Dott. Oliva Sergio Medicina funzionale e Integrata

Dott. Oliva Sergio Medicina funzionale e Integrata Medicina integrata, Omeopatia, Omotossicologia, Agopuntura, Fitogemmoterapia. Medicina Funzionale.

29/03/2025
Relazione sulle istaminosi e microbiota intestinale al Ramada Hotel di Napoli oggi 19-10-2024.
19/10/2024

Relazione sulle istaminosi e microbiota intestinale al Ramada Hotel di Napoli oggi 19-10-2024.

Esame vegacheckIl vegacheck e’ un  esame utilzzato per la valutazione funzionale, che fa parte dell’approccio della Medi...
20/01/2024

Esame vegacheck

Il vegacheck e’ un esame utilzzato per la valutazione funzionale, che fa parte dell’approccio della Medicina Funzionale regolatoria, basata sullo studio della risposta dei sistemi biologici allo stress (secondo lo studioso Seyle) .
Il VEGA CHECK fornisce indicazioni riguardanti il generale stato di salute del paziente e diagnostica i “disturbi funzionali”
dell’organismo, che possono essere causati, per esempio, da: alimentazione errata, tossine ambientali, geopatie, elettrosmog, funghi, parassiti, metalli pesanti oppure stress.
Laddove esistono disturbi funzionali il dispositivo elabora un dettagliato referto corredato da grafici.

Con il VEGACHECK si possono individuare focolai di infiammazione, malattie latenti oppure croniche ed allergie/intolleranze.
Il dispositivo permette inoltre di diagnosticare le patologie ancora in FASE PRECLINICA dando così la possibilità di intraprendere una terapia mirata che CONTRASTI il processo patologico in corso. Fornisce quindi gli elementi per impostare strategie di prevenzione.
Il VEGACHECK determina sinteticamente, oltre alla situazione di stress del paziente, anche il suo “fattore di vitalità”: questo permette di avere un quadro rapido e attendibile riguardante lo stato di salute e le riserve energetiche del paziente. Durante la terapia si può controllare e documentare, con il fattore di vitalità, il miglioramento dello stato generale.
Si tratta di una apparecchiatura medica che NON HA VALENZA DIAGNOSTICA, ma metabolica, funzionale e bioenergetica. Rileva, infatti, le alterazioni funzionali della persona.

Sulla base di blocchi funzionali di organi, si può evincere indirettamente una situazione emozionale che la persona sta vivendo (fegato = rabbia; rene = paura e così via…)

Permette anche al terapeuta di trarre suggerimenti circa la catena causale. Spesso il paziente si rivolge al terapeuta sintomi come la dermatite, la cefalea, l’insonnia, il sovrappeso, la psoriasi, il deficit di concentrazione e grazie al test si può comprendere da dove partire (ad esempio dall’intestino)

Le cause dei sintomi e segni funzionali, infatti, possono essere molteplici in termini epigenetici: granulomi dentari, geopatie, inquinamento ambientale, foods sensitivities, errori alimentari, infezioni virali, batteriche o micotiche, parassitosi, stress psicofisico e sovraccarico da metalli pesanti.

L’analisi con il Vegacheck è innocua e non invasiva e presenta dura 8 minuti. E’ controindicata in caso di:

– Gravidanza

– Portatori di pace maker.

Durante l’esame il paziente è collegato a elettrodi, tramite una fascia posizionata sulla fronte e dei manipoli tenuti con le mani e deve posizionare i piedi su una apposita piastra.

Gli elettrodi emettono microcorrenti a 13 Hertz, così lievi da non essere avvertite, che attraversano tutto il corpo.

Gli stessi elettrodi sono in grado di analizzare la resistenza e le reazioni a tali correnti, individuando eventuali alterazioni a livello di un preciso segmento corporeo o di un organo. Da questo, come dicevamo prima, si possono evincere anche correlazioni con aspetto psicoemozionali del soggetto stesso.

L’esame fornisce valutazioni energetiche e metaboliche utili ad esempio nella realizzazione di un piano alimentare e di stile di vita idoneo per il soggetto, sulla base della sua capacità di regolazione.

