Dott.ssa Raffaella Mancano - Psicologa

Dott.ssa Raffaella Mancano - Psicologa Psicologa Clinica e della Salute, iscritta all’Albo degli Psicologi della Campania,n 8352. Psicoterapeuta ad orientamento sistemico relazionale familiare.

La settimana scorsa abbiamo parlato della paura di cominciare.Ma, molto spesso, dietro quella paura c’è la paura di sbag...
23/09/2025

La settimana scorsa abbiamo parlato della paura di cominciare.
Ma, molto spesso, dietro quella paura c’è la paura di sbagliare.

La paura di sbagliare non nasce dal nulla.
Può ve**re da famiglie in cui ogni errore veniva rimarcato per anni.
Da relazioni in cui uno sbaglio diventava vergogna.
Da lavori in cui non era concesso il minimo passo falso.

E, ancora più indietro, ci sono radici storiche.
Molti di noi sono figli, o nipoti, di generazioni cresciute dentro al patriarcato (o al matriarcato).
In quell’epoca non era il singolo a scegliere:
ogni decisione passava per i “grandi”, che stabilivano matrimoni, percorsi, educazione.
E se non sceglievi, non sbagliavi.
Ma non ti assumevi nemmeno la responsabilità della tua vita.

Oggi siamo lontani da quel tempo.
Eppure, per mille motivi diversi, ci è rimasto addosso un messaggio simile:
che sbagliare non è concesso.
Che l’errore è colpa, non passaggio.

Ma possiamo cominciare a metterci un pensiero nuovo.
A chiederci se davvero lo sbaglio sia così pericoloso.
A modificare qualcosa, anche poco.

Perché l’errore non è la fine.
È parte del cammino.
È la strada che ci libera dalla paura di restare immobili.

E allora oggi ti chiedo:
🟡 Quando pensi all’errore, lo senti ancora come una colpa…
o riesci a vederlo come un varco?

Se vuoi, puoi scrivermelo.
Oppure anche solo portare con te questa domanda.
È già abbastanza.

Settembre è arrivato.Le agende nuove, i buoni propositi, i “si riparte”.Tutto sembra dover iniziare.Tutto sembra dover f...
16/09/2025

Settembre è arrivato.
Le agende nuove, i buoni propositi, i “si riparte”.
Tutto sembra dover iniziare.
Tutto sembra dover funzionare.

Ma cominciare non è sempre facile.
Anzi, a volte è proprio faticoso.

Ci sono inizi che ci caricano di aspettative.
Altri che ci spaventano, perché non sappiamo da dove partire.
Altri ancora che non sembrano veri inizi, ma solo riprese stanche.

E a volte, l’ansia non nasce da quello che ci aspetta fuori.
Ma da quello che sentiamo dentro.

Dal bisogno di fare bene.
Di non perdere tempo.
Di essere all’altezza.

E allora, oggi, se sei anche tu in quel punto un po’ sospeso in cui tutto sembra dover iniziare e tu invece ti senti solo stanca, confusa, o fuori tempo…

🪷 Prova a chiederti:

Qual è una sola cosa piccola che potrei fare per me, adesso?
Non per cambiare tutto.
Non per fare la cosa giusta.
Solo per cominciare da un punto.

Questo spazio è nato piano, quasi in silenzio.Un modo nuovo, anche per me, per portare qui un po’ del mio lavoro.Con le ...
09/09/2025

Questo spazio è nato piano, quasi in silenzio.
Un modo nuovo, anche per me, per portare qui un po’ del mio lavoro.
Con le domande che mi abitano, e le riflessioni che nascono anche grazie a voi.

Non è una terapia. Non è una lezione.
È uno spazio in cui proviamo a guardarci un po’ più da vicino.
Con le parole che abbiamo, e quelle che magari cerchiamo.

Da martedì prossimo riprenderà la rubrica vera e propria,
quella a cui, forse, siamo ormai affezionatə.

Ma prima di immergerci nei temi, nei ruoli, nelle trame di sempre,
mi piacerebbe chiedervelo:

🌿 Cosa vi piacerebbe trovare qui?

Ci sono parole che vorreste leggere?
Temi che vi interessano?
Aspetti della vostra storia che vi incuriosiscono, che vi toccano,
che vi farebbe bene approfondire, anche solo da lontano?

