Studio medico di Ginecologia-ostetricia e Sessuologia

Studio medico di Ginecologia-ostetricia e Sessuologia Attività clinica dedicata al benessere sessuale della coppia,al percorso nascita,alla prevenzione oncologica e alle problematiche ginecologiche in generale

16/07/2022
16/07/2022
Cosa si può fare per preve**re le malattie a trasmissione sessuale?La miglior cura contro le malattie sessualmente trasm...
12/10/2015

Cosa si può fare per preve**re le malattie a trasmissione sessuale?

La miglior cura contro le malattie sessualmente trasmissibili è sicuramente la prevenzione. Prevenzione vuol dire infatti adottare le giuste misure cautelative che ci permettono di non contrarre virus. La prevenzione migliore che ci permette di raggiungere il massimo della soddisfazione senza rischi è usare sempre una protezione: “pr********vo, pr********vo, pr********vo!” deve essere una scritta tatuata a lettere cubitali e luminescenti nella vostra mente.
Con l’arrivo delle vacanze estive aumenta la possibilità di fare nuovi incontri e di avere nuovi flirt amorosi. Il sole ci fa sentire più desiderio e più desiderabili. Anche questo è il bello dell’estate. Non lasciatevi però prendere troppo dalla passione sregolata dei primi caldi ed usate sempre le dovute precauzioni nei rapporti occasionali. Sesso sì, ma con la testa, perché le malattie sessualmente trasmissibili sono un pericolo reale dal quale ci si deve proteggere anche a costo di spegnere i bollenti spiriti se con voi non avete un pr********vo e non potete procurarvelo.
L’informazione sulla sessualità e le possibili malattie trasmesse, il seguire le usuali misure igieniche e la prudenza nell’affrontare i rapporti sessuali occasionali sono un valido aiuto nella protezione dalle malattie sessualmente trasmesse. Naturalmente la protezione del profilattico va usata per ogni tipo di rapporto sessuale sia va**nale, che a***e, che orale. In vostro aiuto vengono profilattici delle più disparate forme, colori e misure. C’è il pr********vo maschile, quello femminile e quello per i rapporti orali. Se si usano s*x toys è bene non scambiarli.
Anche la pulizia delle zone genitali è importante per una giusta profilassi. Questa deve essere equilibrata, né eccessi né carenza. È preferibile lavarsi con il sapone sia le zone intime che l’ano almeno una volta ala giorno ma non più di due volte. Il sapone ha un effetto igienizzante, ma allo stesso tempo se usato troppo spesso toglie lo strato di batteri “buoni” che difendono le nostre zone intime dall’attacco delle infezioni.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha scritto un decalogo di buone regole per il sesso sicuro:
- Usare il pr********vo ogni volta che si fa sesso per ogni tipo di rapporto ed in particolare con nuovi partner e ricordare che altri metodi contraccettivi che non siano il pr********vo non proteggono dalle MST;
- Ridurre il numero di partner;
- Riscoprire che non c’è solo la penetrazione (leggete anche “Non di solo penetrazione è fatto l’atto sessuale”)
- Evitare pratiche violente che possono causare lacerazioni;
- Usare un lubrificante insieme al pr********vo nei rapporti anali poiché la mucosa a***e non è auto-lubrificata e può andare incontro ad abrasioni;
- Evitare rapporti sessuali con penetrazione o sesso orale se il partner ha ulcere genitali o secrezioni anomale;
- Non ingoiare fluidi corporei, come lo sperma o il sangue mestruale.
Se poi i controlli evidenziano una infezione di qualsiasi tipo informate sempre il vostro partner il quale deve fare a sua volta una visita per accertarsi di non aver contratto l’infezione.
Ricordate contrarre una infezione non è sfiga e solo ponendo attenzione al vostro comportamento sessuale potrete aiutarvi a rimanere sani.

