Stefania Savi Psicologa Perinatale

Stefania Savi Psicologa Perinatale Benvenuti nella mia pagina!

Come psicologa perinatale offro supporto ai genitori dall'inizio della gravidanza al terzo anno di vita del bimbo e mi occupo di tutti i temi che ruotano intorno a questo bellissimo periodo della vita della famiglia.

31/10/2025

Chi stai realmente mettendo in punizione? 🧐

Io dico sempre che i bambini nascono con uno specchio in mano: ci mostrano chi siamo veramente e tirano fuori da noi aspetti che ci appartengono ma che magari nemmeno conosciamo.

Io credo che per essere bravi genitori, bisogna conoscersi bene.
Non bisogna fare tutto giusto, ma bisogna aver un buon grado di consapevolezza, perché è quello che ci fa fare la differenza.

Che ne pensi? 👇🏻
Buon venerdì! 🎃

Le aspettative familiari: un peso invisibile sulle spalle.Quante volte hai fatto certe scelte per non deludere qualcuno?...
27/10/2025

Le aspettative familiari: un peso invisibile sulle spalle.

Quante volte hai fatto certe scelte per non deludere qualcuno?
Quante volte hai represso delle emozioni per non creare problemi?
Quante volte non ti sei comportat* in maniera autentica per non sentirti sbagliat*?

E’ abbastanza ovvio che crescere, in fondo, significa imparare a distinguere ciò che viene dalla nostra storia da ciò che appartiene veramente a noi, ma questo passaggio, psicologicamente, non è affatto semplice.

Murray Bowen, pioniere della terapia familiare e fondatore della terapia sistemica, ci spiega che ognuno di noi è parte di un sistema relazionale in cui emozioni, ruoli e aspettative si trasmettono di generazione in generazione. Quando un membro della famiglia prova a fare qualcosa di diverso — tipo educare i figli in modo nuovo o porre un confine giusto per lui/lei— il sistema tende a reagire perché il cambiamento destabilizza l’equilibrio preesistente.

E così spesso sentiamo dentro di noi due spinte opposte: da un lato il bisogno di appartenenza, che ci dice “adeguati! fai come ti dice!”, e dall’altro il bisogno di autenticità, che ci sussurra “ma questo non ti piace! scegli te!”.

E' quando questi bisogni si scontrano che nascono i sensi di colpa, la paura di deludere o la sensazione di “non avere il diritto” di vivere in modo diverso da come si è sempre fatto.

Sempre Bowen parla di “differenziazione del Sé”, ovvero la capacità di mantenere un senso di identità personale pur restando in relazione con gli altri, che è il cuore della -a me tanto cara- autonomia emotiva. 💗

Essere la prima persona della tua famiglia a “fare diversamente” — che sia chiedere aiuto psicologico, educare senza punizioni, o dire di no a una tradizione che non senti più tua — non è un atto di ribellione, ma un atto di cura e di libertà, perché ogni volta che ti concedi di essere autentic*, stai aprendo la strada anche a chi verrà dopo di te.

Restare fedeli a se stessi è l’atto più amorevole anche verso la propria famiglia, perché interrompe schemi disfunzionali che si tramandano da generazioni.

Sapevi che è possibile amare la tua famiglia e allo stesso tempo scegliere te? ❤ 👇

La riconnessione dopo uno strappo: ecco come i bambini imparano l’amore che non vacilla!Spessissimo in stanza lavoro con...
21/10/2025

La riconnessione dopo uno strappo: ecco come i bambini imparano l’amore che non vacilla!

Spessissimo in stanza lavoro con genitori dispiaciuti e sommersi di sensi di colpa per i momenti difficili in cui sono esplose emozioni forti (da un alto e dall’altro) e in cui i toni sono andati sopra le righe. La loro richiesta in genere è quella di riuscire ad acquisire competenze che gli eviteranno di ripetere l’errore.

Posto che ritengo che sia saggio e utile per noi adulti acquisire strumenti per gestire meglio le nostre emozioni, però dobbiamo anche mettere in conto che nella vita quotidiana con i figli gli “strappi” sono inevitabili: ci irritiamo, alziamo la voce, esplodiamo. Il vero punto non è evitare ogni rottura (cosa assolutamente impossibile), ma saper riparare: tornare, nominare ciò che è successo, chiedere scusa quando serve, ristabilire il contatto.

Questa riconnessione è così importante perché insegna ai bambini due verità fondamentali:
1. Le emozioni/situazioni difficili non rompono il nostro legame.
2. Anche quando sbagliamo, restiamo degni d’amore dell’altro e possiamo rimediare.

Come funziona il cervello del bambino?
Durante il conflitto, il sistema nervoso del bambino va in iperattivazione (allarme). La riparazione offre regolazione esterna (voce calma, contatto) che aiuta a tornare in sicurezza: così il cervello associa limite + relazione, non limite = rottura/rifiuto.

Quanti di noi adulti sono spaventati dal conflitto o dal rifiuto dell’altro?