Se vi va, potete scrivermelo.
Perché questo spazio è nato da me,
ma cammina con voi.

Bentornatə.Settembre è arrivato.E anche se l’estate non è finita davvero, qualcosa si sente cambiare.Forse nelle luci. O...
02/09/2025

Bentornatə.

Settembre è arrivato.
E anche se l’estate non è finita davvero, qualcosa si sente cambiare.
Forse nelle luci. O nel ritmo delle giornate.
O solo dentro di noi.

Non so com’è stata per voi.
Ma so che a volte, l’estate non si lascia dire così facilmente.

Ci sono estati che sembrano leggere,
ma che lasciano domande dentro.

Estati che sembrano pesanti,
ma che, a distanza, ci fanno intravedere un senso.

Estati stanche, piene, confuse.
Eppure, da ogni estate, qualcosa ci resta.
Anche se piccolo. Anche se non lo sappiamo dire bene.

E allora oggi, per ricominciare con delicatezza, voglio lasciarti solo una domanda:

🌿 “Cosa ti porti da quest’estate?”

Se ti va, puoi scrivermelo nei commenti.
Oppure tenerlo con te.
È già un modo per ritrovarsi.

A martedì prossimo.

Siamo arrivatə all’ultima rubrica prima della pausa.Negli ultimi mesi abbiamo attraversato parole, ruoli, nodi familiari...
05/08/2025

Siamo arrivatə all’ultima rubrica prima della pausa.

Negli ultimi mesi abbiamo attraversato parole, ruoli, nodi familiari, corpi che parlano.
Ci siamo detti cose che spesso restano in silenzio.
Ci siamo riconosciuti.
A volte in una frase, a volte in una risposta, a volte solo in una domanda lasciata lì.

Adesso è il momento di fermarci.

Non per staccare tutto.
Non per fare finta di niente.
Ma per lasciare che le cose trovino posto.
Dentro.
Nel tempo lungo che serve a ogni riflessione per diventare ascolto.
Nel silenzio che viene dopo le parole vere.

Agosto sarà una pausa.
Un tempo più vuoto, più lento, meno pubblico.
Non da riempire.
Non da spiegare.

Se vorrai, potrai tornare su qualche post.
O magari no.
Magari ti basterà stare. Respirare.
Non correre anche dentro di te.

Grazie per esserci statə.
Per avere letto, scritto, condiviso, pensato.
Per avere portato con te almeno una cosa, anche piccola.

Ci ritroviamo a settembre.
Quando sarà il momento. ❣️

Oggi questa rubrica sarà un po’ diversa.Una parentesi. Una deviazione. Un momento mio.Ma forse anche tuo.In questi mesi ...
29/07/2025

Oggi questa rubrica sarà un po’ diversa.
Una parentesi. Una deviazione. Un momento mio.
Ma forse anche tuo.

In questi mesi abbiamo parlato di famiglia, ruoli, condizionamenti.
Oggi voglio raccontarti una sera, un ricordo, una nostalgia che è tornata a trovarmi.

💬 La storia completa è nel primo commento, se ti va di leggerla.

E se succede anche a te…
👉 Ti capita mai di sentirla, la nostalgia?

Fermarsi per davveroSettimana scorsa abbiamo parlato del senso di colpa che spesso accompagna il prendersi del tempo per...
22/07/2025

Fermarsi per davvero

Settimana scorsa abbiamo parlato del senso di colpa che spesso accompagna il prendersi del tempo per sé.

Oggi non voglio parlare di colpa.

Oggi voglio parlare di quella strana difficoltà che molti di noi incontrano anche quando non c’è nulla da fare.
Anche quando, in teoria, ci si potrebbe rilassare.

Eppure non ci si riesce.
Si gira per casa. Si prende il telefono.
Si controllano le mail. Si “riordina un attimo”.

Come se fermarsi fosse una minaccia.
Come se la lentezza mettesse a disagio.
Come se il silenzio facesse troppo rumore.

A volte è una questione familiare.
In certe famiglie, non si stava mai fermi: “Chi si ferma è perduto”, “Prima il dovere”.
Oppure si stava fermi, ma solo quando si era malati.