12/10/2015
12/10/2015

Dipendenza sessuale: sintomi e cura
La dipendenza sessuale (o dipendenza dal sesso) comprende un insieme di condizioni psicopatologiche caratterizzate da pensieri e fantasie sessuali intrusive associate a perdita di controllo sui comportamenti sessuali. Questo disturbo viene comunemente definito “dipendenza sessuale“, ma anche “ipersessualità”; in inglese “s*x addiction” o “s*x dependence”. La dipendenza sessuale rientra nella categoria delle “dipendenze senza droga”, cioè di comportamenti patologici che coinvolgono oggetti o attività apparentemente innocue, come il cibo, il gioco d’azzardo, il lavoro, lo shopping e la sessualità. Così, come per un tossicodipendente, anche nel soggetto che presenta un problema di dipendenza dal sesso si va incontro al fenomeno del craving (intenso desiderio della cosa dalla quale l’individuo dipende), dell’assuefazione e a sintomi di astinenza. In tal senso, il dipendente sessuale ha bisogno di aumentare i comportamenti sessuali o la loro intensità, al fine di mantenere l’effetto desiderato e, con l’andare del tempo, si manifestano dei veri e propri cambiamenti psicofisiologici (tra tutti un aumento della sintomatologia ansiosa) e lo stesso comportamento di dipendenza sessuale viene attuato per alleviare o evitare tali sintomi di astinenza.
La nozione di dipendenza sessuale a volte è confusa con la normale, positiva, piacevole ed intensa sessualità goduta dalla popolazione normale o con la semplice alta frequenza di rapporti sessuali. Alcune persone vivono degli eccessi sessuali ma sono in grado di gestirli. I dipendenti dal sesso hanno invece perso il controllo sulla propria capacità di dire no e di scegliere. Il loro comportamento sessuale è parte di un ciclo di pensieri, sentimenti ed azioni che non possono più controllare. Nonostante le gravi conseguenze dei loro atti e che promettano più volte a se stessi e agli altri di smettere, questi soggetti non riescono a interrompere i loro comportamenti autodistruttivi. La dipendenza sessuale ha preso il sopravvento sulla loro capacita di scegliere.
Il sesso diviene un’esigenza primaria per il quale tutto il resto può ve**re sacrificato, inclusi la salute, la famiglia, gli amici e il lavoro. I comportamenti che i dipendenti sessuali possono mettere in atto sono i più svariati e possono includere: promiscuità sessuale, sesso con pr******te o prostituzione personale, continue fantasie sessuali, masturbazione compulsiva, esibizionismo, voyeurismo, frotterismo, pratiche di tipo sadomasochistico, dipendenza da materiali o linee telefoniche a carattere pornografico e ipersessualità all’interno di una relazione stabile in misura tale da squilibrarla. A causa della dipendenza sessuale la persona può riportare conseguenze a vari livelli: fisico, economico, emotivo, cognitivo e sociale. A livello fisico, la persona può sviluppare disfunzioni sessuali tradizionali (eiaculazione precoce o ritardata, disturbo del desiderio sessuale, ecc.), malattie veneree o problemi come ulcera, pressione alta, vulnerabilità alle malattie, esaurimento nervoso o alterazioni del sonno. A livello economico, la dipendenza sessuale può comportare spese quali la prostituzione, la pornografia, gli strumenti sessuali, la telefonia erotica, costi legali in seguito a reati a sfondo sessuale o per il divorzio, per non parlare anche delle perdite in ambito lavorativo. La dipendenza dal sesso (o ipersessualità) ha un profondo impatto sulla vita emotiva della persona (a seconda dei casi si può sperimentare un incremento dell’ansia, inadeguatezza, colpa, vergogna, depressione e aggressività) e può avere profondi effetti anche sui processi mentali (l’intrusione di pensieri e fantasie non volute possono impedire alla persona di lavorare e concentrarsi su una normale occupazione). Inoltre, una buona percentuale dei dipendenti sessuali deteriora progressivamente i propri rapporti affettivi e relazionali e presenta gravi problemi di coppia.
Per i soggetti che soffrono di dipendenza sessuale è stata dimostrata l’efficacia di programmi di trattamento integrato che includono la terapia di gruppo, la psicoterapia individuale e quella farmacologica. Le terapie di gruppo sono utili ad alleviare i sensi di colpa, di segretezza, di stigmatizzazione che sono connessi alle condotte ipersessuali, inoltre forniscono un mutuo sostegno importante per la motivazione a perseguire le mete terapeutiche. La psicoterapia ad orientamento cognitivo-comportamentale rimane l’intervento più strutturato e, attualmente, quello in grado di offrire maggiori potenzialità per il trattamento delle dipendenze sessuali. Il trattamento psicofarmacologico, in alcuni casi, può ve**re utilmente associato agli interventi psicoterapeutici.