Vengono anche forniti dati sulle riserve energetiche del corpo e sull’acidosi della matrice extracellulare.

L’utilizzo del Vegacheck in campo sportivo può aiutare nella scelta dei muscoli da potenziare, indicando con accuratezza anche gli orari da preferire per gli allenamenti sportivi.

14/09/2023

IMPATTO DEL DIGITALE SUGLI STUDENTI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI PROCESSI DI APPRENDIMENTO
RISULTATI DELL’INDAGINE CONOSCITIVA DEL SENATO DELLA REPUBBLICA
Mai prima d’ora una rivoluzione tecnologica, quella digitale, aveva scatenato cambiamenti così profondi, su una scala così ampia e in così poco tempo. Il motivo è evidente, lo smartphone, ormai, non è più uno strumento, ma è diventato un’appendice del corpo. Soprattutto nei più giovani. Un’appendice da cui, oltre ad un’infinita gamma di funzioni, in larga parte dipendono la loro autostima e la loro identità. È per questo che risulta così difficile convincerli a farne a meno, a mettere da parte il telefonino almeno per un po’: per loro, privarsene è doloroso e assurdo quanto subire l’amputazione di un arto.

Usarlo incessantemente è dunque naturale. È naturale perché questo li inducono a fare le continue sollecitazioni di algoritmi programmati apposta per adescarli e tenerli connessi il più a lungo possibile. È naturale perché a disconnettersi percepiscono la sgradevole sensazione di essere « tagliati fuori », esclusi, emarginati. È naturale anche e soprattutto perché essere connessi è irresistibilmente piacevole, dal momento che l’uso del digitale che ne fanno i più giovani, prevalentemente social e videogiochi, favorisce il rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore della sensazione di piacere.

Ma si tratta di un piacere effimero. Dal 2001, anno in cui le console per videogiochi irrompono nelle camerette dei ragazzi, e con un’accelerazione impressionante dal 2007, anno in cui debutta lo smartphone, depressioni e suicidi tra i giovanissimi hanno raggiunto percentuali mai viste prima. Sono quasi raddoppiati, e quel che preoccupa è che il trend appare in costante ed inesorabile ascesa. Stessa tendenza, in rapida crescita, riguarda i casi di autolesionismo, di anoressia, di bulimia. Manifestazioni di disagio giovanile sempre esistite, ma che oggi si autoalimentano sui social e nelle chat esaltando anziché scoraggiando i ragazzi e in modo particolare le ragazze dal metterli in pratica.

A tutto ciò vanno sommate le conseguenze sui più giovani dell’essere costantemente a contatto con chiunque e con qualsiasi cosa. Istigazione al suicidio, adescamento, sexting, bullismo, revenge p**n: tutti reati in costante crescita. Reati facilitati dal fatto che nelle nuove piazze virtuali non trovano spazio le regole in vigore nelle vecchie piazze reali: vige l’anonimato, i controlli sono scarsi, i minori vi si avventurano senza alcuna sorveglianza da parte dei genitori.

Dal ciclo delle audizioni svolte e dalle documentazioni acquisite, non sono emerse evidenze scientifiche sull’efficacia del digitale applicato all’insegnamento. Anzi, tutte le ricerche scientifiche internazionali citate dimostrano, numeri alla mano, il contrario. Detta in sintesi: più la scuola e lo studio si digitalizzano, più calano sia le competenze degli studenti sia i loro redditi futuri.

CONCLUSIONI

Rassegnarsi a quanto sta accadendo sarebbe colpevole. Fingere di non conoscere i danni che l’abuso di tecnologia digitale sta producendo sugli studenti e in generale sui più giovani sarebbe ipocrita. Come genitori, e ancor più come legislatori, avvertiamo il dovere di segnalare il problema, sollecitando Parlamento e Governo ad individuare i possibili correttivi.

