L'Atelier della Pedagogista di Lucia Vichi

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L'Atelier della Pedagogista di Lucia Vichi "Gli alberi non crescono tirandoli per le foglie" Myrtha Hebe Chokler https://padlet.com/vichilucia/z65xgps8j16r5mie

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⭐️ LA VALENZA DEL NO DI UN BAMBINO\A ⭐️📗 Gordon Neufeld e Gabor Maté, I vostri figli hanno bisogno di voi – Il Leone Ver...
23/08/2025

⭐️ LA VALENZA DEL NO DI UN BAMBINO\A ⭐️



📗 Gordon Neufeld e Gabor Maté, I vostri figli hanno bisogno di voi – Il Leone Verde Editore

🌱🌿 Come la loro fisiologia cerebrale e biologica richiede, i bambini e le bambine cercano di scoprire chi sono: pongono confini all’invasione di sé da parte dell’altro, del proprio corpo, dei propri pensieri, delle proprie emozioni. In altre parole, i confini del proprio “stare” al mondo.

🧩 Il “NO!” è una barriera difensiva necessaria alla creazione di un’identità unica. Nella fase di vita 0-3 anni in particolare, ma anche 3-6, il NO del bambino/a è: “Io esisto e voglio esistere separato da te!”.

Avere consapevolezza noi adulti di ciò significa non etichettare e giudicare costantemente i bambini e le bambine con un ereditato “linguaggio sciacallo”:

❌ I bambini non ci sfidano.
❌ I bambini non ci provocano.
❌ I bambini non sono furbi.
❌ I bambini non sono in competizione con noi.
❌ I bambini non ci vogliono tenere in ostaggio.
❌ I bambini non sono onnipotenti.
❌ I bambini non manipolano.
❌ I bambini non sono “str…” (capricciosi, viziati, insopportabili).

⚠️ Eppure, troppo spesso, queste frasi riecheggiano ancora.
Adulti inconsapevoli osservano solo l’apparenza, fermandosi al comportamento.
Inconsapevoli del fatto che stanno ripetendo ciò che anche loro, da piccoli, hanno subito: etichette, svalutazioni, essere percepiti come “mocciosi fastidiosi”.

🌿Pongo attenzione su un passaggio fondamentale. Non tutti i “No” possono essere accolti durante la giornata, perché la vita quotidiana pone anche limiti e necessità.
👉 Ma è sempre necessario e doveroso per noi adulti accogliere le emozioni che accompagnano quei “No”. “So che ora non vuoi mettere le scarpe, ti comprendo. Ma non possiamo fare altrimenti: dobbiamo andare insieme al nido”.

Non possiamo negare o giudicare la rabbia, la tristezza o la frustrazione che sgorgano naturalmente: è proprio lì che il bambino o la bambina costruisce fiducia, senso di sé e sicurezza emotiva.
I No sono limiti che pongono per urlare l’esistenza della loro anima.

🌱🌿🫀
🔎E noi adulti, quanto non siamo più capaci di dire un No per la paura di deludere l’altro, per l’angoscia di perdere l’altro, per l’ansia di non essere accettati e amati, per la paura di essere sbagliati?
🔎Quanto il nostro sano NO è stato spento nella nostra infanzia?
🔎Quali strategie, oggi, utilizziamo intimamente e socialmente per urlare al mondo “Io esisto e ho un’anima”?
🔎E quante volte è il nostro corpo, la nostra pelle, i nostri organi, il nostro respiro a urlare “NO, non è giusto. Esisto, diverso da voi”, al posto delle nostre parole - che non escono?


Atelier della Pedagogista


“C’è una voce che non utilizza le parole.Ascoltala.”Rumi🌱Queste immagini ci ricordano che il corpo è il primo linguaggio...
22/08/2025

“C’è una voce che non utilizza le parole.
Ascoltala.”
Rumi

🌱Queste immagini ci ricordano che il corpo è il primo linguaggio della relazione emotiva tra esseri umani. Nei gesti quotidiani – il cambio, il bagno, l’allattamento, il pasto, il riposo – adulto e neonato entrano in un dialogo silenzioso, fatto di sguardi, tocchi, pelle a pelle, respiri condivisi, sorrisi e pause.