12/10/2015

Le disfunzioni sessuali nel DSM-5
L’American Psychiatric Association (APA) ha di recente pubblicato l’ultima edizione del Manuale Statistico Diagnostico (DSM-5) dei Disturbi Mentali. Di seguito vengono presentate le più significative innovazioni introdotte nel manuale per quanto riguarda le modifiche intercorse nell’ambito della nosografia dei disturbi sessuali.
A differenza della precedente edizione, nel DSM-5 i disturbi sessuali non sono più conglobati in una stessa categoria ma in tre categorie distinte: le Disforie di Genere, le Parafilie, le Disfunzioni Sessuali. Nel DSM-IV, invece, le disfunzioni sessuali riguardavano il dolore sessuale o un disturbo in una o più fasi del ciclo di risposta sessuale. La ricerca suggerisce che la risposta sessuale non sia sempre un processo uniforme lineare e che la distinzione tra alcune fasi (ad esempio, il desiderio e l’eccitazione) possa essere artificiale.
Nel DSM-5, sono state aggiunte disfunzioni sessuali specifiche per genere, e, per le femmine, il Disturbo da Desiderio Sessuale e il Disturbo di Eccitazione Sessuale sono stati combinati in un unico disturbo: Disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale femminile.
Ecco i criteri:
A. Mancanza, o significativa riduzione, di desiderio/eccitazione sessuale, come manifestato da almeno 3 dei seguenti problemi:
• Assente o ridotto interesse per l’attività sessuale;
• Assenti o ridotti pensieri o fantasie sessuali/erotiche;
• Nessuna iniziativa di attività sessuale e nessuna risposta ai tentativi da parte del partner;
• Assente o ridotto piacere ed eccitazione sessuale durante l’attività sessuale;
• Il desiderio non è scatenato da alcuno stimolo sessuale;
• Assenti o ridotti cambiamenti genitali e/o non-genitali durante l’attività sessuale.
B. I sintomi sono protratti come minimo per circa 6 mesi
C. Il problema causa disagio clinicamente significativo o impedimenti;
D. La disfunzione sessuale non è meglio giustificata da un altro disturbo di asse I e non è dovuto esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o a una condizione medica generale.
Anche il vaginismo e la dispareunia, che erano spesso coesistenti e difficili da distinguere, sono stati conglobati nel disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione.
La proposta di riunirli in un unico disturbo è stata dettata dalla reale difficoltà di differenziare questi due disturbi nella pratica clinica. Di seguito i criteri:
A. Persistente e ricorrente difficoltà in almeno uno dei seguenti problemi:
• Incapacità di avere una penetrazione va**nale;
• Marcato dolore pelvico e va**nale durante il rapporto o i tentativi di penetrazione va**nale;
• Marcata paura e ansia per la penetrazione va**nale o per il dolore pelvico e va**nale prima, durante o come risultato della penetrazione va**nale;
• Marcata tensione e indurimento dei muscoli pelvici durante i tentativi di penetrazione va**nale.
B. I sintomi sono protratti come minimo per circa 6 mesi
C. Il problema causa disagio clinicamente significativo o impedimenti;
D. La disfunzione sessuale non è meglio spiegata da un altro disturbo di asse I e non dovuto esclusivamente agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o a condizione medica generale.
Per il genere maschile, l’eiaculazione ritardata e l’eiaculazione precoce, che nel DSM-IV erano inclusi nei disturbi dell’orgasmo, nel DSM-5 sono classificate in categorie diagnostiche a parte.
Nel DSM-5 vengono invece mantenuti il disturbo erettile, il disturbo dell’orgasmo femminile, il disturbo del desiderio sessuale ipoattivo maschile.
Il disturbo da avversione sessuale è stato abolito dalle categorie principali e relegato in “altre disfunzioni sessuali specifiche” a causa dell’uso raro della diagnosi e della mancanza di sostegno dai dati di ricerca. Studi clinici hanno evidenziato che gli individui a cui viene attribuita tale diagnosi incontrano perfettamente i criteri per il Disturbo da desiderio sessuale o il Disturbo da desiderio sessuale ipoattivo. Per quegli individui che manifestano aperta avversione agli stimoli e alle situazioni sessuali è maggiormente indicata la diagnosi di Fobia Specifica.
Per aumentare la precisione e ridurre sovrastime, le disfunzioni devono avere una durata minima di sei mesi, ad eccezione di quelle secondarie all’uso di sostanze psicoattive. Queste modifiche prevedono soglie utili per fare una diagnosi e distinguono transitorie difficoltà sessuali da disfunzioni più persistenti.
Per identificare l’esordio della difficoltà vengono utilizzati alcuni sottotipi: permanente/acquisito e generalizzato/situazionale:
• “permanente” se un problema sessuale è presente dalle prime esperienze sessuali
• “acquisita” se i disturbi sessuali si sviluppano dopo un periodo di prestazione sessuale normale
• “generalizzata” se le difficoltà sessuali non sono limitate a determinati tipi di stimolazione, situazione o partner
• “situazionale” se le difficoltà sessuali si verificano solo con alcuni tipi di stimolazione, situazione o partner
E’ stata abolita la distinzione tra disfunzioni legate a fattori biologici o a fattori psichici, convenendo che spesso entrambi questi aspetti ne prendano parte. Vengono inoltre presi in esame fattori inerenti il partner, la relazione, la vulnerabilità individuale, i fattori religiosi e culturali ed i fattori medici.
Ancora una volta, però, la raccomandazione è quella di considerare i sintomi sessuali come disturbi psichici solo dopo aver escluso ogni componente organica. La collaborazione tra specialisti viene quindi ulteriormente valorizzata.

