Fisiomed

Fisiomed Fisiomed srls rappresenta una realtà professionale dedita alle cure riabilitative per la persona.

Il Ginocchio: Anatomia, Patologie e Diagnosi  Comprendere l’anatomia e il funzionamento del ginocchio è fondamentale per...
05/10/2025

Il Ginocchio: Anatomia, Patologie e Diagnosi

Comprendere l’anatomia e il funzionamento del ginocchio è fondamentale per chiunque voglia mantenere una buona salute articolare. In questa guida completa, esploreremo tutti gli aspetti di questa complessa articolazione, dai sintomi più comuni alle moderne tecniche diagnostiche, fornendo informazioni essenziali per la prevenzione e il trattamento dei disturbi del ginocchio.

ANATOMIA DEL GINOCCHIO: UNA STRUTTURA COMPLESSA

Quando si parla di anatomia del ginocchio, ci troviamo di fronte a una delle articolazioni più sofisticate del corpo umano. La sua complessità strutturale e funzionale richiede una comprensione approfondita per diagnosticare e trattare correttamente eventuali problematiche. Scopriamo insieme i componenti principali e il loro ruolo nel movimento.

Le Componenti Principali

Il ginocchio è un’articolazione sinoviale che coinvolge tre ossa principali:

1. Il femore (osso della coscia)

2. La tibia (osso principale della gamba)

3. La rotula (patella)

Queste tre strutture ossee collaborano in perfetta armonia per consentire i movimenti di flessione ed estensione. La peculiarità di questa articolazione risiede nella sua capacità di combinare stabilità e mobilità, caratteristiche apparentemente contrastanti ma essenziali per il corretto funzionamento dell’arto inferiore.

Strutture di Supporto

La stabilità e la funzionalità del ginocchio dipendono da un complesso sistema di supporto che include legamenti, muscoli e cartilagini. Conoscere queste strutture è essenziale per comprendere l’origine di molti disturbi comuni:

• Legamenti collaterali e crociati: Forniscono stabilità e guidano il movimento

• Menischi: Semianelli di fibrocartilagine che fungono da ammortizzatori

• Muscolo quadricipite: Il più potente dell’arto inferiore, fondamentale per il movimento

• Capsula articolare: Riveste l’intera articolazione

• Cartilagine articolare: Riveste le superfici ossee a contatto

Sistema Muscolare e Tendini

Il sistema muscolare che circonda il ginocchio svolge un ruolo cruciale nella sua funzionalità. I principali gruppi muscolari includono:

• Quadricipite femorale (anteriore)

• Ischio-crurali (posteriore)

• Gastrocnemio (polpaccio)

• Tensore della fascia lata (laterale)

FUNZIONALITÀ DEL GINOCCHIO SANO

Per valutare la salute del proprio ginocchio, è importante conoscere i parametri di normale funzionamento. Un ginocchio sano presenta caratteristiche specifiche che permettono una mobilità ottimale e un’adeguata stabilità durante le attività quotidiane.

Parametri di Normalità

Un ginocchio in condizioni ottimali presenta:

• Estensione completa (0 gradi)

• Flessione fino a 130° o oltre

• Stabilità sotto carico

• Assenza di dolore

• Possibilità di scrosci occasionali non dolorosi

Movimenti Normali

Il ginocchio sano consente di eseguire:

• Deambulazione fluida

• Salita e discesa scale

• Accovacciamento completo

• Corsa e salto

• Movimenti rotatori controllati

PATOLOGIE DEL GINOCCHIO: SINTOMI E MANIFESTAZIONI

I problemi al ginocchio possono manifestarsi in modi diversi e comprendere varie patologie. Riconoscere tempestivamente i sintomi è cruciale per un trattamento efficace e per prevenire complicazioni a lungo termine.

1. Il Dolore (Gonalgia)

Il dolore al ginocchio rappresenta uno dei sintomi più comuni e può manifestarsi in diverse aree dell’articolazione. La localizzazione del dolore spesso fornisce indizi importanti sulla natura del problema sottostante.

Dolore Anteriore

• Sindrome rotulea

• Tendinite rotulea

• Condromalacia rotulea

• Artrosi femoro-rotulea

Dolore Interno

• Gonartrosi mediale

• Meniscopatia mediale

• Borsite della zampa d’oca

• Lesioni del legamento collaterale mediale

Dolore Esterno

• Gonartrosi laterale

• Meniscopatia laterale

• Sindrome della benderella ileotibiale

• Lesioni del legamento collaterale laterale

2. Rigidità Articolare

La rigidità articolare rappresenta una limitazione significativa che può compromettere la qualità della vita. Le cause principali includono:

• Artrosi (gonartrosi)

• Lesioni meniscali

• Artrite reumatoide

• Artrite post-traumatica

• Capsulite adesiva

3. Blocco Articolare

Il blocco articolare costituisce una condizione seria che richiede attenzione immediata. Può essere causato da:

• Frammenti meniscali

• Corpi liberi articolari

• Lesioni cartilaginee

• Blocchi meccanici da osteofiti

4. Instabilità

L’instabilità del ginocchio compromette significativamente la funzionalità dell’articolazione e può derivare da:

• Lesioni del legamento crociato anteriore

• Lesioni del legamento crociato posteriore

• Lesioni dei legamenti collaterali

• Lassità legamentosa costituzionale

• Instabilità rotulea

5. Zoppia

La zoppia rappresenta un importante segno clinico che può manifestarsi come:

• Zoppia di fuga (riduzione del tempo di appoggio)

• Zoppia antalgica

• Alterazioni del pattern del passo

• Compensi posturali

DIAGNOSI DELLE PATOLOGIE DEL GINOCCHIO

La corretta diagnosi dei problemi al ginocchio richiede un approccio sistematico e professionale. Conoscere il percorso diagnostico aiuta i pazienti a comprendere meglio il processo e a collaborare più efficacemente con i professionisti sanitari.

Approccio Diagnostico Corretto

1. Esame Obiettivo

• Valutazione della deambulazione

• Test di stabilità

• Valutazione del range di movimento

• Palpazione delle strutture anatomiche

2. Esami Strumentali

• Radiografia tradizionale (primo livello)

• Risonanza Magnetica (secondo livello)

• TAC (casi selezionati)

• Ecografia (valutazione strutture superficiali)

Indicazioni Specifiche per Fasce d’Età

Pazienti Over-60

• Radiografia tradizionale come primo approccio

• Proiezioni specifiche:

◦ Anteroposteriore in carico

◦ Laterale in carico

◦ Assiale di rotula a 45° di flessione

Pazienti Giovani e Sportivi

• Valutazione clinica approfondita

• Esami strumentali mirati in base ai sintomi

• Considerazione dell’attività sportiva praticata

TRATTAMENTO E RIABILITAZIONE

Il trattamento delle patologie del ginocchio deve essere personalizzato in base alla diagnosi specifica e alle caratteristiche del paziente.

Approcci Terapeutici

1. Trattamento Conservativo

• Riposo e ghiaccio

• Terapia farmacologica

• Fisioterapia

• Terapie fisiche strumentali

2. Trattamento Chirurgico

• Artroscopia

• Protesi parziale

• Protesi totale

• Ricostruzione legamentosa

Riabilitazione Post-Trattamento

La riabilitazione rappresenta una fase cruciale per il recupero funzionale e include:

• Esercizi di mobilizzazione

• Rinforzo muscolare

• Rieducazione propriocettiva

• Ripresa graduale delle attività

PREVENZIONE E MANTENIMENTO DELLA SALUTE DEL GINOCCHIO

La prevenzione rappresenta la chiave per mantenere un ginocchio sano nel lungo periodo. Adottare le giuste strategie preventive può fare la differenza tra una vita attiva e limitazioni funzionali significative.

Strategie Preventive

1. Mantenimento del Peso Corporeo

• Riduzione del carico sull’articolazione

• Prevenzione dell’artrosi precoce

• Dieta equilibrata

2. Attività Fisica Regolare

• Rafforzamento muscolare

• Mantenimento della mobilità

• Esercizi di stabilizzazione

• Attività aerobica a basso impatto

3. Corretta Postura

• Durante l’attività lavorativa

• Nella pratica sportiva

• Nelle attività quotidiane

4. Calzature Appropriate

• Supporto adeguato

• Ammortizzazione corretta

• Adatte all’attività svolta

CONCLUSIONI

La salute del ginocchio è fondamentale per mantenere una buona qualità della vita e un’adeguata mobilità. Questa guida completa fornisce le informazioni essenziali per comprendere, prevenire e gestire i problemi al ginocchio, ma ricorda sempre di consultare un professionista sanitario per una valutazione personalizzata.

Punti Chiave da Ricordare

• L’importanza della prevenzione

• La necessità di un intervento tempestivo in caso di problemi

• Il ruolo cruciale della riabilitazione

• L’importanza di un corretto stile di vita

La chiave per mantenere un ginocchio sano sta nella prevenzione, nell’attenzione ai segnali del corpo e nella tempestività dell’intervento quando necessario. Con le giuste cure e attenzioni, è possibile preservare la funzionalità di questa importante articolazione nel lungo t

Muscolo Orbicolare della Bocca Nell'anatomia umana il muscolo orbicolare della bocca è un muscolo del volto che circonda...
25/09/2025

Muscolo Orbicolare della Bocca

Nell'anatomia umana il muscolo orbicolare della bocca è un muscolo del volto che circonda le labbra.