🌿Una connessione affettiva e cerebrale vitale per i cuccioli d’uomo: una comunicazione che non ha bisogno di parole, ma che nutre profondamente sicurezza e fiducia reciproca.

🫀Il corpo, la pelle dell’adulto parla attraverso postura, ritmo, qualità del tocco: può trasmettere calma o agitazione, accoglienza o distacco. Il corpo del bambino, a sua volta, racconta bisogni, emozioni, desiderio di partecipazione, ma anche fatiche, tensioni e disagi.

🌱È nei momenti di cura personale che si fondano la qualità della relazione e della comunicazione: nello sguardo che incontra e riconosce, nella mano che sostiene senza costringere, nelle pause di suzione che diventano attese condivise, nei sorrisi che creano connessione, nella voce che accompagna con dolcezza, nel tempo lento che rispetta il ritmo unico di ciascun bambino.

✨Come sottolineava Emmi Pikler, pediatra, la cura non è un atto tecnico, una manipolazione passiva del corpo dei bambini, ma un momento privilegiato di incontro affettivo. L’adulto rallenta, si fa interamente presente, connesso, trasformando il cambio, il pasto o il riposo in un tempo di relazione autentica.

🫀Il bambino non è un corpo da lavare o nutrire o far addormentare, ma un soggetto competente, capace di partecipare. Anche un neonato può collaborare se l’adulto lo coinvolge con delicatezza, invitandolo ad allungare un braccio, a girarsi, a prepararsi al cucchiaio. Anticipando a parole le azioni che insieme si vivranno.

✨In questi gesti quotidiani il bambino sperimenta la qualità del contatto e dello sguardo: impara che il suo corpo è degno di rispetto, che i suoi ritmi sono accolti, che le sue competenze sono riconosciute.
🌿È nel corpo che si radicano i primi mattoncini della sensazione profonda di sicurezza: la certezza che l’altro è affidabile e che il mondo può essere vissuto come un luogo sicuro.

Come ci ricorda la teoria polivagale, queste micro-esperienze interocettive, profonde, interiori, incidono sulla regolazione del sistema nervoso: un gesto calmo e sintonizzato diventa un’esperienza di sicurezza che lascia tracce profonde nello sviluppo emotivo e sociale.

✨ La cura, allora, non può ridursi a routine meccanica: è relazione viva tra due esseri umani pensanti e senzienti. È il luogo in cui si intrecciano corpo, emozione e cuore. È il linguaggio silenzioso che, senza bisogno di parole, dice al bambino:
“Ti vedo, ti rispetto, sei importante. Sei un essere umano degno di amore.”

Un rituale d’amore. 💫

“La pelle è la prima superficie di contatto con il mondo, il nostro primo mezzo di comunicazione con l’altro.”
Didier Anzieu

Atelier della Pedagogista

🌿 Token Economy: stelline e addestramento 🌿⚠️La cosiddetta token economy – tabelle con stelline, faccine o adesivi – son...
21/08/2025

🌿 Token Economy: stelline e addestramento 🌿

⚠️La cosiddetta token economy – tabelle con stelline, faccine o adesivi – sono ancora oggi molto diffuse in casa e nei servizi educativi 06. L’idea è che possano “motivare” i bambini e le bambine ad acquisire comportamenti o competenze.

🧠🫀 Ma se riflettiamo con consapevolezza, possiamo notare che sono strumenti basati su premi e punizioni, forme di addestramento comportamentale: molto lontane da una pedagogia consapevole e rispettosa dei bisogni di bambini e bambine.

🌿 Perché questi strumenti non sono funzionali?

1️⃣ Premi e punizioni non educano.
Permettono all’adulto di ottenere un comportamento momentaneo, ma non sostengono il bambino/a nello sviluppo di senso critico, pensiero divergente e stima di sé.

2️⃣ Sono strumenti di ricatto e manipolazione, tipici della pedagogia nera.
“Se non fai il bravo niente stellina”, “Attento! Oggi hai già una faccina triste”, “Vuoi la stellina? Allora fai la c***a nel vasino…” . Questi messaggi manipolano sottilmente l’altro e minano la costruzione dell’autostima.