A volte è relazionale: sei sempre stato il punto di riferimento per tutti, quello/a che risolve, che c’è. Fermarti sembra deludere.

A volte è lavorativa: il tempo libero diventa ansia di non essere produttivi, di non fare abbastanza, di “sprecare il tempo”.

E allora ti chiedo:

🟡 Ti succede mai di avere tempo... ma non riuscire a fermarti davvero?

Scrivimelo nei commenti, oppure portati con te la domanda. È già abbastanza.

Per tanto tempo ti sei presə cura degli altri.Hai messo da parte le tue cose, i tuoi bisogni, la tua fatica.Hai detto: “...
15/07/2025

Per tanto tempo ti sei presə cura degli altri.
Hai messo da parte le tue cose, i tuoi bisogni, la tua fatica.
Hai detto: “non importa”,
anche quando importava.

Hai cancellato appuntamenti per accompagnare qualcuno.
Hai risposto a messaggi anche quando volevi solo dormire.
Hai fatto tutto il possibile per esserci, per aiutare, per non pesare.

E ogni volta che provavi a fermarti,
la voce nella testa diceva:
“Dai, non è niente. Puoi farcela anche stavolta.”

Così hai imparato che gli altri vengono prima.
Che tu puoi aspettare.
Che stare male è una distrazione.
Che il riposo va meritato.

E quando poi — finalmente — cerchi di prenderti uno spazio,
una pausa, un bisogno, un confine…
ti senti in colpa.

Come se stare bene fosse un lusso.
Come se volersi bene fosse una pretesa.
Come se prendersi cura di sé fosse egoismo.

Ma non lo è.

E non c’è nulla da meritare.
Non devi guadagnarti il diritto di stare bene.
Non devi “aver fatto abbastanza” per riposare.
Non devi “essere utile” per esistere.

A volte, la cosa più rivoluzionaria che puoi fare
è dire:
“anche io conto. anche io merito.”

Questa è la dodicesima tappa della rubrica “Io, nonostante la mia famiglia.”

👉 Ti capita di sentirti in colpa quando ti prendi del tempo per te?

Se vuoi, puoi scrivermelo nei commenti.
Oppure portare con te la domanda.
È già abbastanza.

🛋️ Spunti dal divano – uno sguardo possibileCi sono contenuti – serie tv, film, libri, canzoni, o anche esperienze vissu...
11/07/2025

🛋️ Spunti dal divano – uno sguardo possibile

Ci sono contenuti – serie tv, film, libri, canzoni, o anche esperienze vissute – che, pur nella loro leggerezza, hanno la capacità di lasciarci qualcosa.
Un interrogativo, un punto di vista nuovo, uno spostamento sottile.

Nasce così : non una rubrica, non una recensione, ma uno spazio personale dove condividerò, attraverso le Storie, ciò che mi ha colpita o che mi ha fatto fermare lo sguardo.
Piccoli spunti che – se accolti con curiosità – possono aprire prospettive diverse: sulla famiglia, sulle relazioni, sull’identità, sul lavoro, su ciò che ci attraversa ogni giorno.

⚠️ Non avrà una cadenza fissa: non uscirà ogni settimana, né in giorni prestabiliti.
Sarà un progetto libero, che nasce quando qualcosa mi muove, mi sorprende, o semplicemente mi viene voglia di condividerlo.

Tutti i contenuti saranno raccolti in evidenza.
E se qualcosa ha lasciato un segno anche a voi, sarò felice di accogliere i vostri spunti.

Ci vediamo sul divano.

Ci sono cose che non ti servono più.Strade che non ti somigliano.Ruoli che non ti appartengono più.Eppure fai fatica a l...
08/07/2025

Ci sono cose che non ti servono più.
Strade che non ti somigliano.
Ruoli che non ti appartengono più.
Eppure fai fatica a lasciarli andare.

Non perché non capisci.
Non perché non vuoi.
Ma perché ti dispiace.

Ti dispiace deludere.
Ti dispiace uscire dal copione.
Ti dispiace, anche quando sai che è giusto.

Hai scelto un lavoro diverso da quello che sognavano per te.
Hai deciso di non tornare ogni domenica.
Hai detto di no, una volta.
Hai detto: “Ora penso a me.”

Eppure, anche lì… ti è sembrato troppo.

