
22/07/2025
Bentornati! Per il nostro ultimo appuntamento di questa seconda edizione la Dott.ssa Emma Lombardi Psicologa propone il suo articolo dal titolo 𝐀𝐧𝐬𝐢𝐚 𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐭𝐮𝐫𝐛𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐧𝐢𝐜𝐨: “𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚”, in cui spiega cosa sono gli attacchi di panico, come possono manifestarsi e come trattarli.
Buona lettura!
L’𝐚𝐧𝐬𝐢𝐚 svetta tra i disturbi psichici del nostro secolo, manifestandosi in forme diverse, causando malessere soggettivo e/o 𝐜𝐨𝐦𝐩𝐫𝐨𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥’𝐚𝐝𝐚𝐭𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 ai vari contesti di vita, disagi relazionali e familiari. Secondo recenti stime, il 28% degli italiani, circa 𝟏𝟔.𝟓𝟐𝟎.𝟎𝟎𝟎 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐞, soffre di problemi legati all’ansia e oltre la metà di questi (51,4%) sono adolescenti, con un tasso di incremento costante nel tempo (ISTAT, 2024). Questi numeri incidono sia sui costi della sanità (visite mediche specialistiche, farmaci e psicoterapie), sia sulla produttività nazionale (es. disoccupazione prolungata e/o assenteismo sul lavoro) e sul livello di benessere complessivo della popolazione.
I 𝐬𝐢𝐧𝐭𝐨𝐦𝐢 ansiosi comprendono 𝐚𝐥𝐭𝐞𝐫𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐜𝐨𝐠𝐧𝐢𝐭𝐢𝐯𝐞 (ipervigilanza, confusione mentale, vuoti di memoria, pensieri catastrofici...), 𝐞𝐦𝐨𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢 (paura, apprensione, angoscia, solitudine...) e 𝐟𝐢𝐬𝐢𝐜𝐡𝐞 (agitazione, senso di oppressione, sudorazione, fiato corto, insonnia, problemi digestivi...), che generano uno stato di tensione sgradevole. Il disagio può essere transitorio e contestuale, come avviene ad esempio nel caso dell’ansia sociale, da separazione, nel disturbo ossessivo-compulsivo o nella claustrofobia, oppure persistente, come nell’ ansia generalizzata.
Una manifestazione peculiare dell’ansia, sono gli 𝐚𝐭𝐭𝐚𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐚𝐧𝐢𝐜𝐨, che possono anche presentarsi come unico sintomo, andando a definire un disturbo di panico vero e proprio. L’attacco di panico è un evento acuto di forte agitazione, di durata variabile dai 5 ai 25 minuti, che insorge all’improvviso, causando una serie di reazioni a cascata, che culminano in un’iperattivazione del 𝐬𝐢𝐬𝐭𝐞𝐦𝐚 𝐧𝐞𝐫𝐯𝐨𝐬𝐨 𝐬𝐢𝐦𝐩𝐚𝐭𝐢𝐜𝐨. Durante un attacco di panico si possono sperimentare tachicardia, affanno, tremore, sudorazione profusa, nausea, tensione muscolare, sensazione di irrealtà, paura di impazzire o di morire.
A livello biologico il panico costituisce una difesa innata, comune a tutti gli animali, finalizzata ad aumentare la sopravvivenza delle specie con azioni di fronteggiamento o allontanamento di stimoli ed eventi minacciosi (sistema di “attacco-fuga”). Se si pensa ad alcune situazioni in cui il panico insorge nella sua funzione adattiva, come un terremoto, l’attacco di un animale feroce o di un malintenzionato, si può comprendere come una rapida iperattivazione possa fornire uno strumento utile a massimizzare i tempi di reazione. Il panico diventa un problema quando si svincola da reali situazioni di minaccia e si generalizza su stimoli neutri, come accade ad esempio per gli spazi aperti nell’agorafobia, o la strada nella amaxofobia (letteralmente la paura di guidare). Il panico può anche scatenarsi senza alcuna causa apparente, ma spesso in questo caso l’innesco è dato da un’eccessiva focalizzazione su stimoli interni innocui, come ad esempio il proprio battito cardiaco, un dolore o una tensione, interpretati in maniera catastrofica innescando un’escalation, che porta rapidamente da uno stato di agitazione leggera a un’intensa angoscia. L’inferno in cui una persona affetta da disturbo di panico piomba inesorabilmente nel tempo è una dimensione fatta di “𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚”, in cui l’attesa di un nuovo attacco diventa un’ossessione, tanto forte da portare all’𝐞𝐯𝐢𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨 di tutte quelle situazioni ritenute rischiose o poco protette. Il risultato più comune in questi casi è un progressivo 𝐢𝐬𝐨𝐥𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨, che a propria volta genera emozioni di 𝐩𝐚𝐮𝐫𝐚, 𝐭𝐫𝐢𝐬𝐭𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐞 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐭𝐮𝐝𝐢𝐧𝐞.