3️⃣ Le azioni importanti non si riducono a una ricompensa.
Collaborare, rispettare, co-regolarsi, aver cura di sé e degli altri sono valori che si trasmettono nella quotidianità, nella relazione viva con l’adulto, non tramite strategie di approvazione/disapprovazione.

4️⃣ Non favoriscono la consapevolezza emotiva né la co-regolazione.
Quando manca la stellina, il bambino/a non impara a comprendere le proprie difficoltà o giornate “no”, ma a sentirsi sbagliato e minacciato nell’amore incondizionato.

5️⃣ La motivazione dura poco.
Il rinforzo esterno funziona solo nel breve termine: poi svanisce, lasciando spazio alla frustrazione e al vuoto emozionale.
👉 Perché? Perché le tabelle o token economy sollecitano una motivazione estrinseca: il bambino/a agisce per ottenere un premio o evitare una punizione. Ma ciò che educa davvero è la motivazione intrinseca, cioè la spinta interiore, sollecitata dall’interocezione, che nasce dal piacere di imparare, di ricercare, dall’esplorare, dal sentirsi capace, competente e fiducioso di potercela fare. La motivazione intrinseca cresce in un contesto di fiducia, relazione autentica e reciprocità nei corpi.

🌱 Aggiungo una riflessione in merito al passaggio dal pannolino alle mutandine.
Molti utilizzano (e molti consigliano) le tabelle per “accelerare” il passaggio dal pannolino alle mutandine.
Ma questo rischia di innescare dinamiche problematiche:
✨ il bambino/a smette di ascoltare i propri segnali corporei, si disconnette dal sentire interno (interocezione) e agisce solo per compiacere l’adulto;
✨ l’apprendimento, anziché essere esperienziale e autentico, diventa un atto di sottomissione alle aspettative esterne a se;
✨ il messaggio implicito dell’adulto si traduce in: “Ti vedo e ti amo solo se fai quello che voglio”.

🫀In realtà, il controllo sfinterico arriva naturalmente, a tempo debito, e non ha bisogno di stelline o adesivi per realizzarsi.

🔎 Domande di ricerca ed esplorazione consapevole
• Quando propongo una tabella a stelline, lo faccio davvero per il bene del bambino/a o per rassicurare me stesso e sentirmi “bravo educatore/genitore”?
• Che messaggio riceve un bambino se percepisce che il suo valore dipende da una faccina felice o triste?
• Voglio che impari ad ascoltare il proprio corpo e i propri bisogni, o ad adattarsi alle mie aspettative?
• Come cambierebbe la relazione se al posto di premi e punizioni ci fosse fiducia, dialogo e accompagnamento autentico?
• E io, da bambino/a, come mi sentivo quando venivo premiato o punito? Cosa desideravo davvero in quei momenti?

🪷Un’educazione che rispetta, una pedagogia consapevole non misura i bambini e le bambine con simboli di approvazione o disapprovazione.
Accompagna, sostiene e si fida dei loro tempi.

Atelier della Pedagogista

🌱 “DEVI DARE IN MODO UGUALE A CIASCUN FIGLIO/A” 🌱“Nulla è più ingiusto di dare in modo uguale a chi è diverso.”Giuseppe ...
19/08/2025

🌱 “DEVI DARE IN MODO UGUALE A CIASCUN FIGLIO/A” 🌱

“Nulla è più ingiusto di dare in modo uguale a chi è diverso.”
Giuseppe Nicolodi

⚠️ Molte famiglie (ma anche educatori e docenti) restano intrappolate nella gabbia del “dare uguale”: tempo, presenza, cura e connessione spartite con la bilancia del 50 e 50.
🧠 Un’illusione che spesso genera nell’adulto frustrazione e sensi di colpa. Come se non riuscire a garantire lo stesso tempo ad ogni figlio/a significasse fallire come genitori.

Ma crescere non è un’equa divisione aritmetica.
📖 L’etimologia ce lo ricorda: equità viene dal latino aequĭtas (“uguaglianza, giustizia”), a sua volta da aequus (“uguale, equilibrato, giusto”). In origine, equità non era sinonimo di trattare tutti allo stesso modo, ma di agire con giustizia tenendo conto delle differenze, temperando la rigidità della regola con la considerazione delle situazioni reali.

