Iridologia - Dr. Giovanni Nuti

Iridologia - Dr. Giovanni Nuti L'Iridologia è un metodo di osservazione costituzionale utile in campo medico, per individuare il terreno del paziente e la sua eventuale terapia.

Definizione d’Iridologia. "E' un metodo che cerca di determinare, attraverso l'osservazione analogica dell'Iride, le modalità reattive di fondo dell'organismo, inteso come un insieme integrato, e la predisposizione a sviluppare patologie in specifiche zone topografiche della costituzione fisica." L’Iridologia è una specificazione della Tipologia Omeopatica; la teoria del metodo iridologico prevede

un collegamento tra vari indicatori morfologici dell’Iride e funzione, reattività, predisposizione patologica di organi lontani; al di fuori di catene causali neurofisiologiche o biochimiche. Attraverso l’Iride noi non vediamo riflessa una malattia, né un organo malato, ma il terreno del soggetto, cioè la reattività e le aree di fragilità dell’organismo, visto come un insieme inscindibile. Queste aree di fragilità sono individuate attraverso una mappa topografica che indica la posizione riflessa dei vari organi sull’Iride.

A ONORE DEL VERO Segue la risposta del Professore Paolo Bellavite (PB), già docente di Patologia Generale presso l’unive...
03/05/2025

A ONORE DEL VERO

Segue la risposta del Professore Paolo Bellavite (PB), già docente di Patologia Generale presso l’università di Verona, riguardo le miserevoli argomentazioni del Dottore Burioni riguardo l’Omeopatia, di cui mi onoro essere da più di trent’anni studioso e medico praticante, iscritto nel Registro dei Medici Esperti in Medicine Complementari, presso l’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Prato:

Basta attaccare l’Omeopatia.

La Stampa di giovedì 1° maggio riporta una intervista a Burioni di critica all’omeopatia. Non meriterebbe risposta se non fosse che molti me ne hanno parlato e ha avuto una certa immeritata risonanza. Tale disinformazione rischia di fare molto del male a persone che non conoscono la materia e persino di deviare il pensiero dei medici i quali purtroppo sono poco preparati in materia. Faccio qui il contropelo alle affermazioni del virologo (il quale, oltretutto, non ha mai lavorato in prima persona sulla omeopatia: nei database scientifici non c’è neppure una sua pubblicazione in materia).

1. Professore, nell’ultimo anno 18,5 milioni di italiani hanno utilizzato prodotti omeopatici. Ma cosa sono? «Preparazioni a base di luna, plutonio, oppure anelli di rubino e collanine di giada… Scherzi a parte (anche se questi prodotti vengono messi in vendita per davvero!), l’omeopatia è una teoria che risale agli inizi dell’Ottocento e si basa sull’assunto che il simile possa curare il simile. Facciamo un esempio pratico: hai mal di testa? L’omeopata è convinto che prescrivendo qualcosa che causa il mal di testa, il mal di testa possa guarire. In sostanza l’omeopata ritiene che i sintomi siano sostanzialmente la malattia e il modo di curarla è somministrare qualcosa che causa gli stessi sintomi».

Risposta (PB): A parte gli scherzi (idioti), i medicinali omeopatici (riconosciuti dalla farmacopea italiana e di tutti i grandi Paesi con tradizione scientifica) sono diluizioni di sostanze naturali di origine minerale, vegetale o animale, sottoposti a rigorosi controlli. Ha poi travisato artatamene la teoria omeopatica per denigrarla. Il principio di similitudine è una realtà farmacologica ben riconosciuta e rappresenta l’inversione degli effetti dei farmaci (da veleno a medicina) secondo la dose utilizzata e secondo la sensibilità del soggetto trattato (se è sano o malato), ma non ha alcunché a che fare con le fesserie che dice Burioni.

2. «Un altro principio alla base dell’omeopatia è che le sostanze diluite risultino potenziate dalla diluizione stessa. Per un omeopata più un preparato è diluito, più è potente. Assurdo, vero? Provate infatti a diluire il detersivo che mettete nella vostra lavatrice... Dire che diluire significa potenziare è quanto meno temerario.»
Risposta (PB): Burioni travisa il concetto di “potenza” omeopatica, che è un modo tradizionale per definire la diluizione/dinamizzazione del prodotto. In realtà, l’effetto del medicinale è di tipo informazionale, agisce tramite la sua informazione e la struttura dell’acqua, in un certo senso indipendente dalla dose. Certo che la tradizione omeopatica ha verificato che quanto più è specifico il medicinale per la persona che lo assume (similitudine), tanto più basse sono le dosi che funzionano. Burioni “dimentica” di dire che il corpo umano non è una lavatrice ma un organismo vivente, una differenza che evidentemente lui non conosce.

3. In molti sono pronti a giurare che funziona, perché? «La risposta a questa domanda non è per nulla semplice. Prima di tutto bisogna ricordare che la maggior parte delle malattie lievi guariscono spontaneamente. La verità è che siamo guariti spontaneamente, anche se la nostra mente tende a stabilire un rapporto causa-effetto».

