06/08/2024
Pienamente d'accordo con Stefano Rossi.
Depressione, ansia, disturbo da deficit di attenzione, disturbi dell'apprendimento sono parole utili per comprendere meglio le esperienze e per cercare il giusto supporto, ma c'è un pericolo in cui vedo cadere da qualche anno tanti giovanissimi: quello di etichettarsi con queste diagnosi.
Quando riceviamo una diagnosi, può essere facile iniziare a vederla come una parte fondamentale della nostra identità. Potremmo sentirci definiti da essa e, a volte, potremmo persino sentirci rassicurati nel trovare un gruppo di persone con esperienze simili. Questo bisogno di appartenenza è naturale e umano, ma c'è una linea sottile tra trovare comprensione e limitarsi con un'etichetta.
La diagnosi non è chi siete, ma solo una parte di ciò che state vivendo. Le etichette possono aiutarci a capire meglio certe sfide, ma non devono diventare una gabbia. Possiamo riconoscere le difficoltà che affrontiamo senza lasciarci definire completamente da esse.
Scoprite chi siete al di là delle parole che descrivono una condizione. Esplorate i vostri interessi, le vostre passioni, le vostre aspirazioni. Coltivate relazioni sane e significative, e cercate attività che vi facciano sentire vivi e realizzati. Siete molto più di una diagnosi, e avrete il potere di plasmare la vostra vita e il vostro futuro.
Ricordate sempre che chiedere aiuto è un segno di forza, non di debolezza. Se state attraversando un periodo difficile, parlate con qualcuno di fiducia, che sia un amico, un familiare o un professionista, il supporto è essenziale, ma non perdete di vista il fatto che voi siete i protagonisti della vostra storia.
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