
08/05/2024
L’ENZIMA AROMATASI | testosterone – estrogeni – surreni & nutraceutici pt1
L’aromatasi è un enzima che in fase fetale consente all’organismo di convertire il testosterone in estrogeni. E’ dunque essenziale sia per contenere il testosterone fetale (altrimenti tossico) sia per consentire la maturazione del genere femminile. Sotto un profilo epidemiologico una particolare anomalia di questo enzima sta emergendo con evidenza nelle popolazioni occidentali, sovente per una qualità di vita più opulenta e per una maggiore durata della stessa. La vita media europea, oggi oltre gli 80 anni, fino al XIX secolo non superava i 30 - 40 anni.
È una sindrome che aumenta intorno ai 50 anni, età che costituisce di gran lunga il segmento con il maggior numero di abitanti in Italia (ma non è rara nei giovani d’oggi). Per altro gli over 65, nel nostro Paese sono 14 milioni (23% della popolazione). E’, dunque, una patologia quasi fisiologica e progressiva con l’avanzare dell’età che richiede un approccio sinergico di quanti più metodi terapeutici contemporanei dei quali almeno tre appaiono realistici: dieta, esercizio fisico abituale, supplementi. Occorre tutelare la carenza proteica che caratterizza questa condizione, vuoi per eccessivo consumo metabolico. Occorre un’alimentazione qualitativa antiossidante e di facile assimilazione da contrapporre ad una nutrizione eccessivamente quantitativa e ricca di sostanze ossidanti.
L’anomalia di questo enzima è ben nota come iperespressione cronica. L’iperespressione anomala dell’aromatasi genera deposito di tessuto grasso per trasformazione degli zuccheri in lipidi (liposintesi) e conseguente progressione di steatosi di organi importanti. Rallenta l’utilizzo degli zuccheri facendo progressivamente salire la glicemia conducendo a diabete di tipo2 e ad un quadro simile alla sindrome metabolica. Aumenta di contro l’utilizzo energetico delle riserve proteiche (proteolisi) con conseguente perdita di massa magra ed astenia. Il soggetto ormai sovrappeso pur mangiando meno, ingrassa.
Cala il testosterone che viene compensato producendo diidrotestosterone (aumenta la 5alfa-reduttasi)
al fine di compensare la perdita di energia muscolare. Aumentano gli ormoni inadatti alla vita quotidiana dell’uomo: la prolattina, il cortisolo e gli estrogeni. Come se ciò non bastasse, questo fenomeno
aumenta la produzione di tossine endogene (radicali) e sovraccarica conseguentemente il sistema immunitario,
particolarmente quello legato alla matrice extracellulare.
Le cause di questa iperespressione possono essere:
- Iperespressione per polimorfismo genetico. È siglata solitamente come “polimorfismo del CYP19A1” ed è diagnosticabile solo a partire dall’avvento di indagini genetiche, solo dal 2015.
- Iperespressione secondaria. Molte situazioni cliniche conducono ad un calo del testosterone, aumento
del cortisolo, indebolimento dei surreni. In tutte queste situazioni si può facilmente instaurare una prevalenza di estrogeni e di aromatasi per mancanza delle compensazioni ormonali.
Questo enzima tende a sopravvivere a qualsivoglia calo degli equilibri ormonali ed è forse uno degli ultimi meccanismi biologici ad esaurirsi nell’anziano e nel malato cronico. L’iperespressione secondaria si può riscontrare quindi in difetti alimentari, stress surrenalico, scompensi dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, eccesso di inquinanti biologici, patologie croniche debilitanti il sistema ormonale surrenalico.
Una iperaromatasi secondaria si può evidenziare sul persistere di alcuni parametri ormonali alterati. Progesterone, DHEA, dopamina e testosterone libero bassi con contemporaneo aumento di SHBG, DHT, prolattina.
Come ovviare a tutto ciò? (Solo un endocrinologo esperto può parlare di protocolli terapeutici farmacologici vedi antiaromatasici, antiprolattinici. Molti di questi casi vengono attualmente gestiti ahimè in modo frazionato sotto forma di molteplici patologie a sé stanti.
Questa complessa disfunzione cronica e sistemica, causa prima di moltissime patologie, può essere gestita con una sinergia di interventi terapeutici naturali e fisiologici oltre che dai farmaci antiaromatasici.
I fitoterapici adattogeni idonei per questa complessa patologia sono quelli dotati di proprietà antiaromatasica
e limitanti l’eccesso di dht, nonché riattivatori del metabolismo sia del testosterone che dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene. Vediamo insieme quali:
GANODERMA LUCIDUM
“Il fungo dell’immortalità” In questo contesto potenzia l'utilizzo dell'ATP mitocondriale, grazie anche al contenuto di germanio organico presente. L’aromatasi patologica genera ipossigenazione e rallentamento
del microcircolo.
MOMORDICA CHIARANTIA
Rampicante originaria delle Filippine, contiene polipeptide-P, una sorta di insulina vegetale, ed è ampiamente nota come antiglicemico, ipolipidico, normocolesterolizzante, antidepressivo.
Numerose ricerche la ritengono specifica contro la sindrome metabolica e potenzialmente limitante l'iperaromatasi.
EPILOBIUM ANGOSTIFOLIUM
Proviene dalla farmacopea dei nativi americani ed è utilizzato quale inibente sia dell’aromatasi che del 5alfa-reduttasi
WITHANIA SOMNIFERA
Adattogeno ajurvedico, ormai noto a molti, agisce migliorando e riequilibrando i neuromodulatori cerebrali e
le funzioni ortosimpatiche (compresa la dopamina), funzioni tendenzialmente alterate ed indebolite dall'iperaromatasi stessa.
SULFORAFANO
Composto isotiocianatico presente, insieme all’indole-3-carbinol (DIM), nella famiglia delle crucifere (broccoli) è dotato di proprietà antiaromatasiche, incrementa la lipolisi, è un’antidiabetico, è studiato quale normalizzante delle prostaglandine.
L-CARNITINA
È un derivato aminoacidico indispensabile ai neuorotrasmettitori e dei mitocondri. “Brucia grassi” naturale, è
centrale nel contrastare una prevalenza secondaria di aromatasi.
D. CHIROINOSITOLO
Deriva dall’inositolo e dal successivo mioinositolo (estrogenizzante) e serve a limitare l'eccesso estrogenico.
CoQ10
Indispensabile alla produzione mitocondriale in ATP, pur in piccola quantità, è utile in presenza di uno scompenso metabolico caratterizzato da un generale rallentamento nella produzione di energia intra ed extra cellulare. Il Q10 inoltre attiva le funzioni detossificanti del glutatione intracellulare in un contesto certamente sovraccaricato di radicali liberi.