ANATOMIA

Questo muscolo è costituito da fibre dei muscoli cutanei che convergono verso le labbra. L'orbicolare della bocca si divide in due parti, una centrale e l'altra periferica ed è compreso tra i solchi nasolabiale e mentolabiale[1]. Il muscolo è innervato dal nervo faciale. Il nome Orbicolare intende un muscolo fatto "a cerchio" (orbiculus diminutivo di orbis: orbe, circolo).

FUNZIONI

Si tratta di un muscolo adibito alla movenza delle labbra nei suoi atti tipici, ad esempio il fischiare, suggere o il baciare.

Tendinite o tendinosi? Prevenzione e cura di un fastidio comune a molti runner Il termine tendinite viene usato, e spess...
25/09/2025

Tendinite o tendinosi? Prevenzione e cura di un fastidio comune a molti runner

Il termine tendinite viene usato, e spesso abusato, per indicare uno stato infiammatorio del tendine. Si è constatato da diversi studi scientifici che l’infiammazione del tendine, tra l’altro pochissimo vascolarizzato, è rarissima. Si infiammano piuttosto le strutture che lo circondano con sintomi di dolore, gonfiore e disabilità.

La specifica degenerazione delle fibre tendinee invece viene chiamata tendinosi. Questa invece può non manifestare sintomi dolorifici avendo come causa l’invecchiamento dei tessuti o una eccessiva e ripetitiva usura delle fibre.

La tendinopatia è quindi il termine che raccoglie le diverse affezioni che un tendine può presentare. Comprese la tendinite e la tendinosi. Le tendinopatie più frequenti nei runners, la cui mappa del dolore abbiamo già visto nel primo articolo, sono:

–Tendinosi quadricipitale

Caratterizzata da un dolore, anche alla palpazione, sopra la rotula, centralmente o medialmente. Peggiora durante salti, corsa o squat e il ginocchio risulta dolorante e rigido anche a fine attività e al mattino al risveglio.

–Ginocchio del saltatore, tendinite o tendinosi del rotuleo

E’ una infiammazione delle fibre tendine che ricoprono la rotula dovuta a microlesioni da sovraccarico. Il dolore, sotto la rotula, peggiora durante la flessione del ginocchio specialmente in carico e può complicarsi con la rigidità articolare e la debolezza del quadricipite.

–Tendinosi del Popliteo

E’ caratteristica nei runner che percorrono molti chilometri. Il muscolo popliteo ha sede posteriore nel ginocchio e permette di completarne l’estensione. Caratteristicamente la sua tendinosi provoca un atteggiamento posturale a ginocchia piegate; l’estensione completa comporterebbe una maggiore tensione sul tendine e quindi maggior dolore. Si manifesta con un dolore acuto, durante o postcorsa, sull’esterno del ginocchio; tipico anche di altre patologie dei runner (sindrome della bandelletta e meniscopatie).

–Tendinopatia dei muscoli ischio-crurali

Gli ischiocrurali sono tre muscoli che originano dal bacino e si inseriscono, o passano attraverso i loro tendini, posteriormente al ginocchio. Sono deputati a flettere posteriormente il femore proiettando in avanti il corpo. Sono motori fondamentali nella corsa e spesso i loro tendini si lesionano provocando dolore immediato dietro al ginocchio.

Per prevenire le tendinopatie consigliamo di :

° effettuare un adeguato riscaldamento precorsa.

° evitare i sovraccarichi di distanza, velocità, tipologia di superficie, dislivello.

° evitare posture e movimenti ripetitivi e scorretti.

° allenare la corretta esecuzione del gesto atletico.

° rispettare i tempi di recupero, diversi per età e per tipologia di corsa.

° evitare il sovrappeso.

La professoressa Jill Cook, dell’Università LaTrobe di Melbourne e una delle massime esperte di tendinopatie al mondo, ci aiuta ad impostare un corretto approccio riabilitativo:

Il riposo assoluto riduce la capacità del tendine di sopportare i carichi, peggiorando quindi la patologia esistente. Effettuare esercizi in carico rimanendo sempre sotto la soglia del dolore.

I trattamenti passivi come ghiaccio o elettroterapia possono ridurre il dolore nel breve periodo, ma sono totalmente inefficaci sul lungo periodo.

Il dolore non deve fare paura, ma deve essere usato negli esercizi come segnale per capire quanto il tendine può essere caricato. Il dolore ci aiuta a capire come ricalibrare i carichi che il tendine può sopportare. Uno dei più grandi errori che fanno i runner è correre coperti da antinfiammatori e antidolorifici inibendo questo importantissimo feedback.

Lo stretching passivo aumenta le forze compressive sul tendine peggiorandone la sintomatologia. Massaggiare direttamente il tendine può dare un sollievo momentaneo salvo poi peggiorare di nuovo in poco tempo. Evitare assolutamente di usare i foam roller direttamente sul tendine. Il massaggio può invece essere utile sulla muscolatura che si attacca al tendine sofferente.

