Morena Cicchino- Psicologa e Arteterapeuta "Spazio di non parole sole"

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Morena Cicchino- Psicologa e Arteterapeuta "Spazio di non parole sole" Uno spazio in cui dare forma ai vissuti, costruire significati, tessere insieme trame di storia.

Uno spazio di non parole sole ma vicine, accolte da un tocco delicato...tra colori, note, forme ed emozioni. La pagina è gestita dalla dott.ssa Morena Cicchino, Psicologa clinica, Arteterapeuta ad indirizzo dinamico-fenomenologico e Psicoterapeuta della Gestalt espressiva in formazione

🎨Domenica 4 maggio presso il mio studio, in via Teramo 8 a Pescara vi aspetto!🌷Un momento di riconnessione con il nostro...
13/03/2025

🎨Domenica 4 maggio presso il mio studio, in via Teramo 8 a Pescara vi aspetto!

🌷Un momento di riconnessione con il nostro corpo e il nostro sentire. Attraverso l'utilizzo dei mediatori artistici esploreremo le nostre emozioni e i nostri bisogni.

🌸Per info e prenotazioni: 340 5325777

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~Siamo relazione.È nella relazione che nasciamo, impariamo a fidarci, a temere, sperimentiamo il piacere e la ferita del...
19/02/2025

~Siamo relazione.
È nella relazione che nasciamo, impariamo a fidarci, a temere, sperimentiamo il piacere e la ferita dell' incontro.
Le esperienze precoci con le figure significative plasmano il nostro modo di "sentire" il mondo.
Quando nell'incontro con l'altro abbiamo sperimentato rifiuto, abbandono, dolore - per sopravvivere, abbiamo imparato a proteggerci, adattandoci, costruendo corazze per tenerci al sicuro.
Abbiamo creato, spesso inconsapevolmente, una sorta di mappa emotiva, cognitiva e relazionale che influenza anche gli incontri successivi.

Crescendo, possiamo scoprire, che la vita relazionale diventa un luogo di ripetizioni, come se un passato tornasse per attendere una risposta nuova, diversa.
Queste sono quelle che in Gestalt, chiamiamo "situazioni incompiute".

Quando troviamo uno spazio sicuro, in cui co-costruire la fiducia che sembra perduta, quando ci si sente autenticamente visti e accolti, qualcosa può iniziare a sciogliersi.

Ecco, la relazione terapeutica è uno di questi spazi di cura, seppur non l'unico.

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Mi è tornata alla mente una canzone (forse influenzata dall'atmosfera di Sanremo) di Brunori SAS, che fa cosi: "e non co...
19/02/2025

Mi è tornata alla mente una canzone (forse influenzata dall'atmosfera di Sanremo) di Brunori SAS, che fa cosi:
"e non confondere l'amore e l'innamoramento, che oramai non è più tempo".

L'innamoramento è quella fase iniziale in cui ci sembra di conoscere l'altro in ogni sua sfumatura.
L'altro pre-esiste, quasi come fosse un libro già scritto di cui si conoscono bene i personaggi, la trama e il finale.
Dunque, così come nulla può sorprenderci, niente può turbarci.
Ma se l'altro pre-esiste vuole dire che non c'è, nel senso che non incontriamo l'altro, inteso come altro da noi, bensi' l'immagine dell'altro.
Incontrare qualcuno vuole dire
conoscerne il volto - l'altro è per definizione inappropriabile.

Quando l'illusione si dissolve,
dall'innamoramento passiamo all' amore.
Amare qualcuno è una scelta che si rinnova ogni giorno.

Mentre essere in relazione presuppone lo stare insieme, stare insieme non è necessariamente un essere in relazione.