Avanziamo alcune ipotesi:

– scoraggiare l’uso di smartphone e videogiochi per minori di quattordici anni;

– rendere cogente il divieto di iscrizione ai social per i minori di tredici anni;

– prevedere l’obbligo dell’installazione di applicazioni per il con- trollo parentale e l’inibizione all’accesso a siti per adulti sui cellulari dei minori;

– favorire la riconoscibilità di chi frequenta il web;
– vietare l’accesso degli smartphone nelle classi;
– educare gli studenti ai rischi connessi all’abuso di dispositivi digitali e alla navigazione sul web;
– interpretare con equilibrio e spirito critico la tendenza epocale a sopravvalutare i benefici del digitale applicato all’insegnamento;
– incoraggiare, nelle scuole, la lettura su carta, la scrittura a mano e l’esercizio della memoria.

Non si tratta di dichiarare guerra alla modernità, ma semplicemente di governare e regolamentare quel mondo virtuale nel quale, secondo le ultime stime, i più giovani trascorrono dalle quattro alle sei ore al giorno. Si tratta di evitare che si realizzi fino in fondo quella « dittatura perfetta » vaticinata da Aldous Huxley quando la televisione doveva ancora entrare in tutte le case e lo smartphone aveva la concretezza di un’astrazione fantascientifica: « Una prigione senza muri in cui i prigionieri non sognano di evadere. Un sistema di schiavitù nel quale, grazie al consumismo e al divertimento, gli schiavi amano la loro schiavitù ». Giovani schiavi resi drogati e decerebrati: gli studenti italiani. I nostri figli, i nostri nipoti. In una parola, il nostro futuro.

Senato della Repubblica, Documento presentato dal Relatore sen Cangini e approvato dalla 7a Commissione permenente del Senato, Doc. XVII, n.2, del 09 giugno 2021

La mia partecipazione alla trasmissione eccellenze italiane su odeon TV: argomento ozonoterapia
24/05/2023

La mia partecipazione alla trasmissione eccellenze italiane su odeon TV: argomento ozonoterapia

Il Dott. Sergio Oliva, Specialista in Pediatria Allergologia Omeopatia e Agopuntura, in collegamento da Portici (Napoli) ci parla di “Ossigeno Ozono Terapia”

