Dott.ssa Filomena Nappi Psicologa-Psicoterapeuta

Dott.ssa  Filomena Nappi  Psicologa-Psicoterapeuta Sostegno psicologico e psicoterapia per bambini, adolescenti, adulti e coppie. Psicoeducazione, valu

LA BUONA MADRE E' QUELLA CHE DIVENTA INUTILE"La buona madre è quella che diventa inutile col passare del tempo.È giunto ...
11/05/2025

LA BUONA MADRE E' QUELLA CHE DIVENTA INUTILE
"La buona madre è quella che diventa inutile col passare del tempo.
È giunto il momento di reprimere l'impulso naturale materno di voler mettere il piccione sotto l'ala, protetto da tutti gli errori, tristezze e pericoli. È una battaglia difficile, lo confesso. Quando comincio a indebolirmi nella lotta per controllare la super-madre che tutte abbiamo dentro, mi ricordo la frase del titolo. " La buona madre è quella che diventa inutile..."
Se ho fatto il mio dovere di madre correttamente, devo diventare inutile. E prima che una madre mi accusi di disamore, spiego cosa significa. Essere "inutile" è non lasciare che l'amore incondizionato di madre, che esisterà sempre, provochi vizio e dipendenza nei figli, come se fosse una droga, a tal punto, che loro non siano in grado di poter essere autonomi, fiduciosi e Indipendenti. Devono essere pronti a tracciare la loro rotta, a fare le loro scelte, a superare le loro frustrazioni e a commettere i propri errori anche con ogni fase della vita, una nuova perdita è un nuovo traguardo; per entrambe le parti: madre e figlio.
L'amore è un processo di liberazione permanente, e quel legame continua a trasformarsi nel corso della vita. Fino al giorno in cui i figli diventano adulti, costituiscono la loro famiglia e ricominciano il ciclo. Quello che hanno bisogno è di avere la certezza che saremo con loro, fermi, nell'accordo o nella divergenza, nel trionfo o nel fallimento, pronte e presenti, l'abbraccio stretto, e il conforto nei momenti difficili. I genitori e le madri, in sostanza, allevano i loro figli affinché siano liberi e non schiavi delle nostre paure. Questa è la più grande sfida e la missione principale.
Quando impariamo ad essere "inutili", ci trasformiamo in un porto sicuro dove possono attraccare.

A Chi Ami Dai:
- Ali per volare.
- Radici per tornare.
- Motivi per restare.
Facciamo figli indipendenti e sicuri di se stessi per vivere una vita piena e onesta. "Quando una madre ama davvero educa i suoi figli per imparare a volare

Il perfezionismo, in ambito clinico, è inteso come un’eccessiva preoccupazione a commettere errori.Si parla dunque di pe...
15/11/2024

Il perfezionismo, in ambito clinico, è inteso come un’eccessiva preoccupazione a commettere errori.Si parla dunque di perfezionismo patologico quando c’è un auto-imposizione di standard elevati e una richiesta eccessiva a sé stessi contraddistinta da un bisogno rigido di organizzazione.I meccanismi appena descritti hanno tutti un ingrediente comune, sottendono una percezione di minaccia rispetto alla possibilità di non essere dentro rigidi standard, di conseguenza c’è un’esigenza di organizzazione impeccabile che sfocia in un meccanismo d’ansia.Questa eccessiva preoccupazione porta il “perfezionista” ad un’esigenza di organizzazione contraddistinta da aspettative così tanto irragionevoli da compromettere spesso il rendimento individuale.Questo porta ad un rimuginio ansioso su come riuscire a svolgere gli altri compiti tanto da inficiare ulteriormente il compito che si sta svolgendo. In questo modo c’è la conferma di non essere una persona adeguata: “non sono riuscito a fare tutto allora vuol dire che sono inadeguato/superficiale/di scarso valore”.Questo maccanismo porta ad avere dei forti vissuti di fallimento, infatti, la tendenza a considerare inaccettabile qualsiasi prestazione che non risulti perfetta, sembra essere un aspetto stabile e un fattore significativo di vulnerabilità allo sviluppo di depressione

La psicologia cognitiva si avvale, per comprendere l'origine di comportamenti ed emozioni, di un modello di interpretazi...
18/10/2024

