Dott.ssa MariaGiulia Taddei Psicologa

Dott.ssa MariaGiulia Taddei Psicologa iscrizione all'Albo dell'Ordine degli Psicologi della Toscana sezA n° 7935

📌Sono aperte le ISCRIZIONI per gli incontri previsti per 🗓️INIZIO MAGGIO su PRATO presso il Centro Gemma e da oggi anche...
25/03/2024

📌Sono aperte le ISCRIZIONI per gli incontri previsti per 🗓️INIZIO MAGGIO su PRATO presso il Centro Gemma e da oggi anche su PISTOIA presso lo studio Frammenti!!!

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20/03/2024

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01/01/2024

Che il 2024 possa portare a tutti luce nella sofferenza 🌟

Buon anno ♥️

19/11/2023

[Giulia, e tutti noi]

Difficile commentare i fatti drammatici di questi giorni.
Quanto è avvenuto ci richiama spazi di "Indicibile", e difficilmente elaborabile.

Tanti elementi in questa storia alimentano la nostra inquietudine e la potenziale identificazione in quanto successo (chi non ha pensato "poteva succedere anche a me, o a una persona che conosco", "quante volte in passato ho sottovalutato qualcosa", "come mi sentirei se fossi uno dei parenti"?).

La giovanissima età dei protagonisti, l'apparente "normalità" della situazione da studenti avviati alla vita adulta - anche se sappiamo troppo poco di quanto intercorso, l'esordio della vicenda, che poteva anche far sperare in un esito diverso.

Psicologicamente, è il Perturbante che irrompe nella quotidianità.
E l'angoscia che ci porta a voler chiudere, in poche righe di un post, trovando una soluzione semplice ad un evento così complesso e doloroso.

Leggiamo prese di posizione nette e telegrafiche ("buttiamo via la chiave"); spiegazioni a volte molto semplicistiche; affermazioni ideologiche, accanto a commenti collusivi e deresponsabilizzanti. Leggiamo rappresentazioni collettive utili a sedare l'ansia e potersi dire "a me o a mia figlia non capiterà mai, basta che stia un po' attenta...".

La nostra mente cerca disperatamente di trovare modelli più rassicuranti del mondo, in cui il male non esiste, o è comunque prevedibile, o è comunque sempre evitabile: "Se solo avessimo fatto X invece che Y"... così, tacitando la nostra inquietudine diffusa.
Tutto, per rassicurarci davanti al fantasma dell'incontrollabile che può emergere nelle nostre vite a volte in maniera inattesa, sottovalutata o insidiosa.
Una rassicurazione per sedare gli errori di tutti, e le responsabilità collettive.

Allora, che fare?
Qual è la causa prima che ha portato via Giulia?

L'astratto "elemento sociale" che è così generico da non chiamare in causa responsabilità individuali?
Una "cultura delle relazioni" troppo spesso disfunzionale?
L'assenza di un'attenzione diffusa alla salute mentale, anche in fase giovanile?
L'assenza strutturale di programmi di educazione affettiva nelle scuole?
Di servizi psicologici facilmente accessibili?
La cultura tossica dello "spogliatoio maschile"?
I genitori che non formano fin da piccoli alle emozioni i figli maschi, o che non insegnano le figlie femmine a far rispettare i confini?

Non c'è soluzione "unica e semplice".
Il macro e il micro sono strettamente uniti, nella nostra complessità psichica e relazionale e qualunque spiegazione che coinvolga esclusivamente i "massimi sistemi", o isoli il "caso singolo eccezionale" per spiegare tutto questo, è incompleta.

I comportamenti sono individuali, ma maturano per anni in una dinamica familiare. E si esprimono e convalidano in una matrice gruppale. E beneficiano o meno di interventi istituzionali, educativi, clinici che possono cambiarli. Tutto questo, all'interno di una cornice socioculturale e mediatica collettiva, che ci influenza ampiamente.

