28/12/2023
Una lucida e profonda riflessione, di uno dei miei maestri, sull’attuale e perverso piacere voyeuristico ed esibizionistico, che conduce a letture e indagini qualunquiste e illetterate sui fenomeni che stanno dilagando nell’odierna società. Come sempre, le spiegazioni semplicistiche immobilizzano il cambiamento, bloccano il pensiero e vanno incontro alle difese arcaiche, che contrassegnano la posizione schizo-paranoide e sono lo stendardo di un Io primitivo.
Nei giorni dolorosi della morte di Giulia, ennesima donna uccisa, abbiamo assistito al tracimare inarrestabile di un'onda selvaggia in tv, sui social e sui media fatta di evacuazioni e di giudizi intemerati e indomite interpretazioni. Dal sedicente, poeta, allo scrittore famoso, dai vari e soliti guru psichiatri, criminologi, psicoterapeuti fino ai leoni di tastiera tutti oscillavano tra slogan urlati , narcisismo, esibizionismo e soprattutto qualunquismo .
Tutto questa enfatizzazione del dramma va incontro alle difese delle persone, l'esistenza di " mostri" è rassicurante, incarnano e contengono il male fuori da noi, cosi da evitare di guardare le zone oscure dentro o intorno a noi. In tal modo si denega il disagio e la sofferenza psichica, si ignora l'assoluta e grave mancanza di alfabetizzazione affettiva che trasversalmente caratterizza tutta la società attuale e le tante sacche di violenza e di sopraffazione esistenti spesso ignorate e a volte purtroppo coperte. Il corpo, nell'attuale, è merce da indossare o da possedere, quello femminile sempre più oggetto offerto ad uno sguardo maschile masturbatorio. Gli affetti sono sempre meno integrati al desiderio, la scissione tra corpo e mente è piu radicale e finanziata dal pensiero dominante. L' enfasi di questi giorni con delle punte voyeuristiche insopportabili, passati i giorni non produce alcun reale cambiamento.
Nessuno ha pensato di osservare il silenzio, non sull'evento drammatico naturalmente, ma sulla interpretazione dei fatti a tutti i costi. Abbiamo ascoltato e letto dichiarazioni in cui si afferma che gli uomini sono biologicamente e irreparabilmente aggressivi, piegando alle proprie tesi le neuroscienze, ignorando che l'identità,di uomini e donne, si forma attarverso un difficile percorso di crescita. Insomma come se lo sviluppo psicologico, l"ambiente in cui si nasce e si cresce fosse del tutto secondario, cancellando cosi secoli di studi e di conquiste. Il rimando continuo al patriarcato come principale causa di tale violenze, sottovaluta che da decenni, giustamente, la forma classica del patriarcato è in crisi, di conseguenza il problema è che non si è riusciti ancora a trovare una nuova modalità relazionale, ciò ha prodotto una grande confusione che causa moti regressivi e vissuti arcaici che in realta sono rigide difese . E' difficile abbandonare i ruoli prefissati ed accedere ad un cambiamento, richiede un impegno personale oneroso, anche perchè il pensiero dominante è ambivalente su questi temi, sbandiera e promuove evoluzioni ma poi nel concreto le sconfessa e le condizioni diventano ancora piu sfavorevoli e disidentificanti. Il cambiamento per gli uomini significa dover entrare in contatto con la loro fragilità e debolezza che a volte mette in moto, se non si hanno strumenti evolutivi, la pulsione di morte e la distruttività. Nello stesso tempo, gli uomini, devono riconoscere l'invidia arcaica per il corpo femminile che detiene la potenzialità generativa e la difficolta a separarsi da quello che una volta è stato il "tutto" cioe il corpo materno, riconoscendone la dipendenza primaria, il lutto della perdita e la difficoltà ad elaborare il distacco. La mancata elaborazione di questo processo attraverso il lutto, mette in moto una violenza ed un furore distruttivo verso le donne che rifiutano di accettare un ruolo predeterminato, tra il materno e/o l'essere usate come illusoria riparazione, mai satura, di quella ferita. La separazione dagli oggetti primari è il passaggio evolutivo fondamentale per uomini e donne, ma se la stessa madre o il padre non aiuta il figlio/a staccarsi e accedere all'autonomia le situazioni si complicano o addirittura diventano esplosive, alla continua ricerca di un ripristino forzato dell'unità fondamentale o di un risarcimento per la perdita dell'illusione. Rifiuto totale, quindi, della rottura di un rapporto su cui era proiettato la riproduzione del legame primario, ciò scatena rabbia violenta che diventa omicida, spesso anche suicidaria. Alcune importanti conquiste sociali sono state inghiottite dal potere e svuotate dalla possibilità di favorire una evoluzione trasformativa. Spesso il potere assorbe le istanze del cambiamento, per renderle innocue, in una "rappresentazione" di libertà, fasulla, che porta a confondere il proprio desiderio di soggettivizzazione con il bisogno di soddisfare solo dei bisogni, tra l'altro seduttivamente proposti dal potere, che diventano fantasmi di libertà e portano ad un falso movimento evolutivo. Questa operazione. ovviamente, invece di promuovere confronti e conflitti evolutivi ha prodotto sacche irrigidite e psicotiche di resistenza al cambiamento e creazione di tanti piccoli mondi scissi tra loro che non producono integrazione, anzi si attaccano di continuo. Chiunque non aderisce alle loro tesi è un nemico da combattere, ma soprattutto queste piccoli mondi non riescono a vedere la complessità della situazione e non percepiscono l'attacco massiccio, avendo uno sguardo strabico, alle stesse strutture di base della identità del singolo/a da parte del pensiero dominante. Ed in qualche modo, paradossalmente, diventano alleati di questo processo repressivo e favoriscono la formazione di un pensiero unico e totalitario che non tollera le differenze. Tutto cio impedisce una libera scelta o autodeterminazione ma favorisce identità per imitazione, scelte antifobiche che allucinano un '"Io" che in realtà non esiste o che perfino rimane fissato a posizioni "arcaiche" e come tale produce agiti non pensati spesso mossi da debolezza, smarrimento, paura di sentirsi persi.Tutti sembrano ignorare un fatto fondamentale che i maschi, come le femmine, nascono da un uomo ed una donna o comunque sono cresciuti da una coppia, e che sin da prima della nascita fino al sostegno durante la crescita, i genitori sono fondamentali per permettere uno sviluppo armonico e favorire un equilibrio delle istanze pulsionali e un educazione sentimentale.