La psicologia cognitiva si avvale, per comprendere l'origine di comportamenti ed emozioni, di un modello di interpretazione della mente umana chiamato "modello ABC". Il modello ABC prevede che ad ogni evento "A" seguano dei pensieri "B" e che a tali pensieri seguano le conseguenze emotive e comportamentali "C".
Il nome ABC è l'acronimo della dicitura inglese delle sue componenti: A = Antecedents (antecedenti), B = Belifs (credenze, o pensieri) e C = Consequences (conseguenze, che sono sia emotive che comportamentali).
Secondo questo modello, e secondo la teoria cognitiva, i comportamenti e le emozioni derivano direttamente dai pensieri (B), che mediano quindi l'effetto che gli eventi hanno sulle nostre emozioni e sui nostri comportamenti. Imparando a gestire i nostri pensieri saremo quindi in grado di gestire i nostri comportamenti e le nostre emozioni.
Le nostre reazioni emotive e comportamentali, a volte unitamente ai nostri pensieri, contribuiscono al ripresentarsi delle emozioni indesiderate. Questo avviene mediante tantissimi processi chiamati fattori di mantenimento. In questo caso ne prenderemo in considerazione solo uno: l'evitamento!Il comportamento protettivo, di evitamento, ci porta però a mantenere sempre le stesse convinzioni (B) e quindi le stesse modalità di reazione agli eventi, in quanto non ci permette di falsificare tali pensieri.
La psicoterapia cognitivo comportamentale ci aiuta a cambiare i nostri pensieri e a spezzare i circoli viziosi in modo da acquisire nuove modalità di risposta comportamentale ed emotiva alle situazioni di vita.

Definiamo l’ accettazione come “l’assunzione di consapevolezza che un certo scopo sia definitivamente compromesso”. L’ a...
28/08/2024

Definiamo l’ accettazione come “l’assunzione di consapevolezza che un certo scopo sia definitivamente compromesso”. L’ accettazione serve a far sì che non si sperperino risorse in uno scopo irraggiungibile ed è direttamente al servizio dello pseudo scopo “dell’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse e del tempo per il perseguimento dei propri scopi”.
Le tre emozioni spesso prevalentemente presenti in una condizione di frustrazione definitiva e irrevocabile di uno scopo importante sono la tristezza, l’ansia e la rabbia. Tutte e tre sono generatrici di uno stato d’animo sgradevole ma non non per questo inutili e disadattive, sostiene Lorenzini.
La tristezza favorisce il ritiro dell’investimento dallo scopo perduto per sempre e il reinvestimento su scopi sostitutivi o del tutto diversi. Permette di abbandonare le strategie impercorribili e di trovarne altre sostitutive. È un’emozione che, comportando la sospensione di molte attività e un disinteresse verso l’esterno, consente un ritiro in se stessi da cui si esce rinnovati. Nuovi interessi sostituiscono i vecchi.L’ansia è comprensibile e persino utile perché il soggetto si trova improvvisamente ad operare in un contesto radicalmente mutato e quindi molto meno conosciuto e prevedibile del precedente. Un sovrappiù di allerta può rappresentare un utile investimento per scongiurare i pericoli di una situazione nuova e ignota.
Infine la rabbia che è rivolta verso chi si ritiene responsabile del danno subito (gli altri, il destino, Dio o se stessi). La rabbia verso i responsabili del danno costituisce un fattore protettivo verso il ripetersi della situazione dannosa. È una sorta di minaccia a non riprovarci più. Anche quella verso se stessi, la più apparentemente disfunzionale, protegge da comportamenti imprudenti o autolesivi che possono essere stati causa del danno.
L’ accettazione dunque serve a sospendere investimenti inutili e le emozioni negative associate a ricreare un nuovo equilibrio e a prevenire il ripetersi del danno. Si tratta di un passaggio fondamentale nel processo terapeutico.

