PUNTI Di VISTA

PUNTI Di VISTA Occhiali da sole e da vista, Optometria

PER CHIUSURA ATTIVITA' NEGOZIO DI OTTICA VENDO TUTTO IL MATERIALE PRESENTE IN MAGAZZINO: OCCHIALI DA SOLE, MONTATURE DA ...
14/12/2024

PER CHIUSURA ATTIVITA' NEGOZIO DI OTTICA VENDO TUTTO IL MATERIALE PRESENTE IN MAGAZZINO: OCCHIALI DA SOLE, MONTATURE DA VISTA, STRUMENTAZIONE PER LA MISURAZIONE DELLA VISTA (AUTOREFRATTOMETRO, OFTALMOMETRO, LAMPADA A FESSURA E RELATIVO TAVOLO OFTALMICO, SCHIASCOPIO, FRONTIFOCOMETRO, TABELLA OTTOTIPICA CON COMANDO A DISTANZA, VALIGETTA SET LENTI DI PROVA,SCRIVANIA, POLTRONA PER MISURAZIONE, CASSETTIERE, ESPOSITORI DA VETRINA E DA INTERNO). PREZZO D'OCCASIONE DA NON PERDERE. PER INFO 3475167625.

OCCHIO SECCO:QUANDO LE LACRIME SONO QUALITATIVAMENTE O QUANTITATIVAMENTE SCARSEL’occhio secco (dry eye) rappresenta una ...
28/03/2023

