17/12/2022
"Dicono che quando si sta per morire, negli ultimi attimi, ti scorra l’esistenza davanti agli occhi attraverso fotogrammi ed episodi che hanno avuto un significato importante.
Forse è davvero quello l’unico momento in cui una vita riassunta trova il suo senso.
Punto a rimandare quell’appuntamento, ma so che in quegli istanti mi riappariranno anche alcuni gol.
Perché io devo vivere ancora. Non tanto per me, quello che ho avuto basta già per tre vite.
Non voglio morire per mia moglie, i miei figli, i miei cari. Non voglio che mia madre pianga suo figlio.
Sapevo che prima o poi avrei avuto un cancro: questo è proprio brutto, ma non incurabile, posso batterlo.
La notte dell’11 luglio la passo da solo. Non dormo neanche un minuto: mentre sorrido ricordando i momenti felici, subito dopo penso che sto per perdere tutto. Che non rivedrò più mia moglie.
Non accompagnerò all’altare Viktorija e Virginia, non abbraccerò più i miei ragazzi.
Non alzerò più la mano per salutare i tifosi, non entrerò più in uno spogliatoio, non vedrò più rotolare quel pallone che è stato per cinquant’anni il mio compagno più fedele. E addio agli amici, che hanno condiviso finora la vita con me.
Mi giro e rigiro nel letto e, piangendo, bagno il cuscino che le mie mani stringono forte. Vivo la mia morte. Vedo il mio funerale, le persone che vengono a darmi l’ultimo saluto.
A mia madre, quando leggerà queste pagine, voglio dire che ogni singola parola rappresenta un bacio e un abbraccio che non le ho dato…
Con Arianna sono stato per anni trattenuto. Ma i mesi in ospedale in cui non si è mai allontanata da me hanno sciolto ogni barriera.
Il mio unico grande rimpianto è non poter più dimostrare il mio amore a mio padre.
Non sono mai riuscito a dirgli «ti voglio bene» guardandolo negli occhi..."
[Sinisa Mihajlovic - autobiografia "La partita della vita"]
Leggere oggi queste parole fa ancora più male, perché Sinisa ha affrontato la vita sempre a testa alta, senza paura, sin da quando era bambino.
Lui questo terribile avversario voleva sconfiggerlo, come ha sempre fatto nella vita e per un attimo un po' tutti ci eravamo illusi che ci fosse riuscito.
La forza di Sinisa era disumana... basti pensare che pochi giorni fa era andato a trovare Zeman durante la presentazione del libro, per fargli una sorpresa.
Sinisa rappresenta l'unico caso in cui un paziente dava forza ai dottori, nonostante la situazione fosse disperata.
Caro Sinisa, ci sono partite in cui giochi bene ma non vinci… e tu questo lo sai bene, chissà quante volte ti è capitato.
La tua, purtroppo, è stata una di queste partite…
meritavi senza dubbio di vincere tu.
Ciao Sinisa, ci mancherai tanto... 💔