Giulia Vendramini - Psicoterapeuta Pistoia e Online

Giulia Vendramini - Psicoterapeuta Pistoia e Online Psicologa e Psicoterapeuta Familiare Relazionale, Consulente di carriera, Formatrice, Operatrice del training autogeno. PIACERE DI CONOSCERTI! di Prato. Anna".

Ricevo a Pistoia oltre a svolgere consulenze e terapie online. Lavoro principalmente con adolescenti e adulti. Mi sono laureata nel 2011 col massimo dei voti in PSICOLOGIA CLINICA E DELLA SALUTE presso l'Università degli Studi di Firenze. Successivamente ho frequentato la scuola di specializzazione in PSICOTERAPIA FAMILIARE E RELAZIONALE presso il C.S.A.P.R. Ho inoltre un master in RISORSE UMANE conseguito nel 2018. Attualmente svolgo la libera professione nella città di PISTOIA e ONLINE, in qualità di PSICOTERAPEUTA e consulente di CARRIERA. Sono anche operatrice del TRAINING AUTOGENO e utilizzo la MINDFULNESS per aumentare il benessere dei miei utenti. Collaboro inoltre con un'agenzia per il lavoro erogando percorsi di ORIENTAMENTO PROFESSIONALE a utenti disoccupati iscritti a bandi regionali e nazionali. Dal 2013 al 2018 ho fatto parte dello staff del Centro Famiglia Sant'Anna a Pistoia presso cui, oltre a fornire CONSULENZE PSICOLOGICHE a minori e adulti, sono stata responsabile del servizio di Consulenza Giovani. Ho scritto inoltre articoli di approfondimento psicologico su "Dossier Famiglia - Notiziario del Centro Famiglia S. Continuo tuttora sui miei social e sul mio sito web. Coordino e partecipo da anni a incontri di PROMOZIONE DELLA SALUTE con altri colleghi e professionisti di discipline diverse. COME POSSO ESSERTI UTILE IN BREVE? Posso aiutarti a superare difficoltà comunicative e relazionali sul lavoro, all’interno della coppia e nel rapporto genitori-figli. Affronto problematiche legate a disturbi dell’umore, ansia, stress e somatizzazioni utilizzando tecniche di rilassamento e visualizzazione che posso insegnarti, per imparare a gestire meglio pensieri e sensazioni fisiche fastidiose. Posso aiutarti anche ad elaborare la perdita di una persona cara, la fine di una relazione, la perdita del lavoro oppure a gestire una patologia importante, offrendoti uno spazio per dare voce ai tuoi pensieri e alle tue emozioni, aiutandoti a gestirle al meglio e acquisendo maggiore consapevolezza dei tuoi vissuti e stati d'animo. Se ti sembra di non essere capito/a o non sai in che direzione procedere nella tua vita, possiamo trovare insieme le risorse e la strategia migliore perché tu possa ripartire in modo autonomo e rapido.

Cosa definisce una relazione “sana”? A mio avviso ci vogliono almeno quattro ingredienti: stima, rispetto della persona ...
27/11/2025

Cosa definisce una relazione “sana”? A mio avviso ci vogliono almeno quattro ingredienti: stima, rispetto della persona e dei confini personali, sostegno e fiducia.

La stima e il rispetto reciproco sono alla base di qualsiasi relazione positiva amicale o sentimentale, ma è importante anche sapere di poter contare gli uni sugli altri, fidarsi e sostenersi a vicenda, fare squadra. Quest’ultimo aspetto è molto importante in amicizia e in amore, per capire se l’altro è un Amico con la A maiuscola oppure un amico con la a minuscola, come dico io, o ancora un semplice conoscente. In amore poi è fondamentale camminare insieme ad una persona che ci sostenga, che ci arricchisca, non che ci impoverisca o sminuisca. Nella vita dobbiamo tutti essere in grado di camminare lungo il nostro percorso autonomamente, decidere di camminare insieme a qualcuno che condivide con noi valori e obiettivi è una scelta che facciamo perché quella persona ci arricchisce e rende la nostra camminata più positiva e più bella.

La relazione sana è una relazione che dà, da entrambe le parti, senza togliere o impoverire. Tutte le relazioni hanno poi dei confini, che non sono da intendersi come muri invalicabili che allontanano, bensì come dei muretti, delle siepi, che delimitano fin dove posso arrivare o l’altra parte può arrivare nella mia sfera personale.