OCCHIO SECCO:
QUANDO LE LACRIME SONO QUALITATIVAMENTE O QUANTITATIVAMENTE SCARSE
L’occhio secco (dry eye) rappresenta una situazione patologica caratterizzata da alterazione quantitativa o qualitativa delle lacrime con conseguente danno della superficie oculare esposta ed associata a sintomi di discomfort. Si tratta di una patologia di frequente osservazione con un’incidenza aumentata negli ultimi anni. Le cause che possono condurre all’insorgenza dell’occhio secco sono molteplici, perciò si è soliti distinguere forme da ridotta produzione lacrimale e forme da eccessiva evaporazione. Considerando le prime si distinguono forme associate a sindrome di Sjogren e non, queste ultime secondarie a deficit lacrimale, ad ostruzione del dotto della ghiandola lacrimale e ad iposecrezione riflessa.
La sindrome di Sjogren rappresenta una malattia autoimmune in cui si verifica una distruzione delle ghiandole esocrine con interessamento prevalente di ghiandole lacrimali e salivari con conseguente iposecrezione amplificata poi da un blocco neurosecretorio potenzialmente reversibile mediato da citochine infiammatorie secrete localmente e dirette contro i recettori muscarinici delle ghiandole. Si distingue una forma primaria in cui si manifestano i sintomi classici (secchezza oculare ed orale) e una forma secondaria con sintomi identici alla primaria ma con le caratteristiche di una vera e propria patologia sistemica autoimmune (artrite reumatoide o lupus eritematoso sistemico).
Tra le forme di occhio secco non associate a s. di Sjogren vi è l’insufficienza primaria e secondaria della ghiandola lacrimale, l’ostruzione dei dotti ghiandolari e l’iposecrezione riflessa.
L’insufficienza primaria della ghiandola lacrimale può essere legata all’età per una fibrosi dei dotti ghiandolari o atrofia degli acini, può essere dovuta ad Alacrimia congenita, situazione rara spesso associata ad acalasia del cardias, malattia di Addison, neurodegenerazione centrale e disfunzione autonomica causata da una mutazione di un gene che codifica per la proteina Aladin (importante per lo scambio di RNA e proteine tra nucleo e citoplasma), infine può essere provocata dalla Disautonomia familiare in cui il deficit lacrimale è associato ad insensibilità generalizzata al dolore.
Per quanto riguarda l’insufficienza secondaria della ghiandola lacrimale è di solito provocata da un’infiltrazione ghiandolare come in caso di patologie quali sarcoidosi, linfoma, AIDS o in seguito al trapianto emopoietico di cellule staminali in cui si verifica fibrosi della ghiandola lacrimale dovuta alla presenza di linfociti T periduttali e fibroblasti ed infine può essere provocata da ablazione della ghiandola lacrimale o da denervazione parasimpatica ghiandolare.
L’ostruzione di dotti delle ghiandole lacrimali(principale ed accessorie) è solitamente dovuta a patologie come il tracoma, il pemfigoide oculare, l’eritema multiforme oppure è secondaria ad ustioni chimiche o termiche che ne generano cicatrizzazione.
L’iposecrezione riflessa può essere invece conseguente a blocco sensoriale riflesso o a blocco motorio riflesso. Il primo si verifica in caso di utilizzo prolungato di lenti a contatto che riducono la sensibilità corneale (soprattutto in portatori di lenti a contatto rigide) oppure in caso diabete mellito e cheratite neurotrofica con perdita sensoriale e conseguente ridotta produzione lacrimale. Invece il blocco motorio riflesso è di solito dovuto a danno centrale del nervo faciale (VII) che conduce ad iposecrezione lacrimale associato anche ad aumentata evaporazione da incompleta chiusura palpebrale (lagoftalmo) oppure è secondario ad uso di farmaci (antidepressivi triciclici, antistaminici, betabloccanti, antispastici ed alcuni diuretici) che conducono anch’essi ad una riduzione quantitativa di lacrime.
Si annoverano, infine, disordini della superficie oculare come in caso di utilizzo di farmaci topici i cui conservanti inducono una reazione tossica sulla superficie oculare e l’avitaminosi A che è causa di xeroftalmia sia per un deficit di sviluppo delle cellule caliciformi mucipare con conseguente riduzione della produzione di mucine, sia per un danno delle cellule acinari delle ghiandole lacrimali con ridotta produzione di lacrime. Altra importante causa di occhio secco è legata all’utilizzo di lenti a contatto, ciò è dovuto al fatto che l’ipoestesia corneale, secondaria all’uso prolungato di lenti a contatto, causa una diminuzione della secrezione lacrimale basale riflessa; inoltre è importante sottolineare che anche patologie allergiche oculari (congiuntiviti allergiche) sono responsabili di una modificazione della composizione delle lacrime (maggiore produzione di mucine) con conseguente comparsa di occhio secco
Per quanto riguarda l’occhio secco da aumentata evaporazione lacrimale, si annoverano la disfunzione delle ghiandole di Meibomio ( meiboimite) che genera una riduzione della componente lipidica del film lacrimale con conseguente evaporazione dello strato acquoso; i disturbi dell’apertura e chiusura delle palpebre (ptosi, entropion ed ectropion) con aumento dell’evaporazione lacrimale ed infine la riduzione dell’ammiccamento da deficit dopaminergico. In tutte queste diverse forme i sintomi caratteristici sono rappresentati da bruciore, sensazione di corpo estraneo, fotofobia, difficoltà nell’apertura delle palpebre al risveglio e nei casi più gravi dolore ed annebbiamento visivo. Tutti questi disturbi peggiorano in ambienti secchi, ventilati e climatizzati. Considerando la gravità e la frequenza dei sintomi è possibile distinguere l’occhio secco o dry eye in quattro gradi: grado I: lieve o sporadico che si verifica in situazioni ambientali sfavorevoli, grado II: moderato, sporadico, cronico, grado III: grave e frequente e grado IV: grave, disabilitante e costante.
Per quanto riguarda la diagnosi sono attualmente disponibili numerosi metodi per valutare la produzione lacrimale; essi comprendono: la misurazione del menisco lacrimale tra il bulbo e il margine palpebrale inferiore mediante biomicroscopia, il test di Schirmer che serve a dare una valutazione quantitativa delle lacrime (si esegue inserendo nel fornice congiuntivale inferiore delle striscette di carta bibula standardardizzata in formato 5 x 35mm con un’incisione nel punto di piegatura, la striscetta va mantenuta in sede per 5 minuti facendo guardare il paziente verso l’alto, va poi analizzata in base all’imbibizione del cartoncino; viene considerato normale un valore > o = 15mm in 5 minuti), la colorazione con fluoresceina, rosa bengala o verde di Lissamina che mettono in evidenza le cellule sofferenti alla biomicroscopia a lampada a fessura; importante è poi l’analisi del BUT (tempo di rottura del film lacrimale) per valutare la qualità delle lacrime, consiste nel tempo che intercorre tra apertura delle palpebre e formazione della prima area di essiccamento dell’epitelio corneale, il suo valore fisiologico è 15- 45 secondi; si esegue alla lampada a fessura con filtro blu dopo aver inserito la fluoresceina nell’occhio e chiedendo al paziente di compiere 2-3 ammiccamenti.
Altri test che possono essere utilizzati sono la citologia ad impressione per la valutazione delle cellule congiuntivali, l’analisi del film lacrimale per valutarne l’osmolarità e la presenza di lisozima e il test della felcizzazione delle lacrime che consiste nel prelevare con una pipetta qualche lacrima, farla asciugare su di un vetrino ed analizzarla al microscopio, valutandone la morfologia. Prima di impostare una terapia in un paziente affetto da occhio secco è importante individuarne la causa e considerare quale parte del film lacrimale risulti compromessa.
Viene quindi consigliato l’impiego di un sostituto lacrimale a ph tamponato o lievemente alcalino. In base alla formulazione e alla loro azione si distinguono diverse lacrime artificiali: diluenti (con breve durata di azione), stabilizzanti (in grado di stabilizzare il film lacrimale), di volume (costituiti da sostanze capaci di trattenere l’acqua), correttive (sono in grado di modificare alcune caratteristiche fisiche della superficie oculare), nutrienti (contengono sostanze che migliorano il trofismo degli epiteli sofferenti).
La terapia chirurgica viene effettuata nelle formi molto gravi di occhio secco in cui l’uso si sostituti lacrimali non apporta alcun beneficio; consiste nella chiusura provvisoria dei puntini lacrimali mediante dei piccoli tappi in silicone (punctum plugs), se tale rimedio risulta efficace si procede alla loro chiusura definitiva.
Grazie alle nuove conoscenze sulla patogenesi della malattia si dimostrano utili farmaci antinfiammatori e la pilocarpina 1% per os importante per la stimolazione della secrezione lacrimale e salivare in pazienti affetti da sindrome di Sjogren.
SOI Società Oftalmologica Italiana

