26/09/2025
Io ad esempio faccio l’incontro conoscitivo. Si perché ci si deve conoscere, gli adulti si devono conoscere. Bisogna condividere il patto educativo, le aspettative, obiettivi, idee.
Perché anche lo psicomotricista deve valutare questi aspetti e capire se partire quale sia il punto di partenza.
Non può esistere la “lezione di prova”. Cosa devi provare? Se ti piace giocare? se la maestra è simpatica?
Partiamo dal presupposto che non dovrebbe essere il bambino a decidere e non si può dopo un incontro di prova chiedere “ti è piaciuto? Vuoi tornare?”
🕒 È tempo di promozione delle attività e mi è capitato di leggere “Lezione di prova” a proposito dei percorsi di psicomotricità.
Un termine che, purtroppo, non rende giustizia alla nostra professione.
La psicomotricità non è una lezione scolastica, ma un incontro esperienziale, corporeo e relazionale. Non si tratta di insegnare contenuti, ma di accompagnare il bambino nel suo percorso di crescita, attraverso il gioco, il movimento e l'espressione corporea.
📌 Per questo motivo, sarebbe più appropriato parlare di:
Incontro di prova
Esperienza di psicomotricità
Primo incontro conoscitivo
Questi termini comunicano meglio l'essenza del nostro lavoro: uno spazio sicuro e accogliente dove il bambino può esplorare, esprimersi e relazionarsi senza giudizio.
🔄 Spunto per i colleghi: riflettiamo insieme sul linguaggio che utilizziamo nella promozione delle nostre attività. Le parole hanno un grande potere nel creare aspettative e percezioni. Se siamo noi a dare un’immagine sbagliata del nostro lavoro, come possiamo poi lamentarci se i genitori fraintendono?
👨👩👧👦 Per i genitori: il primo incontro non è una lezione, ma un'opportunità per conoscere il nostro approccio e capire come possiamo accompagnare il vostro bambino nel suo percorso di crescita.
✨ Conclusione:
parole e azioni vanno di pari passo. Se vogliamo far vivere la psicomotricità come un’esperienza autentica, iniziamo a raccontarla con le parole giuste.