Mi capita spesso di sentire racconti di persone che a lavoro, in famiglia, in coppia o nei rapporti di amicizia non riescono a dire “no” e acconsentono a tutte le richieste dell’altro, lamentando poi stanchezza, insoddisfazione, percependo spesso che l’altro si stia approfittando di loro, ma non riescono ad uscirne. Come l’immagine dell’elefante legato ad un piccolo chiodino da una catena, che ormai crede di non poter scappare quando basterebbe un piccolo sforzo.

In questo caso il “piccolo sforzo” è l’assertività negativa, cioè imparare a dire qualche NO quando serve, per mandare un messaggio all’altro che non posso essere sempre disponibile, perché talvolta possono subentrare impegni o situazioni che mi impediscono di fare quello che mi viene chiesto (talvolta invece più che chiesto, imposto!). D’altronde gli altri si comportano con noi come noi gli permettiamo di comportarsi, quindi dobbiamo essere noi a modificare qualcosa nel nostro comportamento. Dall’altra parte possiamo aspettarci una resistenza a questo cambiamento, ma se ripetiamo il messaggio più volte, con fermezza ed educazione, scopriremo che l’altra persona troverà altre soluzioni per raggiungere il proprio obiettivo, e noi manterremo le nostre energie per altre cose per noi più importanti.

www.psicologapistoia.it

Condivido, con piacere, la locandina del Temporary Charity Shop di Natale che si terrà nei locali della pastorale di Car...
23/11/2025

Condivido, con piacere, la locandina del Temporary Charity Shop di Natale che si terrà nei locali della pastorale di Caritas a Pistoia, tra il 28/11 e il 22/12, nei giorni e negli orari indicati.

Ci sarà una selezione di abiti e accessori uomo, donna e bambino tra cui scegliere lasciando un'offerta.

Tutto il ricavato servirà a sostenere i servizi Caritas.

Una bella occasione per dare una seconda vita agli abiti, aiutando gi altri!

Vi aspettiamo!

Io SONO volontario o io FACCIO il volontario?Cosa mi spinge ad iniziare l'esperienza di volontariato e a continuare?C'è ...
22/11/2025

Io SONO volontario o io FACCIO il volontario?

Cosa mi spinge ad iniziare l'esperienza di volontariato e a continuare?
C'è un continuo equilibrio tra bisogni interni e motivazioni esterne legate a valori collettivi.
È fondamentale passare dall' IO al NOI, sempre una prima persona, ma non più singolare bensì plurale.

Un secondo incontro di formazione per i volontari Caritas stimolante, pieno di domande su cui riflettere e di traguardi verso cui dirigerci insieme, intrecciando sempre nuove relazioni perché "camminando s'apre cammino".

Grazie ad Anna che ci ha raccontato l'anima del laboratorio di Santomato facendoci realizzare in pochi minuti un portachiavi, con le nostre "mani operose" . Grazie anche a Rita che ha condiviso il lavoro del Centro Mimmo e l'iniziativa del Temporary Charity Shop.

È stato inoltre un momento di festeggiamenti per i 50 anni di operato di Don Paolo e per l'investitura a diacono del nostro caro Franco.

17/11/2025

Cos'è davvero il lutto?

L'IMPORTANZA DELLA FRUSTRAZIONECi sono molte persone intolleranti alla frustrazione ancora da adulti. La frustrazione è ...
11/11/2025

L'IMPORTANZA DELLA FRUSTRAZIONE

Ci sono molte persone intolleranti alla frustrazione ancora da adulti. La frustrazione è uno stato emotivo che va sperimentato fin da piccoli, aiutando il bambino a gestirlo, tollerarlo, facendogli capire che è una sensazione che ha il diritto di provare perché magari non ha raggiunto un obiettivo che voleva, però è possibile concentrarsi su quello che non ha funzionato per trovare un’altra strategia, magari migliore e arrivare comunque alla meta!

Invece molti genitori fanno i salti mortali per non dare dispiacere ai figli, spianando loro la strada in tutto e cercando di rimediare con un’alternativa istantanea alla delusione/ frustrazione del bambino. Un po' perché è più facile, un po' perché loro stessi hanno difficoltà a stare nella frustrazione del figlio e accettarla.

A tutte le età è un diritto rimanere delusi e sentirsi tristi quando una cosa non va come sperato, ma questa esperienza negativa ci trasmette comunque dei feedback utili per andare avanti, magari cambiando strategia.

Il problema è il significato che do a questa esperienza negativa: è un’esperienza portatrice di feedback che mi insegna qualcosa, oppure è la dimostrazione che non sono abbastanza bravo/a, che non valgo abbastanza? In terapia si va a lavorare proprio su queste percezioni, legate sicuramente a vissuti personali a cui dar voce, per capire se sono davvero così veritiere e spostando il focus sulle proprie potenzialità.