Per mantenere gli occhi sani.Ci sono molti fattori che influenzano la salute degli occhi: alcuni, come la dieta e lo sti...
17/02/2023

Per mantenere gli occhi sani.
Ci sono molti fattori che influenzano la salute degli occhi: alcuni, come la dieta e lo stile di vita, sono controllati da noi, altri come l’invecchiamento e la predisposizione genetica, sono
inevitabili. Di seguito sono riportate alcune buone norme per ridurre il rischio di Danno Visivo.
Programmare controlli periodoci: farsi visitare da uno specialista
almeno una volta ogni 1-2 anni.
Controllare periodicamente la pressione arteriosa ed
eseguire esercizio fisico regolare: lo stress cardiaco e vascolare,
come in caso di pressione alta del sangue, può danneggiare il
sistema visivo e portare a perdita visiva.
Curare la dieta: è una buona regola avere una dieta povera
di grassi animali e ricca di frutta, cereali e vegetali specialmente
a foglia verde. È utile assumere anche degli integratori alimentari
ma solo sotto il controllo medico. È importante, inoltre, mantenere
l’organismo idratato bevendo 1,5 - 2 l d’acqua al giorno.
Mangiare con regolarità pesce: per un buon stato di salute
dell’occhio e della circolazione è importante mantenere un
equilibrato apporto di acidi grassi essenziali Omega-3 ed Omega-6
di cui è particolarmente ricco il pesce, ma anche l’olio di oliva,
di soia e di mais.
Proteggere gli occhi dal sole: la luce solare, specialmente quella
ultravioletta (UV) è stata associata a numerosi disordini oculari.
Nelle attività all’aperto indossare sempre occhiali da sole con il
100% di protezione contro gli UV-A e UV-B. Utile è anche l’uso di
un cappello con visiera.
Smettere di fumare: il fumo di si*****te oltre a nuocere
gravemente alla salute ed al portafoglio, comporta anche un
elevato numero di patologie oculari più o meno gravi.
Proteggere gli occhi dai traumi oculari che sono spesso causa
di notevoli sofferenze con possibili perdite visive. Utilizzare occhiali
di protezione in situazioni con rischio elevato; per esempio durante
attività lavorative o durante gli sport.