Dedicare poco tempo alla riabilitazione non funziona. Terapie passive (ultrasuoni, tecar, tens) possono portare nel migliore dei casi solo un beneficio a breve termine. Quando il tendine verrà risottoposto ad un carico importante il dolore si ripresenterà. Una buona riabilitazione di un tendine, della durata di 3 mesi, porta a ottimi risultati nel lungo periodo.

Salti, cambi di direzione, sprint sono attività da evitare nel primo periodo e da gestire con un aumento progressivo in seguito. Esercizi di forza possono invece aiutare molto la guarigione di un tendine.

N.B. Per la complessa e variabile definizione patologica di un dolore tendineo al ginocchio se ne consiglia il parere di uno specialista che può confermarne la diagnosi.

Legamenti crociati rotti: gli esercizi preoperatori I legamenti crociati anteriore (LCA) e posteriore (LCP) dell’articol...
23/09/2025

Legamenti crociati rotti: gli esercizi preoperatori

I legamenti crociati anteriore (LCA) e posteriore (LCP) dell’articolazione del ginocchio sono 2 fasce fibrose, indispensabili per la stabilizzazione del movimento: nella pratica, impediscono lo slittamento anteriore o posteriore della testa della tibia e del femore.

I traumi che portano alla rottura sono più frequenti sul legamento crociato anteriore: il ginocchio diventa instabile, nei casi più gravi anche nella comune camminata e non solo durate l’attività sportiva agonistica o amatoriale. L’intervento chirurgico serve per ripristinare la struttura del legamento e la funzionalità dell’articolazione. Il paziente che prima dell’operazione segue un programma di esercizi di fisioterapia, tuttavia, può facilitare il suo percorso di recupero.

Gli sport che sollecitano maggiormente le ginocchia, e quindi teoricamente più pericolosi, sono sci, calcio, rugby, pallavolo e pallacanestro. Anche gli incidenti stradali, automobilistici o motociclistici, sono una causa piuttosto comune di lesione ai legamenti.

La rottura è solitamente dovuta a una forte e violenta rotazione del ginocchio. Chiaramente, sia la forzata rotazione che la rottura del legamento causano dolore, che può essere più o meno intenso: per questo, non è sempre automatico che il paziente si accorga della gravità del trauma. Nelle ore successive si forma un versamento ematico, esternamente visibile come un ematoma gonfio e doloroso.

La funzionalità del ginocchio è in genere conservata, anche se l’articolazione è lassa, ossia poco sicura. L’attività sportiva ne potrebbe essere compromessa per l’insufficienza articolare e per il dolore sotto sforzo. Sottovalutare una lesione ai legamenti ha come prima conseguenza la compromissione della postura generale e, più a lungo termine, può dare origine a artrosi e lesioni al menisco.

L’intervento chirurgico serve per ricostruire il legamento crociato rotto. In genere ad essere operato è quello crociato anteriore, poiché quello LCP può guarire spontaneamente con un programma che prevede prima immobilizzazione e poi riabilitazione.

Per favorire il recupero dopo l’intervento chirurgico, è utile che il paziente segua prima un programma di fisioterapia utile per:

• insegnare a svolgere autonomamente una serie di esercizi che dovranno essere eseguiti nei primi 15 giorni dopo la chirurgia;

• rinforzare la muscolatura, il cui tono sarà compromesso dall’operazione.

L’inizio tempestivo della fisioterapia preoperatoria evita anche di anticipare l’atrofia muscolare, che inizia a manifestarsi subito dopo il trauma: il paziente tende a riposare di più e a non forzare, anche in maniera del tutto inconscia, il ginocchio leso.

Sono tre gli esercizi più importanti, da ripetere lentamente e con regolarità. Per tutte le sessioni il paziente è sdraiato in posizione supina su un piano rigido, il lettino del fisioterapista oppure a casa sul pavimento con un tappetino.

• Rinforzo del quadricipite: supini gambe tese e piedi a martello, contrarre i quadricipiti schiacciando le ginocchia. Mantenere ogni contrazione per almeno 10 e quindi rilasciare;

• Flessione ed estensione del ginocchio: sempre nella medesima posizione iniziale, ma con il ginocchio sano piagato, strisciare a terra il tallone della gamba avvicinandolo il più possibile al gluteo. Mantenere il piegamento per qualche secondo.

• Sollevamento a gamba tesa: sempre da supini, con il ginocchio sano piegato e il piede in appoggio, contrarre il quadricipite e sollevare a gamba tesa e piede a martello la gamba con la lesione.

NERVO VAGO E INFIAMMAZIONEIl così detto nervo vagabondo fra le sue tante funzioni ha anche quella di combattere le infia...
22/09/2025

NERVO VAGO E INFIAMMAZIONE

Il così detto nervo vagabondo fra le sue tante funzioni ha anche quella di combattere le infiammazioni del nostro corpo.

