20/05/2025
Il dolore non sempre grida, non sempre piange. A volte si siede accanto a te in silenzio, cambia pelle, si fa ombra che ti segue. Non è più incendio, ma brace viva sotto la cenere. Non è resa, è il passo calmo di chi ha attraversato il fuoco e ha scelto di non lasciarsi bruciare. Ci sono ferite che non guariscono, ma smettono di sanguinare. E impari a vivere con quella cicatrice come si vive con un vecchio compagno: con rispetto, con misura, con la dignità di chi non nega il dolore, ma non gli cede il proprio nome.
La maturità non è dimenticare. È accogliere il peso senza farsene schiacciare. È trovare grazia anche nel gesto spezzato. È forza, sì, ma quella che si piega, mai quella che si spezza. Come sosteneva Freud, ci sono dolori che non svaniscono mai: si spostano, si travestono, trovano nuove stanze nella psiche. È così che la mente li rende sopportabili. Li trasforma in sussurri invece che urla. In immagini, sogni, silenzi improvvisi. Non spariscono: impariamo a portarli in modi che ci lasciano camminare. E camminare, a volte, è già un atto d’amore verso se stessi.
narrativa