In basso:
1- Alcune malattie dell'occhio
2- Esercizi che aiutano ad allenare i muscoli oculari

KLASS
18/11/2022

KLASS

ESTRO
18/11/2022

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SOLDANI
18/11/2022

SOLDANI

L'ambliopia, quando un occhio vede meno dell'altroL’ ambliopia consiste in una marcata riduzione dell’acuità visiva di u...
13/06/2022

L'ambliopia, quando un occhio vede meno dell'altro

L’ ambliopia consiste in una marcata riduzione dell’acuità visiva di un occhio in assenza di lesioni organiche osservabili oppure quando queste ultime risultino presenti ma non siano tali da poter giustificare tale fenomeno. Si verifica in circa il 4-5% dei bambini nei primi anni di vita durante la fase di sviluppo delle strutture deputate alla visione e solitamente risulta reversibile se si interviene nei primi 5-6 anni di età.
Viene distinta in “ambliopia organica” secondaria a lesioni dei mezzi diottrici, della macula, del nervo ottico e delle vie ottiche e in “ambliopia funzionale” in assenza di cause diagnosticabili all’esame clinico; tuttavia recenti studi condotti sugli animali hanno dimostrato,nell’occhio ambliope, l’atrofia delle cellule del corpo genicolato laterale e una riduzione del numero di cellule corticali attivabili.
È possibile classificare l’ ambliopia a seconda della causa in: strabica, anisometropica e da deprivazione. L’ ambliopia strabica interessa il 50% dei soggetti strabici, è monolaterale e si instaura in corrispondenza dell’occhio deviato. È dovuta al fenomeno della soppressione che si verifica in quanto, essendo presente una deviazione dell’occhio, le immagini retiniche che si formano nelle visione binoculare non possono essere fuse in un’immagine unica a livello corticale.
Di conseguenza per evitare il fenomeno della diplopia e confusione, il soggetto tenderà a sopprimere una delle due immagini (quella dell’occhio deviato) conducendo progressivamente ad un suo mancato utilizzo (occhio ambliope o pigro).
L’ambliopia anisometropica si verifica quando c’è una differenza dello stato refrattivo dei due occhi di almeno una diottria, ciò è molto più frequente in presenza di anisometropie ipermetropiche. Questo tipo di ambliopia può essere spesso accompagnata da strabismo poiché l’immagine dell’occhio più ametrope viene soppressa a livello della corteccia occipitale abolendo quindi la visione binoculare.
L’ambliopia da deprivazione si verifica in presenza di qualsiasi ostacolo anatomico o patologia oculare (ptosi palpebrale, cataratta congenita, etc) che non permette una stimolazione retinica sufficiente. Può essere sia monolaterale che bilaterale; nella prima forma se la fusione sensoriale e motoria vengono a mancare si instaura uno strabismo più o meno evidente, nelle forme bilaterali se il visus è inferiore ai 2/10 e la patologia si è instaurata entro il secondo anno di vita si verifica assenza di fissazione e si manifesta un nistagmo sensoriale spesso pendolare.
Da un punto di vista clinico l’ambliopia si manifesta con riduzione dell’acuità visiva che può andare da 7-8/10 fino al solo motu manu, di solito viene considerata ambliopia una riduzione del visus di almeno 2/10 rispetto al visus dell’occhio migliore. Allo scopo di ottenere un recupero funzionale completo è fondamentale la diagnosi precoce e l’inizio rapido di un trattamento adeguato. Da un punto di vista pratico per la diagnosi è sufficiente una differenza del visus tra i due occhi di 2/10 dopo aver effettuato un’adatta correzione del difetto refrattivo.
Ciò è possibile soltanto se il paziente è collaborante; nel caso di bambini al di sotto dei 3-4 anni risulta necessario utilizzare segni indiretti come: assenza di alternanza nello strabismo (il bambino fissa sempre con lo stesso occhio mentre quello ambliope risulta deviato), reazione del paziente alla copertura dell’occhio fissante (spesso pianto) e mancata reazione alla copertura dell’occhio ambliope, valutazione della refrazione mediante schiascopia in cicloplegia e autorefrattometria (il sospetto si pone in presenza di anisometropia marcata).
La fissazione, invece risulta instabile in tutte le forme; in presenza di strabismo la fissazione è eccentrica parafoveale, paramaculare o periferica. Per la sua determinazione si utilizza il visuscopio di Cueppers, ossia un oftalmoscopio che proietta una piccola stella sulla retina come oggetto di fissazione, questa viene vista sia dal soggetto che dall’oculista, la sua posizione indica quale area dell’occhio ambliope il soggetto utilizza per la fissazione.
È fondamentale a questo punto iniziare il trattamento che deve essere effettuato il prima possibile per ottenere risultati positivi. È fondamentale individuare ed eliminare tutte le possibili cause quali fattori di deprivazione (cataratta, ptosi), anisometropie e strabismo ed effettuare quindi un trattamento riabilitativo. Il cardine del processo riabilitativo trova il suo fondamento nella “penalizzazione” dell’occhio migliore; al fine di stimolare l’occhio ambliope.
Questo può essere ottenuto mediante la riduzione dell’input visivo dell’occhio fissante attraverso instillazione di atropina, che provoca midriasi e cicloplegia con conseguente annebbiamento della visione; penalizzazione ottica mediante prescrizione di lenti a tempiale con dei filtri opachi come quello di Zender, che penalizza la visione dell’occhio su cui è apposto; oppure occlusione dell’occhio fissante, mediante applicazione di una benda adesiva per un tempo variabile in base alla gravità.
Se la diagnosi ed il trattamento riabilitativo avvengono precocemente (entro i 4 anni), ci sono ottime possibilità di ottenere un recupero visivo soddisfacente, cosa che non accade quando la diagnosi avviene tardivamente
(oltre il 5°- 6° anno di vita).
SOI - Società Oftalmologica Italiana

