
29/09/2025
RELAZIONI E DINAMICHE INCONSCE
Nelle vicende relazionali, la via che appare più semplice e risolutiva sembra essere l’espulsione dell’altro: recidere un legame, persuadendosi così di poter ritrovare una quiete turbata. Eppure le cose sono ben più intricate, perché l’emancipazione non coincide con l’eliminazione, ma con la capacità di sostare e comprendere i moti interiori che si agitano dentro di sé.
La rottura rischia di configurarsi non come atto liberatorio, ma come fuga: fuga dall’altro, certo, ma ancor più fuga da sé, dall’impossibilità di tollerare l’angoscia che nasce dal confronto con la realtà e con l’alterità.
Ad un livello più superficiale, i sentimenti negativi possono nascere dall’eco della delusione: man mano che la conoscenza procede l’altro reale infrange l’immagine ideale custodita dentro di sé.
Uno strato più profondo, invece, affonda le radici nelle relazioni con gli oggetti primari. Può capitare, infatti, che dietro la critica incessante al partner si celi un movimento più antico: la fedeltà inconscia a un genitore idealizzato e intoccabile, depositario di un’ambivalenza tanto intensa quanto indicibile. L’aggressività, che non può rivolgersi in quella direzione, viene allora deviata sul partner, anch’egli portatore del proprio mondo interno di relazioni oggettuali (per la stessa ragione, anche figure affini a quella genitoriale — come i suoceri — finiscono spesso per essere gravate da critiche e ostilità, diventando inconsapevoli bersagli di conflitti antichi che non trovano altrove possibilità di espressione).
Ne scaturisce, così, un intreccio di proiezioni e identificazioni proiettive, in cui ciascuno finisce per gravare l’altro con frammenti dissociati della propria esperienza psichica. In questo senso, ciò che appare come conflitto interpersonale è spesso il precipitato di scissioni interne: l’altro diventa contenitore di parti non integrate del sé e dell’oggetto.
L’emancipazione autentica, allora, non nasce dalla soppressione dell’altro, ma dalla possibilità di sostenere l’angoscia che accompagna il riconoscimento di questi complessi movimenti psichici. Solo così la relazione — che venga sciolta o mantenuta — può trasformarsi in un atto soggettivo, e non in una difesa dall’insopportabile.