18/11/2024
Ho ascoltato tante volte, tante voci, pronunciare il verbo navigare.
Bisogna navigare, naviga, lasciati cullare dalle onde.
Vallo a dire a chi soffre il mar di mare, eh!
Ci ho messo del tempo, tanto o poco non lo so ma il mio tempo sicuramente, per comprendere fino in fondo cosa volesse significare questo verbo.
E ad oggi, quando lo uso, ne comprendo il senso e la potenza.
Non è più una parola priva, scarna.
È possibile.
Ieri mattina, in risposta ad mia cara amica-collega, che mi esternava un suo vissuto, le ho detto: "Puoi starci? Beh! Allora, buona malinconia!"
Abbiamo riso, ci facciamo ridere da sole e a vicenda.
Ma in quella risata, c'è tutto l'impegno, la voglia di provare a stare con quello che c'è, senza voli pindarici e salti all'indietro per resistere a qualcosa che per definizione, è incontrollabile.
Ci riesco?
Certe volte si, altre no.
Eppure.
Navighiamo.
Navigo.
E va bene cosi.
Non pretendere troppo da sé, anche questo è navigare.
Lasciarsi trasportare dall'oceano delle possibilità, sapendo che le onde, come la vita, possono essere calme e tempestose non per arrivare, ma per attraversare, per fluire con il tempo, anche quando ci sfugge o ci sfida.
Anche questo è navigare.
Smettere di rincorrere, camminare accanto a ciò che è, abbracciando ogni istante, con la paura di perdersi, perché è proprio lì, nel viaggio, che siamo davvero vivi.
Navighiamo?