, la propria capacità di autoregolazione.

Atelier della Pedagogista

🌿 DA COSA VANNO PROTETTI I BAMBINI?VERSO UNA DISCIPLINA AD ALTA SINTONIA 🌿🧠 Non dai piedi scalzi e freddi, dai graffi su...
13/09/2025

🌿 DA COSA VANNO PROTETTI I BAMBINI?
VERSO UNA DISCIPLINA AD ALTA SINTONIA 🌿

🧠 Non dai piedi scalzi e freddi, dai graffi sulle ginocchia o dai litigi con i pari e/o fratelli e sorelle.
Queste sono esperienze preziose: insegnano a conoscere il proprio corpo, a sentire i propri equilibri interni, a scoprire limiti e possibilità, a misurarsi con le emozioni e con gli altri. A trovare e rispettare lo spazio altrui e dell’altro.
Fanno parte del percorso naturale della vita e costruiscono competenze, resilienza e stima di sé.

🌱 I bambini e le bambine vanno protetti, invece, da noi adulti.

Da cosa?
⭐️ dalla nostra incoerenza, quando diciamo “Fai da solo sei grande” e poi la neghiamo al primo inciampo “Fammi fare a me altrimenti facciamo tardi”;
⭐️ dalle aspettative che li caricano dei nostri sogni, desideri e bisogni non soddisfatti, delle nostre frustrazioni antiche, delle nostre paure, pericoli e pregiudizi, impedendo di essere visti quali esseri umani unici e “altro da noi” e impartiti delle nostre “tristi lezioni”;
⭐️ dalla frenesia e dalla nostra fatica ad aspettare che li trascina da un’attività all’altra senza chiedersi cosa sentono davvero e reagendo istintivamente alle eventuali reazioni oppositive;
⭐️ dal nostro bisogno di sentirci indispensabili, di essere visti, di sentirci capaci e bravi … proiettandoci su di loro il nostro bambino/a interiore;
⭐️ dall’indifferenza e dal silenzio emotivo, che li priva della possibilità di sentirsi visti e compresi;
⭐️ dalla corazza di chi ancora si rifugia nel “siamo cresciuti bene lo stesso”, facendo fatica a mettere in discussione l’approccio educativo ricevuto dai propri genitori, segnato dai limiti emotivi e dalle non consapevolezze di quel tempo.

🌿 E vanno protetti, soprattutto, da una cultura educativa che ancora giustifica la violenza anagrafica come strumento di disciplina, obbedienza e “buona educazione”.
Troppo spesso si pensa che senza sculacciate o punizioni fisiche, ricatti e silenzi punitivi, obbedienza, i bambini e le bambine diventino maleducati o “teppisti”.

🧠 Ma la ricerca scientifica è chiara: non è la durezza a generare crescita, bensì la fermezza gentile.
Possiamo porre limiti chiari senza ferire né umiliare, guidando con autorevolezza e non con autoritarismo.

❤️ Oggi siamo la prima generazione di adulti con in mano conoscenze profonde sull’infanzia, sullo sviluppo neurobiologico dei bambini e delle bambine.
Sappiamo che amore incondizionato, connessione, empatia e sintonizzazione emotiva sono la vera base sicura della disciplina e della crescita armonica.

🌱 Educare significa allora lavorare su di noi: riconoscere paure, bisogni e convinzioni che rischiano di ostacolare il cammino dei bambini/e accanto.
È nella co-regolazione con adulti presenti e stabili che i bambini/e imparano a gestire emozioni, conflitti e difficoltà.
🪷 Adulti presenti anzitutto a se stessi e a ciò che accade nel proprio corpo, nel proprio respiro, nella propria pelle.

🧠La protezione autentica non è difesa da tutto: non è farsi adulti spazzaneve.
🫀È una guida stabile e rispettosa, dove fermezza e gentilezza convivono.

🌳Proteggere l’infanzia oggi significa custodire anche il benessere della società di domani.

Atelier della Pedagogista

Indirizzo

Viale XXIV Maggio 61
Pesaro
61121

Orario di apertura

Lunedì 17:00 - 18:30
Martedì 17:00 - 18:30
Mercoledì 15:30 - 18:30
Giovedì 14:30 - 19:00
Venerdì 14:30 - 19:00
Sabato 09:00 - 13:00

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Chi sono

Sono dottoressa magistrale in Progettazione e coordinamento dei servizi educativi e formativi presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli studi di Urbino.

Ho iniziato la mia carriera lavorativa nell’anno 2001 attraverso diversi stage formativi ed esperienziali in diversi nidi d’infanzia del territorio e, durante le estati, nei diversi centri estivi e spazi gioco della zona.

Dal 2007 al 2019 ho lavorato come educatrice d’infanzia presso un nido infanzia ospitante bambini da 3 mesi a 36 mesi, sito in Gradara. Dal 2014 al 2019, nello stesso servizio, ho ricoperto la funzione di coordinatrice interna, mantenendo sempre vivi e costanti i dialoghi tra équipe educativa, cooperativa sociale, uffici comunali e territorio (famiglie).

Dal 2016 ad oggi, per la stessa cooperativa che ha in gestione il servizio di nido a Gradara, faccio parte dell’equipe di coordinamento pedagogico, che ha come principale funzione quella di supervisionare, ascoltare ed accompagnare, pedagogicamente parlando, le equipe educative di altri nidi d’infanzia della provincia di Pesaro ed Urbino verso una sempre maggiore qualità dei servizi ed un benessere globale (personale educativo, bambini, famiglie).