Ad esempio un'infiammazione intestinale viene comunicata al cervello attraverso fibre vagali afferenti. Il cervello elabora il messaggio e poi invia un'informazione efferente equivalente a un segnale antinfiammatorio lungo il Nervo Vago per aiutare a neutralizzare i segnali infiammatori nell'intestino e nel corpo.

Questo processo è noto come "Riflesso infiammatorio".

Questo riflesso ha un'enorme importanza per regolare il Flusso infiammatorio del nostro corpo.

Se i segnali infiammatori sono troppo grandi, o il riflesso antinfiammatorio non funziona in modo ottimale, l'infiammazione aumenta e va fuori controlo contribuendo così alla formazione di malattie acute e croniche e di stati ansiosi.

Poiché la maggior parte delle persone soffre di disbiosi e infiammazione intestinale il nervo vago e il suo riflesso infiammatorio va in crisi.

Situazione che aumenta l'infiammazione nel corpo e nel cervello.

Muscolo elevatore del velo palatino ANATOMIAIl muscolo si ritrova sopra al muscolo tensore del velo palatino, per forma ...
21/09/2025

Muscolo elevatore del velo palatino

ANATOMIA

Il muscolo si ritrova sopra al muscolo tensore del velo palatino, per forma ricorda quella di un nastro. Origina dalla porzione petrosa dell'osso temporale e dalla superficie inferiore della cartilagine del condotto uditivo, e va ad inserirsi sulla superficie superiore dell'aponeurosi palatina. È innervato dalla branca faringea del nervo vago (CN X) .

AZIONE

Durante la deglutizione, solleva il palato molle impedendo al cibo di entrare nel nasofaringe.

Ed eccoci nuovamente alle porte del fine settimana, per un nuovo episodio di “Patologie Spiritose, dove affrontiamo i ma...
15/09/2025

Ed eccoci nuovamente alle porte del fine settimana, per un nuovo episodio di “Patologie Spiritose, dove affrontiamo i malanni.. tra curiosità e leggerezza!”

Oggi parliamo di un classico delle scuole calcio, dei campi da basket e delle piste d’atletica: la sindrome di Osgood-Schlatter! Se tuo figlio (o il tuo atleta) ha male sotto al ginocchio e una “gobbetta” che non c’era.. no, non è un nuovo superpotere. È il ginocchio che sta crescendo e si sta facendo sentire! 😅

Cos’è e dov’è?

È un'infiammazione localizzata nella zona della tuberosità tibiale anteriore, cioè quella sporgenza ossea appena sotto la rotula dove si inserisce il tendine rotuleo.

Succede durante la crescita, quando le ossa si allungano velocemente ma i muscoli e i tendini non riescono a tenere il passo. Il risultato?
Un'infiammazione da trazione che può rendere ogni salto, corsa o scatto.. un piccolo tormento. 😖

Curiosità divertente

La sindrome prende il nome da due medici (Osgood e Schlatter) che la descrissero.. nel 1903, osservando giovani atleti americani. In pratica, è una “patologia sportiva vintage” che continua a fare carriera!

Come si sviluppa?

Compare in ragazzi e ragazze tra i 10 e i 15 anni, in fase di sviluppo scheletrico. Le cause principali sono sport ripetitivi con salti, cambi di direzione e corsa, crescita rapida, rigidità del quadricipite e sovraccarico funzionale del tendine rotuleo.

Il corpo “protesta” proprio nel punto di inserzione, e la tuberosità tibiale può diventare gonfia e dolente al tatto.

Nella vita quotidiana

Il dolore si presenta durante o dopo l’attività fisica, e può peggiorare correndo o saltando, salendo o scendendo le scale e stando inginocchiati.

In certi casi compare una vera e propria “bozza ossea” che può rimanere anche da adulti, pur senza dolore.

Parole complicate, spiegate semplici

- Tuberosità tibiale anteriore: la zona sotto la rotula dove si attacca il tendine del quadricipite.

- Tendine rotuleo: il “cordone” che collega la rotula alla tibia e trasmette la forza del quadricipite.

Accenni di fisioterapia

Il trattamento è conservativo e comprende educazione al carico e riduzione temporanea dell’attività sportiva, stretching del quadricipite e degli ischiocrurali, rinforzo del core e degli stabilizzatori del bacino. Aiutano tecniche di rilassamento miofasciale e una valutazione funzionale sanitaria delle catene cinetiche (anca, piede, postura).

Nel dolore acuto si usano ghiaccio e, se serve, kinesiotape o bendaggi funzionali.

Curiosità scientifica

In rari casi, se il carico non viene gestito bene, può verificarsi una piccola avulsione della tuberosità tibiale (frammento osseo staccato). Ma nella stragrande maggioranza dei casi, la sindrome di Osgood-Schlatter si risolve spontaneamente con la fine della crescita ossea.

Conclusione

La sindrome di Osgood-Schlatter è una protesta di un ginocchio che sta cercando di diventare grande.. ma ha bisogno di una pausa ogni tanto. Con un po’ di attenzione, stretching e il giusto dosaggio di sport, il piccolo atleta può tornare presto a correre felice.