Cosa sono le miodesopsie e le fotopsieI corpi mobili intravitreali e i lampi di luceI piccoli corpi mobili che molte per...
28/04/2022

Cosa sono le miodesopsie e le fotopsie
I corpi mobili intravitreali e i lampi di luce

I piccoli corpi mobili che molte persone riferiscono di vedere nel proprio campo visivo vengono chiamati tipicamente "mosche volanti". I corpi mobili risultano particolarmente evidenti quando la persona rivolge lo sguardo verso superfici chiare (come pareti bianche e cielo azzurro). I corpi mobili non sono altro che piccoli addensamenti del "gel" che costituisce il vitreo, ovvero la sostanza gelatinosa (simile all'albume dell'uovo) che riempie l'occhio.
Sebbene il paziente abbia la sensazione di vederli sulla superficie oculare in realtà sono flottanti all'interno del vitreo e la loro percezione è dovuta alla proiezione sulla retina, ovvero sulla "pellicola fotosensibile" dell'occhio.
La comparsa delle mosche volanti, che possono anche avere forma di anello, di linee, di ragnatele, ecc. può indurre notevole preoccupazione al paziente, specie se il problema insorge improvvisamente. Comunque, di solito, i corpi mobili fanno parte dei fisiologici processi di invecchiamento oculare e hanno scarsissima rilevanza clinica. Tali problemi compaiono con maggiore frequenza nei miopi e dopo intervento di cataratta.
Quando i corpi mobili possono avere importanza clinica?
Allorchè il gel vitreale esercita una trazione sulla retina può essere "strappata" e ciò può causare la comparsa di un minimo sanguinamento intraoculare che si manifesta sotto forma di nuovi corpi mobili vitreali. Se la rottura determina un distacco di retina il quadro può risultare molto serio. Più raramente i corpi mobili sono la conseguenza di fenomeni infiammatori endovitreali o di depositi di cristalli dentro il vitreo. Senza una visita oculistica approfondita non è pero possibile determinare la loro natura.
Cosa si può fare?
I corpi mobili talora interferiscono con la visione, specialmente durante la lettura, e possono creare notevoli fastidi. Se un corpo mobile compare direttamente lungo l'asse visivo, la cosa migliore è muovere l'occhio verso destra o sinistra o meglio ancora verso l'alto o il basso in modo da far si che il corpo mobile si sposti e non dia più fastidio.
Che cosa causa i lampi di luce?
Il gel vitreale che riempie il bulbo oculare talora esercita trazioni sulla retina. Ciò causa la comparsa di flashes o di lampi luminosi in assenza di un vero stimolo luminoso. La stessa sensazione si ottiene quando una persona comprime l'occhio e vede le "stelle". Quando si verifica un distacco di vitreo dalla retina ed il vitreo si coarta (specie in soggetti di età superiore ai 50 anni) i lampi di luce possono apparire o scomparire per diverse settimane. In questo caso non rivestono una particolare pericolosità; se invece si presentano assieme a un gran numero di nuovi corpi mobili e a un restringimento del campo visivo (una specie di tenda che ostruisce il campo visivo), è opportuno recarsi immediatamente dall'oculista per valutare l'eventuale presenza di una rottura o di un distacco di retina.
Lampi di luce che invece si presentano come "onde di calore" in entrambi gli occhi e durano 10-20 minuti sono dovuti ad uno spasmo dei vasi sanguigni. Se l'episodio, associato a riduzione o scomparsa del campo visivo, è seguito da mal di testa si parla di cefalea oftalmica.
In caso di corpi mobili o di lampi di luce è importante fare una visita?
Di solito i corpi mobili o i lampi di luce non sono indice di gravi problemi oculari. Se però aumentano in frequenza e/o intensità in un breve periodo di tempo è importante effettuare un'accurata visita oculistica con esame del fondo oculare.