Ed Tronick, psicologo dello sviluppo, mostra che le interazioni genitore-bambino sono piene di mismatch e che è proprio la riparazione a costruire sicurezza e resilienza (modello mismatch–repair).

Quello che vogliamo insegnare ai nostri bambini è che non è una relazione perfetta che costruisce la sicurezza, ma la presenza della riparazione. Ogni riconnessione racconta al bambino che l’amore è più grande dell’errore e che i legami possono rompersi un po’ ma che poi si riaggiustano.💗

Tagga qualcuno che ha bisogno di leggere queste parole 💗👇

Come cambia la coppia dopo l'arrivo di un* figli*? 🤯Prima dell’arrivo di un* bambin*, la relazione ha un suo ritmo: ci s...
17/10/2025

Come cambia la coppia dopo l'arrivo di un* figli*? 🤯

Prima dell’arrivo di un* bambin*, la relazione ha un suo ritmo: ci si sceglie, ci si dedica tempo e si costruisce un equilibrio fatto di momenti condivisi, di leggerezza, di piacere e di reciprocità.

Poi arriva un neonato e tutto cambia.

Le energie, il tempo e l’attenzione si concentrano sulla nuova vita che richiede cure costanti, presenza e adattamento: non c’è nulla di sbagliato in questo, anzi è una fase naturale e necessaria.

Ma è proprio in questa fase che la coppia rischia di perdersi, perché l’assetto relazionale si modifica radicalmente e a volte questo cambiamento non perdona.

Gli studi dimostrano che nei primi tre anni dopo la nascita di un figlio il livello di soddisfazione relazionale cala in oltre il 67% delle coppie, non perché manchi l’amore, ma perché mancano spazio, tempo ed energia per nutrirlo.

Con la nascita di un bebé, l’identità individuale e quella di coppia si intrecciano con quella genitoriale che solitamente va in primo piano: le priorità cambiano, ma spesso non in modo bilanciato.

Così, quella relazione che prima era “centro”, a un tratto diventa “sfondo” e può accadere che i partner smettano di vedersi come partner e inizino a vedersi solo come genitori.

Tuttavia, il benessere della coppia non è un lusso o un “di più”, bensì è un pilastro del benessere familiare.

Le ricerche sull’attaccamento adulto ci dicono che una relazione sicura tra partner fornisce stabilità emotiva anche al bambino, che cresce così in un contesto affettivo coerente e prevedibile: un legame solido tra i genitori crea una base sicura non solo per la coppia, ma per l’intera famiglia!

Ecco perché è importante non dimenticarsi della coppia.

Non servono grandi gesti, ma semplici momenti di connessione: una chiacchierata la sera, una risata condivisa, un abbraccio...piccoli atti di presenza che ricordano a entrambi che “noi esistiamo ancora”.

Crescere un bambino insieme è una delle prove più grandi — ma anche una delle occasioni più profonde — per imparare a scegliersi ogni giorno, dentro una nuova forma d’amore. ❤

E la tua coppia come ha vissuto il passaggio alla genitorialità? 👇

14/10/2025

Come si fa a stare vicino a chi ha perso un* bambin* in gravidanza o dopo la nascita?

In questo reel ti offro delle semplici indicazioni che ti possono aiutare a fare la differenza in una situazione di questo tipo.

C’è una grandissima solitudine intorno ai genitori che fanno questa drammatica esperienza e il grande silenzio che si crea intorno a loro a causa della nostra incapacità di interfacciarci con questa circostanza non fa che amplificare il loro dolore.

Salva questo reel per ritrovare queste dritte, se mai ti serviranno 🩷

Questi per me sono giorni di movimento interiore e di fatica. La stessa fatica e le stesse emozioni che rivedo in voi ne...
26/09/2025

Questi per me sono giorni di movimento interiore e di fatica.

La stessa fatica e le stesse emozioni che rivedo in voi nelle nostre sedute.

Del resto il cambiamento non è mai lineare, né indolore.

E in questo giorno in particolare, in cui (forse non a caso) ho raccolto tanti vissuti di grande difficoltà, sono venuta a ricercare queste parole perché le sentivo vive più che mai.

Rogers dice che la crescita autentica nasce solo quando siamo disposti ad abbandonare le maschere che ci hanno protetto, per contattare la nostra parte più vulnerabile.

E contattare quella parte per trasformarsi implica inevitabilmente attraversare anche momenti di disintegrazione interna, avendo a che fare con il caos per poi ricostruirsi con nuove basi più solide.
Oggi una persona mi diceva: mi sento come una manciata di biglie sparse sul pavimento. Quando mi sembra di averne raccolte un po', se ne spargono a terra delle altre. Un’immagine potente quanto vera.

A volte la vita ci regala l’opportunità di lasciare andare vecchie immagini di noi stessi, per consentirci di riscoprirci diversi e magari migliorati, ma questo implica sempre di affrontare le nostre ombre per poi ritrovare ritrovare un nuovo senso di interezza.

La fatica del cambiamento non è qualcosa di cui sbarazzarsi, ma parte fondante del processo: le resistenze, il dolore, la confusione non sono segnali di fallimento, ma il terreno fertile da cui nascerà una nuova forma di noi stessi.