Al di là delle manifestazioni di ansia e panico, è importante prendere in considerazione le loro cause. Infatti, comprendere il funzionamento alla base del disturbo rappresenta il primo passo per poterlo affrontare e risolvere. Esistono svariate ipotesi e teorie, che si possono riassumere in tre macro-aree:
- In ottica psico-biologica, l’ansia patologica pare derivare da una 𝐩𝐫𝐞𝐝𝐢𝐬𝐩𝐨𝐬𝐢𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐭𝐢𝐜𝐚, che renderebbe alcuni individui più vulnerabili a sviluppare alterazioni funzionali nei sistemi di neurotrasmettitori, come il GABA, la serotonina e la noradrenalina;
- Secondo una visione puramente psicologica, ansia e panico possono scaturire da 𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐮𝐦𝐚𝐭𝐢𝐜𝐢 𝐨 𝐬𝐭𝐫𝐞𝐬𝐬𝐚𝐧𝐭𝐢, cui segue scarso adattamento nel presente. Un altro fattore eziologico si può ritrovare nel 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐥𝐢𝐭𝐭𝐨, interpersonale o interno, per cui non si riesce a trovare la soluzione a un problema, a prendere una decisione, ad accettare o generare un cambiamento nelle proprie condizioni di vita, eccetera, permanendo in uno stato di insoddisfazione e incertezza. Anche certi 𝐬𝐭𝐢𝐥𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐞𝐧𝐬𝐢𝐞𝐫𝐨, come il rimuginio o l’ipercontrollo, possono causare ansia, portando a cercare di anticipare mentalmente gli esiti di qualcosa di temuto o di incombente (pre-occupazione). Non ultimi, alcuni 𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐢 𝐝𝐢 𝐩𝐞𝐫𝐬𝐨𝐧𝐚𝐥𝐢𝐭𝐚̀, come il perfezionismo, l’insicurezza o la bassa autostima possono favorire questi stati;
- Da una prospettiva ambientale invece, l’ansia può derivare dal confronto con 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐞𝐬𝐭𝐢 familiari, sociali o culturali le cui 𝐚𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐭𝐢𝐯𝐞 mettono la persona sotto pressione e la pongono continuamente a confronto con determinati standard che “dovrebbe” soddisfare, con ciò che gli manca, coi pregi e le abilità che dovrebbe avere. Anche la paura connessa a eventi come la guerra, le calamità naturali, le pandemie, il terrorismo ecc.… possono causare disturbi d’ansia nei soggetti più sensibili.
In sintesi, più che derivare da una causa ben precisa, l’ansia e il panico di solito risultano dall’interazione tra fattori diversi, che aumentano la vulnerabilità individuale agendo a livello biologico, psichico e socio-ambientale.
Per concludere, non possono mancare alcuni accenni al 𝐭𝐫𝐚𝐭𝐭𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨. La maggior parte delle persone che soffrono di ansia e panico cercano, e spesso trovano, un sollievo rapido dai sintomi ricorrendo ai 𝐟𝐚𝐫𝐦𝐚𝐜𝐢. Tra i più efficaci rientrano ovviamente gli ansiolitici, come le benzodiazepine, ma anche alcune classi di antiepilettici e antidepressivi, che in comune hanno l’azione mirata sulla regolazione dei neurotrasmettitori citati sopra.
Se da un lato, l’effetto dei farmaci aiuta a gestire le fasi acute di ansia e panico, c’è da dire che essi hanno anche alcuni effetti negativi a lungo termine. In primis, in quanto sostanze psicoattive, possono dare dipendenza; inoltre limitandosi a placare i sintomi, non agiscono sulle cause che scatenano e mantengono il disturbo. Per questo, un percorso di 𝐩𝐬𝐢𝐜𝐨𝐭𝐞𝐫𝐚𝐩𝐢𝐚 è spesso il trattamento più indicato per una risoluzione definitiva a lungo termine. Una psicoterapia valida per l’ansia analizza a fondo i fattori che favoriscono e perseverano i sintomi, accompagnando l’individuo verso la consapevolezza piena dei propri bisogni e desideri, la promozione delle risorse e delle strategie utili alla loro realizzazione. Per raggiungere la massima efficacia, il processo di terapia spesso include anche un lavoro di tipo psico-corporeo, basato su tecniche di respirazione e rilassamento utili alla riduzione autonoma dell’attivazione fisiologica.
Insomma, guarire dall’ansia e dal panico si può, o meglio si può cambiare il proprio rapporto con essi, basta avere dedizione, fiducia e costanza!
Grazie per la lettura!
E se volete fissare un appuntamento con la Dr.ssa Lombardi, potete contattarla su https://www.guidapsicologi.it/studio/dottssa-emma-lombardi