Nervo Ascellare m.
11/09/2025

Nervo Ascellare m.

Diabete autoimmune: non è il glutine il fattore scatenante Il diabete autoimmune, o di tipo 1, si presenta spesso associ...
11/09/2025

Diabete autoimmune: non è il glutine il fattore scatenante

Il diabete autoimmune, o di tipo 1, si presenta spesso associato con la celiachia, soprattutto in giovane età: oggi, uno studio condotto dal Cnr-Ibbc in collaborazione con l’Università Federico II di Napoli ha chiarito la relazione tra diabete e celiachia, dimostrando che il glutine – responsabile della celiachia e a lungo ritenuto uno dei fattori coinvolti nel diabete autoimmune- non è la causa scatenante il diabete. I risultati sono pubblicati sulla rivista scientifica Diabete

Uno studio condotto dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio nazionale delle ricerche di Napoli (Cnr-Ibbc), svolto in collaborazione con pediatri del Dipartimento di Medicina Traslazionale dell’Università Federico II di Napoli, ha indagato la relazione tra diabete tipo 1 e celiachia, due patologie che spesso si presentano associate, soprattutto se sviluppate in giovane età.

Come noto, il diabete di tipo 1 è una patologia autoimmune che insorge per lo più in età pediatrica-adolescenziale, ma che può manifestarsi anche in età adulta, in soggetti geneticamente predisposti: è causata da una scarsa - o del tutto assente - produzione di insulina, ormone che ha un ruolo chiave nel metabolismo del glucosio. Si stima che in Italia ne siano affetti circa 300.000 individui, corrispondente all’incirca allo 0,5% dell’intera popolazione, di cui circa la metà sono di età pediatrica. Anche la celiachia è una patologia frequente e consiste nell’intolleranza alle proteine del glutine contenute nei cereali. Al pari del diabete di tipo 1, anche la celiachia ha una rilevante componente autoimmune, caratterizzata dalla produzione di anticorpi contro la transglutaminasi tissutale, con un importante valore diagnostico.

Poichè diversi studi suggeriscono che una precoce esposizione al glutine nell’infanzia può essere considerata causa scatenante del diabete autoimmune, lo studio ha provato a chiarire, tramite una sperimentazione che ha coinvolto soggetti di età pediatrica, come un’eventuale infiammazione sostenuta dal glutine a livello intestinale possa avere un ruolo nel processo autodistruttivo delle cellule che producono l’insulina (beta pancreatiche).

I soggetti che hanno partecipato allo studio erano affetti da diabete, da celiachia o da entrambe le patologie: lo scopo era osservare se nel loro intestino vi fossero segni di risposta infiammatoria al glutine, analizzando sia la presenza di anticorpi anti-transglutaminasi nel siero che la presenza di linfociti T reattivi al glutine nelle biopsie intestinali. “Il nostro studio dimostra chiaramente che il glutine innesca una reazione infiammatoria a livello intestinale solo in un sottogruppo di bambini diabetici: sono gli stessi che hanno gli anticorpi antitransglutaminasi e quindi affetti da comorbidità diabete e celiachia”, spiega Carmen Gianfrani (Cnr-Ibbc), ricercatrice responsabile dello studio. “Le cellule T specifiche per il glutine sono assenti nell’intestino di diabetici negativi per la celiachia: i nostri risultati dimostrano, cioè, che il glutine ha un ruolo patogenetico solo in un sottogruppo di diabetici che hanno sviluppato la celiachia, ma non sembra averlo nella maggioranza dei diabetici, nei quali le cause della patologia devono essere ricercate prevalentemente nella predisposizione genetica e in altri fattori ambientali. Il che porta a suggerire prudenza nel “demonizzare” il glutine come uno dei fattori scatenanti il diabete autoimmune”.

Muscolo Cricotiroideo Il muscolo cricotiroideo o muscolo tensore delle corde vocali è un muscolo pari, fonatore e intrin...
11/09/2025

Muscolo Cricotiroideo

Il muscolo cricotiroideo o muscolo tensore delle corde vocali è un muscolo pari, fonatore e intrinseco della laringe.

POSIZIONE E FORMA

Il muscolo è situato nella parte inferiore della faccia anterolaterale della laringe. Ha forma di triangolo il cui apice origina all'arco cricoideo e si divide in un fascio mediale verticale (parte retta) e un fascio laterale obliquo (parte obliqua) che si fissano al margine inferiore della cartilagine tiroide.

VASCOLARIZZAZIONE ED INNERVAZIONE

Il muscolo è irrorato dagli stessi vasi che vascolarizzano la laringe: arteria laringea superiore, arteria larginea inferiore e arteria cricoidea (rami delle arterie tiroidee superiore ed inferiore)[.