12/10/2015

Calo del desiderio sessuale
Il calo del desiderio sessuale o la sua assenza sono sintomi dei cosiddetti disturbi del desiderio sessuale: il Disturbo da desiderio sessuale ipoattivo e il disturbo da avversione sessuale.
La caratteristica fondamentale del disturbo da desiderio sessuale ipoattivo è l’insufficienza o l’assenza di fantasie sessuali e del desiderio di attività sessuale. Questo calo del desiderio può essere globale, e includere tutte le forme di espressione sessuale, oppure può essere situazionale, quando è limitato ad un partner o ad una attività sessuale specifica. Il basso desiderio sessuale, però, può anche essere secondario ad altre disfunzioni sessuali, a disturbi mentali (in particolar modo la depressione maggiore, di cui è un vero e proprio sintomo) o può essere indotto da sostanze, alcol o farmaci (in particolare certi psicofarmaci o le pillole anticoncezionali). Occorre quindi innanzitutto una valutazione professionale per valutare se il calo di desiderio sia secondario a uno di questi fattori o sintomo di un vero disturbo del desiderio sessuale.
Chi soffre di calo del desiderio sessuale (disturbo del desiderio ipoattivo) ha una scarsa motivazione a ricercare stimoli, non prende l’iniziativa sessuale (non è procettivo) ma è solitamente recettivo, cioè, se stimolato adeguatamente accetta l’offerta sessuale e ne gode adeguatamente o, nel caso peggiore, non prova un grande piacere ma comunque non esperisce emozioni negative in proposito.
Sebbene il numero delle esperienze sessuali sia di solito scarso, la pressione da parte del partner oppure i bisogni non sessuali (per es., di conforto fisico o intimità) possono aumentare la frequenza degli incontri sessuali, nonostante il calo del desiderio.
Il disturbo da avversione sessuale, invece, è caratterizzato dall’attivo evitamento del contatto sessuale genitale con un partner sessuale. Il soggetto non ha soltanto basso desiderio sessuale, ma riferisce ansia, timore o disgusto quando si trova di fronte ad una opportunità sessuale con un partner. L’avversione al contatto genitale può essere focalizzata su un particolare aspetto dell’esperienza sessuale (per es. secrezioni genitali, penetrazione va**nale); alcuni soggetti provano, invece, una repulsione generalizzata verso tutti gli stimoli sessuali, inclusi baci e toccamenti. L’intensità della reazione del soggetto esposto allo stimolo che produce avversione può variare da un’ansia moderata, con mancanza di piacere, ad un’estrema sofferenza psicologica. In questi casi non si tratta di un calo del desiderio sessuale, ma di una completa assenza di desiderio, dal momento che la sola idea della sessualità produce sentimenti avversivi anziché positivi.
A differenza del paziente con desiderio sessuale ipoattivo (basso desiderio), il paziente con avversione sessuale non è né procettivo né recettivo e prova avversione e disgusto, o paura, per tutto ciò che è sessualmente connotato (anche solo in immaginazione).
Le cause immediate dei disturbi del desiderio sessuale sono attribuibili ad un processo di apprendimento disfunzionale. Nel caso del disturbo da desiderio ipoattivo, l’ansia da prestazione (o paura del fallimento) lega i sentimenti e le sensazioni sessuali a precedenti timori di perdite. Quest’ansia si presenta all’inizio della risposta sessuale, quando il soggetto anticipa il pensiero del sesso, da cui si difende sopprimendolo tramite elaborazione dei pensieri antagonisti negativi, con conseguente calo del desiderio sessuale.
L’ansia da prestazione può essere generata da fattori individuali che riguardano uno solo dei due partner (forti convinzioni religiose, una personalità ossessivo-compulsiva, disturbi dell’identità di genere, specifiche fobie sessuali, paura della gravidanza, sindrome del vedovo, preoccupazioni per l’invecchiamento, fattori legati allo stile di vita come stress e affaticamento) oppure da fattori relazionali (mancanza di attrazione verso il partner, scarse abilità sessuali del partner, differenza circa il grado di vicinanza ottimale reciproca, conflitti coniugali, incapacità di fondere i sentimenti di amore con il desiderio sessuale).
Nel caso del disturbo da avversione sessuale l’ansia è legata ad una fobia per il sesso. Essa viene associata, più o meno casualmente, ad aspetti specifici della sessualità e/o del rapporto sessuale. Una volta che la reazione d’ansia si è condizionata a certi stimoli sessuali, la persona tende ad evitare questi ultimi ogni volta che si presentano, allo scopo di non provare l’attivazione ansiosa che viene percepita come soggettivamente spiacevole. I condizionamenti originari che danno origine a questa associazione possono avere diverse origini: atteggiamenti genitoriali negativi verso il sesso, derivanti da condizionamenti culturali, traumi sessuali (stupro), costanti pressioni subite nel corso di una relazione protrattasi a lungo, confusione circa la propria identità sessuale.
La cura dei disturbi che prevedono calo del desiderio sessuale deve comprendere, soprattutto per quanto riguarda il disturbo del desiderio ipoattivo una fase di terapia cognitiva mirata a ristrutturare le convinzioni disfunzionali riguardo alla sessualità che mantengono il disturbo. Si cerca di motivare il paziente alla risoluzione del problema compiendo una valutazione in termini di costi e benefici e rendendolo consapevole delle emozioni negative che egli associa al sesso. Si esplorano le cause del calo del desiderio, si fanno apprendere al paziente strategie per fronteggiare l’ansia e infine si cerca di indurre la pulsione con una graduale esposizione a tutti gli stimoli ambientali che inducono sentimenti sessuali. Solo dopo una terapia cognitiva di tal genere i pazienti possono trarre beneficio dalle tradizionali procedure di terapia sessuale, come la focalizzazione sensoriale, che prevedono esercizi di contatto fisico sessuale.
Per il disturbo da avversione sessuale il trattamento di elezione consiste, invece, in una esposizione graduata che porta il soggetto ad affrontare situazioni “sessuali” ansiogene via via sempre più intense e, quindi, in grado di indurre crescenti risposte d’ansia. In ogni caso, occorre esplorare e rielaborare quei fattori di sviluppo o traumatici che possono aver contribuito a creare l’associazione tra sessualità e emozioni negative.