09/05/2023

Asse Intestino-Cervello e il Riflesso Infiammatorio

L'asse intestino-cervello è un sistema di comunicazione tra il tratto digestivo e il cervello ed è costituito da una complessa rete di nervi, ormoni e cellule che inviano segnali avanti e indietro tra questi due organi.
Il riflesso infiammatorio è un esempio di come questo sistema di comunicazione lavori: quando mangi qualcosa di irritante come il cibo piccante, innesca l'attività in alcuni nervi nella parete intestinale che poi inviano segnali al cervello attraverso il nervo vago.
Il risultato è che si prova nausea o vomito, questo processo ci aiuta a proteggerci dalle tossine dannose che entrano nel nostro flusso sanguigno invece di stare dove dovrebbero, cioè dentro la nostra pancia invece di circolare incontrollate attraverso il nostro corpo.
Il riflesso infiammatorio, quindi, è un meccanismo che aiuta il corpo a mantenere l'omeostasi e prevenire l'infiammazione e funziona inviando segnali al cervello quando sei leso e dice al tuo corpo di produrre ormoni antinfiammatori come cortisolo e interleuchine che aiutano a ridurre il gonfiore e il dolore impedendo all’organismo di ammalarsi.
Il riflesso infiammatorio è attivato dai nocicettori, che sono terminazioni nervose che rilevano danni ai tessuti o altri tipi di fattori di stress nel corpo.
Quando questi recettori vengono attivati, inviano segnali attraverso due percorsi diversi: uno viaggia attraverso i neuroni nel midollo spinale, l’altro va direttamente nel tronco encefalico tramite dei nervi sensoriali chiamati nervi vaghi.
Questi nervi trasportano informazioni su ciò che sta accadendo all'interno del tratto digestivo in modo che possa comunicare con altri organi come cuore, polmoni e reni e viceversa.
Il riflesso infiammatorio funziona anche al contrario: se c'è qualcosa che non va nel tuo cervello, come ansia, stress o depressione, influenzerà il modo in cui digerisci il cibo e assorbi i nutrienti da ciò che mangi.
Il sistema immunitario è parte integrante dell'asse intestino-cervello e del riflesso infiammatorio in quanto influenza la connessione tra questi due sistemi, così come la loro funzione complessiva.
Il sistema immunitario aiuta a mantenere un sano equilibrio combattendo batteri e virus dannosi e proteggendo anche da malattie autoimmuni come allergie o asma.
Giocano un ruolo importante anche i neurotrasmettitori che sono messaggeri chimici che viaggiano tra i neuroni, o cellule cerebrali, per trasmettere informazioni da una regione del cervello a un'altra.
Oltre al loro ruolo nella comunicazione tra i neuroni, i neurotrasmettitori possono anche influenzare il modo in cui il tuo corpo reagisce allo stress e ad altri stimoli.
Gli ormoni sono un altro tipo di messaggero chimico che controlla molte delle funzioni del tuo corpo e sono prodotti dalle cellule in una parte del corpo e viaggiano attraverso il flusso sanguigno per raggiungere altre parti, dove possono influenzare il funzionamento di quei tessuti.
L'asse intestino-cervello si riferisce alla comunicazione tra il tratto gastrointestinale e il cervello tramite ormoni/neurotrasmettitori come la serotonina o la dopamina che vengono rilasciati in circolo dai neuroni nella parete intestinale.
Il riflesso infiammatorio è un'altra connessione tra questi due sistemi che coinvolge fibre nervose afferenti che trasportano informazioni dalle cellule immunitarie in risposta a infiammazione o infezione in un sito attraverso il midollo spinale fino a centri superiori come l'ipotalamo dove innescano una risposta adattativa che include, tra le altre cose, un aumento dell'appetito e del dispendio energetico
In conclusione, possiamo dire che l'asse intestino-cervello e il riflesso infiammatorio sono due concetti importanti che vengono spesso discussi nel contesto del dolore cronico.
L'asse intestino-cervello si riferisce alla comunicazione tra l'intestino e il cervello, che svolge un ruolo nella regolazione dell'umore, del sonno e del sistema immunitario.
Il riflesso infiammatorio si riferisce a come questa comunicazione può essere interrotta dall'infiammazione nel tuo corpo.
La connessione tra queste due vie metaboliche fisiologiche è che il riflesso infiammatorio, può portare a sintomi come depressione o ansia e viceversa che potrebbero poi ricondurre a cicli di dolore cronico perché queste condizioni rendono più difficile gestire il dolore in modo efficace.
Ciò significa che se si desidera un migliore controllo della propria salute, è importante nel trattamento di condizioni croniche come la fibromialgia, il diabete mellito di tipo 2 o l'ipertensione capire come funzionano queste connessioni in modo che possano aiutare i pazienti a gestire la loro salute generale al meglio.
https://www.dottorolivasergio.it

13/03/2023

Disturbi alimentari nei bambini

Da una metanalisi pubblicata su JAMA Pediatrics emerge che più di un bambino e adolescente su cinque soffre di disordini alimentari, e che il problema è comune tra le ragazze, gli adolescenti più grandi e quelli con un indice di massa corporea (BMI) più elevato.

Il coautore Jose Francisco Lopez-Gil dell'Universidad de Castilla-La Mancha in Spagna, ricorda che nel 2019 sono stati 14 i milioni di persone che hanno sofferto di disturbi alimentari, tra cui quasi 3 milioni di bambini e adolescenti, e che più di 17.000 anni di vita sono stati persi dal 1990 al 2019 a causa di ciò. «I disturbi alimentari come le diete dimagranti seguite fino all'eccesso, il binge eating, il vomito autoindotto, l'esercizio fisico eccessivo e l'uso di lassativi o diuretici sono tra le anomalie psichiatriche più pericolose per la vita, tanto che le persone con una o più di queste condizioni muoiono da 10 a 20 anni prima della popolazione generale» scrivono i ricercatori, precisando che nonostante il questionario a 5 voci Sick, Control, One, Fat, Food (SCOFF) sia la misura di screening più utilizzata per individuare eventuali disturbi alimentari, nessuna delle precedenti revisioni sistematiche e meta-analisi ha determinato la proporzione di disturbi alimentari tra bambini e adolescenti. E per approfondire l'argomento Lopez-Gil e colleghi hanno consultato quattro database (PubMed, Scopus, Web of Science e Cochrane Library) ponendo limiti di data da gennaio 1999 a novembre 2022.