Il muscolo cricotiroideo, a differenza degli altri muscoli laringei, è innervato dai rami motori del nervo laringeo superiore, ramo del nervo vago[.

AZIONE

A seconda di dove prenda punto fisso svolge due azioni:

• sulla cartilagine tiroide: solleva l'anello cricoideo e spinge indietro la lamina cricoidea e le cartilagini artienoidi;

• sulla cartilagine cricoide: spinge in avanti e in basso la cartilagine tiroidea.

Svolge in entrambi i casi l'azione di tendere e allungare i legamenti vocali avvicinando i labbri vocali fra loro.

La tendinite dell’Achilleo: anche il tendine si ammala Quello di Achille è il tendine più grande del corpo umano, in gra...
11/09/2025

La tendinite dell’Achilleo: anche il tendine si ammala

Quello di Achille è il tendine più grande del corpo umano, in grado di sopportare una capacità di carico fino a circa 12.5 volte il peso corpore. Un tendine quindi all’apparenza molto resistente e con elevata capacità di “performance” biomeccanica, ma che può comunque anche “ammalarsi” (fino alla rottura, in taluni casi), sia per sollecitazioni meccaniche, sia anche in relazione a malattie di carattere generale. Cos’è esattamente la “tendinite dell’Achilleo”, come riconoscerla e curarla ? E’ possibile prevenirla ? Abbiamo approfondito l’argomento con la dottoressa Maria Cristina d’Agostino, specialista ortopedico e responsabile del Centro Terapia e Ricerca Onde d’Urto di Humanitas, da molti anni impegnata nello studio e cura delle patologie dei tendini.

UNA PATOLOGIA CHE PUÒ ESSERE ANCHE ASINTOMATICA

“Nel parlare quotidiano ci si riferisce alla patologia dell’Achilleo con il termine generale di tendinite – ha spiegato la specialista-; in realtà oggi sappiamo che, quando un tendine si “ammala”, si instaura una vera e propria tendinopatia (ovvero malattia), il tendine perde cioè la sua struttura originaria (degenera) e pertanto si indebolisce. Su questo substrato, ma non sempre, si possono innescare i processi infiammatori: quelli per cui in genere il paziente si rivolge al medico. E questo è particolarmente vero per il tendine d’Achille. Non sempre infatti un Achilleo “malato” si manifesta con dolore, in alcuni casi il paziente può non accorgersi della patologia tendinea e/o sottovalutarla, ed arrivare alla rottura spontanea come evento improvviso ed inaspettato, in genere in corso di attività sportiva o comunque per movimenti che comportino una brusca trazione sul tendine stesso (per esempio improvvisi cambi di direzione, corsa su terreni accidentati o salti). Da qui l’importanza di una particolare attenzione allo stato di salute del tendine d’Achille, specie quando si pratica attività sportiva o in presenza di fattori di rischio e di patologie sistemiche e o terapie concomitanti.”

Ci sono due localizzazioni tipiche in cui può manifestarsi una tendinopatia dell’Achilleo: il corpo del tendine (cioè la porzione piu’ centrale), oppure la sede di inserzione sull’osso (il calcagno) posteriormente.

I CAMPANELLI D’ALLARME DA NON SOTTOVALUTARE

Vediamo però quali sono, oltre al dolore, i “campanelli di allarme” di una tendinopatia dell’Achilleo. “Fortunatamente – continua d’Agostino – il tendine d’Achille è superficiale e ben visibile all’ispezione, per cui sia un’alterazione della struttura (tipica delle fasi più avanzate), sia un processo infiammatorio in fase attiva possono essere facilmente sospettati con un semplice esame clinico. Potremo notare un “rigonfiamento” in corrispondenza della parte centrale dell’Achilleo (non sempre associato a dolore), oppure a livello della sua inserzione sul calcagno, eventualmente dolorabile alla pressione locale, con difficoltà a camminare o a praticare sport. Nelle fasi più acute, in cui prevale l’infiammazione in senso stretto, è possibile anche riscontrare arrossamento”.

Dal punto di vista diagnostico, in molti casi già un’ecografia ben eseguita può orientarci nella corretta direzione. Sarà utile poi anche completare gli accertamenti con una radiografia (per valutare l’osso ed eventuali calcificazioni); quando l’esame ecografico non è in grado di risolvere i dubbi, può essere indicato eventualmente approfondire anche con una risonanza magnetica.

Fondamentale è ovviamente riconoscere in prima battuta un’eventuale lesione completa spontanea del tendine Achilleo, poiché in questi casi è indicato il trattamento chirurgico di riparazione tendinea. Una volta diagnosticata la presenza di una tendinopatia dell’Achilleo, la strategia terapeutica si basa su due concetti fondamentali: precocità e completezza di trattamento. In altri termini: prima affronteremo la terapia e con un approccio cosiddetto integrato, maggiore sarà la probabilità di guarire (o almeno migliorare) con beneficio duraturo.