18/11/2024

"Datevi alla vita, generosamente.
Cercate di non chiudervi in voi stessi e ricordate che se anche vivrete con le spalle al muro, forse vi sentirete più protetti, sentirete meno male, ma alla fine avrete vissuto molto male e avrete vissuto una vita orribile.
Dandovi, avendo fiducia, avrete delle ferite terribili, vi faranno cose orribili, ma, alla fine, avrete vissuto, sarete stati vivi.
Sarete feriti, calpestati, quasi uccisi.
Anche voi, a vostra volta, avrete fatto del male agli altri.
Non crediate di esserne esenti.
Ma tutto questo è vita.
Chi invece avrà vissuto in un angolo, risparmiandosi, avrà vissuto in modo arido, e rimarrà con l'amaro in bocca, che non serve a nulla. Per ricevere bisogna dare molto. [...]"

Giorgio Strehler in: Il tempo di una vita, di Francesca Pini

Ho letto queste parole e mi hanno fatto rifletter molto.
Ve le condivido🌸
e se avete voglia di scrivermi cosa risuona in voi, vi leggo volentieri.

Ho ascoltato tante volte, tante voci, pronunciare il verbo navigare.Bisogna navigare, naviga, lasciati cullare dalle ond...
18/11/2024

Ho ascoltato tante volte, tante voci, pronunciare il verbo navigare.
Bisogna navigare, naviga, lasciati cullare dalle onde.
Vallo a dire a chi soffre il mar di mare, eh!

Ci ho messo del tempo, tanto o poco non lo so ma il mio tempo sicuramente, per comprendere fino in fondo cosa volesse significare questo verbo.
E ad oggi, quando lo uso, ne comprendo il senso e la potenza.
Non è più una parola priva, scarna.
È possibile.

Ieri mattina, in risposta ad mia cara amica-collega, che mi esternava un suo vissuto, le ho detto: "Puoi starci? Beh! Allora, buona malinconia!"
Abbiamo riso, ci facciamo ridere da sole e a vicenda.
Ma in quella risata, c'è tutto l'impegno, la voglia di provare a stare con quello che c'è, senza voli pindarici e salti all'indietro per resistere a qualcosa che per definizione, è incontrollabile.
Ci riesco?
Certe volte si, altre no.
Eppure.
Navighiamo.
Navigo.
E va bene cosi.

Non pretendere troppo da sé, anche questo è navigare.
Lasciarsi trasportare dall'oceano delle possibilità, sapendo che le onde, come la vita, possono essere calme e tempestose non per arrivare, ma per attraversare, per fluire con il tempo, anche quando ci sfugge o ci sfida.
Anche questo è navigare.
Smettere di rincorrere, camminare accanto a ciò che è, abbracciando ogni istante, con la paura di perdersi, perché è proprio lì, nel viaggio, che siamo davvero vivi.

Navighiamo?

Silente e decisa.Come un senso di pesantezza, un carico invisibile che ci tira verso il basso. Le spalle possono incurva...
18/11/2024

Silente e decisa.
Come un senso di pesantezza, un carico invisibile che ci tira verso il basso.
Le spalle possono incurvarsi, il respiro diventare più lento, e possiamo sentirci stanchi, come se il mondo fosse troppo grande da sostenere.
Ogni gesto sembra richiedere più energia del solito.
Intorno a noi, qualcosa sembra cambiare. I colori sono meno vividi, i suoni più lontani, e le persone intorno sembrano distanti.
Può presentarsi come una sensazione di mancanza,
come se ci mancasse qualcosa di importante.
Non sempre riusciamo a definire esattamente cosa, ma è una sensazione profonda.
A volte è legata a una perdita concreta, altre volte a un’aspettativa non realizzata o a un desiderio rimasto insoddisfatto.

{Questa è una piccola descrizione della tristezza che ho accolto, sperimentato, ascoltato.
Ma non è ovviamente la descrizione della (tua) tristezza.
Per cui, ti invito a leggere queste parole, con una giusta - per te distanza}.

Quando la tristezza arriva, come un'ospite indesiderata spesso non siamo buoni padroni di casa.
Non le diamo accoglienza, non le diamo spazio, blindiamo tutte le porte e talvolta lasciamo soldatini sull'uscio pronti ad attaccare, vispi ed energici.
"Se entri, facciamo i conti".
Aumentano le armature, i combattenti, le lotte.

