06/09/2023
L’episodio della violenza di gruppo accaduto qualche giorno fa a Palermo è, ormai, conoscenza di tutti. Sono giorni che i media ne parlano e non sono mancate interviste a psicoterapeuti e psichiatri. C’è un elemento che mi ha fatto riflettere, più della macroscopica violenza, ovvero la grossa fetta di responsabilità attribuita ai genitori dei sette ragazzi.
Una doverosa premessa è la seguente: in quanto la mia formazione ruota attorno alla psicoanalisi -per la quale fondamentale è il ruolo della figura materna e, in senso più ampio, dei genitori nel percorso di crescita del bambino- credo fermamente che il contesto familiare sia un fattore imprescindibile da considerare. Ma non l’unico.
Si è insistito molto sull’importanza dell’educazione impartita in seno alla famiglia e sull’esigenza di educare i genitori stessi e su questo convengo ma solo parzialmente perché questo tipo di retorica non considera sufficientemente e nel complesso la personalità di ogni singolo ragazzo.
Cos’è la personalità? Vi è generale accordo nel ritenere che la personalità si riferisca a modalità abituali di funzionare a livello psicologico e comportamentale ed è il risultato di due fattori: temperamento e carattere.
Il temperamento è la disposizione innata -e quindi geneticamente determinata- a manifestare reazioni affettive a stimoli ambientali. Il temperamento nasce con ognuno di noi: ci sono infanti più “facili”, docili, inclini a sperimentare emozioni positive e bambini più “difficili”, spesso di cattivo umore.
Il carattere, invece, si riferisce a come una persona reagisce agli eventi esterni e dipende da come le esperienze di vita, le relazioni e l’educazione ricevuta impattano sul temperamento. In sintesi: il rapporto genitore-figlio, il legame tra pari, il sistema culturale, il sistema di valori ricevuti influenzano la predisposizione biologica di ognuno di noi, contribuendo a limarla o modularla. Il temperamento, dunque, è innato; il carattere è culturalmente/socialmente determinato e pertanto si sviluppa pian piano, man mano che si fanno esperienze e può contribuire a smussare (in parte!) il temperamento.
La personalità è, pertanto, in parte geneticamente determinata ed in parte (buona parte) determinata da come il soggetto solitamente pensa, agisce e reagisce a situazioni e persone. Inoltre, la personalità di ogni individuo completa il proprio percorso di maturazione durante l’adolescenza, momento evolutivo connotato da alta conflittualità e ribellione nei riguardi delle figure genitoriali che segna lo spartiacque tra “il bambino”, forgiato dagli adulti di riferimento e la “persona adulta”, contraddistinta da un sistema di valori, credenze, pensieri, propri e personali.
Perché sottolineare tutto questo in relazione alla vicenda di cui sopra?
Perché per quanto i genitori hanno un ruolo cruciale nella formazione del sistema morale e valoriale di ognuno di noi, non sono completamente responsabili di scelte o azioni dei propri figli. È deresponsabilizzante puntare il dito contro mamma e papà perché presuppone che si abbia a che fare con bambini, incapaci di scegliere come comportarsi o di valutare le conseguenze delle proprie azioni quando -dalla maggiore età- ognuno è responsabile di sé stesso. Ciò implica che anche se si è cresciuti in un contesto familiare violento, si può scegliere di prenderne le distanze, si può scegliere di agire diversamente, si può scegliere di essere persone diverse.