🌿 Equità non è dare uguale a tutti, ma dare ciò di cui ciascuno ha bisogno. Significa riconoscere che ogni bambino e bambina è unico/a:
🔹 a volte un figlio/a reclama 80 e l’altro 20;
🔹 a volte uno chiede più vicinanza, l’altro più spazio;
🔹 a volte le proporzioni cambiano nel tempo, seguendo fasi e bisogni diversi.

⚠️Restare imprigionati nella gabbia del “tutti allo stesso modo” genera nell’adulto impotenza e senso di colpa, poco funzionali all’equilibrio affettivo della relazione.
🌱 Liberarsene permette invece di vivere la relazione con più autenticità, senza schiacciare l’amore sotto il peso della colpa.

✨ Perché non è il “dare uguale” che fa crescere sicuri, ma il “sentirsi visti” e riconosciuti nella propria unicità.

🌱 E tu, come genitore, riesci a fidarti dei bisogni unici di ciascun figlio/a?
🌿Prova a osservare i tuoi bambini non con la bilancia in mano, ma con gli occhi del cuore: scoprirai che ciò che chiedono non è “uguale”, ma autentico.

Atelier della Pedagogista

19/08/2025
🌿 ADULTI CO-REGOLATORI 🌿”𝑫𝒐𝒃𝒃𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒊 𝒄𝒂𝒎𝒃𝒊𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒗𝒐𝒈𝒍𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒗𝒆𝒅𝒆𝒓𝒆 𝒏𝒆𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐.” – 𝑴𝒂𝒉𝒂𝒕𝒎𝒂 𝑮𝒂𝒏𝒅𝒉𝒊🌱 La costruzione ...
18/08/2025

🌿 ADULTI CO-REGOLATORI 🌿

”𝑫𝒐𝒃𝒃𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒆𝒔𝒔𝒆𝒓𝒆 𝒊 𝒄𝒂𝒎𝒃𝒊𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒄𝒉𝒆 𝒗𝒐𝒈𝒍𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒗𝒆𝒅𝒆𝒓𝒆 𝒏𝒆𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐.” – 𝑴𝒂𝒉𝒂𝒕𝒎𝒂 𝑮𝒂𝒏𝒅𝒉𝒊

🌱 La costruzione della pace comincia dall’educazione, fin dalla nascita. Ma prima ancora deve radicarsi negli adulti: nella loro consapevolezza, nel loro modo di abitare il mondo.

☀️ Una pedagogia della pace non si insegna, si trasmette. Attraverso i gesti, la pelle, le mani, lo sguardo, il sorriso, il respiro, la postura, il ritmo del corpo e della voce.

🌿 I bambini e le bambine, fin da neonati, non imparano a calmarsi da soli. Hanno il bisogno vitale di un adulto che sappia farsi 🌱 regolatore esterno, capace di offrire sicurezza polivagale, contenimento e fiducia incondizionata.
Se l’adulto è in pace con sé stesso, il piccolo troverà naturalmente la sua pace; se invece l’adulto è in disequilibrio, il bambino/a sentirà quella disconnessione, anche dietro a riti e rituali più accurati e attenti.

🫀 Non possiamo fingere: il corpo rivela sempre la verità interiore. Uno sguardo carico di tensione, mani che sfiorano in fretta, un corpo irrigidito, una voce trattenuta comunicano al bambino/a molto più di mille parole.

🪴 I piccoli osservano e ascoltano con un’intelligenza sensibile: percepiscono le vibrazioni autentiche più di quanto noi adulti riusciamo a fare.
Per questo la calma dei bambini è nelle bambine non nasce da tecniche o da strategie standardizzate, ma dalla qualità della presenza dell’adulto.

🌗 Portare pace ai bambini e alle bambine significa, allora, lavorare prima di tutto su noi stessi.

✨ Potremmo riscrivere la citazione iniziale così:
“Dobbiamo ritrovare dentro di noi la pace che desideriamo trasmettere ai bambini e alle bambine.”

🌿 Il compito pedagogico diventa allora duplice:
1. sostenere le famiglie e gli educatori nel prendersi cura delle proprie emozioni e del proprio sentire profondo;
2. restituire valore alla relazione come principale strumento di regolazione e di crescita armonica.