Ma tu, hai mai provato a darle forma e voce?
Se ti fermi, e ascolti la tua tristezza, cosa ha da dirti?

18/11/2024

"Ecco, vedere le cose così come sono è lavoro di scalpellino e di minatore ma anche di bestia e bambino e vedere la cattiveria in noi, la crudeltà, è il primo passo verso la nostra vera natura che è mescolanza, che ha dentro tutti gli animali e tutti gli esseri divini, tutti gli orchi e tutte le fate, i Pollicini, i lupi, le streghe, le Cenerentole, tutti mescolati. Guardare con meraviglia non solo un bell’albero, (troppo facile), ma anche il nostro istinto assassino, le nostre bugie ‘professionali’, i nostri travestimenti santi, eroici. Guardare con compassione i nostri narcisismi fragili, gli ego bambini che vogliono divorare il mondo, le volpinerie e le gallinerie. Ogni volta che vedo il male in me sento un bene, ho visto, ho visto, posso essere libera. Ci vorrà lavoro, ma posso essere libera. Mai fare i carini."

~Del soffrire."Perché soffriamo?""Perché stiamo male?""Perché accade questo?"Forse per una ragione, perché nulla accade ...
19/09/2024

~Del soffrire.

"Perché soffriamo?"
"Perché stiamo male?"
"Perché accade questo?"

Forse per una ragione, perché nulla accade per caso o forse di ragionevole nel soffrire c'è ben poco?

Quando le persone arrivano qui, vorrebbero non soffrire più. Trascinanti, esausti, piangenti, ridenti, ridenti - piangenti, confusi...li osservo.

Tu, sei qui.
Io, sono qui, accanto a te.
Sento come sto accanto a te.
La sofferenza non è di materia facile.
Il mio corpo risponde, a tratti tace.
Siamo qui.

"Da dove parto?".
"Da qui."

De-ludere.Deriva dal latino. “De" sta per "togliere", "ludere" significa "giocare" quindi deludere vuol dire "togliere d...
11/03/2024

De-ludere.
Deriva dal latino.
“De" sta per "togliere", "ludere" significa "giocare" quindi deludere vuol dire "togliere dal gioco, prendersi gioco".
È un invito a divertirci.
Quasi paradossale.
Ci impegniamo molto spesso a non togliere, per paura di perdere e così continuiamo inconsapevolmente a giocare imperterriti allo stesso gioco, senza trarne divertimento, in modo automatico.
Perché è un gioco di sopravvivenza.
Togliere, è anche un fare spazio alla possibilità di accogliere altro.
Togliere dal gioco, le aspettative, i giudizi che in qualche modo abbiamo inghiottito non è una robetta facile.
Togliere dal gioco tutto ciò che non è nostro ( ~ riconoscendo tutto ciò che invece è "nostro", che appartiene a noi) e fare spazio a ciò che per noi è importante è un modo per riuscire forse a vivere questa vita anche con la delusione e il divertimento per aver scelto di giocare le nostre carte.

Ad ogni modo, detto questo,
togliere non è un verbo che mi piace molto,
preferisco in questo caso "mettere in discussione".

𝓢𝓲𝓪𝓶𝓸 𝓮𝓼𝓼𝓮𝓻𝓲 𝓤𝓶𝓪𝓷𝓲.Voglio ritornare a scrivere qui a partire da questa frase, perché mi accorgo di quanto siamo oggi,  s...
11/03/2024

𝓢𝓲𝓪𝓶𝓸 𝓮𝓼𝓼𝓮𝓻𝓲 𝓤𝓶𝓪𝓷𝓲.
Voglio ritornare a scrivere qui a partire da questa frase, perché mi accorgo di quanto siamo oggi, spesso portati a dimenticare la nostra 𝓯𝓻𝓪𝓰𝓲𝓵𝓲𝓽𝓪̀, abbracciando ideali e narrando storie di perfezione che ci legano ad una immagine che talvolta apre, ma che allo stesso tempo restringe e confonde. Una immagine che si scontra con l’𝓪𝓾𝓽𝓮𝓷𝓽𝓲𝓬𝓲𝓽𝓪̀ della propria forma. Una immagine che ci salva da ferite ancora aperte, che lacerano cuori, occhi, orecchie, mani. Una immagine che copre un volto, inafferrabile e desiderabile. Che salva da dolori antichi e ci preclude della possibilità di entrare in 𝓲𝓷𝓽𝓲𝓶𝓲𝓽𝓪̀ con noi stessi.

