24/01/2025
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Esami della coagulazione o di altra natura ai fini della prescrizione della pillola contraccettiva
Non solo non sono previsti, ma spesso creano inutile confusione qualora i valori dovessero essere alterati
Esami di coagulazione a tappeto e omocisteina: un carico di lavoro indotto ed inappropriato per i medici di medicina generale. Come porre un freno a questa abitudine di molti ginecologi?
Un appello alla Società Italiana di Ostetricia e Ginecologia
I medici di medicina generale (MMG) si trovano quotidianamente sommersi da richieste di specialisti privati, in particolare ginecologi, per prescrivere esami di coagulazione e omocisteina prima di iniziare una terapia contraccettiva o per altre condizioni non specificate. Questa pratica, oltre a gravare sul lavoro degli MMG, rischia di violare i principi di appropriatezza e sostenibilità del sistema sanitario, portando a incomprensioni tra pazienti e medici e mettendo i MMG sotto accusa per presunta “inappropriatezza”.
Cosa dicono le linee guida?
Le principali società scientifiche, come la Faculty of Sexual and Reproductive Healthcare (FSRH) e la Società Italiana della Contraccezione (SIC), hanno stabilito chiaramente i criteri per eseguire esami coagulativi o il dosaggio dell’omocisteina.
1. Screening coagulativo prima dell’inizio di una pillola contraccettiva
Secondo le linee guida:
• Non è necessario uno screening universale per trombofilia o altri disturbi della coagulazione prima di iniziare una contraccezione ormonale.
• Gli esami sono indicati solo in presenza di casi specifici come i casi di poliabortività o condizioni associate a trombofilia.
La semplice prescrizione di una pillola contraccettiva non giustifica di per sé un pannello coagulativo.
2. Omocisteina
Il dosaggio dell’omocisteina:
• Non è indicato nella pratica clinica di routine per la contraccezione o altre condizioni ginecologiche.
• È riservato a situazioni ben definite, come la valutazione di trombofilia ereditaria o patologie specifiche come l’omocistinuria, situazioni poco comuni.
Perché queste richieste sono problematiche?
1. Inappropriatezza clinica
Molte richieste non si basano su evidenze scientifiche o linee guida validate, ma su un atteggiamento precauzionale non supportato dalla letteratura. Questo non solo genera esami inutili, ma può portare a falsi positivi, ansia ingiustificata e percorsi diagnostici ulteriori e spesso inutili.
2. Carico amministrativo
Ogni giorno, i MMG devono processare una quantità significativa di richieste inappropriate, sottraendo tempo ad attività cliniche di maggiore valore. Inoltre, la responsabilità di queste prescrizioni ricade su di loro, aumentando il rischio di essere accusati di inappropriatezza diagnostica.
3. Costi per il Sistema Sanitario Nazionale (SSN)
L’abuso di esami diagnostici genera un significativo spreco di risorse pubbliche. Ogni pannello coagulativo e dosaggio di omocisteina ha un costo non trascurabile, che potrebbe essere evitato seguendo un approccio più mirato e basato sulle linee guida.
4. Rischio di conflitti con i pazienti
Quando i MMG si rifiutano di prescrivere esami ritenuti inutili, i pazienti possono percepirlo come una mancanza di attenzione o professionalità, alimentando conflitti e incomprensioni.
Come affrontare il problema?
Educazione del paziente
Spiegare al paziente, in modo chiaro ma empatico, che non esistono indicazioni scientifiche per eseguire determinati esami in assenza di specifici fattori di rischio. È importante sottolineare che le linee guida sono basate su studi che mirano a garantire la loro sicurezza senza sprechi di risorse.
Dialogo con gli specialisti
Favorire una comunicazione più stretta con gli specialisti privati, sottolineando la necessità di seguire le linee guida. Potrebbe essere utile proporre percorsi condivisi o indicare chiaramente, nelle lettere di richiesta, le motivazioni cliniche che giustificano gli esami.
Approccio proattivo
• Utilizzare materiali informativi basati su evidenze scientifiche per educare sia i pazienti sia gli specialisti sul corretto uso degli esami di laboratorio.
• Proporre protocolli condivisi a livello di ASL o società scientifiche per standardizzare la gestione di queste richieste.
Messaggio finale ai colleghi e ai pazienti
I medici di medicina generale lavorano quotidianamente per garantire un’assistenza di qualità, rispettando le linee guida e promuovendo un uso appropriato delle risorse sanitarie. Le richieste di esami diagnostici devono essere sempre basate su evidenze scientifiche e necessità cliniche reali. Solo così possiamo evitare sprechi, ridurre il carico amministrativo e migliorare la qualità delle cure, proteggendo il bene comune del nostro sistema sanitario.
Se anche voi avete esperienze o suggerimenti su come affrontare questa situazione, condivideteli: un confronto aperto è fondamentale per migliorare il lavoro di tutti.