Risposta (PB): Risposta stupidissima. Tutti sanno che molte malattie guariscono spontaneamente e che l’effetto “placebo” esiste in ogni forma di terapia. E’ anche possibile che in omeopatia il fenomeno della auto-guarigione funzioni meglio che con gli intrugli che piacciono a Burioni, i quali spesso hanno effetto “nocebo”. Ma tutto questo NON dimostra che le guarigioni omeopatiche siano solo frutto della suggestione. Esiste fior fiore di letteratura scientifica che paragona i medicinali omeopatici con un placebo (soluzione in cui non era stato inserito il principio attivo) e dimostra l’efficacia.

4. Però qualche studio positivo sull’omeopatia c’è? «Sì, ma se si va a controllarli sono tutti di scarsissima affidabilità. Negli studi dove l’omeopatia funziona i pazienti ben di rado sono tenuti “in cieco”, cioè sanno perfettamente se stanno prendendo il prodotto omeopatico o meno, e i medici che li visitano e valutano i loro progressi clinici sono quasi sempre gli stessi che gli hanno prescritto i preparati omeopatici. Per cui questi studi non misurano l’efficacia dell’omeopatia, ma la suggestione dei pazienti sommata a quella dei loro medici».

Risposta (PB): Dimostra l’ignoranza del virologo. Ignoranza perché i lavori “in cieco” esistono eccome, fatti non solo sugli esseri umani ma anche sugli animali, le cellule in laboratorio e persino le piante. Torna poi a ripetere un concetto (la suggestione) che si verifica in TUTTE le terapie mediche e non solo nell’omeopatia. Ad esempio, molti studi con gli antidepressivi hanno dimostrato che 80-90% dell’effetto si ottiene anche se il medico prescrive un placebo. Un problema serio che Burioni tratta in modo fazioso e superficiale.

5. Ma se ci sono medici che prescrivono prodotti omeopatici e farmacisti che li vendono, perché stupirci se molte persone comuni finiscono per confidarne sull’efficacia? «In effetti, stabilito che l’omeopatia non ha alcuna base scientifica, non è in alcun modo accettabile che un medico ometta una cura efficace per somministrare il nulla. Chi si comporta in questo modo deve essere secondo me sbattuto fuori dall’Ordine dei medici. Ricordo che in provincia di Pesaro e Urbino è morto per un’otite un bambino di 7 anni e a Bari è morto di polmonite un bambino di 4 anni. Entrambi curati da omeopati irresponsabili che non hanno somministrato ai loro pazienti cure efficaci che gli avrebbero salvato la vita».

Risposta (PB): Veramente assurdo che dica con tale protervia “Stabilito che l’omeopatia non ha alcuna base scientifica” Chi lo ha stabilito? Lui stesso! Vada a studiare. Non poteva poi mancare il caso pietoso del bambino morto. Anche su questo bisogna fare chiarezza. Né l’omeopatia, né la allopatia funzionano nel 100% dei casi. Quanti bambini sono morti di infezioni nonostante gli antibiotici a dosi massicce? E perché nessuno dei numerosi pediatri che prescrivono antibiotici inappropriatamente è “sbattuto fuori dall’Ordine dei Medici”?

6. Ma l’omeopatia è presente anche nelle università. «È un abominio. Perché l’università è il luogo dove si deve custodire e insegnare con rigore il metodo scientifico. Lo stesso metodo che ci dice che l’omeopatia non ha senso e che nei preparati non c’è nulla. Insegnare l’omeopatia in una facoltà di Medicina è come insegnare a fare oroscopi in una facoltà di Astronomia».

Risposta (PB): Le solite analogie burionesche che nascondono acrimonia e pregiudizio. Avendo insegnato in Università per quarant’anni posso certificare che questa è una delle peggiori castronerie mai sentite. Assodato che qualsiasi branca della medicina ha aspetti scientificamente consolidati e altri discutibili, negare agli studenti di medicina la conoscenza dei principi dell’omeopatia e dei campi in cui essa può portare giovamento ai pazienti, soprattutto là dove le cure convenzionali non funzionano o fanno peggio, è un atteggiamento pregiudizialmente chiuso, contrario allo statuto e alla missione stessi dell’università come massimo luogo di elaborazione e trasmissione del sapere, un sapere che dovrebbe essere libero e indipendente.

7. Perché avviene tutto questo? «Semplice: molta gente ci guadagna. Ci guadagnano le università che organizzano i corsi, i medici, i farmacisti e le aziende che producono preparati omeopatici».

Risposta (PB): Qui siamo al paradosso! Burioni parla così in malafede, perché NON PUO’ NON SAPERE che il fatturato dell’omeopatia è infinitesimale rispetto a quello della farmacologia convenzionale. Non può non sapere il giro di affari che sostiene i vaccini e tutto il sistema medico di cui egli stesso fa parte, compresi i finanziamenti delle case farmaceutiche ai corsi che i medici devono fare per aggiornarsi. Una persona minimamente consapevole che legge le sue risposte non può non pensare che qui Burioni si dà la zappa sui piedi.

15/11/2024

IL DOVERE DI UNA INFORMAZIONE CORRETTA

Contrariamente a quanto si crede, il cucchiaio di metallo non altera le proprietà del miele se utilizzato per un breve periodo.
Il metallo non uccide gli enzimi vivi presenti nel miele né altera il suo sapore.

Se il miele viene lasciato a lungo in un contenitore metallico, potrebbe esserci una lieve ossidazione, ma questo avviene solo in condizioni prolungate e non durante un uso normale come per mescolare o servire.

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Prato
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