I disturbi alimentari consistono in disfunzioni del comportamento alimentare e/o in comportamenti finalizzati al control...
15/03/2024

I disturbi alimentari consistono in disfunzioni del comportamento alimentare e/o in comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo, che danneggiano in modo significativo la salute fisica o il funzionamento psicologico.
Negli ultimi anni i DCA sono nettamente aumentati in particolare nel mondo occidentale, dove l’ideale di magrezza e di linea perfetta è sempre più diffuso.Insorgono generalmente nell’adolescenza, sono in aumento anche i casi di bambini ed adulti diagnosticati con questa tipologia di disturbo.
I disturbi dell’alimentazione più diffusi sono: Anoressia nervosa, Bulimia nervosa,Disturbo da alimentazione incontrollata (o binge eating disorder, BED).
Le persone affette da un DCA hanno ripercussioni sulle proprie capacità relazionali, difficoltà emotive, problemi nello svolgimento delle normali attività sociali, lavorative, e complicazioni mediche.Uno dei segnali chiave è il pensiero ossessivo del cibo e la paura costante di ingrassare.Spesso evitano di mangiare in pubblico, non vanno in mensa o al ristorante con gli amici, evitano di partecipare ad eventi in cui si mangia, come un compleanno o un matrimonio.Un’altra sintomatologia comune è l’alterazione della propria immagine corporea. La percezione distorta che la persona ha del suo corpo influenza in modo non obiettivo i suoi atteggiamenti e pensieri.Raramente le persone che soffrono di un DCA chiedono aiuto. Spesso sono le persone vicine a cogliere i segnali.La terapia psicologica è la componente più importante del trattamento dei disturbi alimentari,perché aiuta i pazienti a ristabilire degli schemi di assunzione del cibo regolari per raggiungere un peso salutare, supporta il paziente per l’identificazione ed il monitoraggio delle proprie abitudini errate e fornisce gli strumenti idonei per cambiarle verso altre più salutari.Inoltre insegna a gestire lo stress ed i problemi, così da migliorare le proprie relazioni sociali ed in generatificare che si tratti di un problema da approfondire. La terapia cognitivo comportamentale svolge un ruolo decisivo in tal senso perché aiuta ad identificare e cambiare i pensieri distorti che spingono verso il disordine alimentare.

Il panico consiste in uno stato di intensa paura che raggiunge il suo picco nel giro di dieci minuti. Viene detto anche ...
16/01/2024

Il panico consiste in uno stato di intensa paura che raggiunge il suo picco nel giro di dieci minuti. Viene detto anche attacco di panico poiché è caratterizzato da una comparsa improvvisa, spesso inaspettata.Nel corso di una crisi o attacco di panico, possono fare la loro comparsa sintomi fisici molto spiacevoli dovuti all’attivazione del sistema simpatico e pensieri catastrofici (paura di morire, di impazzire, svenire).L’agorafobia è caratterizzata dall’ansia di trovarsi in luoghi o situazioni dai quali sarebbe difficile (o imbarazzante) allontanarsi, o nei quali potrebbe non essere disponibile aiuto, in caso di attacco di panico.In generale, la persona con agorafobia sembra particolarmente sensibile alla solitudine (intesa soprattutto come lontananza da persone o luoghi familiari), spazi aperti (quali ad esempio, le piazze), e situazioni costrittive (quali ad esempio, luoghi chiusi e angusti, o rapporti vissuti come troppo limitanti la propria libertà). Le situazioni temute vengono evitate (per es., gli spostamenti vengono ridotti), oppure sopportate con molto disagio o con l’ansia di avere un attacco di panico, e non di rado affrontate con la presenza di un compagno.L’ansia anticipatoria relativa alla comparsa di nuovi attacchi, gli evitamenti e i comportamenti protettivi messi in atto per fronteggiare la propria condizione. Queste manovre, tecnicamente conosciute con i nomi di evitamenti e comportamenti di sicurezza, non di rado peggiorano la situazione favorendo l’inasprimento delle sensazioni del panico e un deterioramento globale della qualità della vita del soggetto: l’iperventilazione, ad esempio, può aggravare le sensazioni di vertigine e disorientamento, mentre la dipendenza da figure protettive, o la rinuncia ad importanti opportunità lavorative a causa degli evitamenti, possono incidere negativamente sull’umore, sull’autostima e in generale sulla qualità della vita della persona.Il disturbo di panico non equivale a una condanna inesorabile e, se adeguatamente trattato, evolve, in un numero significativo di casi, nella direzione di un sostanziale recupero.

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