10/11/2025

4 ingredienti per una relazione sana

Continua la formazione dei volontari Caritas sabato 22/11 alle ore 9.30 presso Villa Rospigliosi a Pistoia.L'incontro è ...
05/11/2025

Continua la formazione dei volontari Caritas sabato 22/11 alle ore 9.30 presso Villa Rospigliosi a Pistoia.

L'incontro è aperto anche a coloro che vorrebbero conoscere meglio la realtà Caritas, ma anche a chi già ci conosce e vorrebbe iniziare a fare volontariato presso i nostri servizi.

Per l'occasione, sarà presente un Temporary Charity Shop a cura del Centro Mimmo, con una selezione di accessori e capi di abbigliamento uomo, donna e bambino.

Vi aspettiamo!

04/11/2025

Ansia e stress non sono la stessa cosa!

Tu hai fatto o non fatto questo! Tu devi cambiare! Tu, tu, tu…e io?Spesso quando mi arriva una richiesta di terapia di c...
04/11/2025

Tu hai fatto o non fatto questo! Tu devi cambiare! Tu, tu, tu…e io?

Spesso quando mi arriva una richiesta di terapia di coppia riscontro quasi sempre problemi di comunicazione. E’ come se si perdesse la bussola, ci si dimenticasse o non si riuscisse più a trovare i motivi che ci hanno fatto “incastrare” all’inizio della relazione, focalizzandoci solo su quello che non sopporto dell’altro, recriminandoglielo.

L’altro fa o dice cose che a noi non vanno bene, anche perché spesso attribuiamo dei significati negativi a questi comportamenti, arrivando a formulare ipotesi che, invece di essere condivise con l’altro magari per capire se sono giuste o meno, vengono prese per verità assolute, aumentando la distanza e l’insofferenza.

Quante volte si sarebbe potuto disinnescare subito un’incomprensione, semplicemente parlandone e condividendo come mi ha fatto sentire una certa frase o un certo comportamento e che pensieri mi ha fatto ve**re in mente. Magari avrei avuto un riscontro diverso, oppure avrei avuto conferma delle mie sensazioni facendo però capire all’altro che un un dato comportamento ha avuto un effetto negativo su di me, a questo punto l’altra persona avrebbe avuto informazioni utili per riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni.

In questi casi è importante riportare l’attenzione su una comunicazione immediata, chiara e rispettosa, in cui non si inizia mai una frase con il TU ma con l’IO. Non abbiamo il potere di entrare nella testa degli altri e cambiare pensieri e comportamenti, possiamo solo interve**re su noi stessi.

Cosa posso fare io per evitare di alimentare una discussione? Cosa posso fare io per mettere l’altro in condizione di condividere le sue preoccupazioni con me? Sono solo alcuni esempi di come muovere la testa e spostare lo sguardo cambiando la prospettiva. In terapia lavoro molto su questi aspetti, quando però mi trovo davanti una coppia conflittuale che sente di amarsi ancora e vuole lavorare per ritrovare la bussola nel proprio rapporto.

La terapia di coppia non serve a tenere le persone insieme a tutti i costi, serve a capire se ci sono ancora le condizioni per andare avanti, con nuovi presupposti e modificando qualcosa che non funziona più così bene nel rapporto. Tutti evolviamo nella vita, la cosa più difficile nella coppia è riuscire ad evolvere nella stessa direzione, condividendo la stessa meta. A volte si parte con un ottimo incastro, ma andando avanti nel corso della vita, le esperienze, i vissuti, gli obiettivi, possono cambiare talmente tanto da non riuscire più a camminare lungo la strada che avevamo imboccato e quando le strade si allontanano troppo, può essere difficile andare avanti insieme. Altre volte invece ci accorgiamo che può esserci una strada alternativa da percorrere che può rappresentare un buon compromesso per entrambi e che ci rappresenta meglio nella fase di vita che stiamo vivendo.

La terapia di coppia aiuta a migliorare la comunicazione, gestire i conflitti e capire se esistono ancora le condizioni per crescere insieme.

Il ruolo del genitore è indubbiamente difficile e faticoso, non che il ruolo di figlio lo sia meno, però il genitore por...
28/10/2025

Il ruolo del genitore è indubbiamente difficile e faticoso, non che il ruolo di figlio lo sia meno, però il genitore porta sulle spalle il peso di aspettative proprie ed altrui, responsabilità, valori da trasmettere, decisioni da prendere per cercare di crescere un altro essere umano nel miglior modo possibile. E tutto questo va fatto con un proprio bagaglio di vissuti ed esperienze non sempre positive o ben elaborate.