12/10/2015

Dipendenza sessuale o dipendenza affettiva?
La dipendenza sessuale e la dipendenza affettiva sono disturbi dell’intimità emotiva caratterizzati da pensieri ossessivi che spesso inducono a veri e propri comportamenti compulsivi o comunque disfunzionali per le relazioni e l’autostima.
La dipendenza sessuale comprende un insieme di condizioni caratterizzate da pensieri e fantasie sessuali che vengono ricercati come unica fonte di piacere e come mezzo per alleviare le emozioni negative, determinando la perdita di controllo e la compromissione del funzionamento sociale e lavorativo.
La dipendenza sessuale è una relazione patologica con il sesso, attraverso la quale la persona si rifugia nella ricerca di un piacere che possa alleviare lo stress, permettere di fuggire dai sentimenti negativi o dolorosi, dalle relazioni intime che non è capace di gestire.
Chi presenta questo tipo di dipendenza ha un approccio ossessivo alla sessualità, non la considera come un momento d’intimità o uno scambio di piacere all’interno di una relazione, ma la percepisce come un impulso sessuale irrefrenabile, indipendentemente dagli effetti negativi che il proprio comportamento può arrecare sia a livello individuale che sociale. La soddisfazione di tale bisogno procura piacere, ma allo stesso tempo genera disagio, ansia, malessere e senso di vergogna.
Nel sesso-dipendente possono essere presenti comportamenti come la masturbazione compulsiva, la promiscuità, l’acquisto di materiale pornografico, utilizzo di servizi erotici telefonici o su internet (cybers*x). Il soggetto arriva a sprecare tempo, soldi ed energie. Tali condotte creano un senso di vergogna che viene interiorizzato, causando un ulteriore deterioramento delle capacità di relazionarsi con gli altri ed un calo dell’autostima. Come conseguenza diretta il soggetto che soffre di dipendenza sessuale può sviluppare disfunzioni sessuali (eiaculazione precoce o ritardata, anorgasmia, ecc.), malattie sessualmente trasmesse.
La dipendenza affettiva, a differenza delle altre forme di dipendenza, si sviluppa nei confronti di una persona e ciò la rende più difficile da riconoscere e da contrastare. Nella dipendenza affettiva la persona si dedica completamente all’altro, al fine di perseguire esclusivamente il suo benessere e non il proprio, come, invece, dovrebbe essere in una relazione “sana”.
La dipendenza affettiva è una forma patologica di amore caratterizzata da una costante assenza di reciprocità all’interno della relazione di coppia, in cui uno dei due riveste il ruolo di donatore d’amore a senso unico, e vede nel legame con l’altro, spesso problematico o sfuggente, l’unica ragione della propria esistenza.
In entrambe le forme di dipendenza quando finisce la possibilità di manifestare il proprio bisogno sessuale o affettivo, si può andare incontro a veri e propri sintomi di astinenza quali depressione, disagio, ansia, irrequietezza o irritabilità.
Così come il legame madre-bambino è rinforzato fin dai primi giorni di vita da reazioni chimiche che liberando endorfine, ossitocina e dopamina provocano una gratificazione fisiologica che rafforza l’atto di caregiving, allo stesso modo nelle forme di dipendenza da affetto o sesso la sensazione che dà l’essere vicino all’amato, il fare sesso o l’essere semplicemente in eccitazione mantiene il bisogno di inseguire il proprio oggetto di dipendenza per evitare emozioni dolorose, vuoto e noia.
Di seguito una serie di domande per valutare il rischio di sviluppare una dipendenza di tipo sessuale o affettiva.
Risposte affermative, in entrambi i test di autovalutazione, indicano la possibilità di sviluppare o essere affetti da dipendenza sessuale o affettiva e la necessità di valutazioni più approfondite in ambito clinico.
Dipendenza sessuale
1 Ha comportamenti sessuali segreti o la tendenza a mantenere una doppia vita relazionale?
2 I desideri sessuali la spingono ad avere incontri sessuali in luoghi o con persone che normalmente non sceglierebbe?
3 Ha necessità, per raggiungere un normale livello di eccitazione, di mettere in atto attività sessuali estreme?
4 L’uso della pornografia occupa grandi quantità del suo tempo e/o mette a repentaglio i rapporti significativi o di lavoro?
5 Ha frequentemente il desiderio di allontanarsi da un partner dopo aver fatto sesso?
6 Sente rimorso, vergogna o senso di colpa dopo un rapporto sessuale?
7 Le pratiche sessuali hanno mai causato, o potrebbero causare problemi legali?
8 La ricerca di sesso o piacere sessuale è in conflitto con i suoi standard morali?
9 La fantasie sessuali causano problemi in qualsiasi area della sua vita?
10 Evita compulsivamente l’attività sessuale a causa della paura del sesso o di intimità?
Dipendenza affettiva
1 E’ una persona molto bisognosa di affetto all’interno della relazione?
2 Si innamora molto facilmente e troppo in fretta?
3 Quando si innamora, non riesce a smettere di fantasticare anche mentre sta svolgendo attività importanti?
4 Talvolta, quando è single ed in cerca di un partner, abbassa i suoi standard e si accontenta rispetto a quello che vorrebbe o meriterebbe?
5 Quando è in una relazione, tende a soffocare il suo partner?
6 Più di una volta è rimasto coinvolto con qualcuno che non era in grado di impegnarsi, sperando che lui o lei cambiasse?
7 Quando è attratto da qualcuno, ignora sistematicamente tutti i segnali che indicano che quella persona non è adatta a lei?
8 Quando è innamorato si fida di persone che non sono per niente affidabili?
9 Al termine di una relazione, si sente come se la sua vita fosse finita?
10 L’amore e le relazioni sono le uniche cose che le interessano?
11 Fantasticare su qualcuno del quale è innamorato, anche se non è disponibile, è più importante per lei che conoscere qualcuno che è disponibile?
12 Ha il terrore di essere abbandonato? Anche il minimo rifiuto lo vive come abbandono e la fa sentire orribile?
13 Corre dietro a persone che l’hanno rifiutata, cercando disperatamente di fargli cambiare idea?
14 Quando è innamorato, è eccessivamente possessivo e geloso?
15 Più di una volta ha trascurato parenti e amici a causa della sua relazione.