By Clinica Oculistica Virtuale

L'accomodazione : quando l'occhio mette a fuocoL’occhio umano, fisicamente, rappresenta un sistema diottrico costituito ...
25/04/2022

L'accomodazione : quando l'occhio mette a fuoco
L’occhio umano, fisicamente, rappresenta un sistema diottrico costituito da diverse superfici, ognuna con un diverso potere diottrico. Il potere diottrico maggiore è quello della cornea (43 diottrie) seguito da quello del cristallino che va dalle 17 fino alle 22 diottrie; mentre l’umor acqueo e l’umor vitreo hanno un potere diottrico minimo. In condizioni di normalità, in un occhio di circa 23 mm di diametro e senza fattori esterni influenti, un fascio di luce, proveniente dall’infinito, che incide sulla superficie oculare subirà una prima deviazione convergente da parte della cornea, seguita da quella dell’umor acqueo, del cristallino e dell’ umor vitreo, fino a convergere definitivamente sulla macula, che, nel nostro caso, rappresenta il fuoco di tutto il sistema diottrico oculare. Il potere diottrico totale, dell’occhio, in condizioni statiche è di circa 60 diottrie.
Questa condizione si realizza quando i raggi provengono dall’infinito; tuttavia, quando provengono da distanze intermedie, o vicine all’ occhio, come nel caso della lettura, accade che il fuoco non cadrà più sulla macula, ma posteriormente ad essa, con la conseguenza di determinare una visione sfocata. Sarà necessario, quindi, che l’occhio aumenti il suo potere diottrico fino a far convergere, nuovamente, il fuoco sulla macula. L’aumento del potere diottrico, nell’occhio, avviene grazie alla variazione di curvatura della superficie del cristallino determinata dall’azione del muscolo ciliare.
Definiamo quindi accomodazione il meccanismo attraverso il quale l’occhio è in grado di mettere a fuoco oggetti posti a differente distanza. Rappresenta un atto riflesso anche se non del tutto scevro di una componente volontaria. Lo stimolo che, principalmente, determina l’accomodazione è quello dello sfocamento delle immagini, il quale innesca la classica triade clinica dell’accomodazione: la contrazione del muscolo ciliare, la miosi e la convergenza .
La contrazione del muscolo ciliare determina l’aumento della convessità del cristallino con conseguente aumento del suo potere diottrico fino a 22 diottrie.
La miosi si realizza a livello della pupilla la cui funzione è quella di regolare la quantità di raggi luminosi che raggiungono la retina (come il diaframma di un obiettivo fotografico); ciò avviene mediante il restringimento del diametro pupillare, miosi, in condizione di eccessiva luminosità (mediato dall’azione del sistema nervoso parasimpatico) o l’aumento del suo diametro, midriasi, in presenza luminosità minore (mediato dal sistema nervoso simpatico). Durante il processo di accomodazione la pupilla sarà miotica, al fine di concentrare il maggior numero di raggi luminosi sulla macula.
La convergenza, infine, è quel meccanismo grazie al quale i due bulbi oculari convergono simultaneamente al fine di spostare i raggi luminosi direttamente sulla macula. Grazie al meccanismo dell’accomodazione, l’occhio umano riesce a mettere a fuoco, e quindi vedere distintamente, vari oggetti posti a diverse distanze dall’occhio stesso.
Con l’invecchiamento, sia per un’ involuzione delle fibre del muscolo ciliare, sia per un irrigidimento del cristallino, la capacità accomodativa dell’occhio si riduce, come avviene nel caso della presbiopia.
SOI - Società Oftalmologica Italiana

Macrofotografia di un iride...
23/03/2022

Macrofotografia di un iride...