Esistono tanti manuali pedagogici e psicologici, tutti molto lunghi ed interessanti, anche perché ben vengano le riflessioni, le informazioni e le aperture a varie strategie e consigli. Come dico sempre io, però, leggete pure i manuali dopodiché chiudeteli e guardate chi avete davanti. Osservatelo e ascoltatelo e poi osservate e ascoltate voi stessi, per cercare di distinguere l’aspettativa che avete di vostro figlio da chi è davvero vostro figlio in tutte le sue risorse, sfumature, ma anche limiti, quelli ahimè li abbiamo tutti!

Le aspettative ci accompagnano sempre nella vita e, badate bene, anche i figli se le creeranno sui propri genitori, la cosa più semplice ma più difficile da accettare è che i figli nascono da noi ma sono persone a sé stanti, sono individui con proprie caratteristiche e tratti di personalità più o meno marcati, che si costruiranno una propria identità e seguiranno una propria strada.

Mi capita spesso di vedere in seduta genitori che si preoccupano per alcuni comportamenti dei propri figli, fissandosi su questi e faticando a vedere il quadro completo della situazione. Talvolta però è più un problema di aspettativa del genitore che un problema reale del figlio.

Essendo mamma, sono caduta anche io nella trappola delle aspettative, fossilizzandomi su una parte dell’intero, creandomi una narrazione da cui faticavo ad uscire... Continua a leggere l'articolo!

Essere genitori significa crescere con i figli tra aspettative, responsabilità e ascolto. Scopri come distinguere i tuoi desideri dall’identità di tuo figlio.

Mi è capitato di leggere nell’ultimo periodo articoli e riflessioni su una possibile scomparsa di alcune professioni, sc...
20/10/2025

Mi è capitato di leggere nell’ultimo periodo articoli e riflessioni su una possibile scomparsa di alcune professioni, scavalcate da programmi di intelligenza artificiale che potrebbero prendere il posto di professionisti umani in un futuro non troppo lontano, tra questi anche gli psicologi e psicoterapeuti.

“Eccoci! Ho studiato dieci anni e continuo a formarmi e confrontarmi con colleghi e altri professionisti e tra poco dovrò trovarmi un altro lavoro!” Ho pensato, ironicamente. Si perché l’intelligenza artificiale, mi viene in mente la più conosciuta ChatGPT, è sicuramente un ottimo database che permette di attingere ad un numero incredibile di informazioni in pochi secondi, ma non bastano le nozioni per fare psicoterapia, o meglio per ESSERE psicoterapeuta.

La psicoterapia è un viaggio che deve condurre la persona in un punto diverso rispetto a quello da cui era partita. E’ un continuo scambio di pensieri, emozioni, comunicazione verbale e non verbale, il paziente trasferisce sul terapeuta i propri vissuti, i propri stati d’animo, esprime i propri tratti di personalità e il terapeuta accoglie tutte queste informazioni restituendo proprie emozioni e sensazioni, rispetto a quello che ha provato e capito, fino a quel momento, della storia che il paziente ha portato.

Io lavoro tantissimo sui “rimandi”, le famose restituzioni da dare alla persona, rispetto a come la vedo, come la vivo e quello che mi trasmette quando è in seduta, in quello spazio sospeso dal giudizio in cui ci si può permettere di dire e dirsi tutto. E i rimandi, che sono principalmente mossi dalla “pancia”, sono vibrazioni che risuonano dentro di noi, sono roba tipicamente umana. In seduta però diventano strumenti di lavoro che il terapeuta esperto sa maneggiare per arrivare a trovare una nuova narrazione della persona, magari più veritiera rispetto a quella che ha sempre portato finora.

Perché se quel paziente suscita in me certe sensazioni, o se il modo in cui comunica descrivendo una certa situazione o un vissuto mi fa percepire qualcosa, allora è importante lavorarci, capire cosa si nasconde dietro questa sensazione, lanciare la palla ed aiutare a comprendere e comprendersi meglio, scavando più a fondo quando serve. E’ qui che entra in gioco anche la vera empatia del terapeuta: riuscire a percepire, comprendere, sentire quello che l’altro sente, ma ben consapevole che sono vissuti della persona che ci sta di fronte e non nostri, non dobbiamo quindi farci travolgere da essi.

