Ostetrica Linda Lodi

Ostetrica Linda Lodi Una pagina rivolta alle donne non solo durante e dopo il parto, ma dall'adolescenza alla menopausa, per vivere con consapevolezza la propria femminilità.

22/06/2025

QUANTO COLOSTRO BEVE UN NEONATO?
Ancora una volta ho sentito da una mia paziente (seguita in gravidanza a distanza) che il bambino a soli 2 giorni di vita è stato sottoposto in ospedale alla doppia pesata per valutare se la mamma aveva latte!
Il risultato è stato che il bambino ingeriva "solo 5 ml" di colostro e che dunque era troppo poco ed è stato detto alla mamma di estrarre "quel poco" che aveva per darlo con un biberon.
Preciso, bambino sano, nato a termine in modo naturale, senza problemi di ittero nè altro e dimesso poi con calo fisiologico nella norma.

5 ml a poppata sono infatti assolutamente normali a 2 giorni di vita, fermo restando CHE LA DOPPIA PESATA non va fatta, ma bisogna valutare visivamente l'attacco al seno e la suzione/deglutizione del latte se vogliamo fare una cosa fatta bene (ma questo a quanto pare non sono in grado in molti di farlo).

Pertanto, RIPETERE NON FA MALE, vediamo quanto latte beve un neonato nei giorni di degenza ospedaliera e quanto ne produce una madre:
1 GIORNO:
la mamma produce circa 37 ml di colostro in 24 ore;
il bambino ingerisce MASSIMO 5 ml per poppata.

2 GIORNO:
la mamma produce in media 84 ml di colostro in 24 ore;
il bambino ne ingerisce da 5 a 15 ml al MASSIMO per poppata

3 GIORNO:
la mamma produce in media 408 ml di latte in 24 ore ( con una VARIABILITA' da 90 a 770ml!);
il bambino ne ingerisce al MASSIMO 15-30 ml per poppata

5 GIORNO:
la produzione mammaria è in media di 705 ml di latte in 24 ore;
il bambino può ingerirne da 45 a 60 ml per poppata

Dott.ssa Tramontano Roberta
Consulente allattamento IBCLC
Medico chirurgo

Prenota la tua consulenza online al link https://www.miodottore.it/roberta-tramontano/chirurgo-ecografista/campobasso

18/06/2025

La nascita è un momento di passaggio a cui bisogna arrivare preparati. Non mi riferisco alla preparazione fisica o al corredino del neonato, intendo una preparazione emotiva sufficiente ad affrontare un momento di rara intensità e connubio tra mente e corpo.
Il parto è diretto da un’orchestra ormonale dove una sola nota stonata può interrompere quella cascata di trasmettitori che regolano il suo svolgimento. Affinché avvenga in modo naturale una donna deve innanzitutto sentirsi a suo agio.

Dovremmo arrivarci consapevoli, scegliendo di avere accanto chi ci offre senso di protezione, in un luogo che percepiamo come sicuro, con personale che ci fa sentire totalmente accolte. In questo modo il dolore del parto può essere affrontato come un aiuto che guida le azioni del corpo. Se invece una donna si sente sola, spaventata e non ascoltata o se viene continuamente interrotta da pratiche mediche innecessarie può produrre ormoni che bloccano il parto invece di favorirlo, aumentando così il rischio di complicanze ostetriche.

Sappiamo tutti che un parto è un momento delicato che può richiedere l’intervento medico, ma bisogna ricordare che gli interventi eccessivi (ipermedicalizzazione) sono un’arma a doppio taglio. Oggi le società scientifiche concordano nel favorire il naturale svolgersi di eventi fisiologici come il parto, il bonding (primo incontro tra mamma e neonato), l’allattamento e perfino lo svezzamento: meno intrusioni esterne ci sono e meglio questi eventi si svolgono. Nella maggior parte dei casi tutto ciò che si rende necessario sono ascolto e supporto: nessuna di questi passaggi è una malattia. Solo se si riscontra realmente una situazione di rischio, allora si può e si deve intervenire.

Sono convinta che nel nostro paese sia in atto un cambiamento culturale che farà abbracciare la prassi di un parto rispettato, tuttavia non posso tacere il fatto che ci sono ancora troppi casi in cui le esigenze della partoriente non vengono rispettate. Sono incalcolabili le volte in cui una neomamma si reca in ambulatorio per la prima visita del neonato e davanti alla domanda di prassi: “Com’è andato il parto?” diventa un fiume di lacrime. Ho imparato a non dare mai niente per scontato: se prima mi limitavo a compilare la cartella clinica usando delle crocette che indicavano freddamente “parto eutocico” e “parto distocico”, adesso invece rivolgo questa domanda a cuore aperto mettendomi in ascolto.