E al termine della ricerca la revisione sistematica ha incluso 32 studi per un totale di 63.181 partecipanti provenienti da 16 paesi, da cui emerge che secondo lo strumento SCOFF la percentuale complessiva di bambini e adolescenti con disturbi alimentari era del 22,36%, e che le ragazze avevano probabilità significativamente maggiori (30,3%) di segnalare disturbi alimentari rispetto ai coetanei maschi (16,98%). Ma non solo: la frequenza dei disturbi alimentari aumentava con l'aumentare dell'età e del BMI. «Queste cifre elevate sono preoccupanti dal punto di vista della salute pubblica e ribadiscono la necessità di attuare strategie per la prevenzione dei disturbi alimentari» concludono gli autori.

JAMA Pediatrics 2023. Doi: 10.1001/jamapediatria.2022.5848

DOI Not Found 10.1001/jamapediatria.2022.5848 This DOI cannot be found in the DOI System. Possible reasons are: The DOI is incorrect in your source. Search for the item by name, title, or other metadata using a search engine. The DOI was copied incorrectly. Check to see that the string includes all....

12/03/2023

DISTURBI PARODONTALI E ATEROSCLEROSI CORONARICA: TROVATA LA RELAZIONE
Negli Stati Uniti e anche in Europa le malattie cardiovascolari sono la causa di gran lunga più comune di morte sia tra gli uomini che tra le donne.

Se è vero che esiste una predisposizione genetica all’arteriosclerosi, è vero anche che le manifestazioni cliniche, che compaiono spesso in età avanzata, possono essere prevenute.

Un recente studio del 2009 condotto su 44 pazienti con malattia cardiovascolare ha misurato la quantità di batteri parodontali presenti nelle placche aterosclerotiche delle arterie coronariche.

Due i risultati importanti:

i batteri responsabili della parodontite sono stati trovati nel 92,3% delle placche ateromasiche dei pazienti affetti da parodontite e solo nel 20% nei pazienti con parodonto sano.

Nelle placche ateromasiche la carica batterica totale è maggiore nei pazienti affetti da parodontopatia rispetto a quelli con parodonto sano.

La parodontite quindi non è solo un processo infiammatorio locale ma potrebbe avere un nesso anche con le infezioni e i processi infiammatori sistemici; quindi la parodontite è un potenziale “fattore di rischio” della patologia coronarica e se controllata potrebbe contribuire al rallentamento dello sviluppo della cardiopatia ischemica coronarica

12/03/2023

Sindrome da stanchezza cronica: possibile ruolo di batteri intestinali
Stanchezza cronica e microbiota intestinale
Il ruolo del butirrato
Metaboliti alterati
Stato dell’arte
L’encefalomielite mialgica (ME), nota anche come sindrome da affaticamento cronico (CFS), è una malattia caratterizzata, tra gli altri sintomi, da affaticamento prolungato ed estremo che non migliora con il riposo, annebbiamento mentale, dolore muscolare e problemi intestinali. I fattori scatenanti della ME/CFS sono sconosciuti, e sebbene i pazienti abbiano un microbiota intestinale alterato, le conseguenze dei cambiamenti microbici associati alla ME/CFS sono ancora poco chiare.

Cosa aggiunge questa ricerca
Due team indipendenti di ricercatori hanno scoperto che la sindrome da stanchezza cronica è associata a livelli ridotti di microbi intestinali in grado di produrre butirrato, un metabolita coinvolto nella conservazione dell’integrità della barriera intestinale e nella modulazione del sistema immunitario. Uno studio ha mostrato che i pazienti con ME/CFS a breve termine presentano una ridotta diversità del microbiota, inclusa una diminuzione dei microbi produttori di butirrato, mentre quelli con malattia a lungo termine hanno livelli ematici ridotti di metaboliti immunomodulatori. Il secondo studio ha rilevato anche livelli ridotti di metaboliti del butirrato nelle feci di pazienti con ME/CFS.

Conclusioni
I risultati possono aiutare a sviluppare nuovi strumenti diagnostici e migliori modelli animali di sindrome da stanchezza cronica.