È davvero quindi il momento di pensare a "interventi di sistema", che si muovano su più livelli, senza sperare o illudersi che una singola soluzione risolva temi così trasversali.
Abbiamo bisogno di lavorare sulle dinamiche culturali, lo dobbiamo e possiamo fare a partire dal costruire contenitori familiari adeguati, dal sostenere percorsi di genitorialità, dal rendere più agevole l'accesso ai servizi, dal diffondere logiche di gruppo più supportive tra i giovani.

Dobbiamo - ed è fondamentale - inserire strutturalmente un pensiero, e *solidi e ampi percorsi di educazione affettiva e relazionale*, fin dalle prime fasi della formazione scolastica, dedicandovi risorse credibili e adeguate: è ineludibile elemento di civismo relazionale, e di crescita personale.

Non è l'inserire un'ora isolata di "educazione alle emozioni" in un programma scolastico che può, da sola, cambiare magicamente qualcosa, se questa "CURA DELLE RELAZIONI" non diventa una sensibilità e dimensione diffusa in tutti i contesti, per i giovani e per gli adulti.
Abbiamo bisogno di responsabilizzare sulla "qualità delle relazioni, e delle relazioni di genere" anche gli insegnanti, gli allenatori sportivi, gli educatori degli oratori e dei campi estivi...

E in generale serve investire molto di più in psicologia (nelle scuole, come nei servizi per i giovani, gli adulti e i genitori): perché il ritorno dell'investimento in termini sociali e individuali è enormemente maggiore del suo costo, e a volte senza prezzo.

Infine, dobbiamo abituarci ad avere sguardi e attenzioni collettive, da "piccolo villaggio": reti familiari, amicali, compagni di studio, persone forse a conoscenza di alcune difficoltà... ognuno può e deve fare qualcosa, essere più presente, portare chi è in difficoltà a farsi aiutare.
Rielaboriamo quanto è successo, chiedendoci responsabilmente se i nostri contenitori gruppali e relazionali sono uno strumento che dobbiamo usare con meno imbarazzi ed esitazioni, per sostenerci insieme quando vediamo che qualcosa non va.

Un pensiero forte va ora a chi rimane, e che dovrà rielaborare uno "strappo biografico", i cui lembi saranno difficili e dolorosi da ricucire.

19/11/2023

Giulia è l’ennesima vittima, l’ennesima morte atroce che questo Paese non può accettare.
Servono iniziative che promuovano una cultura del rispetto, a partire dalla scuola.
È necessario mettere in campo competenze psicologiche per fare prevenzione ed aiutare i ragazzi a costruire relazioni sane basate sul rispetto.
Non c’è più tempo da perdere.
Le istituzioni ci ascoltino.

03/11/2023

🫶 𝐅𝐨𝐫𝐳𝐚 𝐓𝐨𝐬𝐜𝐚𝐧𝐚!

L'Ordine degli Psicologi della Toscana è 𝒗𝒊𝒄𝒊𝒏𝒐 𝒂 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒊 𝒊 𝒄𝒐𝒍𝒍𝒆𝒈𝒉𝒊 𝒆 𝒂 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒂 𝒍𝒂 𝒑𝒐𝒑𝒐𝒍𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 che stanno vivendo ore drammatiche a causa della 𝒅𝒆𝒗𝒂𝒔𝒕𝒂𝒏𝒕𝒆 𝒂𝒍𝒍𝒖𝒗𝒊𝒐𝒏𝒆 di ieri che ha colpito gran parte della regione.

❗️𝗦𝘁𝗮𝘁𝗲 𝗶𝗻 𝘀𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮 𝗲 𝗺𝘂𝗼𝘃𝗲𝘁𝗲𝘃𝗶, 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝘀𝗲 𝗻𝗲𝗰𝗲𝘀𝘀𝗮𝗿𝗶𝗼, 𝗰𝗼𝗻 𝗴𝗿𝗮𝗻𝗱𝗲 𝗽𝗿𝘂𝗱𝗲𝗻𝘇𝗮.

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