Per molte di queste donne sono la prima e unica persona ad interessarsi all’argomento e quando si sentono ascoltate sono talmente sorprese e liberate che buttano fuori tutto. È in questo modo che ho raccolto tante storie, alcune meravigliose e altrettante crude che parlano di violenza, la cosiddetta violenza ostetrica.

Queste ultime mi toccano direttamente come professionista sanitario perché ho sempre la sensazione di un divario tra noi e voi, medici e pazienti, impegnati gli uni a tutelarsi e gli altri nell’accusare. Più noi sanitari neghiamo l’esistenza di queste situazioni e più l’opinione pubblica si inferocisce verso l’intera classe medica. Io credo profondamente che il nostro lavoro si basi sulla fiducia medico-paziente, preziosa e delicata come un fiore che va accudito da entrambe le parti nel rispetto reciproco. Se una delle due parti compie un errore deve ammetterlo per migliorarsi e continuare a coltivare la fiducia nel singolo e nel sistema.

È necessario parlare di cultura del parto rispettato, senza schierarsi dall’una o dall’altra parte, ma limitandosi a raccontare la verità: che esistono situazioni d’eccellenza accanto a casi di malasanità e che tutti abbiamo bisogno di aprire gli occhi sulla violenza ostetrica e conoscerla per eradicarla.

Innanzitutto la violenza ostetrica ha un nome infelice perché sembra un dito puntato verso una categoria, dovrebbe chiamarsi più correttamente "violenza perinatale". Si tratta dell’insieme di comportamenti messi in atto dalle strutture o da singoli sanitari che fanno sì che vengano a mancare la tutela e il rispetto della donna. Per esempio le stesse manovre che in casi specifici possono salvare la vita del bambino e si rendono obbligatorie, si rivelano uno svantaggio per mamma e bambino quando innecessarie e realizzate al solo scopo di accelerare il parto. Le statistiche parlano chiaro: dovrebbero essere applicate solo in una piccola percentuale di casi e invece sono quasi una costante con numeri che variano incredibilmente in reparti, regioni e nazioni diverse a dimostrazione del fatto che dipendono dal modus operandi del personale sanitario e non dalle reali necessità mediche.

La violenza ostetrica ha molte forme: non solo le manovre innecessarie in un parto fisiologico (cateterismo vescicale, episiotomia, Kristeller…), anche la mancanza di sostegno in momenti di estremo dolore o stanchezza (donne lasciate sole in travaglio, impossibilità del partner di stare accanto alla compagna…), i giudizi che feriscono la donna in momenti di particolare fragilità (dire che si lamenta troppo, che non sa partorire, che non ha il latte, che se non fa come le dicono mette a rischio la vita del bambino…), al mancato riconoscimento del dolore psicologico (sminuire l’impatto di un lutto perinatale, sminuire l’impatto di un parto traumatico…).

La violenza ostetrica causa non solo danni fisici ma anche psicologici intensi e durevoli nel tempo. Non è sempre facile riconoscerla, io stessa ho assistito a centinaia di parti senza vederla prima di aprire gli occhi, prima di capire che c’è qualcosa di profondamente sbagliato, tanto da sentire oggi la necessità di schierarmi per cambiarlo.

La violenza ostetrica viene da retaggi culturali, problemi organizzativi degli ospedali, carenza di personale, mancanza di empatia dei singoli operatori, nasce dalla convinzione che la donna debba soffrire sempre e comunque per avere un figlio sano, che debba occuparsi fin da subito da sola del neonato e non abbia diritto di lamentarsi perché in tal caso viene additata come immatura o debole.

Per me non è facile affrontare questo argomento facendo parte del mondo medico, ma la mia onestà intellettuale mi obbliga a parlare a nome delle donne perché conosco queste storie da vicino e mi schiero da una sola parte: quella giusta. Quella delle donne che sostengono i propri diritti e quella degli operatori sanitari che lavorano in modo corretto e con empatia, che sono la maggior parte di noi e meritano di vedere riconosciuto il loro lavoro.

Il primo passo però è ammettere che queste situazioni esistono e segnano per sempre la storia non solo di una madre, ma di un’intera famiglia e il futuro di un bambino che nasce in un contesto di sofferenza. È fondamentale aprire gli occhi e guardarle in faccia, abbattere l’omertà, la reticenza e la vergogna a parlarne.

Ne ho parlato approfonditamente nel mio libro "Genitori strada facendo", senza paura di affrontare un tema tabù, perchè lo ritengo necessario e da anni ho una mission ben precisa: quella di cambiare la cultura in questo paese, insieme alle donne, agli uomini e al personale sanitario che vorrà farlo con me.

05/06/2025

“Ho capito che non esiste un modo migliore, un luogo migliore per la nascita.