🪞 I bambini e le bambine, per immaturità cerebrale, non possono far altro che specchiare il mondo emotivo dell’adulto.
Sta a noi offrire loro un modello di serenità, fiducia e amorevole presenza.
🫀E sta a noi – genitori, educatori, docenti – “riparare” la relazione con consapevolezza e gentilezza, quando ci accorgiamo di aver sbagliato.

Atelier della Pedagogista

🌿 IL BRAVO BAMBINO o BAMBINO COMODO?Adulto e Bambino immaginario.“Bisogna guardarsi dal confondere ciò che è buono con c...
16/08/2025

🌿 IL BRAVO BAMBINO o BAMBINO COMODO?
Adulto e Bambino immaginario.

“Bisogna guardarsi dal confondere ciò che è buono con ciò che è comodo. Piange poco, non si sveglia di notte, ci ascolta, è tranquillo, insomma fa il bravo.
Il bambino cattivo, capriccioso, rumoroso, dà all’adulto, senza un apparente motivo, più sensazioni di fastidio che piacevoli emozioni.
Tutta la pedagogia contemporanea vuole che il bambino cresca comodo: tende così a sopire, soffocare e distruggere passo dopo passo tutto ciò che costituisce la volontà e la libertà del bambino, tempra il suo spirito (ciò che conferisce forza alle sue richieste ed intenzioni). Gentile, obbediente, buono, comodo: senza pensare che sarà privo di libertà e incapace di affrontare la vita.”
Janusz Korczak, Come amare il bambino

✨ Con curiosità e non giudizio, fermiamoci a riflettere:
🌱 Chi è, davvero, per te un/una “brav* bambin*”?
🌱 Perché deve esserlo?
🌱 Tu lo sei stato? E come ti sei sentito (sia che lo eri sia che non lo eri)?
🌱 Che cosa si attiva in te quando ti trovi accanto ad un bambino che giudichi non “bravo”?
🌱 Perché ti senti più comodo nell’idea di “bravo bambino”? Che cosa di questa idea ti rassicura?
🌱 Ci sono tuoi bisogni nel far vedere e mostrare agli altri quel “bravo bambino”?
🌱 Quali bisogni tuoi cerchi, inconsapevolmente, di soddisfare attraverso il “bravo bambino”?

✨ L’idea del “bravo bambino” ha radici profonde nella cultura educativa e nella cosiddetta Pedagogia Nera.

Katharina Rutschky, nel suo testo Pedagogia nera (1977), ha descritto come per secoli i metodi educativi abbiano promosso la sottomissione, la paura e la docilità come virtù, giustificando la coercizione e la manipolazione emotiva con il pretesto del “bene del bambino”. Questa eredità culturale e pedagogica continua, in forme più sottili, a influenzare il nostro immaginario: l’adulto “buono” è colui che controlla, e il bambino “buono” è colui che si lascia controllare.

Anche Alice Miller, ne Il dramma del bambino dotato, ha mostrato come molti bambini e bambine sviluppino precocemente la capacità di adattarsi ai bisogni degli adulti, soffocando i propri impulsi vitali, le emozioni autentiche e persino la rabbia legittima. Diventano “bravi” non per scelta, ma per sopravvivenza psichica: comprendono che la loro accettazione dipende dal non disturbare, dall’essere compiacenti, dall’essere comodi. Per essere amati.

La ricerca neuroscientifica moderna mostra come un bambino/a che reprime le proprie emozioni per adattarsi agli adulti, non smette davvero di sentirle ma le rimuove. Esse però restano registrate nel sistema limbico, la parte del sistema cerebrale che registra e regola emozioni, memoria corporea e sensoriale e senso di sicurezza.

🧠 Se un bambino trattiene la rabbia o la tristezza per paura di perdere amore e connessione, il suo sistema cerebrale impara a inibire l’espressione emotiva corporea per proteggersi.
🫀 Tuttavia, queste percezioni/sensazioni/emozioni restano attive e registrate come memoria emotiva silenziosa che resta inscritta nel corpo, influenzando respiro, battito e tensione muscolare.

Con il tempo, questo adattamento può diventare automatico: il bambino/a cresce “bravo” e “tranquillo”, ma a costo di una continua vigilanza interna.