StrabismoQUANDO L’OCCHIO E’ DEVIATOLo strabismo identifica un gruppo eterogeneo di affezioni accomunate da una deviazion...
20/03/2022

Strabismo
QUANDO L’OCCHIO E’ DEVIATO
Lo strabismo identifica un gruppo eterogeneo di affezioni accomunate da una deviazione degli assi visivi tale da comportare l’insorgenza di percezioni sensoriali aberranti quali diplopia e confusione con conseguente perdita della visione binoculare. Quest’ ultima rappresenta una facoltà sensoriale che permette di percepire come unica le due immagini di uno stesso oggetto che cadono su punti retinici corrispondenti. Nel caso in cui vi sia uno strabismo, a causa della deviazione degli assi visivi, le immagini dei due occhi cadranno su punti retinici differenti, il meccanismo della fusione dell’immagine a livello cerebrale sarà compromesso con conseguente comparsa di diplopia e confusione. Tale disagio percettivo conduce all’attivazione di meccanismi di adattamento sensoriali e motori; tra i primi vi è la soppressione (ossia una delle due immagini retiniche viene eliminata a livello cerebrale con comparsa di ambliopia o occhio pigro) o la corrispondenza retinica anomala (un adeguamento soggettivo del paziente alla deviazione strabica che permette di mantenere una grossolana visione binoculare), per quanto riguarda invece i meccanismi motori si manifestano posizioni anomale del capo (rotazione, inclinazione etc.) al fine di preservare la visione binoculare e che risultano molto più evidenti nel bambino rispetto all’adulto per la maggior plasticità neuronale di cui è dotato. Da un punto di vista epidemiologico lo strabismo è molto frequente nei bambini mentre negli adulti di solito risulta secondario a paresi o paralisi dei muscoli oculari estrinseci. Considerando l’eziopatogenesi, l’insorgenza dello strabismo può essere dovuta ad impedimenti ottici (difetti refrattivi elevati, anisometropie, opacità corneali o lenticolari congenite), impedimenti sensoriali neurogeni (lesioni delle vie ottiche, dei nervi oculomotori, delle aree corticali) ed impedimenti motori sia statici come le disostosi cranio-faciali, sia cinetici come le alterazioni del rapporto accomodazione-convergenza. Inoltre nello strabismo è considerata anche una componente ereditaria la cui modalità di trasmissione non è ancora nota.
Per quanto riguarda la classificazione, si distingue uno strabismo manifesto o eterotropia in cui la deviazione degli assi visivi è ben visibile in qualsiasi condizione e uno strabismo latente o eteroforia in cui la deviazione oculare viene mantenuta latente dal meccanismo della fusione e diventa evidente solo quando quest’ultima viene interrotta (copertura dell’occhio normale) o quando viene a mancare lo sforzo che il soggetto deve compiere (ad esempio quando è stanco).
In base poi alla direzione della deviazione, è possibile distinguere uno strabismo convergente, divergente e verticale; più precisamente si parla di: esoforia, esotropia (strabismo convergente latente e manifesto) quando l’occhio deviante ruota verso l’interno, exoforia- exotropia (strabismo divergente latente e manifesto) quando l’ occhio deviante ruota verso l’ esterno, iperforia- ipertropia (strabismo verticale latente e manifesto) quando l’ occhio deviante ruota verso l’ alto, ipoforia- ipotropia (strabismo verticale latente e manifesto) quando l’occhio deviante ruota verso il basso.
È possibile ulteriormente distinguere lo strabismo in costante e alternante in base all’occhio dominante: lo strabismo costante monoculare, destro o sinistro si verifica quando la deviazione riguarda sempre lo stesso occhio, lo strabismo alternante quando invece la deviazione avviane ora a carico di un occhio ed ora a carico dell’ altro; considerando poi la continuità della manifestazione della deviazione si distingue uno strabismo costante, quando la deviazione è sempre presente ed intermittente quando la deviazione è saltuaria.
Inoltre, in base alla costanza dell’angolo di deviazione è possibile classificare lo strabismo in concomitante ed incomitante (paralitico). Lo strabismo concomitante è caratterizzato dalla deviazione degli assi visivi senza alterazioni dei movimenti oculari, cioè l’angolo di deviazione rimane costante nelle diverse posizioni di sguardo, contrariamente allo strabismo paralitico.
A seconda del senso della deviazione lo strabismo concomitante viene poi ulteriormente distinto in strabismo convergente (è la forma più frequente costituendo circa l’80% degli strabismi), divergente (costituisce il 20% delle forme ed è più frequente nel sesso femminile) e verticale (meno comune). Lo strabismo incomitante o paralitico, invece, è caratterizzato da una deviazione degli assi visivi con alterazioni dei movimenti oculari ed è di solito dovuto ad inefficienza di un muscolo oculare estrinseco in seguito a lesione infiammatoria, neoplastica o traumatica.