Personalmente vedo l’I.A. un ausilio che aiuta a velocizzare alcuni processi lavorativi, non la vedo come un sostituto per tutto. Non cediamo la nostra parte umana ed emotiva sostituendola con qualcosa di artificiale, essere UMANI è ciò che ci contraddistingue, non rinunciamoci!

Per approfondimenti:
www.psicologapistoia.it

Quante volte mi è capitato di  sentire le frasi: “devo prendere la decisione giusta”, “non posso sbagliare”, “se fallisc...
16/10/2025

Quante volte mi è capitato di sentire le frasi: “devo prendere la decisione giusta”, “non posso sbagliare”, “se fallisco allora ho perso pure tempo”. Queste parole vengono pronunciate da persone di qualsiasi età, addirittura da adolescenti e giovani adulti, come se già ad un’età così giovane fosse necessario pianificare tutta la vita in modo lineare, un’autostrada.

E’ un diritto rimanere delusi e sentirsi tristi quando una cosa non va come sperato, ma questa esperienza negativa ci trasmette comunque dei feedback utili per andare avanti, magari cambiando strategia. Il problema è il significato che do a questa esperienza negativa: è un’esperienza portatrice di feedback che mi insegna qualcosa, oppure è la dimostrazione che non sono abbastanza bravo/a, che non valgo abbastanza? In terapia è importante lavorare su queste percezioni legate sicuramente a vissuti a cui dar voce.

La vita non è un’autostrada, tutta lineare da percorrere alla medesima velocità. La vita è piuttosto una strada secondaria, fatta di curve, salite, discese, dossi, panorami belli, brutti, incroci con altre strade da poter prendere, provare, sperimentare. Eventualmente nulla vieta di tornare sulla strada principale o cambiare ulteriormente. Vivere significa fare esperienza accettando una dose di rischio, che sempre ci accompagna nella vita. Ben vengano i cambi di direzione, anzi, ci permettono di fare ancora altre esperienze.

Non mi piace dividere le scelte in giuste o sbagliate, esistono le scelte migliori per noi in un determinato momento della nostra vita, tenendo conto delle priorità che abbiamo in quella particolare fase. E se mi imbatto in una scelta che alla fine si rivela non soddisfacente, benissimo! Ho capito cosa non fa per me. Informazione utilissima per andare avanti.

E tu sapresti riconoscere cosa non fa per te?

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Quante volte mi è capitato di sentire le frasi: “devo prendere la decisione giusta”, “non posso sbagliare”, “se fallisco allora ho perso pure tempo”. Queste parole vengono pronunciate da persone di qualsiasi età, addirittura da adolescenti e giovani adulti, come se già ad un’età co...

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Mi sono laureata nel 2011 col massimo dei voti in Psicologia Clinica e della Salute presso l’Università degli Studi di Firenze. Successivamente ho frequentato la scuola di specializzazione in Psicoterapia Familiare e Relazionale presso il C. S. A. P. R. di Prato. Attualmente svolgo la libera professione nella città di Pistoia, in qualità di psicologa, consulente di carriera e operatrice di training autogeno. Collaboro inoltre con un’agenzia per il lavoro, erogando percorsi di Orientamento Professionale a utenti disoccupati iscritti ad un progetto promosso dalla regione Toscana.

Dopo aver frequentato il Master in Direzione delle Risorse Umane, ho cominciato infatti ad occuparmi anche di reclutamento e formazione del personale e a fornire consulenze di carriera, aiutando i miei clienti a far chiarezza sulla loro vita professionale o ad impostare un nuovo progetto lavorativo, dal momento che oggigiorno il mercato del lavoro è in costante cambiamento.

Dal 2013 al 2018 ho fatto parte dello staff del Centro Famiglia Sant’Anna a Pistoia presso cui, oltre a fornire consulenze psicologiche a minori e adulti, sono stata anche responsabile del servizio di Consulenza Giovani. Ho scritto inoltre articoli di approfondimento psicologico su «Dossier Famiglia – Notiziario del Centro Famiglia S. Anna».

Nel corso della mia carriera universitaria e professionale ho avuto modo di formarmi in psiconcologia e in psicologia del dolore, frequentando corsi di formazione organizzati dall’Ospedale Meyer di Firenze e svolgendo parte del tirocinio post-laurea presso il Centro Oncologico Fiorentino. Queste esperienze mi hanno permesso di aiutare diversi clienti ad affrontare e gestire perdite dolorose di tipo affettivo ma anche lavorativo, erogando percorsi di elaborazione del lutto individualizzati.