🌱 Bravo non significa sano né libero. Un bambino apparentemente facile può essere un bambino che ha imparato troppo presto a non disturbare.

🌟 La vera sfida per l’adulto è accogliere la vitalità, anche quando è scomoda, perché è lì che cresce la libertà interiore. Un bambino non è il riflesso dei nostri bisogni. È una persona intera fin dalla nascita, con diritto alla sua verità.

Atelier della Pedagogista

🌿 AVER CURA DI OGGI 🌿🧠 Oggi, e ogni oggi, ricordiamoci che l’infanzia non va riempita di prestazioni… ma vissuta. I bamb...
14/08/2025

🌿 AVER CURA DI OGGI 🌿

🧠 Oggi, e ogni oggi, ricordiamoci che l’infanzia non va riempita di prestazioni… ma vissuta. I bambini e le bambine non hanno bisogno di programmi serrati o intrattenimenti continui.
🫀 Hanno bisogno di tempo autentico, di mani che si fanno nido, di corpi in movimento, di occhi che li vedano nell’anima e nella presenza.

✨ Il dono più grande che possiamo fare loro oggi sono spazi lenti, senza fretta:
🌱 per sporcarsi, esplorare, scoprire, fare ricerche
🌱 per sentire il vento, il sole, l’acqua sulla pelle
🌱 per farsi domande
🌱 per annoiarsi e poi inventare il proprio gioco
🌱 per sbagliare, cadere, sentire il proprio corpo
🌱 per sentirsi visti, accolti e contenuti anche nelle emozioni più forti

🔅 Ogni giorno proviamo a fermarci insieme: respirare all’unisono lo stesso ritmo, condividere silenzi, mani che cercano e scoprono, corpi che si sfiorano, sguardi e sorrisi che si connettono.
🔆 Ogni oggi ricordiamoci che l’educazione inizia qui: nel presente. Un oggi sempre nuovo, mai identico, che diventa prezioso solo se scelto e vissuto con loro, non semplicemente per loro.

🪷 Buon Ferragosto a chi vuole ancora imparare a meravigliarsi del mondo con occhi di bambino/a.

Atelier della Pedagogista

🌱 Niente e nessuno insegna a camminare 🌱⚠️A volte, il fatto che “si sia sempre fatto così” non significa che sia stato f...
12/08/2025

🌱 Niente e nessuno insegna a camminare 🌱

⚠️A volte, il fatto che “si sia sempre fatto così” non significa che sia stato fatto bene.
Il fatto che “lo abbiamo fatto anche con te e non mi sembra sia successo nulla” non è garanzia di assenza di rischi… né esclude che ci siano pratiche educative più funzionali e rispettose dei bisogni dei bambini e bambine.

⚠️Inoltre, il fatto che qualcosa “sia in commercio” (negozi per la prima infanzia e influencer consigliano) non certifica automaticamente che sia benefico per lo sviluppo globale del bambino/a.
🔅Pensiamo al tabacco o all’alcol: venduti liberamente, eppure ben lontani dall’essere salutari.

🌱Oggi disponiamo di molte più informazioni, ricerche e studi che ci confermano una verità semplice e potente: i bambini e le bambine non hanno bisogno di strumenti o esercizi forzati o ginnastiche per imparare a camminare, sedersi, rotolare, stare a pancia sotto o scendere le scale.
Non hanno bisogno di un adulto che li metta nelle posizioni, che li guidi per mano, nel corpo, per farli camminare o li sottoponga a “esercizi motori preventivi”.

📖 Su questo vi invito a leggere i testi della pediatra Emmi Pikler – tra cui Datemi Tempo (Edizioni Scientifiche) – e Ágnes Szántó – tra cui L’osservazione del movimento nel bambino (Erickson) – testi che raccolgono decenni di ricerche sullo sviluppo motorio autonomo e il movimento in libertà.

🌱Quando un adulto crede di “aiutare” un neonato:
🔅mettendolo seduto prima che ci arrivi da solo,
🔅tirandolo su per le mani per farlo camminare e per imparare a farlo stare eretto,
🔅forzandolo in posizione prona per “rafforzare muscoli” o “prevenire la plagiocefalia”,
🔅collocandolo in sdraiette, altalene o altre sedute passive per contenimento e/o comodità adulta,
… quello che in realtà fa – spesso senza saperlo – è interferire con la costruzione spontanea della postura, della propriocezione e della vestibolarità, dell’equilibrio interiore, introducendo al corpo movimenti poco armonici e privi di fluidità.
(Eccezione: situazioni in cui vi siano disfunzionalità neurofisiologiche gravi che richiedono interventi mirati).