Perché non ti hanno mai detto che si può cambiare idea senza tradire.
Che si può scegliere sé stessə senza fare del male a nessuno.
Che si può lasciare andare, anche se dispiace.

E invece, ogni volta che ti ascolti, ti sembra di sbagliare.
Ogni volta che ti allontani, ti senti ingrato.
Ogni volta che ti scegli… senti che stai deludendo qualcuno.

Ma restare dove non stai bene…
serve davvero a qualcuno?

A volte sì, pensi di sì.
Pensi che restare sia un gesto d’amore.
Che serva a tenerli tranquilli. A non farli soffrire. A non deludere.
Che serva a loro.

Il problema è che, nel frattempo, non serve più a te.

Perché scegliere sé stessə fa paura.
Perché ci hanno insegnato che è egoismo.
Perché ci dispiace. Perché ci sentiamo in colpa.

Ma se non ti scegli tu… chi lo farà?
La vita è tua.
E merita anche il coraggio di lasciare andare.

Questa è l’undicesima tappa della rubrica “Io, nonostante la mia famiglia”.

👉 C’è qualcosa che senti di dover lasciare andare?

Se vuoi, puoi scrivermelo nei commenti.
Oppure portare con te la domanda.
È già abbastanza.

Le parole ritornano.Anche quando non sono mai state dette.Dopo aver parlato di quelle dette a metà,e di quelle trasmesse...
01/07/2025

Le parole ritornano.
Anche quando non sono mai state dette.

Dopo aver parlato di quelle dette a metà,
e di quelle trasmesse senza voce,
oggi voglio fermarmi su quelle che non si potevano dire.

Non era solo silenzio.
Era una regola invisibile.
Un accordo muto:

“Di certe cose non si parla.”

Nelle famiglie ci sono argomenti che restano fuori dal tavolo.
Come macchie sotto al tappeto.
Come stanze chiuse a chiave.

Non si parlava di soldi.
Non si parlava di sesso.
Non si parlava di malattia.
Non si parlava “di quello che è successo a tua zia.”

Ti accorgevi che ogni volta che provavi a chiedere,
qualcuno cambiava discorso.
Che certe parole abbassavano gli sguardi.
Che bastava un “non è niente” per chiudere ogni porta.

E imparavi presto — anche senza che nessuno te lo dicesse —
che chiedere era sbagliato.
Che certe domande erano “da maleducati”.
Che il silenzio era più sicuro della verità.

E così portavi dentro domande mai fatte,
pezzi mancanti, vuoti pieni di supposizioni.

Anche questo è un lascito.
Anche questo, in un modo tutto suo, ci educa.

Non è colpa. È trasmissione.
E riconoscerlo è già qualcosa.

Questa è la decima tappa della rubrica “Io, nonostante la mia famiglia.”

👉 C’è qualcosa di cui, nella tua famiglia, non si poteva parlare?

Se ti va, scrivimelo nei commenti.
Oppure, puoi portarti questa domanda.
È già abbastanza.

Da piccoli impariamo presto a non dire tutto.A non fare troppe domande.A non piangere troppo.A non “dare fastidio”.Così ...
24/06/2025

Da piccoli impariamo presto a non dire tutto.
A non fare troppe domande.
A non piangere troppo.
A non “dare fastidio”.

Così metti via le parole.
Trattieni lacrime, rabbia, paure.
Ti convinci che è meglio far finta di niente.
Che sentirsi è un lusso.
Che spiegare non serve.

Ma quello che non dici, da qualche parte va.
Resta lì, in un angolo del corpo.
Diventa un nodo in gola.
Un peso sul petto.
Un respiro corto.
Un battito che accelera.
Un’ansia che arriva quando meno te l’aspetti.

Il corpo fa quello che può: parla per te.
Ti avvisa che c’è qualcosa che non riesci a dire.
Ti chiede di fermarti, di ascoltare, di tornare a sentire.

E magari non è facile, dopo anni passati a zittirlo.
Ma è un inizio: dare voce a quello che il corpo dice da sempre.
Questa è la nona tappa della rubrica “Io, nonostante la mia famiglia”.

👉 Il tuo corpo ha mai parlato per te?

Se vuoi, raccontamelo nei commenti.
O portati questa domanda.
È già un passo.

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