12/10/2015

Disturbi sessuali
Una Disfunzione Sessuale (o disturbo sessuale) è caratterizzata da un’anomalia del processo che sottende il ciclo di risposta sessuale, o da dolore associato al rapporto sessuale. Il ciclo di risposta sessuale normale può essere diviso nelle seguenti fasi (in ognuna delle quali possono interve**re dei disturbi sessuali):
1. Desiderio. Questa fase consiste in fantasie sull’attività sessuale e nel desiderio di praticare attività sessuale.
2. Eccitazione. Questa fase consiste in una sensazione soggettiva di piacere sessuale e nelle concomitanti modificazioni fisiologiche. Le principali modificazioni nel maschio sono la tumescenza del pene e l’erezione. Le principali modificazioni nella donna sono la vasocongestione pelvica, la lubrificazione e la dilatazione della va**na, e la tumescenza dei genitali esterni.
3. Orgasmo. Questa fase consiste in un picco di piacere sessuale, con allentamento della tensione sessuale e contrazioni ritmiche dei muscoli perineali e degli organi riproduttivi. Nel maschio vi è la sensazione di inevitabilità dell’eiaculazione, seguita dall’emissione di sperma. Nella femmina vi sono contrazioni (non sempre percepite soggettivamente come tali) della parete del terzo esterno della va**na.
4. Risoluzione. Questa fase consiste in una sensazione di rilassamento muscolare e di benessere generale. Durante questa fase, i maschi sono fisiologicamente refrattari ad ulteriori erezioni ed orgasmi per un periodo variabile di tempo. Al contrario, le femmine possono essere in grado di rispondere a nuove stimolazioni quasi immediatamente.
I disturbi sessuali possono verificarsi in una o più di queste fasi.
Sia nell’uomo che nella donna i disturbi sessuali della fase del desiderio sono il desiderio ipoattivo o l’avversione sessuale.
Nell’uomo il disturbo sessuale più comune della fase dell’eccitazione è il disturbo dell’erezione (impotenza sessuale), mentre nella donna vi è la mancanza di eccitazione sessuale e di lubrificazione.
Nell’uomo il disturbo sessuale più comune della fase dell’orgasmo è l’eiaculazione precoce, anche se esistono uomini che hanno eiaculazione ritardata, impossibile o non piacevole, mentre nella donna è molto comune l’anorgasmia o frigidità (impossibilità di raggiungere l’orgasmo).
Esistono poi i cosiddetti disturbi sessuali caratterizzati da dolore durante il rapporto, ovvero la dispareunia, sia maschile che femminile, che consiste in un coito doloroso, solitamente dovuto a cause organiche, o il vaginismo femminile, involontaria contrazione della va**na che impedisce la penetrazione.
Un capitolo a parte, inoltre, merita la dipendenza sessuale, che rientra nelle problematiche di controllo degli impulsi.
Rientrano poi fra i disturbi sessuali quelle che un tempo venivano chiamate perversioni sessuali, o deviazioni sessuali, oggigiorno definite parafilie.
Per ulteriori informazioni clicca sui singoli disturbi citati.