⚠️Queste pratiche appartengono a una cultura pedagogica adultocentrica che ostacola, invece di sostenere, il meraviglioso processo dello sviluppo motorio autonomo. Poiché si è ancora poco consapevoli che un neonato possiede già in sé tutte le competenze fondamentali per crescere ogni giorno.

🫀Il neonato sa. Il bambino/a è competente.
Ha bisogno della possibilità e libertà di costruire e gestire da sé il corpo:
🌀 decidere quando rotolare,
🌀 quando stare seduto,
🌀 quando salire le scale o correre,
secondo il suo ritmo e la sua curiosità. Con il supporto di un ambiente e materiali ben pensati e un adulto che osserva con fiducia, accoglie le conquiste e accompagna emotivamente le cadute.

Senza fretta e anticipazione. Senza ansia da prestazione. Senza essere “messo” dall’adulto, ma perché lo vuole, lo può e lo sa fare.

🌱Questi apprendimenti spontanei sono molto più di movimenti: costituiscono basi neurobiologiche solide per le future competenze quali l’attenzione, la concentrazione e tutti gli apprendimenti complessi che verranno.
🌿Sostenere la motricità libera dei neonati significa accompagnare la germogliazione di semi quali equilibrio posturale, interocezione (ossia consapevolezza delle sensazioni interne), sensazione di sicurezza, stima di sè che resteranno radici di vita.

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🌊 SABBIA, ACQUA E CORPO: ESPERIENZA SENSORIALE E GIOCO SPONTANEOIl gioco con sabbia e acqua non è un semplice passatempo...
11/08/2025

🌊 SABBIA, ACQUA E CORPO: ESPERIENZA SENSORIALE E GIOCO SPONTANEO

Il gioco con sabbia e acqua non è un semplice passatempo estivo: è un’esperienza sensoriale e corporea profonda che coinvolge corpo, emozioni e pensiero. È un linguaggio primordiale che parla direttamente al sistema nervoso, favorendo calma, radicamento e presenza.

🌱 Il contatto con materiali naturali e destrutturati – come sabbia e acqua – stimola i recettori tattili, alimenta la propriocezione, sostiene la regolazione emotiva e attiva la creatività.
La loro natura mutevole e imprevedibile invita a sperimentare, attraversare lo “sgretolamento”, adattarsi e trovare soluzioni creative, rinforzando resilienza e flessibilità cognitiva.

🌊Il gioco di manipolazione e scoperta con sabbia e acqua:
🧠 Attiva i canali sensoriali (tatto, vista, udito, olfatto, propriocezione, equilibrio vestibolare) favorendo l’integrazione sensoriale, ossia la capacità del cervello di organizzare e dare senso agli stimoli provenienti dall’ambiente.
🧠 Coinvolge la motricità fine (modellare, sbriciolare, travasare) e la motricità globale (spostarsi, piegarsi, scavare, gattonare, postura prona).
🧠 Stimola la consapevolezza corporea: il bambino/a impara a sentire i confini del proprio corpo e a percepire la forza e la precisione del gesto.

Questa esperienza, oltre a rinforzare schemi motori e coordinazione, regola il tono muscolare e mantiene il sistema nervoso in una condizione di sicurezza.
Come ricorda la Teoria polivagale, un corpo che si sente al sicuro può esplorare, imparare e relazionarsi in modo più sereno.

Inoltre, questi momenti di gioco spontaneo permettono al bambino/a di:
🔅 esercitare coordinazione e presa a pinza (riempire, svuotare, impastare, modellare, scavare, lasciare segni),
🔅 allenare funzioni cognitive come sequenzialità, pianificazione e causa-effetto,
🔅 sviluppare capacità simboliche, trasformando la materia in storie, scenari e mondi immaginari,
🔅 favorire autonomia e iniziativa, rafforzando il senso di autoefficacia.

