09/08/2025
Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi OPRC - Ordine Psicologi Regione Campania
Economia e salute mentale: l’Italia dal 2010 al 2025 tra PIL, felicità interna e consumo di antidepressivi
Quando si analizzano i dati economici di un Paese, la tentazione è fermarsi ai numeri “freddi”: crescita del PIL, tasso di occupazione, inflazione. Tuttavia, negli ultimi quindici anni in Italia, accanto a queste curve economiche, si è mossa una trama invisibile ma potente: quella del benessere psicologico collettivo.
Per valutare questa dimensione, abbiamo introdotto un indice sperimentale: la Felicità Interna Lorda (FIL), ispirato all’esperienza del Bhutan ma adattato alla realtà italiana. Questo indice non misura solo la soddisfazione di vita percepita, ma integra anche il consumo di farmaci per disturbi dell’umore e la quota di spesa sanitaria destinata alla salute mentale.
Il filo rosso tra economia e benessere
I dati mostrano una correlazione positiva tra PIL e FIL (+0,75). Nei periodi di crescita economica, come durante il governo Draghi, si registra un aumento del benessere percepito e un rallentamento del consumo di antidepressivi. Viceversa, nelle fasi di crisi, come durante la pandemia sotto il governo Conte II, il FIL crolla e il ricorso a psicofarmaci aumenta in maniera significativa.
Questa dinamica è spiegabile psicologicamente: la sicurezza economica riduce l’ansia legata alla sopravvivenza, libera energie mentali e alimenta la fiducia verso il futuro. Quando l’economia arretra, invece, prevalgono l’incertezza e la percezione di vulnerabilità, fattori che aggravano ansia e depressione.
Il nodo critico: la spesa per la salute mentale
Nonostante il legame evidente tra benessere psicologico e andamento economico, la spesa italiana per la salute mentale resta inchiodata al 3–3,4% del budget sanitario, una delle più basse in Europa. È un paradosso: proprio mentre il consumo di antidepressivi cresce (+36,7% in 15 anni), le risorse pubbliche destinate alla prevenzione e al trattamento restano limitate.
Dal punto di vista psicologico, questo crea una spirale pericolosa: la domanda di cura cresce, ma la risposta del sistema resta insufficiente, costringendo molti cittadini a rivolgersi al privato o a rinunciare del tutto all’assistenza.
FIL Economico-Sanitario: una sintesi che racconta molto
L’indice composito che unisce PIL, FIL e consumo di antidepressivi (inverso) mostra con chiarezza i governi che hanno saputo mantenere un equilibrio tra economia e benessere: Draghi è in testa, seguito da Renzi e Meloni. In fondo alla classifica, Conte II, penalizzato dall’impatto emotivo e sanitario della pandemia.
Il messaggio che i dati ci consegnano
L’analisi suggerisce che un Paese non può misurare il proprio progresso solo con parametri economici. Il benessere psicologico è un indicatore altrettanto strategico: un PIL in crescita con un FIL in calo è un segnale di sviluppo disarmonico.
Per questo, dal punto di vista psicologico e sociale, occorre:
1. Aumentare la spesa pubblica in salute mentale almeno al 5%, per garantire accesso diffuso e prevenzione.
2. Integrare gli indicatori di benessere nei piani economici nazionali, come già avviene in alcuni Paesi OCSE.
3. Monitorare il consumo di psicofarmaci non solo come dato sanitario, ma come sintomo collettivo del livello di stress e insoddisfazione sociale.
In definitiva, la crescita di un Paese dovrebbe essere misurata non solo da quanto produce, ma anche da quanto riesce a far stare bene le persone che lo abitano. Un’economia che ignora la salute mentale rischia di costruire un progresso apparente, destinato a sgretolarsi alla prima crisi.