Questo chiacchiericcio continuo, senza senso ed improduttivo, serve a chiudere gli occhi sul malfunzionamento della nostra società, permeata da false libertà e dalla scomparsa dei ruoli e dei passaggi di crescita. Dove ognuno vive nell'anomia e nell'isolamento e solo appartanendo ad una"squadra" si illude di esistere, assorbito dal gruppo.
La società attuale è intrisa di violenza, sia verbale che concreta, basata sul contrasto continuo e mai alla ricerca di un confronto nel tentativo di trovare similarità e nel rispetto delle differenze negli altri. La colpa è sempre di un altro/altra, questa è una societa persecutoria e disumanizzante che nasconde la sua vera natura con ipnotiche e false promesse di liberazione e offre seduttivamente istanti magici di narcisismo onnipotente a chiunque, propone che uno è uguale ad uno. I ragazzi in assenza delle famiglie amministrano la loro crescita da soli e usano internet come riferimento senza alcun filtro. Spesso si chiudono in rapporti totalizzanti che vengono usati per colmare i fallimenti ambientali di base, quindi non sperimentano la relazione ma la simbiosi, con l"imperativo assoluto che questo colmi i propri vuoti, la propria indeterminatezza. Quindi non essere due ma una sola entità con pensieri magici di eternalizzazione, e se la donna cambia o non risponde alla richiesta, non è tollerabile perche signifiica che l'altra, uscendo dalla simbiosi e divenendo autonoma, non permette piu, a quella fantasia onnipotente di esistere, e quindi di vivere .
Viene chiesta, sia alle donne che agli uomini, una crescita prematura basata sulla performance e la competizione, gli intervalli, le esitazioni non sono consentiti. E la crescita si frastaglia, o procede per strappi, senza linearità. Tutto deve corrispondere ad esseri coevi all'idea dominante e a un modello perfetto che ipervive e non muore mai e quindi è irraggiungibile perche inesistente se non attraverso un pensiero delirante. Forse dopo il dolore e la giusta rabbia bisognerebbe riflettere su quale è l'ambiente dove vivono e crescono i ragazzi e più in generale dove viviamo noi. Nessuno accetta piu il limite e quindi senza un limite non c'è la percezione di quello che si è ma neanche la possibilità di impegnarsi criticamente per superarlo, per migliorare, per crescere. Per avere una idea creativa di sé e del mondo in cui si vive, per pensare ad un futuro e alla continuità dell'esistenza.
Forse se qualcuno fosse stato in grado di "ascoltare e comprendere" le parole di Giulia, e perchè no anche il profondo malessere di Filippo, si poteva preve**re una tragedia.Nella telefonata alle amiche, perversanente offerta dalla Rai, sembra prevedibile e comprensibile quella che poi è accaduto. Forse se ci fosse una cultura in grado di scindere la rabbia dalla colpa, che possa riconoscere la patologia dei rapporti sadomadochistici o fusivi, che spesso sostituiscono i legami di base non elaborati, causando cosi l'intollerabilità per qualsiasi cambiamento o separazione dall'altra/o. Serve una grammatica delle emozioni che permetta di non sentirsi persi nel mondo alla prima frustrazione, cosi molte persone non passerebbero all'acting, distruggendo la vita dell'altra ma anche la propria. Non ci sarebbero tante morti, che spesso sono suicidi camuffati, non così tante vite andrebbero perdute. La rivoluzione deve partire dalle famiglie ma è molto difficile in un mondo che nel momento dell'evento tragico fa da grancassa ma lascia immodificato tutto il funzionamento scisso e perverso dei comparti sociali. Tra l'altro, ad esempio, ma ci sarebbero mille, basta accendere la tv, seguire i social, vedere le pubblicità ecc. Mesi fa gli stessi che oggi hanno offerto totale partecipazione al dramna e promesso cambiamento sono quelli che hanno indetto o partecipato al lutto nazionale per una persona che ha incarmato per molti anni il maschilismo piu squallido e violento, centrato su l'espressione di un ego smisurato e di donne ridotte ad oggetti compiacenti senza nome ma solo pezzi anatomici
Nei nostri studi osserviamo continuamente il frantumarsi del tessuto familiare e sociale come terreno di coltura di grosse sofferenze e di dolori indicibili che spesso causano aggressività eterodiretta o autodiretta.
Bisogna ripensare l"umano, e a volte avere il coraggio di assumere le proprie responsabilità, saper dire dei no, saper chiedere aiuto, ammettere di non capire senza sentire per questo di essere deboli. Accettare che la vita può essere vissuta solo partendo dalla consapevolezza di sé e dal rispetto per chi è diverso o non pensa piu come te.
ph: Francesca Tilio
Matteo De Simone psicoanalista didatta Associazione Italiana di Psicoanalisi A.I.Psi /I.P.A socio onorario ASSIA (Associazione siciliana per lo studio dell'infanzia e dell'adolecenza)