19/10/2025
Pensavamo che la stagione dell’esplosivo per fermare la verità fosse finita. Ma l’attentato a Sigfrido Ranucci , guida di Report che è l’ultima trasmissione del servizio pubblico a non aver ancora ceduto all’entertainment, ci fa veramente pensare a quanto invece sia micidiale il mix tra poter e criminalità. Nel 2024, secondo la fondazione Ossigeno per l’informazione che denuncia i tentativi di intimidazione ai giornalisti, ci sono stati 516 episodi di minaccia. Si comincia con gli avvertimenti, o le querele temerarie, ma c’è il 9% tra aggressioni e danneggiamenti.
L’informazione, la corretta informazione, rientra nel pantheon dei nostri valori. Siamo nati laici, civici, solidali, con un grande attaccamento a quella umanità che sostiene il prossimo come atto di partecipazione alla cosa pubblica. Per questo l’informazione è consapevolezza, è la molla che spinge ad agire, a intervenire, a partecipare. Abbiamo bisogno di più stampa libera, di più giornalismo d'inchiesta e meno informazione che strizza l'occhio al sensazionalismo. Questo anche per raccontare quello che facciamo, ogni giorno, al servizio delle persone che hanno necessità, e in definitiva al servizio del Paese.
Mentre gli investigatori sono al lavoro per trovare i responsabili di questo attentato che poteva costare vite, voglio dare la solidarietà mia e del movimento a Sigfrido Ranucci, e ricordare un altro giornalista, Giancarlo Siani, ucciso esattamente 40 anni fa dalla camorra perché aveva fatto domande, si era spinto troppo oltre. Venne ucciso anche dal silenzio, dall’indifferenza delle persone, dall’omertà di alcuni suoi colleghi. Non possiamo dimenticare, non possiamo fare finta che non sia di nostro interesse.
(foto: Edera Rivista)