12/10/2015

Ossessioni di omosessualità

La sessualità emergente può causare un senso di confusione in ogni adolescente; i ragazzi e le ragazze omosessuali, in particolare, devono affrontare una serie di sfide uniche nel corso dell’adolescenza. Oltre a imparare a capire la propria sessualità, i giovani gay e le giovani lesbiche devono affrontare situazioni complesse e pressioni che possono non essere rilevanti per gli adolescenti eterosessuali. Devono anche avere a che fare con genitori ostinati, amici ed altri che talvolta possono avere opinioni divergenti sull’orientamento sessuale. Sentimenti d’ansia, angoscia e confusione sono spesso parte di questo processo.
Questo articolo, tuttavia, non riguarda l’ansia associata all’essere omosessuale o al “coming out”, quanto piuttosto il dubbio ossessivo di essere omosessuale o di poterlo diventare pur non avendo fondati motivi di sospettarlo. Si tratta di un disturbo d’ansia che affligge un certo numero di individui, che non riguarda solo gli adolescenti ma può verificarsi in qualsiasi età.
Cosa sono le ossessioni di essere omosessuale?
Il timore ossessivo di omosessualità è uno specifico sottotipo del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC) che prevede ricorrenti ossessioni sessuali e dubbi intrusivi sul proprio orientamento sessuale. Gli individui eterosessuali con ossessioni sul proprio orientamento sessuale temono di essere gay o lesbiche “latenti” e di scoprire un giorno che il proprio orientamento sessuale è diverso da quello che hanno sempre creduto che fosse. Le loro ossessioni spesso consistono in pensieri indesiderati, impulsi o immagini che, senza nessun controllo, affiorano alla coscienza.
Per ridurre l’ansia causata dalla paura ossessiva di essere omosessuali, si impegnano in una varietà di rituali finalizzati a “dimostrare il loro vero orientamento sessuale” oppure volti a ridurre la percezione di “vulnerabilità” al diventare omosessuale.
Le persone con paura ossessiva di omosessualità si preoccupano di poter essere segretamente gay o di poterlo diventare, pur non avendo mai messo in discussione la propria sessualità in passato. Prima dell’inizio del disturbo, possono aver avuto qualche normale e fugace dubbio sul proprio orientamento sessuale, ma niente di più.
Molte persone affette da DOC da omosessualità posso anche avere una storia di soddisfacenti relazioni eterosessuali nel passato, nonché avere anche al momento una relazione eterosessuale in corso. L’insorgenza del pensiero indesiderato li porta a mettere in discussione la propria identità sessuale e rianalizzare ripetutamente le esperienze precedenti, alla luce della possibilità di poter essere gay o lesbiche.
Gli individui con paura di essere omosessuali vogliono sapere “per certo” che non lo sono, e spesso fanno di tutto per dimostrare a se stessi che sono etero. Tuttavia, il disturbo ossessivo compulsivo è rafforzato sempre di più dai rituali e dagli evitamenti, e questi tentativi finiscono per esser controproducenti. Il risultato è che alcune persone sono profondamente invalidate dai sintomi del DOC. Non è raro, infatti, che diventino depresse, si ritirino da scuola, lascino il lavoro, chiudano le proprie relazioni o prendano altre decisioni radicali che paradossalmente hanno come conseguenza il peggioramento dei sintomi. In alcuni casi, gli individui con questo tipo di disturbo ossessivo compulsivo sperimentano delle relazioni omosessuali per mettersi alla prova e cercare di fugare i propri dubbi. Tuttavia, a differenza di lesbiche e gay, per i quali fare “coming out” equivale a trovare la felicità, le persone con DOC di omosessualità trovano queste esperienze ancora più confusive e angoscianti.
Disturbo ossessivo compulsivo da omosessualità: sintomi
Molte persone che sono tormentate dal dubbio di poter essere omosessuali, quando sono nelle vicinanze di persone dello stesso sesso, “controllano” il proprio corpo in cerca di segni di eccitamento sessuale. Altre hanno una variante del disturbo ossessivo da contaminazione e temono che il contatto con uomini gay, lesbiche, bisessuali o persone effemminate o androgine sia “contagioso” o possa in qualche modo “attivare” la loro omosessualità latente. Altre ancora ancora temono di agire a causa di impulsi sessuali indesiderati. Se stanno intorno a persone gay o individui dello stesso sesso, hanno paura di perdere il controllo ed avere atteggiamenti equivoci. Altre persone ancora affette da ossessioni di omosessualità si preoccupano che le altre persone possano pensare che loro siano gay, e cercano con tutta la propria volontà di comportarsi “da etero”. Moltissimi, comunque, manifestano la maggior parte dei sintomi sopra elencati.
Rituali mentali nel disturbo ossessivo da omosessualità
• Chiedersi: “Trovo quella persona attraente?” (Spesso applicato ad entrambi, sia ad individui del sesso opposto che dello stesso sesso).
• Chiedersi: “Sono eccitato in questo momento?”
• Chiedersi: “Sono disgustato come dovrei da questa scena?” (Vedendo coppie dello stesso sesso).
Altri atteggiamenti come quelli che seguono sono finalizzati a cercare di “capire” o determinare il proprio orientamento sessuale.
• Ri-analizzare le precedenti esperienze relazionali o sessuali per assicurarsi di essere eterosessuale.
• Cercare di convincersi definitivamente del proprio orientamento sessuale.
• Rassicurarsi circa il proprio orientamento sessuale (“Sono assolutamente eterosessuale”).
• Confrontare mentalmente se stesso con le persone etero e con le persone omosessuali.
• Distogliere ripetutamente l’attenzione dagli individui dello stesso sesso ed indirizzarla verso individui di sesso opposto.
• Ripetere a se stesso di non essere omosessuale.