In certi momenti di grande sofferenza allora, possiamo provare a chiederci “che significato ha questa situazione? cosa sta cercando di mostrarmi di me?”

Non si cambia restando comodi. Ci si trasforma quando si è disposti a passare attraverso il fuoco e accettare che una parte di noi debba “bruciare” perché ne emerga un’altra, più autentica.

Ti risuonano le mie parole? Ti è mai successo? 👇

Ti è mai successo che tu* figli* nel momento del ricongiungimento dopo la scuola o nell'oretta seguente avesse delle imp...
23/09/2025

Ti è mai successo che tu* figli* nel momento del ricongiungimento dopo la scuola o nell'oretta seguente avesse delle importanti crisi emotive?

Sappi che è un comportamento piuttosto frequente e ti spiego perchè!

Questo accade specialmente ai bambini che “resistono” tutto il giorno a scuola sorridendo, rispettando le regole e adattandosi bene al contesto. Quando poi tornano a casa o semplicemente rivedono le loro figure di attaccamento, si sentono al sicuro e si lasciano andare: lacrime, crisi, chiusure, oppositività, esplosioni di rabbia.

In inglese ovviamente c'è un termine specifico per denominare questo fenomeno che si chiama "after school restraint collapse" (tradotto: crollo da contenimento dopo la scuola) molto comune nei bambini, soprattutto in età prescolare e scolare.

Questo fenomeno si verifica perchè durante la giornata scolastica i bambini devono: rispettare regole e richieste, tollerare frustrazioni, gestire la separazione dai genitori e confrontarsi con compagni e adulti diversi e in alcuni casi anche mascherare emozioni per “funzionare bene” o “non dare problemi”.

Tutto questo richiede un grande sforzo di autoregolazione.
Inevitabilmente quando poi i bambini rientrano a casa, l’ambiente sicuro e familiare, il luogo dove sanno di essere accolti senza condizioni, ecco che finalmente possono “lasciarsi andare”, come se avessero trattenuto il respiro tutto il giorno e, una volta a casa, potessero finalmente espirare.

Nel carosello ti racconto come fare per gestire meglio il rientro a casa, in modo da cercare di prevenire o "limitare" le crisi.

E' successo anche a tu* figli*? Cosa hai fatto? 👇

PALESTINA LIBERA!Sciopera ovunque sei e in qualunque modo puoi. Urliamo tutti insieme BASTA AL GENOCIDIO.
22/09/2025

PALESTINA LIBERA!

Sciopera ovunque sei e in qualunque modo puoi.

Urliamo tutti insieme BASTA AL GENOCIDIO.

E tu come ti tratti?Sapevi che un buon modo per misurare la nostra capacità di accogliere le emozioni dei nostri bambini...
12/09/2025

E tu come ti tratti?

Sapevi che un buon modo per misurare la nostra capacità di accogliere le emozioni dei nostri bambini è osservare i nostri dialoghi interni, vedendo ad esempio come parliamo a noi stessi quando commettiamo un errore?

Nella mia esperienza (personale e professionale🥲) in genere quando sbagliamo non ci trattiamo molto bene. “Sono proprio una deficiente!” “Sono il solito smemorato!” “Sono un’incapace”…per non dire di peggio che qui non si può scrivere. 🤐

Ormai tutti sappiamo che secondo la teoria dell’attaccamento del nostro caro John Bowlby, i bambini sviluppano sicurezza quando sentono che il genitore è una “base sicura”, ovvero qualcuno che li accoglie senza giudizio, soprattutto nei momenti di crisi. Ma per poter offrire questa base, l’adulto deve avere dentro di sé un terreno stabile, capace di contenere in primis le proprie emozioni.

Se come genitori non siamo abituati a validare i nostri vissuti emotivi – se ci giudichiamo fragili, incapaci o sbagliati quando siamo in difficoltà – tenderemo a fare lo stesso con i nostri figli: minimizzare, arrabbiarci, chiedere di “smetterla”.

Quindi di base noi reagiamo non tanto al pianto dei nostri bambini, ma al disagio che quel pianto attiva dentro di noi.

Le neuroscienze poi ci insegnano che il nostro sistema nervoso risponde automaticamente agli stati emotivi degli altri (grazie ai neuroni specchio) e alla capacità di co-regolazione. Se non sappiamo regolare il nostro stress, diventa molto difficile aiutare i nostri figli a regolare il loro.

Ecco perché coltivare l’auto-compassione (la famosa self-compassion) e la capacità di accogliere i propri momenti difficili senza giudizio è una risorsa fondamentale per la genitorialità e per noi stessi!

Quando impariamo a dirci: “È dura, ma sto facendo del mio meglio”, “Ho sbagliato, ma ce la sto mettendo tutta, succede!”, diventiamo più disponibili ad accogliere anche le emozioni dei nostri figli, senza necessariamente viverle come un attacco o un fallimento personale.

Che ne pensi? 👇 Parliamone!

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29010

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