L’encefalomielite mialgica (ME), nota anche come sindrome da stanchezza cronica (CFS), è una malattia debilitante che colpisce fino a 2,5 milioni di persone solo negli Stati Uniti.

Di recente, due team indipendenti di ricercatori hanno scoperto che la ME/CFS è associata a livelli ridotti di microbi intestinali in grado di produrre butirrato, un metabolita coinvolto nella conservazione dell’integrità della barriera intestinale e nella modulazione del sistema immunitario.

I risultati degli studi, entrambi pubblicati su Cell Host & Microbe, potranno aiutare a sviluppare nuovi strumenti diagnostici e migliori modelli animali di ME/CFS.

Stanchezza cronica e microbiota intestinale

«Queste ricerche dimostrano che esistono solide firme batteriche di disbiosi intestinale negli individui con ME/CFS», spiega Brent Williams della Columbia University, autore senior di uno degli studi.

«I dati ottenuti consentono di individuare le alterazioni strutturali e funzionali del microbioma in una malattia cronica che influenza negativamente la qualità della vita di milioni di persone».

La sindrome da stanchezza cronica è infatti caratterizzata, tra gli altri sintomi, da un prolungato ed estremo affaticamento che non migliora con il riposo, annebbiamento mentale, dolori muscolari e problemi intestinali.

I fattori scatenanti della condizione sono sconosciuti e, sebbene i pazienti presentino alterazioni del microbiota intestinale, le conseguenze dei cambiamenti microbici associati alla ME/CFS sono ancora poco chiare.

Per indagare il legame tra sindrome da stanchezza cronica e microbiota intestinale, il team guidato da Brent Williams ha analizzato campioni di feci di 106 pazienti con ME/CFS e 91 persone sane.

Un secondo gruppo di ricercatori, guidati da Julia Oh del Jackson Laboratory, ha esaminato campioni di feci e sangue di 149 soggetti con ME/CFS e 79 controlli sani.

Il ruolo del butirrato

Il team di ricercatori guidato da Brent Williams ha scoperto che i livelli di Faecalibacterium prausnitzii e Eubacterium rectale, due microbi produttori di butirrato comuni nell’intestino umano, sono ridotti nei pazienti con stanchezza cronica.

In particolare, livelli più bassi di F. prausnitzii sono risultati associati a un affaticamento più grave.

«Sebbene non sia stata ancora inequivocabilmente dimostrata una relazione causale tra alterazioni del microbioma e sintomi, i dati ottenuti forniscono target potenzialmente utili per futuri studi terapeutici, che potrebbero concentrarsi su interventi dietetici, probiotici, prebiotici o simbiotici e fornire prove dirette che i batteri intestinali influenzano la comparsa dei sintomi cronici», afferma Brent Williams.

Metaboliti alterati

Lo studio guidato da Julia Oh ha mostrato che i pazienti affetti da sindrome da stanchezza cronica da meno di quattro anni presentavano livelli ridotti sia di butirrato sia dei batteri produttori di questo acido grasso, tra cui Roseburia e F. prausnitzii.

Il microbiota intestinale dei pazienti con ME/CFS da più di 10 anni è invece tornato a una composizione simile a quella dei controlli sani, ma i livelli ematici di metaboliti immunomodulatori sono risultati ridotti.

Poiché la sindrome da stanchezza cronica condivide molti sintomi con il “long COVID”, svelare i meccanismi biologici della condizione può essere rilevante anche per chiarire questa complicanza dell’infezione da SARS-CoV-2.

«Questa ricerca mostra una correlazione, non un rapporto causa-effetto, tra i cambiamenti del microbioma e la sindrome da stanchezza cronica», spiega Julia Oh. «Tuttavia, i risultati ottenuti possono rappresentare il preludio di molti altri esperimenti meccanicistici che speriamo possano fornire nuove conoscenze sulla ME/CFS e sulle sue cause».

Indirizzo

Viale Leonardo Da Vinci 112 Portici NA
Portici
80055

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 19:00
Martedì 09:00 - 19:00
Mercoledì 09:00 - 19:00
Giovedì 09:00 - 19:00
Venerdì 09:00 - 12:45

Telefono

+393385707326

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