𝓢𝓲𝓪𝓶𝓸 esseri 𝓾𝓶𝓪𝓷𝓲 .
Possiamo sbagliare, sentirci stanchi, perdere l’orientamento e la direzione, sentire la paura, desiderare, sognare, possiamo fermarci.
Non avere le parole per 𝓮𝓼𝓹𝓻𝓲𝓶𝓮𝓻𝓮 ciò che sentiamo e preferire il silenzio al suono. Possiamo desensibilizzarci dal troppo freddo emotivo ed entrare in 𝓬𝓸𝓷𝓽𝓪𝓽𝓽𝓸 con ambienti accoglienti e calorosi. Siamo esseri umani difronte l’incontrollabile natura di alcuni eventi e sentirci impotenti.
Siamo essere umani anche quando non crediamo di avere delle 𝓻𝓲𝓼𝓸𝓻𝓼𝓮, delle possibilita' e ci apprestiamo a scoprirci tutti, con paura e coraggio di essere umani.
Siamo esseri umani quando soffriamo, toccando vertici di alta quota e ci raccogliamo in amorevoli braccia.
Quando stiamo nel dolore e continuiamo per questo a 𝓬𝓻𝓮𝓼𝓬𝓮𝓻𝓮..
Siamo esseri umani in contatto con altri esseri umani.
𝓡𝓮𝓼𝓽𝓲𝓪𝓶𝓸 𝓾𝓶𝓪𝓷𝓲 𝓮 𝓬𝓪𝓶𝓫𝓲𝓪𝓶𝓸 𝓬𝓸𝓷𝓽𝓲𝓷𝓾𝓪𝓶𝓮𝓷𝓽𝓮.

🌹siamo esseri umani... (Continua tu👇, se vuoi)

Ho scritto questa frase sul mio quadernino dopo una riflessione sulla sensazione di perdita di “significanza” che spesso...
11/03/2024

Ho scritto questa frase sul mio quadernino dopo una riflessione sulla sensazione di perdita di “significanza” che spesso, nella stanza di terapia si annida tra gli angoli e nella pancia.
Quante volte, abbiamo pronunciato e ci siamo chiesti :
“che senso ha tutto questo?”
Quante volte facendo i conti con la finitezza di questo effimero tempo e con i nostri limiti, abbiamo temuto di perdere la direzione e il senso delle nostre intenzioni, sebbene paradossalmente gli intenti siano sempre presenti?
Il senso di insignificanza puo’ farci percepire piccoli, microscopici di fronte l’ordine delle cose e dell'altro, privi di valore e di importanza, persi.
Quante volte facendo i conti con noi stessi, i nostri bisogni, i nostri desideri, le nostre mancanze e paure, abbiamo avuto la sensazione di essere di meno, toccando i fondi del nulla?
Quante volte, abbiamo avuto la sensazione di sentirci cosi, come un punto interrogativo che ha perso la sua domanda - quella che muove, orienta, che dirige. Quella che contiene vissuti importanti e che potrebbe cambiare l’intonazione a favore di ciò che il suo essere richiama.
Quello che facciamo in terapia, in fin dei conti non è proprio questo?
Troviamo la domanda che abbiamo perso più che la risposta - perché sì, sebbene siamo spesso in cerca di risposte, queste già sono presenti dentro di noi ma non ancora visibili ai nostri occhi.

Non temete di farvi le domande, dubitate se avete solo risposte🌹

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