Da un punto di vista sintomatologico, nello strabismo latente (eteroforia) viene mantenuta la visione binoculare, tuttavia lo sforzo che viene effettuato per mantenere la fusione conduce ad insorgenza di cefalea, stanchezza visiva (che si accentua nella visione da vicino), bruciore, fotofobia e talvolta inclinazione del capo; nello strabismo incomitante o paralitico si manifesta principalmente diplopia spesso accompagnata da vertigini, difficoltà di orientamento e tendenza ad inclinare la testa dal lato opposto mentre lo strabismo concomitante non dà particolari sintomi in quanto il soggetto tende ad eliminare l’immagine dell’occhio deviato mediante la soppressione.
Per quanto riguarda la diagnosi essa si basa sulla raccolta di dati anamnestici atti ad appurare l’età d’insorgenza, la sintomatologia clinica riferita dal paziente, l’eventuale posizione deviata del capo, eventuali traumi, malattie neurologiche, paralisi cerebrali infantili e l’eventuale presenza di strabismo in consanguinei, sullo studio della motilità oculare nelle nove posizioni di sguardo (duzioni/versioni), l’ osservazione dei riflessi corneali, mediante il test di Hirschberg che fornisce una stima approssimativa dell’angolo di uno strabismo manifesto e determinazione della presenza della deviazione mediante il “cover test” o test dello schermo, che permette di evidenziare uno strabismo latente.
Si procede poi all’esame della rifrazione e alla valutazione dell’acuità visiva: schiascopia in clcloplegia nei piccoli pazienti, autorefrattometria ed utilizzo di ottotipi per pazienti adulti. La valutazione dell’integrità della visione binoculare verrà effettuata grazie al test di Worth (mediante il principio dell’impossibilità di riconoscere una sorgente luminosa rossa o verde se si antepongono agli occhi vetri di colore complementare), oppure il test di Lang, che serve per individuare alterazioni della stereopsi mediante particolari tavole su cui il paziente deve riuscire ad individuare dei disegni che appaiono in rilievo.
Gli esami che invece consentono di valutare la presenza di diplopia sono il Test dello schermo di Hess o Test con “bacchette di Maddox”. Infine si effettua un esame del segmento anteriore e fondo oculare mediante biomicroscopia a lampada a fessura. Per quanto riguarda la terapia, nei bambini deve essere effettuato un trattamento medico il più precocemente possibile al fine di evitare l’insorgenza di ambliopia (occhio pigro). L’ambliopia strabica è infatti molto frequente ed è riscontrabile in circa il 50% degli strabismi con maggiore incidenza nelle esotropie rispetto alle exotropie, è monolaterale e a carico dell’occhio deviato e consegue al processo di soppressione, fenomeno che si verifica a livello corticale al fine di evitare l’insorgenza di diplopia e confusione in presenza di un occhio deviato.
L’acuità visiva è fortemente deficitaria e per poter porre diagnosi di ambliopia è necessario che l’acuità visiva differenziale fra i due occhi sia superiore a 2-3/10. Il trattamento medico prevede innanzitutto la correzione ottica completa del vizio di refrazione con lenti da portare a permanenza. In presenza di marcata ambliopia, il trattamento di elezione è l’occlusione oculare mediante bendaggio dell’occhio dominante, di durata variabile in base all’età del paziente. In alcuni casi, invece, è possibile effettuare un trattamento di “penalizzazione visiva” dell’occhio dominante mediante l’ utilizzo di lenti rispettivamente più forti o più deboli , oppure attraverso l’ instillazione monoculare di farmaci cicloplegici allo scopo di costringere l’occhio ambliope ad assumere la fissazione.
Negli adulti, invece, non vi è rischio di iposviluppo visivo, tuttavia può insorgere diplopia che, nella maggior parte dei casi, può essere risolta con una serie di interventi terapeutici i quali, graduati nel tempo, vanno dalla semplice occlusione dell'occhio deviato, all'uso di lenti prismatiche o all'utilizzo della tossina botulinica fino all’ intervento chirurgico. Quest’ultimo è da considerarsi come l’atto finale di un iter diagnostico-riabilitativo del paziente strabico che richiede una serie ripetuta di esami e di controlli e presenta un fine sia funzionale che estetico. Si distinguono in interventi volti ad indebolire l’azione del muscolo (recessione), o a rafforzarla (resezione).
La scelta del tipo e dell’entità dell’intervento dipende dalla valutazione della motilità oculare, dalle caratteristiche della deviazione e dall’entità della stessa.
SOI - Società oftalmologica Italiana

Indirizzo

Policastro Bussentino

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