Ad eccezione dei casi in cui sia necessario operare in urgenza per lesione completa, il trattamento di scelta è di tipo “conservativo” (cioè non chirurgico) e l’atto chirurgico viene preso in considerazione come ultima risorsa.

Nel trattamento “conservativo” sono comprese tutte quelle terapie che si prefiggono di ridurre i processi infiammatori ed al tempo stesso ricostituitre la struttura e funzione originarie del tendine. Importanza fondamentale è riservata alla fisiokinesiterapia (esercizi terapeutici riabilitativi specifici per il tendine d’Achille) ed alle stimolazioni biofisiche, in grado di agire sulle cellule e sul tessuto tendineo stesso; in alcuni casi potrà essere indicato anche il trattamento infiltrativo per migliorare il trofismo del tendine (non il cortisone !).

Fra le diverse stimolazioni biofisiche applicabili localmente, le onde d’urto, ormai sorpassata la fase cosiddetta pionieristica, rappresentano attualmente una validissima soluzione terapeutica. Sono stimolazioni meccaniche (onde acustiche), ma non provocano traumi o lesioni al tessuto tendineo, bensì, attraverso l’attivazione di reazioni biologiche, modulano infiammazione e rimodellamento del tessuto, facilitandone così anche il recupero funzionale.

Se ben eseguite e con strumentazione adeguata, sono ben tollerate e pressochè prive di effetti collaterali. Resta importante che il trattamento conservativo sia di tipo integrato, ovvero le diverse terapie elencate siano programmate in combinazione o in sequenza (in funzione del caso clinico), comunque mai come unica terapia.

“Il paziente deve essere esortato a dedicarsi con costanza alla fase di “riabilitazione” (fisiokinesiterapia od esercizio terapeutico) nel programma di cura della tendinopatia, poiché importante nel “guidare” il recupero della struttura tendinea – ha concluso la specialista -. Da non trascurare poi la diagnosi e cura (laddove possibile) di eventuali patologie concomitanti (in genere di carattere metabolico o immuno/reumatologico), la cui presenza o mancato riconoscimento possono inficiare la cura della tendinopatia dell’Achilleo. Importante anche ricordare che l’assunzione di antibiotici chinolonici (ormai di comune utilizzo nella pratica clinica quotidiana), in alcuni soggetti, può contribuire all’insorgenza di tendinopatie dell’Achilleo talora molto resistenti alle terapie. In fine, non dobbiamo dimenticare che curare una tendinopatia, specie dell’Achilleo, può richiedere anche diversi mesi, poiché la guarigione (o comunque il miglioramento) non è legato solo alla riduzione del dolore e dell’infiammazione, bensì al miglioramento della struttura stessa del tendine che è alterata”.

QUALE PREVENZIONE?

“Sicuramente – ci illustra d’Agostino – la prevenzione è la chiave di tutto, ed è fondamentale anche per ridurre il rischio di recidiva. La prevenzione si basa sulla conoscenza e sul precoce riconoscimento dei possibili fattori di rischio, così come la loro eliminazione o controllo.

Ecco per brevi punti, alcuni consigli pratici:

Seguire una corretta alimentazione, così come il controllo del peso e adeguata idratazione, tutti fattori determinanti anche per la salute dei nostri tendini

Non sottovalutare patologie generali concomitanti (es. gotta, diabete, ipercolesterolemia, malattie reumatiche o autoimmuni) o terapie farmacologiche in atto o pregresse quali possibili concause di tendinopatia

Affrontare sempre con cautela e gradualità l’attività sportiva, che dovrà consona alla nostra conformazione fisica ed alle nostre capacità, con allenamento costante e gradualmente incrementante, evitando eccessi e “fuori programma”

Scegliere con attenzione l’attrezzatura sportiva, prime fra tutte le calzature; lo stesso dicasi anche per le scarpe della vita quotidiana (utile per esempio un minimo rialzo o pochi cm. di tacco, soprattutto qualora vi siano già le prime avvisaglie di una patologia a carico dell’Achilleo)
Se possibile, supervisione del gesto atletico con la collaborazione di istruttore/allenatore, così come per la stesura del piano di allenamento

Eventuale correzione con plantari di possibili “deformità” del piede (per esempio piede piatto);

Riduzione/astensione da attività sportiva durante la cura della tendinopatia.

In linea generale, senza voler creare “allarmismo” nei confronti delle patologie del tendine d’Achille, è consigliabile comunque non trascurare i primi segni e sintomi clinici di una “tendinite” dell’Achilleo, così come utile ricordare sempre il principio “tendine sano in corpore sano.”

Indirizzo

Via Dei Gullotto 47
Randazzo
95036

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 20:00
Martedì 08:00 - 20:00
Mercoledì 08:00 - 20:00
Giovedì 08:00 - 20:00
Venerdì 08:00 - 20:00

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Fisiomed pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram