
04/10/2025
L'emorragia submaculare consiste nell'accumulo di sangue al di sotto della macula, la struttura più importante dell'occhio per la visione nitida, in particolare tra i fotorecettori e l'epitelio pigmentato. Spesso è associata ad una vascolarizzazione anomala in corrispondenza della macula (CNV), in occhi già affetti da degenerazione maculare umida, ma può colpire improvvisamente anche occhi senza altre patologie predisponenti. Il quadro è subito molto grave con compromissione della funzione visiva: per questo motivo può capitare di osservare dei casi poche ore dopo il verificarsi dell'emorragia proprio per l'allarme che i sintomi accendono nel paziente e lo fanno correre dall'oculista.
La prognosi è molto scadente: nel giro di pochi giorni, 7 o 10 al massimo, il sangue va incontro a tutte quelle trasformazioni fisiologiche che, inevitabilmente, causeranno la totale atrofia dei fotorecettori maculari e la definitiva perdita funzionale dell'area coinvolta. L'unica soluzione sarebbe, entro quei primi giorni, rimuovere il sangue da sotto la macula prima che la danneggi definitivamente. Purtroppo in pochi secondi il sangue coagula e rimuoverlo diventa meccanicamente impossibile senza gravi lesioni iatrogene. L'unica soluzione che attualmente concede buone speranze per migliorare la prognosi di tale patologia è un intervento che consiste nel causare un distacco di retina circoscritto alla regione interessata, quindi iniettare in quello spazio del tPA, una sostanza che scioglie il coagulo ematico, ed utilizzare del gas intraoculare per spostare il sangue in una zona dove il danno sarà meno significativo per la vista del paziente. Se può sembrare difficile comprendere la descrizione, vi assicuro che ancora più difficile è l'esecuzione dell'intervento.
Il caso che riporto in foto è giunto alla mia attenzione a settembre: in prossimità di ferragosto, il paziente sviluppa l'emorragia submaculare; il suo oculista, con grande perizia e diligenza, lo invia urgentemente in un prestigioso centro dove si poteva effettuare questo trattamento ma, essendo ferragosto, il chirurgo più esperto nella procedura era lontano in ferie: non potendo aspettare, un chirurgo più giovane si è cimentato in queto eroico tentativo di salvare la vista al paziente... ma ha incontrato difficoltà soverchianti che hanno impedito il completamento della procedura.
Purtroppo tanto lavoro infruttuoso ha avviato lo sviluppo di complicanze e, quando ha varcato la porta del mio ambulatorio, l'occhio, come si vede nel fotogramma in alto, non solo mostrava i segni dell'emorragia maculare in riassorbimento ma era gravato da un enorme membrana fibrinosa sottoretinica ed un distacco di retina subtotale con iniziale proliferazione anteriore inferiore. Per quanto non potessi salvare la visione centrale, sono intervenuto per salvare la visione periferica (che se si è maculopatici anche all'altro occhio può aiutare molto). Nel secondo fotogramma si vede il momento in cui una grande membrana fibrosa viene estratta dallo spazio sottoretinico, nel terzo il momento in cui, ultimato il lavoro, la retina viene riposta sul piano e si avviano le procedure di chiusura.
Non sempre ciò che facciamo per i pazienti corrisponde alle loro aspettative, raramente esaudisce i loro desideri di visione straordinaria, ma quando si tratta di invertire un processo che inevitabilmente porterà alla totale perdita funzionale o anatomica di un occhio, anche solo un piccolo recupero funzionale è un grande successo.