
20/09/2025
In terapia me lo dicono sottovoce: “Prof, da quando ho il telefono non riesco più a dormire, non mi sento mai abbastanza, mi confronto sempre, mi sento vuoto.”
Non è un capriccio adolescenziale. È un dato che oggi la scienza conferma con chiarezza.
Secondo uno studio internazionale su oltre 100.000 giovani adulti (Sapien Labs, Global Mind Project, pubblicato su Journal of Human Development and Capabilities, settembre 2025), chi ha avuto lo smartphone prima dei 13 anni presenta peggiori indicatori di salute mentale: più ansia, più aggressività, più pensieri suicidi.
Le ragazze, soprattutto se hanno ricevuto il telefono già a 6 anni, riportano quasi il doppio dei pensieri suicidi gravi rispetto a chi lo ha avuto dopo i 13. Nei maschi aumentano distacco, impulsività, perdita di calma ed empatia.
Non è lo smartphone in sé: sono i social troppo precoci, il cyberbullismo, le notti senza sonno, la pressione di dover esserci sempre. Un cervello in formazione non regge un’onda che travolge così presto.
Agli adulti dico: non è proibizione, è protezione.
Rinviare l’età del primo smartphone, educare alla vita digitale, offrire alternative più semplici non è un limite, ma un atto d’amore.
Se non lo facciamo noi, lo farà il vuoto.