💧 Non per tutti è un’esperienza immediatamente piacevole. Alcuni bambini e bambine reagiscono con disagio o opposizione: sabbia e acqua possono essere percepite come stimoli tattili troppo intensi. Questa ipersensibilità tattile non è una stranezza né un capriccio: è il sistema nervoso che si protegge da sensazioni percepite come eccessive.

🌱 Per loro, l’esperienza richiede un adulto attento, capace di:
• rispettare tempi e “distanze”,
• offrire alternative che mediano (palette, contenitori, cucchiai, rastrelli, asciugamano come superficie di contatto),
• osservare senza giudicare,
• accogliere la scelta di non partecipare o di esplorare gradualmente.

🌊Sabbia e acqua sono materie vive, capaci di plasmarsi a ogni gesto e di nutrire l’immaginazione simbolica: un castello non è mai solo un castello, ma può diventare una casa, una montagna, un rifugio.

❤️ E noi adulti?
Osserviamo senza interrompere. Accompagniamo senza imporre.
Tra granelli di sabbia e schizzi d’acqua, il bambino/a non solo sperimenta il piacere del gioco, ma potenzia in modo naturale e profondo lo sviluppo motorio, cognitivo, sensoriale ed emotivo.

✨ Buona settimana di Ferragosto!

Atelier della Pedagogista

11/08/2025
🪴 ESSERE GENITORIÈ tutto questo (e ancora di più).È meraviglioso, ma richiede di lasciare andare la vita di “prima” per ...
10/08/2025

🪴 ESSERE GENITORI
È tutto questo (e ancora di più).

È meraviglioso, ma richiede di lasciare andare la vita di “prima” per costruirne una nuova: individuale, di coppia, familiare.
È attraversare un lutto.
È una rinascita. 🌱

La relazione con un bambino o una bambina è un neonato, porta alla luce anche le nostre fragilità e vulnerabilità. Le nostri parti ombre. 🫀
Per essere adulti specchio emotivo ed educativo, dobbiamo prenderci cura in modo consapevole del nostro mondo interiore.
Solo così possiamo restare presenti senza essere travolti dal vortice autentico delle loro emozioni. ❤️

Essere “alla loro altezza” è faticoso, perché in verità i bambini sono molto più alti di noi quando si tratta di corpo, cuore e anima❣️🌟

“Dite: È faticoso frequentare i bambini. Avete ragione.
Poi aggiungete: perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli. Ora avete torto. Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti. Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi. Per non ferirli.”
J. Korczak, Quando ridiventerò bambino

🌱🌿🌳 È ok così, adulto. Imparare di nuovo ad essere bambini, abbracciare quei piccoli bambini/e che portiamo nel cuore, è la chiave per diventare adulti emotivamente maturi.
“Non basta diventare grandi per essere adulti”. Emily Mignanelli

🌱Ce la possiamo fare: tra errori e cadute, dolori, nuove consapevolezze, trasformazioni e crescita.

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Viale XXIV Maggio 61

61121

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Chi sono

Sono dottoressa magistrale in Progettazione e coordinamento dei servizi educativi e formativi presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli studi di Urbino.

Ho iniziato la mia carriera lavorativa nell’anno 2001 attraverso diversi stage formativi ed esperienziali in diversi nidi d’infanzia del territorio e, durante le estati, nei diversi centri estivi e spazi gioco della zona.

Dal 2007 al 2019 ho lavorato come educatrice d’infanzia presso un nido infanzia ospitante bambini da 3 mesi a 36 mesi, sito in Gradara. Dal 2014 al 2019, nello stesso servizio, ho ricoperto la funzione di coordinatrice interna, mantenendo sempre vivi e costanti i dialoghi tra équipe educativa, cooperativa sociale, uffici comunali e territorio (famiglie).

Dal 2016 ad oggi, per la stessa cooperativa che ha in gestione il servizio di nido a Gradara, faccio parte dell’equipe di coordinamento pedagogico, che ha come principale funzione quella di supervisionare, ascoltare ed accompagnare, pedagogicamente parlando, le equipe educative di altri nidi d’infanzia della provincia di Pesaro ed Urbino verso una sempre maggiore qualità dei servizi ed un benessere globale (personale educativo, bambini, famiglie).