• Cercare di capire perché i rapporti precedenti sono falliti (per assicurarsi che non fosse legato al fatto che i partner precedenti credevano che potessi essere gay/lesbica).
• Pianificare e anticipare tutte le probabili conseguenze di un “coming out”, anche se non si ha alcun desiderio di dichiararsi omosessuale o non si hanno relazioni omosessuali.
• Pianificare come lasciare il proprio coniuge o il fidanzato/a ( anche se non hai nessuna intenzione di farlo).
• Neutralizzare i “pensieri gay” con “pensieri etero”.
• Raffigurarsi mentalmente i genitali del sesso opposto o atti eterosessuali, per ridurre l’ansia causata dai pensieri intrusivi.
• Analizzare l’ambiente per identificare persone che potrebbero essere gay o lesbiche.
• Fuggire dai pensieri indesiderati richiamando alla mente passate esperienze sessuali soddisfacenti.
• Sostituire pensieri omosessuali sgraditi con pensieri di altro tipo.
Rituali comportamentali nel disturbo ossessivo con timore di omosessualità
• Controllare il proprio corpo in cerca di segnali fisici di eccitamento (può essere anche un rituale mentale).
• Camminare in modo eccessivamente mascolino (se uomo) o femminile (se donna) al fine di apparire etero.
• Interagire in modo eccessivamente mascolino o femminile.
• Parlare solo di “adeguati” argomenti maschili o femminili.
• Attuare rituali di lavaggio (mani, ecc.) nel caso si sia entrati in contatto con uomini gay, lesbiche, o persone bis*x.
• Guardare pornografia etero al fine di trarre rassicurazione dal fatto di esserne eccitato.
• Guardare pornografia omosessuale al fine di “provare” a se stessi di esserne disgustato o di non esserne eccitato.
• Chiedere ad altre persone se hanno mai trovato attraente una persona dello stesso sesso.
• Chiedere ad altri “E’ normale che..?” – o porre domande di questo tipo ripetute per ottenere delle rassicurazioni.
• Chiedere ad altre persone rassicurazioni sulla propria sessualità.
• Chiedere ripetutamente all’ex fidanzato/a perché la relazione è finita.
• Iniziare troppe storie eterosessuali per “provare” a se stessi di essere eterosessuale e di esser attratto dal sesso opposto.
• Masturbarsi compulsivamente con pornografia eterosessuale al fine di assicurarsi di esser attratto dal sesso opposto.
• Agire aggressivamente, insultando o disprezzando le persone omosessuali.
• In alcuni casi, uscire con persone dello stesso sesso o intraprendere atti omosessuali per poi cercare di capire il significato di queste esperienze, ma trovandole angoscianti e indesiderate.
Evitamenti nel disturbo ossessivo con timore di omosessualità
• Evitare gay, lesbiche e bisessuali.
• Evitare le cose che sono state toccate da uomini gay, lesbiche o bisessuali.
• Evitare il contatto fisico con persone dello stesso sesso (stringersi la mano, abbracci).
• Evitare di rimanere soli con individui dello stesso sesso.
• Evitare le conversazioni con individui dello stesso sesso.
• Evitare luoghi frequentati da persone omosessuali.
• Evitare bagni pubblici, spogliatoi, e altre situazioni in cui possa potenzialmente esserci nudità di individui dello stesso sesso.
• Evitare immagini / film che ritraggano persone attraenti dello stesso sesso.
• Evitare persone attraenti dello stesso sesso.
• Evitare le attività che non sono tipicamente maschili (se uomo) o femminili (se donna).
• Vestirsi in modo tipicamente maschile o femminile.
• Evitare musica tipicamente omosessuale o film con attori o personaggi gay.
• Evitare relazioni sentimentali e attività sessuale per paura che pensieri indesiderati “compaiano” durante il sesso.
• Evitare il contatto visivo con persone dello stesso sesso.
• Evitare, quando si è in pubblico, di guardare l’inguine, il sedere o il petto di persone dello stesso sesso.
• Evitare di masturbarsi per paura che compaiano pensieri indesiderati a contenuto omosessuale.
• Evitare programmi televisivi con personaggi o temi omosessuali.
• Evitare oggetti viola, con arcobaleni ed altri simboli associati all’omosessualità.
• Evitare un abbigliamento androgino o stravagante.
Trattamento della paura ossessiva di essere gay o lesbica
“E se questo non è DOC? E se sono davvero gay?”. Queste sono domande ricorrenti ed è importante discuterne con un terapeuta cognitivo comportamentale esperto. Se soffrite di dubbi ossessivi riguardo al vostro orientamento sessuale, ricordate che questi sono come un “falso allarme”, che non ha nulla a che fare con il vostro orientamento sessuale vero e proprio. Le persone in cerca di cure per il DOC da omosessualità sono in ansia perché vorrebbero ad ogni costo conoscere l’inconoscibile. Purtroppo, semplicemente, non c’è un modo oggettivo per determinare il “vero” orientamento sessuale. Se ci fosse una soluzione semplice, l’avrebbero trovata ormai. Il trattamento del disturbo ossessivo, quindi, non deve avere una funzione rassicurante, né convincere il paziente che i dubbi sono assolutamente infondati, ma deve concentrarsi sull’obiettivo di insegnargli a convivere con un minimo margine di dubbio. In altre parole, il trattamento non dovrebbe mirare a dimostrare al paziente che non è omosessuale, quanto piuttosto aiutarlo ad acquisire le competenze migliori per tollerare l’inconoscibile. Il timore ossessivo di essere omosessuale funziona proprio come le altre tipologie di ossessioni pure del DOC: più si analizzano i pensieri e il corpo per cercare di “capire la verità”, più è probabile che per inconsapevolmente i sintomi ossessivi vengano alimentati e rafforzati. Un buon percorso di psicoterapia, però, può aiutare chiunque soffra di questi problemi ad uscirne recuperando la serenità e riprendendo in mano la propria vita.

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