Ho capito che la vita è complessa e che i bisogni degli individui sono altrettanto complessi, che i percorsi sono vari e non sempre scorrono in modo lineare, che i compromessi sono necessari per crescere.

Ho capito che la nascita è la matrice della vita. Come un ologramma, contiene in se il tutto, e si manifesta quindi in tutta la polarità appartenente alla vita, in tutti i suoi spettri, con i suoi opposti e con le sue compensazioni.

Ho capito che anche i bambini hanno un loro progetto di nascita, che non sempre collima con quello dei genitori, che la matrice che scelgono per iniziare la loro vita non è sempre armoniosa e che in questo non c é un senso.

Ho capito che la nascita mette in moto tutto in una persona, con le modalità proprie della vita che non sempre sono chiare al primo sguardo.

Ho capito che lo stile di vita, l' imprinding culturale, sono parte inscindibile dell individuo.

Ho capito che tutte le esperienze servono sia quelle "belle" che quelle "brutte".

Ma ho visto anche un altra cosa: quanto é grande la forza della vita e la possibilità, per gni donna che diventa madre, di cambiare e di crescere, di ricomporre delle parti dentro di se e nel proprio sistema relazionale. ✨ Ho visto quali grandi opportunità offre il partorire. “ ❤️

Verena Schmid✨”Venire al mondo e dare alla luce"; Foto dal web 💓

08/05/2025

In occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale Materna, che si celebra il primo mercoledì di maggio, la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione Ostetrica (FNOPO) sottolinea l’importanza di un’assistenza sanitaria che includa non solo gli aspetti fisici, ma anche quelli e...

A questa sera ❤️
28/03/2025

A questa sera ❤️

In Italia sono affette da endometriosi il 10/15% di donne in età riproduttiva.
28/03/2025

In Italia sono affette da endometriosi il 10/15% di donne in età riproduttiva.

Oggi è la giornata mondiale per la conoscenza dell’ENDOMETRIOSI, malattia cronica che colpisce circa una donna su 10 e causa molto DOLORE 🤕 …l’arma vincente 🔫 in questa patologia è trattare il dolore il PRIMA POSSIBILE con farmaci studiati ed efficaci, prima che CRONICIZZI e diventi difficilmente gestibile con tutti i trattamenti farmacologici ed anche chirurgici…abbiamo dei farmaci ORMONALI specifici che fanno prevenzione e trattano, ma vanno usati PRESTO e PER TANTO TEMPO! Se hai dolore alle mestruazioni e ai rapporti sessuali NON PERDERE TEMPO aspettando che qualcuno te la diagnostichi, fatti prescrivere la terapia ORMONALE giusta, fallo per TE e per il futuro della tua vita riproduttiva!🌸

28/03/2025
12/03/2025

📢 CERCANSI OSTETRICHE! 📢

In Italia mancano 8.500 ostetriche, una carenza che mette a rischio l’assistenza alle donne e la salute neonatale. Sovraccaricate di lavoro, sottopagate e sempre meno riconosciute, le ostetriche sono una figura ESSENZIALE, ma sempre più dimenticata.

❌ Meno ostetriche = meno salute per le donne e i bambini
👶 L’OMS lo dice chiaramente: una buona assistenza ostetrica riduce complicanze e mortalità materno-infantile. Ma in Italia? Siamo sotto la media europea e il problema continua a peggiorare.

📉 Iscrizioni in calo, condizioni di lavoro insostenibili
Turni massacranti, stipendi bassi e precarietà stanno allontanando le giovani dalla professione. Così il sistema rischia il collasso.

⚠️ Urge un intervento concreto!
🔹 Più assunzioni per garantire la qualità dell’assistenza
🔹 Riconoscimento economico e professionale adeguato
🔹 Maggiore valorizzazione del ruolo delle ostetriche

Ne parliamo oggi su La Ragione: leggi l’articolo per capire perché senza ostetriche, il futuro della salute delle donne è in pericolo. (La Ragione)
Coordinamento Ostetrico

12/03/2025

Nel triage ostetrico le professioniste sono spesso vittime di minacce perché tutti si aspettano di essere assistiti per primi, nel minor tempo possibile. La FNOPO chiede prevenzione, formazione ed educazione

11/03/2025

  “In un caso su sette le aggressioni ai danni dei sanitari coinvolgono professioniste donne. Un dato che sottolinea come la professione Ostetrica, popolata da una maggioranza di donne - su 21mila circa 300 sono uomini -, è tra le

Indirizzo

Via Roma, 341/b
Ravarino
41017

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Ostetrica Linda Lodi pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Contatta Lo Studio

Invia un messaggio a Ostetrica Linda Lodi:

Condividi

Share on Facebook Share on Twitter Share on LinkedIn
Share on Pinterest Share on Reddit Share via Email
Share on WhatsApp Share on Instagram Share on Telegram